罪の意識

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colpevolezza
罪の意識

Nagi si guardò intorno: quella zona, per fortuna, era libera.

Fece un cenno agli altri, poi riprese a correre.

I passi dei sette ragazzi erano leggeri, ma i loro cuori erano pieni d'ansia.

Sapevano che, qualunque cosa fosse successa, sarebbero stati salvi; sapevano che, in ogni caso, se la sarebbero cavata, sarebbero riusciti a continuare con le loro vite, a lasciarsi alle spalle ciò che avevano vissuto.

Ma non l'avrebbero mai cancellato dai loro cuori.

Nonostante se il mondo li avrebbe giudicati innocenti, anche se non avesse mai scoperto il loro coinvolgimento, i loro cuori erano pieni di colpevolezza.

Sapevano che era un rischio, sin dall'inizio, sapevano bene che Momo non voleva fare ricadere niente sulle loro spalle.

Ma tutti loro avevano creduto che, in qualche modo, nel corso degli anni, sarebbero riusciti a convincere Momo che non era la soluzione giusta, che neanche lui aveva colpe.

Ma adesso... Non sapevano se sarebbe stato possibile.

Nagi rallentò il passo, segno che stavano tornando in una strada normale.

- Togliamo i cappucci- mormoró Yamato; in silenzio, tutti si sfilarono i cappucci.

Nagi diede un'ultima occhiata fuori: non c'erano poliziotti.

Come se niente fosse, i sette ragazzi iniziarono a camminare per la strada insieme alle altre persone.

- Mitsuki, stai bene?- chiese Nagi, avvicinandosi al ragazzo.

- È stato... Strano. Però adesso almeno so che tutti i miei sacrifici non sono stati vani- affermò, voltandosi e osservando il fratello, che camminava mano nella mano con Riku.

- Ti senti meglio?- chiese il rosso.

- Le situazioni stressanti non fanno per me- mormoró Iori; aveva sempre evitato di lanciarsi in azione proprio per quello, preferiva supportare gli altri con il cervello, ma non poteva certo lasciare che suo fratello affrontasse tutto quello da solo.

- Tu stai bene?- gli chiese.

- Non preoccuparti, non ho fatto alcuno sforzo- mormorò Riku.

In effetti, non aveva fatto molto... Gli sarebbe piaciuto poter aiutare di più, ma era successo tutto così in fretta che non era riuscito ad agire.

Alzò lo sguardo su Tamaki: per lui, doveva essere ancora più dura.

- Tamaki, cerca di capire: Aya ha passato anni con lui, è normale che non sia facile per lei- fece notare Sogo, accarezzando dolcemente la schiena del minore.

- Però... Io sono suo fratello...- mormorò Tamaki.

- Lo so, infatti ti ha ascoltato, giusto? Conta che era anche sorpresa di vederti lì- rispose Sogo.

- Mi piacerebbe parlarle ancora- mormorò il minore.

- Sono certo che presto riuscirai a farlo- dichiaró Sogo - lasciale ancora un po' di tempo per metabolizzare, d'accordo?-.

Tamaki annuì: non era molto convinto, ma Sogo gli aveva insegnato ad avere pazienza, e lui si sarebbe sforzato per rispettare i bisogni di sua sorella.

- Mi fate sentire single...- borbottò Yamato, prima di tirare fuori il telefono ed effettuare una chiamata - pronto tesoro?-.

- Yamato, sei un idiota- borbottò Ryu, divertito - tutto bene?-.

YUKIMOMO-NO DOUBTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora