~ Episodio 2 ~
Come già sapeva, prendere le medicine a metà giornata non si era rivelata la cosa migliore per quanto riguardava le sue capacità cognitive, al mattino, correndo per le strade fredde del suo quartiere, quasi riusciva a non sentire la sonnolenza che gli causavano, il calo di attenzione che persisteva almeno fino all'ora di pranzo ed il leggero formicolio agli arti che lui riusciva a coprire grazie alle felpe ampie ed alla sua mania di nascondere le mani in tasca quando non le teneva impegnate e distratte dalla scrittura, durante le lezioni. Aveva provato ad entrare dentro l'ufficio di TaeHyung soltanto una volta dopo un'ora da quando quello vi si era chiuso dentro e trovandolo addormentato sul divano aveva deciso, dopo aver dato un'occhiata in giro per la stanza, di lasciarlo riposare; proprio come qualche ora prima, il computer era spento, segno che l'uomo non aveva neanche provato a cominciare a lavorare ma che si era subito fiondato sul divano togliendosi le scarpe, JungKook aveva notato che il maggiore lo faceva ogni qualvolta ne aveva la possibilità, una delle gambe era appoggiata al pavimento – sicuramente quel divano era troppo piccolo per la stazza dell'Alfa –, aveva un braccio adagiato sullo stomaco, mentre l'altro, atto a ripararlo dalla luce che entrava dalla grande finestra, era posato sugli occhi, entrambe le maniche della camicia erano state tirate su e JungKook si soffermò a seguire la linea ben visibile delle vene blu viola che gli ricoprivano le mani; quello era uno dei particolari che più apprezzava nel corpo maschile, tralasciando l'ovvio naturalmente. Si chiuse la porta alle spalle e tornò alla sua scrivania restando in silenzio e solitudine fino a quando il citofono interno non suonò ridestandolo da quel letargo forzato.
«JungKook-ah. Chiama gli altri e chiedigli se sono liberi per anticipare la merenda. Stasera ho un impegno e devo andare via prima», TaeHyung aveva sentito perfettamente la voce del suo segretario mentre tentava di comunicargli qualcosa ma si era ripromesso di non litigare e visto che ancora non si sentiva pronto ad affrontarlo senza la possibilità di porgli quella domanda che lo stava tormentando dalla sera precedente, terminò la telefonata prematuramente.
«Chiama i miei amici JungKook-ah, preparami il tè JungKook-ah, metti questo vestito JungKook-ah», l'Omega sbuffò, se non avesse smesso al più presto di litigare con quel prepotente e malfidato del suo capo, quell'esperienza lavorativa non lo avrebbe portato da nessuna parte risultando la più disastrosa nella storia degli stage universitari, «Ci manca solo che debba lavargli le mutande e portargli le pantofole», prese il cellulare e senza sprecare tempo a telefonare ad ognuno dei colleghi singolarmente – anche perché non aveva nessuna voglia di parlare con YoonGi – scrisse un messaggio nel gruppo comune, in quel modo persino TaeHyung avrebbe avuto conferma del probabile cambio di programma.
Dopo che tutti avevano risposto positivamente, JungKook si aspettava che finalmente l'Alfa uscisse dal suo ufficio degnandosi di farsi vedere ma così non era stato ed anche se la voglia del più giovane di entrare in quella stanza e tirarlo per le orecchie fino a trascinarlo nel piccolo cucinotto era molto forte, cercò di trattenersi per amore di quella sorta di pausa che si erano presi quel giorno. Giocare con due mazzi di carte, altalenando la sua devozione tra padre e figlio, stava diventando più difficile di quanto si fosse aspettato, poche cose avrebbero potuto complicarla più di così – più dell'essersi riscoperto il compagno predestinato del suo nuovo capo – ed una di queste era ritrovarsi le mani del signor Kim sul corpo, ma quell'eventualità non sarebbe mai accaduta. Era intento a sistemare le tazze sul tavolo, dopo aver cercato e messo da parte tutti gli ingredienti che gli sarebbero serviti per preparare le bevande, quando, come al solito, sentì JiMin entrare per primo salutandolo con la solita verve ed entusiasmo, ardore che si cancellò dal volto del Beta quando ebbe al possibilità di guardarlo in viso, «Oh mio dio JungKook-ie, cosa hai fatto alla faccia?», il primo pensiero del più giovane fu quello di guardare verso quella porta chiusa e tappare la bocca del biondo sperando che quella voce squillante non fosse arrivata fino alle orecchie del loro capo ma poi si portò un dito alla bocca mimandogli di fare silenzio, «Cosa ti è successo?», nonostante fosse sconvolto, il Beta tentò di calmarsi così da poter controllare il volume della sua voce ma quell'accortezza servì a ben poco, il danno era stato fatto e, dopo alcuni secondi, sentirono la porta dell'ufficio di TaeHyung aprirsi e venirne fuori l'uomo, vistosamente infastidito.
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Addicted
Fanfiction[Omegaverse] Un amore malato lo definirebbero molti Ma noi lo chiameremo Addicted. Perché? Per via dell'incoercibile bisogno che hanno uno del corpo dell'altro. Perché non si bastano mai come al corpo non basta un unico respiro. Perché sono arresi e...