23 CAPITOLO

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Cris respirò a fondo attraversando la strada.
Puntò direttamente alla vetrina con quel manichino brutto e vecchio e si prese un secondo fingendo di esaminarlo.
Guardò le ciglia staccate e il suo corpo immobile e svestito e intanto pensò a tutto quello che Leary si aspettava da lei: avvicinare Harry Potter e portarlo via dal reparto.
Era convinto che lei non avrebbe avuto problemi con questo compito, data la sua conoscenza, peccato che lei conosceva Harry Potter del 2046 ovvero la sua epoca, mentre in questo tempo quello che avevano visto con lei, era solo sua sorella; quindi non sarebbe stato affatto facile come pensava lui, ma questo, chiaramente, non poteva dirglielo.
Una volta entrata in contatto con Harry Potter, avrebbe soltanto dovuto portarlo al quinto piano, a quel punto secondo Leary, Harry non avrebbe mai rischiato delle vite e si sarebbe fatto portare via.
Infine, al momento della resa, Leary gli avrebbe somministrato il contenuto della boccetta che le aveva fatto prendere dal magazzino, ovvero un particolare veleno che lo avrebbe steso in pochi secondi permettendo loro di farlo uscire senza pericoli, ma che contemporaneamente non lo avrebbe ucciso immediatamente, anzi gli avrebbe dato un largo margine per somministrargli l' antidoto.
Semplice. Lineare. Basilare. E con centomila cose che potevano andare storte, iniziando proprio dal fatto che non aveva la più pallida idea di come avvicinarlo.
Aveva provato a dire a Leary che poteva non essere solo, ma lui aveva protestato dicendo che l' informatore all' Accademia gli aveva detto che era lì con la figlia e altri due Auror, entrambi ancora studenti e dei quali uno era anche ferito, quindi non avrebbe avuto problemi.
Si voltò indietro e guardò se vedeva Leary e gli altri, ma si erano mimetizzati nella folla piuttosto bene e l' unica cosa che notò fu che stava cominciando ad attirare l' attenzione delle persone che passavano rimanendo imbambolata davanti a quella vetrina.
Bussò al vetro e disse al manichino che era in visita, questo diede un cenno di assenso e dopo essersi guardata un' altra volta in giro superò con sicurezza la barriera.
Adesso era sola. Al San Mungo non ci si poteva smaterializzare e quindi neanche fuggire, forse Pegasus ci sarebbe riuscito, lui si smaterializzava praticamente ovunque e da che lei ne avesse ricordo, lo aveva sempre fatto.
Sorrise prima di scuotere vivamente la testa, non doveva pensare a lui. Doveva solo essere felice che questa cosa la stesse facendo al San Mungo, se fosse stata in Accademia, con lui...
Lui l' avrebbe riconosciuta? Certo. Lui l' avrebbe aiutata? Sicuramente. Lui l' avrebbe disprezzata per quello che stava per fare?
Si morse il labbro nervosamente. Sapeva che la risposta era sì. Sapeva che l' avrebbe odiata per mettere in pericolo degli innocenti per i suoi scopi.
Pegasus era la persona più assolutista che conosceva; forse a causa del suo passato, ma aveva sempre avuto ben chiara la distinzione tra il bene e il male e per lui non esistevano vie di mezzo.
Ma lei sapeva che esistevano anche le vie di mezzo, e sapeva che se tutto andava per il verso giusto poteva risolvere tutto senza rischiare la vita di nessuno.
Quindi non avrebbe pensato a Pegasus. No, no, non lo avrebbe fatto. Non avrebbe pensato a lui. No.
Si riconcentrò sulle informazioni che aveva. Harry doveva essere al pianterreno, al pronto soccorso magico, quindi evitò di avvicinarsi all' accoglienza limitandosi a passare accanto a quella strega con i denti sporgenti seduta dietro alla scrivania che la stava guardando come se fosse affetta da uno strano caso di vaiolo di drago e si diresse direttamente verso il familiare corridoio illuminato dalle candele.
Mentre lo percorse si chiese come fosse possibile che tutto fosse cambiato nel suo futuro, tutto tranne il San Mungo.
