Posto sicuro

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Trascorsero quindici giorni; due settimane e un giorno durante le quali Ian e Mickey si erano incontrati quasi ogni giorno dopo che Ian usciva da scuola e si erano nascosti nella privacy e nella sicurezza del furgoncino nel giardino dei Gallagher. Non era sempre la situazione ideale, dal momento che era pieno inverno e vedevano i reciproci respiri ogni volta che parlavano (o ansimavano), ma erano entrambi disposti a tollerarlo solo per stare insieme.

Era il loro posto sicuro.

Quella particolare sera, Ian si tolse da Mickey con un gemito soddisfatto e collassò accanto a lui sul vecchio materasso sporco, il corpo luccicante di sudore. Tirò il cappotto su entrambi per riparare i corpi umidi dal greddo.

"E' stato fottutamente sexy" disse mentre si stringeva maggiormente nel cappotto insieme al rossino.

"Lo è sempre tra noi" disse Ian, chinandosi e mormorando le parole contro la fronte imperlata dell'altro. "E' per questo che continuiamo a vederci, no?" scherzò.

Mickey chiuse gli occhi e si premette di più contro il calore di Ian. Aveva sorpassato il fatto di preoccuparsi di quanto gay o da femminuccia certe cose sembravano; con Ian, stava imparando semplicemente come le cose dovevano andare...e non si era mai sentito meglio o più felice.

Dopo qualche momento di appagato silenzio, lo stomaco di Mickey brontolò nella quiete. Ian rise e baciò di nuovo la sua fronte. "Vado a prendere qualcosa da mangiare. Non andare da nessuna parte. Dopo i tre round di ieri, mi hai viziato, quindi sarà meglio che tu sia pronto per la seconda manche per quando torno"

"Dove cazzo dovrei andare? Non riesco neanche a muovermi in questo momento"

Ian si limitò a sorridere, piuttosto compiaciuto con se stesso per essere in grado di sfinirlo.

"Prendi una fottuta coperta già che ci sei" grugnì Mickey, la voce soffocata, la faccia nascosta sotto il cappotto di Ian.

Ian sorrise tenuamente tra sé e scosse il capo prima di far scorrere la portiera del furgone e saltare fuori, velocemente chiudendola per non far entrare altra aria gelida.

Una volta che Mickey si ritrovò da solo, abbassò il cappotto di Ian dalla faccia e si mise a sedere. Si passò una mano sul volto prima di piegarsi e voltarsi, cercando il proprio che era stato sfilato e lanciato da qualche parte quando era entrato in precedenza, prima di essere praticamente bombardato dalla lingua di Ian. Finalmente trovò il proprio cappotto in qualche modo sotto il sedile del passeggero e grugnì allungandosi per prenderlo. Armeggiò con l'indumento prima finalmente di cercare nella tasca anteriore e tirare fuori la scatolina con dita tremanti. Gettò via il cappotto e guardò la piccola scatola grigia, il cuore che gli martellava in gola. Sapeva che era una cosa stupida, smielata, probabilmente la più ridicola che avesse mai fatto, eppure voleva ancora farla. Ian gli faceva fare cose che non avrebbe mai pensato di fare prima; gli faceva provare cose che mai aveva provato.

Troppo presto, la portiera del furgone si aprì e Ian saltò dentro, senza fiato, non notando il modo con cui la mano di Mickey volò dietro la schiena, nascondendo la scatola dalla visuale.

"Cazzo, che velocità"

Ian chiuse la porta prima di sistemarsi di fronte a Mickey. Aveva un contenitore di Pringles al barbecue e due cartoni di succo. "E' tutto quello che sono riuscito a trovare" lanciò la coperta logora che aveva afferrato dal divano sul grembo di Mickey. "Ho dovuto fare in fretta, non volevo imbattermi in nessuno"

"Grazie" mormorò Mickey guardandolo, osservandolo aprire il tubo di patatine e mangiandone alcune. "Quelle sono le mie preferite"

"Lo so" disse Ian masticando. "Me lo hai detto. Una delle prime serate al motel, ricordi? Eravamo annoiati e ci siamo fatti una ventina di domande...beh, io ho fatto una ventina di domande, tu ti limitavi a grugnire risposte di tanto in tanto per farmi tacere. Hai detto che le Pringles al barbecue sono la cosa migliore che sia mai stata prodotta in serie e che vuoi che siano servite al tuo funerale"

Ransom. || GallavichDove le storie prendono vita. Scoprilo ora