Reyna si sentiva stanca e frastornata, ogni singolo muscolo del suo corpo era teso e rigido, la testa dolorante pulsava insistentemente, aveva la bocca asciutta e il fiato corto come se facesse fatica a respirare. Spalancò gli occhi all'improvviso e riprese fiato.La luce accecante del sole le impedì di vedere dove si trovasse, ma quando i suoi occhi si adattarono alla luminosità allora potè osservare l'interno di una camera da letto.
Non si soffermò sulle pareti bianche, non badò al marmo freddo su cui era seduta, non notò i grandi mobili di legno o le tende impolverate, cercò di mettere a fuoco, però, ciò che era successo. Ricordava ben poco di quanto accaduto prima, non aveva un idea chiara di come ci era arrivata lì, ricordava solo di essere stata avvolta da qualcosa di duro e freddo e di essere stata costretta a restare ferma e immobile come un manico di scopa.
Cercò di dimenarsi e ribellarsi, ma i suoi polsi erano legati da grosse catene che le stringevano e le facevano male. Ringhiò esasperata. Percepì anche una fitta allo stomaco nel momento in cui tentò di risollevarsi; chinò la testa e, con sua grande sorpresa, notò che la sua ferita stava bene: le avevano cambiato le fasce che, insanguinate com'erano prima, avrebbero potuto farle infezione, avevano medicato la ferita, l'avevano ripulita e adesso la ragazza indossava un candido vestito di seta viola che le avvolgeva il corpo.
Dall'altra parte della stanza qualcuno si mosse e Reyna potè notare la figura di Glauce che si ridestava. Erano da sole nella stanza, soltanto loro due; la donna era stordita tanto quanto lei, con un colorito molto chiaro e la pelle sudata. Si guardò intorno per qualche istante, fino a quando noi mise a fuoco: la stanza, le catene, lei stessa e Reyna. Sospirò anche lei amareggiata.
Reyna non sapeva come ci fossero finite lì, non sapeva dove fossero gli altri, ma qualsiasi posto che ti costringe a star legata a delle pesanti catene in ferro non è mai un buon posto.
:-odio le catene!-: borbottò dunque la ragazza scuotendole con forza. Glauce annuì pensierosa.
:-dobbiamo uscir da qui-: disse Glauce strattonando con forza le sue catene e su questo erano entrambe d'accordo.
:-NO! NO! NO!!-: Percy urlò frustrato picchiando i pugni contro la parete mentre le catene strette attorno ai suoi pugni tintinnarono rumorose. Stare chiuso e incatenato in quella stanza lo mandava fuori di testa: non sapeva dov'erano gli altri, cosa stava succedendo, perché era lì, come avrebbero fatto ad uscirne... Il pensiero che però gli martellava costantemente in mente era il pensiero di Annabeth: voleva trovare la ragazza, liberarla, stringerla forte a sé. Stava esaurendo la pazienza e la preoccupazione lo stava logorando.
:-MALEDIZIONE!-: gridò. Era stanco, stanco di aspettare, stanco di attendere, di aver paura, di non riuscir a dormire la notte perché tormentato dagli incubi. Voleva Annabeth, la voleva lì con sé, desiderava baciarla, stringerla forte e annusare il suo profumo di limone, voleva vederla studiare e contemplare grandi opere architettoniche, voleva baciala di notte in un letto caldo, osservare il suo dolce sorriso e i suoi occhi grigi, voleva sentire la sua risata, voleva lei.
Appoggiò la schiena sconsolato contro la parete dura. Si stavano sforzando con tutti loro stessi, si erano sforzati con tutti loro stessi ed erano ancora lì, bloccati allo stesso punto; qualunque cosa facessero non serviva a niente, ogni passo avanti che facevano era come se tornassero indietro, ogni loro traguardo era una vittoria per Mida. Non ce l'avrebbero mai fatta, non ce l'avevano fatta, avevano perso, doveva rassegnarsi, Mida aveva vinto, li aveva presi, quanto tempo sarebbe passato prima che avrebbe preso i fuochi e governato tutti loro? Quanto ci avrebbe messo a distruggerli tutti?

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𝓘𝓵 𝓯𝓪𝓽𝓸 𝓭𝓮𝓲 𝓯𝓾𝓸𝓬𝓱𝓲 𝓲𝓶𝓶𝓸𝓻𝓽𝓪𝓵𝓲 𝓭𝓲 𝓞𝓵𝓲𝓶𝓹𝓪-𝓟𝓙
ФанфикLa vita e la morte sono governate da un equilibrio precario, separati da un filo indistruttibile ceduto nelle mani delle Parche. Quando viene tagliato, tutto ciò che ti è materia ti abbandona, l'amore ti abbandona, la vita ti abbandona. Ma se ad un...