Tutto era uguale lì: i corridoi, le stanze e persino i quadri appesi pieni di Guaritori che sembravano scrutarla.
***
" Non ce la faccio" rispose Pegasus, i suoi occhi grigi puntati in quelli verdi del nonno e luccicanti di rabbia, come se volesse solo arrabbiarsi per quello che gli stavano chiedendo.
Harry si scambiò un' occhiata con Draco " da quello che ho capito sei cresciuto con noi, perché ti risulta tanto difficile aprirti? Siamo così diversi dagli Harry e Draco che conosci nel tuo tempo?"
Pegasus prese un respiro profondo e fissò il muro di fronte a lui. Non erano loro ad essere diversi, era lui.
Dopo aver conosciuto sua madre, la Lily della sua epoca gli sembrava un ricordo: solo uno stupido, patetico, orrendo, ricordo.
E come poteva dire ai suoi nonni che la causa di tutta la sua sofferenza, la causa della morte di suo padre o di metà delle persone che conoscevano era proprio lei, quando questa Lily era così diversa.
" Ascolta Pegasus" Harry si sedette sul letto e gli mise una mano sopra la sua. Pegasus, però sfilò immediatamente la mano da sotto quella di suo nonno, sentendola divenire bollente per la rabbia.
I suoi sentimenti contrastanti stavano di nuovo prendendo il sopravvento, come ogni volta che pensava a sua madre.
La sua rabbia stava di nuovo venendo fuori.
Vide Harry seguire il suo movimento e guardare la sua mano illuminarsi, poi lo vide guardare di nuovo Draco.
" Lo fa spesso" spiegò Draco con voce ironica " perde il controllo" continuò con la stessa ironia e riportando lo sguardo su Pegasus.
Pegasus guardò con malcelata rabbia suo nonno, sembrava quasi che lo stesse prendendo in giro con Harry.
Di quelle prese in giro che fanno i nonni quando si confrontano su una marachella del nipote.
" Non lo faccio spesso" si giustificò innervosito " e comunque non mi piace essere toccato" lo informò, sentendo la rabbia salirgli sempre di più e prendendo piccole boccate d' aria cercando di riacquistare il controllo.
L' ultima volta che lo aveva perso aveva distrutto mezza casa.
" Va bene" disse Harry paziente, togliendo la mano e riportandola sulla propria gamba, ma continuando a restare seduto accanto a lui e a guardarlo.
Pegasus avrebbe voluto che entrambi i suoi nonni capissero che non potevano fare così, che non era così semplice.
Non potevano guardarlo come un povero cagnolino spaurito, non potevano avere compassione di lui.
Poteva leggerlo nei loro occhi: anelavano di poter comprendere e di potergli, a loro volta, far capire che loro ci sarebbero stati per lui, ma non era quello che voleva.
Pegasus non aveva bisogno di questo.
Conosceva i suoi nonni perfettamente e sapeva che ci sarebbero stati per lui, ma non voleva vedere quello sguardo in loro.
Lo sguardo che diceva: sei una vittima, come lo eravamo anche noi in tempo di guerra.
" Vedi?" esplose alla fine " è proprio per questo che non posso parlare con voi. Mi state compatendo!"
Dilatò gli occhi quando vide che entrambi stavano aprendo la bocca per negare.
" Non sapete neanche quello che mi è successo, ma sapete che mi è accaduto qualcosa di grave e questo vi fa pensare: povero piccolo" prese l' ennesimo respiro per cercare di controllarsi " non sono povero e non sono piccolo e..."
Si alzò. Odiava sentirsi in svantaggio e restare disteso in un letto d' ospedale lo faceva sentire proprio così.
" L' ho detto io che aveva la vena tragica dei Potter..." lo interruppe Draco divertito.
" Oh sta' zitto, Malfoy" lo riprese Harry.
" Ma se sembra di vedere te durante la tua adolescenza: tutto il mondo ce l' ha con me" recitò Draco con voce melodrammatica.
