Capitolo 5

157 21 1
                                    

Sana non aveva dormito per tutta la notte. Aveva aspettato con ansia il ritorno di sua sorella, seduta sul divano e con il cellulare sopra il tavolinetto, in attesa che la chiamasse. L'ultima volta che l'aveva sentita era verso l'ora di pranzo e temeva le potesse essere accaduto qualcosa di grave. Poi, alle cinque della mattina, la porta del suo appartamento venne aperta e Momo, cercando di non fare troppo chiasso, entrò in punta di piedi.

«Dove diavolo sei stata?» Sana accese le luci e accolse sua sorella con le braccia incrociate. «Lo sai che ore sono? Ti rendi conto di quanto io mi sia preoccupata per te?» Momo era lì, ancora davanti alla porta che fissava sua sorella, nell'attesa che le permettesse di proferire parola. «Non li leggi i messaggi? Ti avrò fatto almeno una dozzina di chiamate e tu non hai mai risposto!»

«Posso parlare?» Domandò Momo alzando la mano. Vedendo che sua sorella non le stava rispondendo, decise di farlo comunque. «Il mio telefono è morto verso le quattro del pomeriggio. Avrei voluto chiamarti, ma non avevo il caricatore con me e non ho voluto allontanarmi da lì per paura di perdere il provino... Perdonami se ti ho fatta preoccupare...»

«Com'è andato?» Sbuffò Sana, cercando di eliminare ogni traccia di preoccupazione.

«Che cosa?»

«L'acquisto dell'immobile... Che cosa secondo te?»

«Ah... Bene, hanno detto che mi chiameranno domani mattina. Beh, tra qualche ora in realtà»

«Sei stata presa?»

«Dicono di si» Minimizzò Momo, alzando le spalle.

Sana corse allegramente da sua sorella, abbracciandola più forte che poteva. «Lo sapevo! Sapevo che ti avrebbero presa!»

«Non sei più arrabbiata?» Domandò Momo, ricambiando quel gesto affettuoso.

«Sai che non sono mai davvero arrabbiata con te... È che mi preoccupo e basta...»

«A volte sembri te la maggiore» Scherzò Momo.

«Con una sorella come te, mi sembra più che scontato...»

«Si beh, non hai tutti i torti... Ma dimmi di te invece. Com'è andata la ricerca del nuovo lavoro?» Momo si staccò da sua sorella e la prese per mano, dirigendosi verso la loro camera per parlare con più tranquillità. Non che cambiasse molto, dal momento che non avevano neanche le porte, ma almeno la luce della stanza non avrebbe infastidito il sonno di Mina e Chaeyoung.

«Anche io sono stata assunta» Parò Sana, assumendo una posa fiera e maestosa, come se stesse recitando in un film. «A quanto pare, oltre alle raccomandazioni del mio capo, anche la ragazza che aveva ordinato il caffelatte per il suo capo mi ha aiutata... Ha fatto il mio nome in vari locali e, senza neanche aver dovuto fare un colloquio, mi hanno presa da Starbucks!» Completò il tutto mostrando a sua sorella il segno della vittoria.

«Da Starbucks? Ma che dici? Avrai mandato loro il curriculum almeno un centinaio di volte e non ti hanno mai neanche considerata!»

Di fatti, era da quando Sana aveva messo piede in Corea che continuava a fare richiesta per lavorare da loro. Avrebbe giovato di molto ricevere uno stipendio come si deve ed un contratto a tempo indeterminato, purtroppo, però, a detta loro, serviva maggiore esperienza, ma la giapponese sapeva la verità: Senza raccomandazioni, non ce l'avrebbe mai fatta. Non che le servisse aiuto, era un'ottima barista e probabilmente l'avrebbero presa a lavorare ovunque, tuttavia aveva bisogno di uno stipendio fisso e nella media, quindi decise di accettare quelle raccomandazioni e di mettere da parte il suo orgoglio.

