Strettamente carnale

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Il mattino seguente, Mickey emise un mugugno e allungò il braccio sinistro alla cieca, non sentendo altro che uno spazio vuoto e ruvide lenzuola di cotone al proprio fianco. Socchiuse gli occhi per scoprire che Ian, infatti, non era nel letto.


Un inutile panico lo attraversò mentre si sedeva e si guardava intorno, invaso dal sollievo quando vide Ian seduto al tavolo, il telefono appoggiato al suo orecchio. Mickey si appoggiò alla testiera con un grugnito e si sfregò stancamente l'occhio mentre fissava la schiena di Ian, apprezzando il modo in cui il tessuto di quella maglietta vi si stringeva.


"Sto bene, Lip" sospirò Ian, sorreggendo la testa con la mano libera. "Lo so. Lo so. Abbiamo tutto sotto controllo, e dovrei essere a casa in un paio di giorni. Non posso dirtelo" Pausa. "Senti, non preoccuparti per me, okay? Sai che posso badare a me stesso. Solo...assicurati di stare con i ragazzi da Kev e V. Giusto per altri due giorni. E niente polizia"

Mickey saltò giù dal letto e si mise sulla sedia accanto a Ian, catturando gli occhi del rosso quando lui guardò in su.

"Dì a tutti che vi voglio bene" disse Ian al telefono, la voce leggermente tremante per l'emozione, sostenendo lo sguardo di Mickey. "Presto sarò a casa" concluse allontanando il telefono dall'orecchio e riattaccando. Si passò la mano sulla faccia con un sospiro esausto. "Dovevo riattaccare" disse. "Non smetteva di fare domande"


"Sono solo preoccupati per te" disse Mickey, volendo allungarsi per stringergli la mano, ma si trattenne.


"Sì" disse Ian, sfregandosi dietro il collo, il labbro inferiore vibrante appena perché Mickey lo notasse.
"Ehi" disse Mickey, infine mandando a fanculo il proprio orgoglio e spostandosi per posare la sua mano tatuata su quella di Ian. "Va tutto bene"


"Sì, lo hai già detto e guarda com'è andata a finire" disse Ian stancamente, togliendo la mano e alzandosi.


Mickey lo osservò, le parole di Ian erano taglienti, ma immaginava che Ian avesse il diritto di pronunciarle. Non poteva biasimarlo se era arrabbiato con lui per quella situazione, e sicuro come la morte non poteva biasimare Ian se non si fidava di lui.Poi Ian sospirò e tornò a guardarlo con aria abbattuta. "Scusami. Non volevo dire questo. La mia testa è solo incasinata al momento"


"E' okay, amico. È comprensibile"


Ian si passò una mano sul volto e si sedette sul bordo del letto disfatto, inconsapevole del subbuglio interiore di Mickey.


"Vuoi fare colazione o una cosa del genere?" chiese Mickey dopo un'imbarazzante pausa, per allentare la tensione. "Forse mangiare ti farà bene""No" disse Ian blandamente, guardandosi le mani. "Non ho molto appetito"

Il cuore di Mickey soffrì a quella vista, sentendo la mancanza dell'Ian di giusto qualche giorno prima; spumeggiante, sorridente, che faceva battute, che non smetteva di parlare. Si alzò e raggiunse il rossino, ma si fermò quando Ian alzò lo sguardo bruscamente, gli occhi scuri e intensi.

"No, Mickey"Le braccia di Mickey caddero sui fianchi e aprì la bocca per dire qualcosa, ma non uscì nulla."Senti, apprezzo come hai fatto da chioccia ieri sera, ma non devi comportarti come se ti importasse, okay? Non devi...abbracciarmi nel letto, o stringermi la mano, o leccarmi le ferite" 

Ransom. || GallavichDove le storie prendono vita. Scoprilo ora