" Lasciamo perdere che se devo mettermi a recitare la tua parte durante la guerra, mi devo appendere due fili come un burattino" ribatté Harry e Draco assottigliò gli occhi offeso, ma non disse niente.
Pegasus suo malgrado sorrise delle scaramucce dei nonni e si appoggiò alla sedia, sentendo il suo corpo calmarsi e le sue forze ancora non tornate del tutto rilasciarsi.
" Avete ragione" ammise "mi fido di voi più che di me stesso, ma nonostante siate sempre i miei nonni e so che i caratteri sono quelli e che posso affidarmi a voi, non avete vissuto quello che hanno vissuto i nonni della mia epoca. E se tutto funzionerà non lo vivrete mai, per cui vi prego, vi prego, non chiedetemi niente... almeno per ora" li vide guardarsi e negli occhi di suo nonno Harry vide la tendenza al non volersi arrendere, per cui lo precedette prima che potesse ribattere di nuovo " prima di andare via vi racconterò tutto, promesso" disse loro e scherzosamente si baciò le dita incrociate per suggellare il giuramento appena fatto.
Harry guardò suo nipote, i suoi occhi grigi e il dolore che vi leggeva dentro e pensò a quante volte anche per lui era stato difficile parlare delle cose.
Un conto era viverle, un conto raccontarle.
Avrebbe dovuto chiedergli perlomeno del Triskel che aveva sulla schiena e che Draco gli aveva mostrato quando era ancora incosciente, o chiedergli del contatto con sua madre e del Triskel che, dopo di quello, era rimasto impresso sulla mano di Lily.
Insomma avrebbe dovuto cominciare ad indagare. In fondo per quello era lì, per quello Draco lo aveva chiamato, ma non ci riusciva.
Non subito. Sentiva di dovergli dare un po' di tempo per permettergli di abituarsi a lui.
Annuì dolcemente e un piccolo sorriso di trionfo illuminò le labbra di Pegasus facendo salire le lacrime agli occhi di Harry.
Il sorriso di Lily, il sorriso di James.
***
Scorpius era appoggiato alla testiera del letto, le ginocchia piegate e le gambe aperte per accogliere nel mezzo Lily che era appoggiata al suo petto e giocherellava con il palmo della sua mano.
Le diede un bacio sui capelli inspirando il profumo di essi e sorrise " sembra una scena di quei film diabetici che guardi tu" la prese in giro, sottovalutando però il fatto che fosse troppo a portata di gomitata e quando Lily lo colpì gli mozzò quasi il fiato.
" Riesci ad essere un pelino, non tantissimo, ma un pelino più romantico in un momento del genere?" lo rimproverò voltando la testa verso di lui.
Scorpius le prese il mento con le dita e la guardò dritto negli occhi " non sono mica un orsetto del cuore" la prese in giro e Lily scosse la testa esasperata.
" Ho avuto paura di averti definitivamente perso" ammise Lily e Scorpius la baciò tra i capelli " credevo di averti dimostrato che non mi sarei arreso mai" le rispose e Lily annuì " già, in questa situazione tu sei stato il Grifondoro tra i due, tu non hai mai avuto dubbi, mentre io..."
Scorpius la prese per le spalle e la fece voltare verso di lui " cosa stai cercando di dirmi, Potter?" le chiese malizioso e Lily sorrise appoggiando il mento al suo petto e guardandolo con sfida " ti piacerebbe saperlo, vero, Malfoy?" gli chiese di rimando " ma non te lo dirò" lo provocò.
Scorpius per tutta risposta la fece scivolare sotto di lui senza smettere di guardarla " siamo in un ospedale, Scorpius" lo rimproverò scherzosa.
" Sì, siete in un ospedale e siete stomachevoli"
Al suono della voce di Albus entrambi si alzarono e arrossirono colti in fragrante.
" Al, noi stavamo solo festeggiando" si sentì in dovere di giustificarsi Scorpius, rimettendosi le scarpe.
Lily invece continuò a guardare il fratello come a volerlo sfidare a dire qualcosa e Albus sospirò.
Poteva rinunciare subito a spaventare Lily, non ci sarebbe mai riuscito.
