capitolo 7- colloquio

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"nessuno si è mai perso per la via,
nessuno è mai rimasto senza riparo."

POV CHIARA
Oggi è il mio quarto giorno all'IPM. Ieri e l'altro ieri abbiamo passato praticamente tutta le giornate chiuse all'interno delle nostre celle per un provvedimento disciplinare, ma oggi fortunatamente ci faranno uscire.
Questo tempo passato chiusa con le ragazze mi ha aiutato a conoscerle meglio e devo dire che sono molto simpatiche e completamente diversa una dalle altre.

Quella con cui sto instaurando più rapporto è sicuramente Silvia. Mi piace il suo carattere, così forte, così sicuro di se... Vorrei essere come lei.
<Chiattilla, vieni qua.> Mentre mi sto rifacendo il letto Liz mi chiama.
<Oggi avrai il tuo primo colloquio.> mi informa lei ed il mio cuore inizia a battere fortissimo.
<cosa? Davvero? Oddio grazie grazie grazie.>  Presa dalla felicità l'abbraccio, ma poi mi stacco subito.
<fai veloce però.> mi dice lei sorridendomi.
Torno dalle altre e riferisco loro la notizia.
<wow Chiara, ma è stupendo!> dice Kubra venendomi ad abbracciare.
<si, vi giuro anche se è successo quello che è successo mi mancano molto i miei genitori.>
Alla fine ieri ci siamo raccontate il perché siamo qua dentro e le varie reazioni delle persone a noi care e tutte le storie delle mie compagne mi hanno fatto venire i brividi.

Questa mattina hanno detto che ci porteranno a fare la pizza. Ci dividono in piccoli gruppi per iniziare, maschi e femmine insieme ed io mi ritrovo con Kubra, Pino, Carmine, Rosa, Micciarella, Dobermann, Cucciolo, una ragazza di cui non ricordo il nome e Silvia.
Dopo le presentazioni il pizzaiolo dice di mettersi a coppie, ma è Beppe a sceglierle.
<allora, Kubra te stai con...>
<e dai Beppe, sta con me.> dice Pino circondando con un braccio le spalle della sua ragazza.
<no Pino, sono io a scegliere le coppie.>
<e dai Beppe, sii buon, fallo per l'amore.> continua il biondo facendo ridere tutti.
<e vabbuo, puoi stare con lei.> I due felici vanno in una postazione.
<Rosa, te stai con Carmine.> continua l'educatore.
<io nun ce voglio sta.>
<e invece ci stai, susu, forza a lavorare.>
E così via. Speravo mi mettesse con Silvia, dato che eravamo rimasti in quattro. Invece lei va con Cucciolo, allora capisco con chi dovrò stare.
<nono, ti prego Beppe, con lui no.> quando si dice la sfiga oh, sta giornata era iniziata troppo bene.
<che re Chiattì, me schifi?>
<si.> dico io senza neanche guardarlo in faccia.
<niente storie, su, a lavoro.>
Dopo le mie inutili preghiere, sono stata costretta ad andare a lavorare con lui.

<Inizia a stare distante.> chiarisco subito, prendendo più distanza possibile da lui.
<è nu tavolo Chiattilla, lo spazio è quest.> risponde ridendo.
<sei insopportabile.>
<e tu bellissima.>
ammetto che a quel complimento mi è scappato un sorrisino, ma questo solo perché è stato inaspettato.
<aaaa, aie sorriso.>
<non è vero.> mi ricompongo subito.
<sisi, l'aggia visto cu l'occhi mia.>
<vedi male.>
<secondo me invece la reclusione in cella ti ha addolcito.> continuiamo a parlare mentre impastiamo.
<wow, sei riuscito a formulare una frase in italiano, sono colpita.> lo prendo in giro, sperando di troncare questa conversazione.
<te stupisco sempre e 'cchiù Chiattì.>
<e riecco il napoletano.>
stavolta non mi risponde, ma ride.
Certo che la sua risata è davvero bella.
<comunque staje a ffa' nu' impasto proprio brutto.> approfitta di un momento che sono distratta per avvicinarsi a me e mi ritrovo il suo petto praticamente attaccato alla mia schiena.
<sirve cchiù acqua.> sento il suo respiro su di me, mi giro per rispondere, ma il suo viso sta praticamente attaccato al mio.
<spostati.> non so con quale forza io stia dicendo questa parole. Però il suo profumo ed il suo respiro così vicino al mio mi stanno mettendo in seria difficoltà.
<comm si tosta chiattì.> ed ecco che deve rovinare tutto. Non poteva starsi zitto è.
<ao, e che sta succedendo acca. Su, a lavoro, forza.> La voce del pizzaiolo fa girare tutti verso il nostro tavolo e lui si allontana da me.
Io divento come il colore della passata di pomodoro, mentre Micciarella sembra tranquillo.
Proprio in questo momento entra Liz.
<Beppe, devo prendere Chiara, ha un colloquio.>
Io mi tolgo subito il grembiule e raggiungo Liz.
Guardo solo Silvia che mi da un po' di coraggio e poi esco con Liz.

Arrivate in sala dei colloqui mi spiega un attimo il tempo che avrò e le varie regole, ovvero bisogna mantenere un tono di voce basso, nessun oggetto se non controllato può essere passato dal visitatore al detenuto o viceversa e queste cose qua.
Sono finalmente pronta ad entrare e vedo in un tavolo a destra mia madre, ma papà non ce.
Nascondo la tristezza con un sorriso e vado verso mamma.
<mamma.> appena la vedo mi si riempiono gli occhi di lacrime e lei si alza per abbracciarmi.
<amore mio, shh, è tutto apposto, ci sono io qua. Ci sono io.> Il uso profumo, il suo affetto, la sua voce... Mi era mancato tutto di lei nonostante siano pochi i giorni che sono rinchiusa qua dentro.
Dopo essere rimaste ancora un po' abbracciate ci sediamo ed iniziamo a parlare.
<come ti trovi qui? Ti fanno da mangiare? E la scuola? Come farai per lo studio? Le visite mediche te le faranno? Com è l'igiene qui?Oddio e il parrucchiere?> sta facendo troppe domande tutte insieme, così mi lascio scappare una risatina e la blocco.
<mamma tranquilla. Fai poche domande alla volta, sennò non ci capisco più niente>.
<hai ragione tesoro, scusami. È che siamo tutti molto preoccupati per te, insomma, stai in carcere.> mia mamma ha ragione, sto in carcere. Nessuno me l'aveva ancora mai detto ad alta voce e sentirselo dire sicuramente non è bello.
Abbasso lo sguardo e mamma ha capito di aver fatto un passo falso.
Perciò prova a cambiare argomento, inizia a raccontarmi di come va a Roma e capisco che la vita li procede benissimo anche senza di me.
<ma papà?>
<papà, non poteva venire. Aveva una riunione.> capisco che mi sta mentendo. Risponde titubante ed abbassa lo sguardo come se si sentisse colpevole.
<mamma, lo so che mi stai mentendo. Dov è papà?>
<tesoro, te devi capire che per noi è difficile tutto questo.> risponde prendono la mano, poggiata sopra il tavolo, ma io la sposto subito.
<che vuol dire? Si vergogna di me?>
<nono tesoro, ma cosa pensi. Tuo padre è solo molto impegnato. Non riesce a far combaciare gli impegni a Roma con Napoli.>
<mamma, non dirmi così. Papà saltava tutte le sue riunioni per venirmi a vedere in uno stupido saggio di ginnastica ed ora che sto a Napoli non può venire.>
<Chiara, tuo papà è ancora molto scosso, non se la sentiva...>
<papà non si fida più di me, è questa la verità. Pensa che io sia una troia, vero? O una puttana, come avrà detto?> mamma abbassa lo sguardo ed io capisco tutto.
<Chiara, tempo finito.> Una guardia mi richiama.
<aspetti la prego, altri cinque minuti.> chiede mia madre.
<no signora, mi dispiace ma non si può.> Io abbraccio mia madre, trattenendo le lacrime, mentre lei piange.

Ho la mente annebbiata e le lacrime minacciano di uscire.
<Posso restare un po' qui?> Chiedo alla guardia e lei mi lascia prendere un po' d'aria fuori dal capannone.

Spero vi piaccia.
❤️🌊

non cambierò || MicciarellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora