Penne arruffate

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Ian sedeva sullo sporco, duro pavimento, grato di essere almeno in grado di allungare le gambe. Era disteso contro una colonna e gettava con noncuranza sassi all'interno della stanza, causando l'eco dei rumori nello spazio. Nel frattempo, Mickey stava in piedi alla finestra così come negli ultimi quarantacinque minuti, senza dire niente...solo aspettando.

"Ti dispiace, cazzo?" chiese. "Mi stai facendo venire il mal di testa con quella merda"

"Potevi almeno portare delle riviste, o qualcosa" disse Ian, lanciando un altro sasso. "Sai, qualcosa per passare il tempo"

Mickey si voltò lentamente, guardando Ian con irritazione. "Questo non è il cazzo di tempo libero" disse "Sei fortunato che le tue mani sono slegate"

Camminò verso Ian e si sedette accanto a lui, ma non troppo vicino. Piegò le gambe e pigramente fece ricadere i polsi attorno alle ginocchia, la pistola ancora in mano.

Ian si morse il labbro inferiore e lanciò un'occhiata di sbieco a Mickey. "Sarebbe...sarebbe troppo se chiedessi di poter chiamare mia sorella Fiona?"

Mickey lo guardò con incredulità. "Stai scherzando, cazzo? Sì, certo, ecco. Chiama la tua cazzo di sorella così le puoi dire tutto"

"Non le dirò dove sono o con chi, lo giuro"

"Scordatelo, Lucy ed io. Non lo fai, cazzo"

"Lucy ed io?" chiese Ian con un sopracciglio sollevato.

"Fanculo" disse Mickey, incapace di fermare il tono divertito facendo uscire le parole.

"Voglio solo che non si preoccupi", continuò Ian. "Ha abbastanza roba da gestire, non ha bisogno di preoccuparsi di questo, di me"

Mickey lo guardò semplicemente, chiedendosi perché lo stesse anche solo considerando. "Cristo...va bene. Una chiamata e ti do solo due minuti, quindi fai in fretta. E se osi dire qualcosa-"

"Rilassati, non lo farò" lo interruppe Ian. Osservò poi mentre Mickey cercava nella tasca e gli porse lo scadente cellulare a conchiglia.

"Fai in fretta"

Ian aprì il cellulare e aggrottò la fronte. "Come posso usare questa cosa? È vecchissimo, cazzo"

"Fanculo"

Ian rise un po' mentre digitava il numero familiare. Al secondo squillo, Debbie sollevò la cornetta e Ian immediatamente si curvò, le sue emozioni correvano intensamente. "Debs?"

"Ian! Ehi, dove sei?"

Ian lanciò un'occhiata a Mickey, che teneva su di lui un occhio vigile. "Uh, sono stato da un amico" disse. "C'è Fiona?"

"Sì, aspetta!" esclamò Debbie. Passarono venti secondi, durante i quali Mickey gli diede il segnale di chiudere, poi Fiona fu in linea. "Pronto?"

"Fiona" espirò Ian. Chiuse gli occhi. "Fi, volevo solo farti sapere che sto bene. Non ci sarò per qualche giorno e non posso davvero dire il perché, ma sto bene, okay? Non preoccuparti"

Mickey lo osservò, un po' stupito dall'affetto con cui Ian parlava a sua sorella. Sapeva della famiglia Gallagher, di come fosse semplicemente disastrata così come lo era la sua la maggior parte del tempo, ma loro sembravano tenere l'uno all'altro genuinamente.

"Beh, perché non puoi dirmi dove sei?" chiese Fiona.

"Non posso e basta, okay?" disse Ian. "Volevo solo chiamare e dirti di non preoccuparti"

"Okay" disse piano Fiona. "Beh, ci vediamo tra un paio di giorni, allora?"

Ian annuì contro il telefono, gli occhi luccicanti per le lacrime. "Sì. Due giorni" disse, tenendo la voce ferma per il bene di Fiona.

Ransom. || GallavichDove le storie prendono vita. Scoprilo ora