Ripieno di gelatina&lingua annodata

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Ian si sdraiò sul letto sopra le coperte, il braccio sinistro dietro la testa, l'altro lasciato sullo stomaco mentre fissava con aria assente il soffitto. Erano passate quasi due ore da quando Mickey se n'era andato, e Ian onestamente sentiva che non l'avrebbe più visto. Non poteva davvero biasimarlo.Era stato così dannatamente stupido. In quale universo Mickey Milkovich avrebbe voluto mai baciarlo, cazzo. Era semplicemente fuori questione. Eppure, la vocina nel suo retrocranio puntualizzava che Mickey lo aveva baciato a sua volta. Decisamente non si era immaginato la lingua di Mickey nella sua bocca o quella forte, tatuata mano che lo afferrava dietro al collo, tirandolo più vicino.Sospirò e si sfregò il viso con la mano, domandando cosa cazzo avrebbe fatto adesso; da solo in una strana città senza soldi, macchina, niente.La porta della stanza si aprì e Mickey entrò, portandosi dietro il freddo, tenendo la testa bassa.Ian si bloccò e fissò la schiena di Mickey. Mickey chiuse la porta e si voltò, guardando in su e ghiacciandosi quando vide che Ian era sdraiato lì e lo osservava. Evitò i suoi occhi. "Credevo stessi dormendo" mormorò."Credevo non tornassi" fece Ian.

"Vabbe', sono qui" disse Mickey, andando verso il bagno e chiudendo la porta.

Ian fissò il soffitto, le lacrime pungevano gli angoli dei suoi occhi. Improvvisamente realizzò che non si era solo sentito spaventato sul fatto che Mickey poteva essersene andato, si sentiva triste anche perché l'altro sembrava non sentirsi come lui. Quando sentì la doccia che si azionava, rotolò verso il suo lato e tirò su le ginocchia.Quando Mickey finalmente uscì dal bagno circa venti minuti dopo, trovò Ian raggomitolato sul lato, faccia al muro, piccoli ronfi uscivano dalla sua bocca. Si rilassò e lanciò i vestiti sporchi all'angolo. Andò verso la fottuta sedia dell'inferno e si accomodò.

"Non devi dormire sulla sedia, sai" disse Ian, la voce calma e quasi inudibile.

"Sto bene" disse Mickey piattamente tentando di mettersi comodo.

"Prometto che non ti bacerò di nuovo"


"Non preoccuparti per me. Vai a dormire, cazzo"

Ian rotolò sulla schiena e guardò Mickey. Poi si sollevò. "Okay, senti. Ti ho baciato, cazzo. Ho letto male la situazione, ho fatto un casino, mi sono scusato, ora accettalo e vai avanti. Se non puoi accettarlo, allora vattene e basta, diamine"

"Fanculo" sputò di rimando Mickey. "Sei fortunato che non ti prendo a calci in culo per aver fatto quella mossa con me"

"Oh, per favore" disse Ian, scuotendo la testa e passandosi una mano fra i capelli. "Puoi fingere quanto vuoi, Mick, ma la seconda volta...tu hai baciato me""Non sai di che cazzo stai parlando" fece Mickey.

"Sì, okay. Come ti pare" disse Ian, sdraiandosi di nuovo e voltandosi verso il muro. "Dormi su quella fottuta sedia, per quanto me ne frega. Spero che ti stirerai il collo"

"Fanculo"

"Sì. Fanculo"

"Fanculo"

"Va all'inferno!"

"Ci sono già!" gridò Mickey, provocando il vicino della camera adiacente a battere contro il muro. "Fanculo!"

Ian sbuffò e serrò la mascella mentre fissava il muro, ribollendo di rabbia. Dopo un lungo tempo, sentì il letto infossarsi e si bloccò. Si ruotò sulla schiena e all'improvviso c'era Mickey che esitava su di lui.

Gli occhi di Mickey divagarono sul volto di Ian prima di dire piano, "Non sono un fottuto gay""Okay" disse Ian, la voce pesante e il cuore martellante in gola."Non lo sono" disse Mickey giusto prima di abbassarsi e premere delicatamente la bocca su quella di Ian.

Ransom. || GallavichDove le storie prendono vita. Scoprilo ora