CAPITOLO 29

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Sono ancora qui, immobile a fissare il vuoto, l'insignificante vuoto.

Sono ancora qui a fissare il mio cuore frantumato, da una cosa che in fondo già sapevo.

Sono ancora qui sperando che il tutto fosse solo un brutto sogno, un brutto incubo.

Ma forse spero troppo e per di più a vuoto.

Vorrei scappare dalla realtà, mi uccide questo contatto senza protezione.

Vorrei aver mai incontrato Edward, ma ripensandoci lo rifarei per altrettante mille volte.

Lo amerò come posso, anche non reciproco ma va bene.

Vorrei poter essere felice per lui, ma non accetto il fatto che appartenga ad un'altra.

Pensavo potesse essere la persona più importante del mio cuore, non l'assassino.

Mi è crollato un mondo, mi è finita una vita.

Con lui, ero in un certo senso diversa, più positiva.

Affrontavo la giornata in modo diverso, affrontavo la giornata sorridendo.

Ora non so più come si sorride, o meglio, non ricordo più.

Mi fa davvero male, male il cuore.
Scruto il mio telefono mezzo rotto sotto i miei piedi e vedo la concretezza del mio dolore.

Il mio astratto e concreto dolore.

Il mio sguardo d'un tratto viene rapito da una persona nelle vicinanze: Jamie.

"Gemma! Che succede?"

Non parlo, non so nemmeno dell'esistenza delle corde vocali.

"Gemma, parlami, sono tuo fratello"

"E-edward..." penso che una parola, un nome a volte faccia capire il concetto.

"Cosa è successo?"

"S-si è f-fidanzato" solo al pensiero collasso per il dolore.
Devo solo prendere in forte respiro per contenere le lacrime.

"Capisco, ora capisco..."

Jamie si avvicina sempre più, e mi accoglie tra le sue amabili braccia.
Amo i suoi abbracci, e ora ne ho bisogno.

"Jamie mi accompagni a casa?"

"Certo, andiamo"

Andiamo via da quel parco, dove sono contenuti i miei più grandi pensieri segreti.

"Jamie, stasera voglio uscire...Voglio andare al mare, con te, Will e Michelle"

"Ma certo, e Alex?" Ma ti senti?

"No. Ho appena scoperto che sua madre è la mia professoressa di chimica e lei è a conoscenza di tutto, pensavo di fidarmi"

"Dai Gemma, è stato lui ad aiutarti per due volte, consecutive" ma che sai tu?

"E va bene, anche Alex"

"Cosa vuoi fare al mare?"

"Voglio ubriacarmi e godermi un'uscita tra amici come fanno le mie coetanee"

"Una nuova Gemma" lo spero.

Arrivati a casa, vado di corsa nella mia camera ad osservare fuori la finestra.

Fisso il sole, le nuvole il cielo e infine la strada.

La strada è solo un elemento che ci divide, fisicamente.

Perché continuo a parlare al plurale? Mi pare di sapere che sono l'unica a sperare in questo sentimento.

Mi mordo il labbro inferiore per cercare di contenere le lacrime, ma a vuoto.

Più guardo oltre, più ci penso più muoio.
"Gemma, non ci pensare..."

Mi volto di scatto, con occhi gonfi e rossi, viso totalmente bagnato, un labbro tremolante e un nodo in gola.

"Gemma sii forte, so che potrai farcela, che potrai superare anche questo ostacolo, che potrai continuare la tua corsa verso la felicità. Ti prego non arrenderti"

Queste parole, sono ancora ripetute dentro di me per darmi speranza, forza.

"Jamie, g-grazie"

Gli corro incontro abbracciandolo.

"Allora, sei pronta per il mare?"

Per la prima volta dopo quelli che sembrano anni, sorrido.

Mi asciugo con il dorso delle mani le lacrime, e sorrido cercando di far capire agli altri e a me stessa che forse potrei davvero farcela a trovare la felicità.

"Si. Sono pronta"

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