«Lo so, ma a quanto pare, quella ragazza era davvero influente e vorrei tanto ritrovarla per ringraziarla, ma non so proprio come fare...»

«Parla con Jin. Se ti dirà il nome del suo capo, restringeresti il campo in poco tempo»

«Ci ho provato, ma purtroppo non vuole dirmi nulla... Vabbè, spero solo che passi da me una volta, così da poterle almeno chiedere il nome ed offrirle un caffè per ringraziarla»

«E delle ciambelle... Ricorda sorella, non c'è niente di meglio di un donuts per entrare nel cuore di una donna»

«Prima di tutto, non è mia intenzione conquistarla, ma soltanto porgerle i miei più sentiti ringraziamenti, poi non sono tutti ossessionati dal cibo come te. Maiale!» In risposta a quell'affermazione, Momo alzò solo le spalle. Amava molto il cibo e poteva ritenersi orgogliosa ogni qual volta qualcuno la chiamava maiale.

Dopo essersi messa il pigiama, Momo si buttò sul letto sfinita. Per poter tornare a casa, si era dovuta fare la strada a piedi fino alla stazione, evitando malintenzionati e possibili killer seriali. Non era stato affatto facile rientrare, ma ce l'aveva fatta ed era l'unica cosa che contava.

o o o

Dopo aver dormito solo cinque ore, Momo dovette svegliarsi. Il suo cellulare non la smetteva di squillare, quindi, senza neanche controllare chi fosse, rispose alla chiamata con la voce ancora impastata dal sonno e gli occhi serrati. «Mh...?»

«Hirai Momo?»

«Momo. Si... Hirai, io»

«Si, certo... Sono Nayeon, l'assistente della signorina Kim»

«Nayeon!» Momo scatto dal letto tirando su la schiena con una velocità impressionante, cercando di prestare la massima attenzione alla voce dall'altra parte della cornetta. «L'assistente rossa, giusto?»

«No, quella è Jihyo... In ogni caso, volevo comunicarti che da domani inizierai a lavorare per la signorina Kim. Ti abbiamo già inviato tutti gli orari per email e dovrebbero arrivarti a breve»

«Ottimo signorina Nayeon, la ringrazio»

«Dammi del tu»

«Si, ok Nayeon, ti ringrazio molto... C'è altro che dovrei sapere? O devo portare qualcosa per domani?»

«Se riesci a passare in azienda oggi pomeriggio, ti faremo firmare il contratto e ti spiegheremo tutto. Altrimenti lo faremo domani mattina, ma temo che l'unico orario disponibile sia verso le quattro del mattino»

«No, nel pomeriggio riesco a venire senza problemi» La sola idea di dover prendere il treno a chissà quale orario notturno, l'aveva destabilizzata subito.

«Ottimo»

«E c'è anche la remota possibilità che possa conoscere la signorina Kim per presentarmi a dovere?»

«Non credo che tu possa essere così tanto sfortunata già da oggi, ma mai dire mai...» Momo alzò un sopracciglio. Quanto doveva essere pessima questa Dahyun, se persino la sua assistente ne parlava così? «Dunque, ti fisso un appuntamento per le sedici. Parleremo del compenso, firmerai il contratto e Jihyo... L'assistente con i capelli rossi, ti farà fare il giro dell'edificio, ok?»

«Certo, nessun problema»

«Ottimo, a dopo»

Quando Momo riagganciò il telefono, si buttò di nuovo sul letto a testa in giù. Fortunatamente, Sana aveva il sonno davvero pesante e non aveva fatto neanche una mossa. La giapponese controllò bene gli orari del treno e tutte le coincidenze e, dopo aver appurato che poteva permettersi un'altra ora di sonno, impostò la sveglia e si rimise a dormire tranquilla e beata.








o - o - o - o - o - o - o - o - o

ANGOLETTO

Capitolo breve, lo so, ma prometto di rifarmi!

ScandalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora