Neutralità

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Ian continuò a stringere sul davanti il cappotto di Mickey, il viso ancora sepolto nel tessuto di nylon. Non voleva scostarsi, non voleva lasciarlo andare; spaventato che si sarebbe rivelato tutto un sogno e che Mickey si sarebbe smaterializzato subito prima di rendersene conto.

Mickey si tolse per primo, rubandogli il respiro. Ian mantenne gli occhi chiusi mentre si separavano,

"Sei venuto" disse, la voce a malapena un sussurro.

"Quello che hai fatto è stato fottutamente stupido, Ian" raspò Mickey, afferrando il volto di Ian fra le mani, bisbigliando tali parole contro la sua fronte. "Sei fottutamente stupido, mi hai sentito"

"Dovevo vederti" disse Ian, premendo la fronte con più forza contro le labbra dell'altro, assaporando ogni minimo contatto.

"Ti avevo detto di tenere la mia cacchio di sorella fuori da tutto" disse Mickey, anche se il suo tono rimase morbido, le labbra ancora contro la sua pelle.

"Non le ho detto niente, lo giuro" finalmente Ian si spostò e guardò Mickey negli occhi per la prima volta dopo tre giorni, anche se sembrava essere passata un'eternità dalla volta in cui aveva fissato in quei bellissimi occhi blu.

"Sì, beh, si è messa a fare stupide domande del cazzo"

Il volto di Mickey era ombreggiato a causa delle luci della strada, ma Ian poté comunque vedere i lividi e i tagli in chiaro contrasto contro la sua pelle bianca. "Cristo, Mickey" scattò Ian, togliendosi del tutto. "Che cazzo è successo?"

Mickey si scansò dalla sua mano. "No, sto bene. Gesù"

"Tuo padre" disse Ian dopo qualche attimo, il tono secco e astioso. "Il tuo padre del cazzo ti ha fatto questo, vero?"

"Beh, che cazzo pensavi sarebbe successo?" fece Mickey, andando un passo indietro. "Diamine, io penso che mi sia andata piuttosto bene"

"Tuo padre ti ha gonfiato di botte" disse Ian, attraversato da un'intensa rabbia.

"Lascia perdere, Gallagher" fece Mickey prima di passare bruscamente oltre il rossino e dirigersi verso la panchina. "Io sono stato picchiato, lui ha avuto i suoi soldi, tu sei salvo ed è finita. È finita"

Ian esitò prima di girarsi per seguirlo. Mickey lanciò sulla panca lo zaino che si era portato dietro e tirò fuori una birra. "Shot gun?" chiese, intendendo cambiare argomento.

Ian lo osservò prima di raggiungerlo. Afferrò il suo braccio e lo costrinse faccia a faccia. "Mickey, guardami"

Mickey si gelò, il dito sulla linguetta della birra. Alla fine si arrese e abbassò il capo, sfregandosi una mano sulla nuca. "Cazzo" mormorò.

"Mi sei mancato" grugnì Ian prima di posare un dito sotto il suo mento. Gli sollevò il capo e posò un tenero bacio sul suo labbro inferiore tagliato.

Mickey si bloccò al bacio per qualche secondo prima che la birra che stringeva cadesse ai loro piedi, esplodendo in uno schiumoso caos. Avvolse le braccia intorno al collo di Ian e premette insieme i loro corpi, dovendo quasi stare in punta di piedi per raggiungerlo.

Ian circolò le braccia intorno a lui mentre si baciavano lentamente. Amava le labbra di Mickey sulle proprie, incerte e dolci. Amava le dita di Mickey, tatuate e aggressive, fra i propri capelli. Amava il modo in cui il suo corpo si adattava contro il proprio; forte ma morbido allo stesso tempo.

Amava Mickey.

"Mi sei mancato così tanto, cazzo" sospirò Ian non appena pose fine al bacio solo per spostare la bocca sul suo collo. "Così tanto, cazzo" mormorò, incapace di averne abbastanza del suo sapore e odore.

Ransom. || GallavichDove le storie prendono vita. Scoprilo ora