XXVII.

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Quando le guardie erano venute e prenderli per il ballo era sera inoltrata. Le celle erano calate nel buio, interrotto solo da una semplice luce che brillava dalla finestra in alto, dove la luna faceva entrare i suoi raggi chiari. I ragazzi se ne stavano nella penombra, in silenzio e con il cuore in gola.

Avevano complottato fino a quell'istante, cercando di elaborare un piano ben dettagliato e complesso: non potevano permettersi di sbagliare. Ognuno di loro aveva un ruolo ben preciso, ognuno aveva una mossa da fare; lo scopo principale? Distruggere i fuochi. Essi erano contenuti in quella assurda collana che Mida teneva al collo, loro dovevano avvicinarsi abbastanza da sfilargliela e distruggerla; dopo il piano prevedeva tre semplici mosse: estrarre la spada, combattere e sopravvivere.

Avevano previsto ogni cosa, tutto ciò che poteva accadere, ogni cosa che potesse andar storta era stata calcolata dalla mente di Annabeth, avevano trovato tutti gli intoppi che potevano esserci e avevano apportato a loro le giuste soluzioni. Jason avrebbe detto "nulla potrà andare storto!", ma aveva capito che per la vita di un semidio e per qualsiasi cosa quella frase non portava fortuna.

Quindi quando le guardie li afferrarono di nuovo di peso e li trascinarono fuori di lì, Jason era calmo: sapeva che potevano farcela, sapeva che potevano provare a farcela, non era preoccupato. Bensì, non appena lo sollevarono, i suoi occhi scattarono in direzione di Reyna: vederla viva e star bene dopo che erano stati catturati la prima volta era stato un sollievo, era stato consumato dalla preoccupazione che le potesse essere successo qualcosa in quelle ore interminabili.

Da quando era stata ferita il ragazzo non faceva altro che pensare a lei, aveva bisogno di lei: voleva vederla sorridere, voleva sentire la sua voce parlare, voleva vederla essere felice, è una ferita allo stomaco non era sinonimo di "vederla felice", ma si era tranquillizzato quando l'aveva rivista. I loro occhi si erano incrociati fin da subito, si erano incatenati l'uno all'altro e non si erano mai separati.

A differenza aveva sentito molto il peso dello sguardo di Piper: duro, penetrante, ferito, angosciato...Jason si sentiva in colpa, in colpa per averla un po' ignorata, per averla un po' messa da parte, per non averle dato la giusta attenzione. Sì, era contento che stesse bene, sì, era contento che fosse viva e che fosse lì con loro ma... Non sapeva spiegarlo, era come se il suo cuore avesse spostato la sua asse orizzontale per posarla su qualcun altro.

E si domandava, mentre li trascinavano per i corridoi dorati, si domandava se gli stesse cercando di dire qualcosa, se volesse dirgli qualcosa.

Il tragitto verso la Sala da ballo era molto più lungo di quello che avevano fatto per arrivare dalle prigioni alla Sala del trono: attraversarono moltissimi corridoi, un labirinto di marmo e oro che sembrava non finir più; i piedi gli facevano male, le guardie spingevano troppo, ma alla fine si fermarono difronte ad un grande portone dorato.

Non era un colore acceso e vivo come il resto del corridoio, era un po' più spento e decisamente meno luminoso del portone bianco che avevano visto quella mattina. Le guardie lo spinsero con forza e quello si aprì scricchiolando.

La stanza che si piazzò difronte a loro lasciò i ragazzi estasiati: un enorme Sala da ballo circolare si estendeva difronte a loro, tavolate e tavolate di deliziose privatezze era posizionato al lato sotto le grandi finestre alte coperte dalle tende chiare e polverose, il pavimento lucido rifletteva i loro volti sorpresi, una lieve musica si diffondeva nell'aria fine e delicata da non si sa quale punto, difronte a loro, in fondo alla stanza, uno scranno in velluto rosso reggeva re Mida, con un sorriso compiaciuto sul volto e l'espressione orgogliosa, e dietro di lui i loro amici erano schierati con la schiena rigida e lo sguardo vacuo, la testa alta, la bocca chiusa in una morsa ferrea, le mani sulla spada pronti a combattere, delle marionette alle prese dei capricci di Mida.

𝓘𝓵 𝓯𝓪𝓽𝓸 𝓭𝓮𝓲 𝓯𝓾𝓸𝓬𝓱𝓲 𝓲𝓶𝓶𝓸𝓻𝓽𝓪𝓵𝓲 𝓭𝓲 𝓞𝓵𝓲𝓶𝓹𝓪-𝓟𝓙Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora