Quella fu la notte più lunga di sempre. La luna era sorta in fretta, il cielo si era scurito e riempito di stelle e con la stessa fretta ognuno di loro si era rannicchiato sull'erba fresca nella penombra dei grandi alberi di ulivo.C'era chi pensava, qualcuno dormiva e si riposava, chi aveva paura, chi la mente imbrigliata dai pensieri e chi il cuore pieno di brutte sensazioni, chi cercava di restar lucido, chi moriva da dentro e non riusciva a vivere là fuori.
Percy si era rifiutato di dormire, aveva insistito per fare il primo turno di guarda e restar sveglio tutta la notte: la sua mente era incastrata in una rete di pensieri, non si fermava mai, non smetteva di muoversi veloce. Pensava ad Annabeth, al suo profumo, cercava di ricordarsi il suo sorriso, il luccichio dei suoi occhi grigi, la sua voce delicata; chiudendo gli occhi riusciva a sentire il sapore dei suoi baci, della sua pelle contro la sua, dei loro cuori uniti.
Gli mancava. Gli mancava da morire. La voleva con sé in quella notte lunga, ma non poteva e doveva aspettare.Comunque fosse, Eracle si era opposto alla sua decisione: non avrebbe permesso al ragazzo di restar sveglio tutta la notte all'indomani di una grande battaglia, sapeva cosa significava aver così tanta paura da non riuscir a dormire, sapeva cosa significava essere un eroe.
Così si era avvicinato al ragazzo e aveva detto :-devi riposare-: Percy aveva scosso la testa. :-non riuscirei a dormire, anche se volessi-: rispose. Eracle non rispose né disse nulla, come aveva già detto capiva: si sedette accanto a lui e rimase fermo ad osservare il cielo sotto lo sguardo confuso di Percy. Non si sarebbe mosso, fosse successo quello che sarebbe successo, lui non si sarebbe mosso, sarebbe rimasto lì accanto a lui tutta la notte. Percy gliene fu grato.
A qualche passo di distanza da loro, alla penombra di un grande albero, Giasone e Glauce erano stesi l'uno accanto all'altro ad osservare il cielo. Erano entrambi molto presi dai loro pensieri, con i loro dubbi e le loro paure, le loro incertezze e le loro speranze.
Giasone le accarezzava i capelli delicatamente, il corpo di lei era steso tra le gambe di lui e gli stringeva il possente braccio che la teneva stretta a sé, mentre il suo sguardo era puntato verso le stelle.
Giasone si beava del suo calore, della sua presenza, del battito vivo del suo cuore. Ricordava quando era morta, tanto tempo prima, ricordava ed aveva paura: si era sentito vuoto, spento, distrutto da tutto, aveva avuto un vuoto nel petto e le mani insanguinate, il suo cuore aveva smesso di battere, lui aveva cessato di vivere. Adesso, invece, che la stringeva tra le sue braccia, adesso che la stringeva forte e che lei era lì con lui...era l'uomo più felice del mondo, ma aveva paura, paura di perderla ancora.
E dall'altra parte di quel grande campo d'erba c'era la persona che aveva fomentato quella paura: lei aveva ucciso i suoi figli, lei aveva distrutto tutto ciò che aveva c'era di bello nella sua vita, lei aveva ucciso con il suo tocco amaro tutto ciò che lui amava, lei era la causa del suo dolore e lui...lui l'aveva tradita, aveva tradito Medea.
Glauce tra le sue braccia si mosse, lui la osservò negli occhi e ogni preoccupazione e ogni timore sparì in un nulla con un suo semplice sorriso.
:-io so cosa il tuo cuor sta pensando-: disse accarezzandogli il volto. Lui sorrise.
:-e cosa, allora? Cosa sta pensando?-: la donna sorrise ancora di più, poi si avvicinò all'uomo e lo baciò. Le loro mani si intrecciarono, i loro cuori si unirono, le loro anime si amarono e i loro corpi si desiderarono. Giasone si sentiva in estasi.
:-anche io ho paura-: ammise la donna. Giasone sospirò assumendo un'espressione vuota: non voleva farle pesare le sue preoccupazioni, così si limitò ad annuire, prima di baciarle la fronte e tornare ad osservare il cielo.

STAI LEGGENDO
𝓘𝓵 𝓯𝓪𝓽𝓸 𝓭𝓮𝓲 𝓯𝓾𝓸𝓬𝓱𝓲 𝓲𝓶𝓶𝓸𝓻𝓽𝓪𝓵𝓲 𝓭𝓲 𝓞𝓵𝓲𝓶𝓹𝓪-𝓟𝓙
FanficLa vita e la morte sono governate da un equilibrio precario, separati da un filo indistruttibile ceduto nelle mani delle Parche. Quando viene tagliato, tutto ciò che ti è materia ti abbandona, l'amore ti abbandona, la vita ti abbandona. Ma se ad un...