" Allora? Che festeggiavate?" chiese Alice per stemperare l' ambiente e Lily la guardò.
Il suo sguardo era un po' più rilassato, ma il dolore sembrava sempre oscurare i suoi occhi castani.
Sgranò gli occhi cercando di ricordare che cosa diceva la profezia e vide Scorpius guardarla, sicuramente anche lui stava pensando la stessa cosa.
" La luna ed il sole" mormorò.
Albus si avvicinò a lei, ma Lily alzò una mano scuotendo la testa. Doveva restare concentrata e ripensare ad ogni parola.
Il quarto giorno del quarto mese. Conteggiò i mesi, Draco le aveva detto di quanto era incinta?
Non lo aveva detto.
Guardò Scorpius, il terrore che si leggeva anche nei suoi occhi e pensò che gli sarebbe esploso il cuore nel petto.
Poteva trattarsi del loro bambino?
" Oddio, oddio, oddio" disse e la sua voce crebbe contemporaneamente al panico che le stava montando dentro.
Si accucciò sui talloni per cercare di restare lucida.
" Che succede?" chiese Albus, passando lo sguardo da lei a Scorpius che aveva le mani tra i capelli e continuava a camminare come un leone in gabbia che gira in circolo senza una meta.
Alice si chinò su Lily e Albus li guardò ancora un secondo prima di esplodere " siete impazziti?" gridò e Lily si riscosse dal suo stato.
Guardò Alice con gli occhi pieni di lacrime " sono davvero felice che non sia il tuo bambino" le disse con la voce strozzata.
Ed era vero.
Era davvero felice per Albus e Alice, erano la sua migliore amica e suo fratello, ma non riusciva a credere che il bambino fosse il suo.
Quando era stata operata gli avevano detto che non sarebbe riuscita ad avere figli, che per lei sarebbe rimasto un sogno; poi all' improvviso era invece successo, rendendola incredula e così felice da farle toccare il cielo con un dito, infine, la realtà e quella maledetta profezia l' avevano gettata nuovamente nel baratro.
" Che stai dicendo?" le domandò Alice in un sussurro, ma Lily le sorrise lievemente, prima di alzarsi in piedi.
Guardò Scorpius, le lacrime versate che solcavano le sue guance, ma i suoi occhi asciutti.
" Calmati" gli ordinò e Scorpius si voltò verso di lei. I suoi occhi pericolosamente oscurati.
" Calmarmi?" le chiese con voce strozzata " ti rendi conto che con ogni probabilità quello della profezia è il nostro bambino?" chiese ancora e si avvicinò a lei.
Lily non si mosse di un passo e annuì " sì, me ne rendo conto eccome" gli disse fredda " ma quello che ho detto quando credevamo che fosse il loro bambino, vale anche per il nostro: le profezie possono cambiare" continuò e Scorpius scoppiò a ridere.
Una risata che di allegro non aveva niente. Una risata piena di rabbia.
" Sei stupida? O solo tanto ingenua?" le chiese " nessuna profezia cambia, non è cambiata quella di tuo padre e non cambierà questa e..."
" E quindi?" lo interruppe " la tua maniera per risolvere le cose è stare qua a litigare?" domandò, poi prese un respiro e lo guardò assottigliando gli occhi.
" Credevo che tu combattessi per le persone che ami. Che non ti arrendessi" lo provocò e poi uscì di corsa dalla stanza per cercare suo padre.
Scorpius guardò Alice seguirla e sbatté un pugno contro il muro, così forte che il rumore rimbombò nella stanza.
" Posso sapere cosa sta succedendo?" gli chiese Albus innervosito.
***
" Certo che non hai decisamente un bell' aspetto".
Pegasus alzò il viso, avrebbe riconosciuto quella voce tra mille e allo stesso tempo non credeva che sarebbe riuscito a sentirla tanto presto.
" Sono comunque più bello di te" scherzò con un sorriso giocoso nel volto.
Non gli chiese neanche come avessero fatto a tornare. Si limitò a travolgerli in un abbraccio.
Era stato così preoccupato per loro ed era così felice che fossero tornati che le spiegazioni potevano aspettare.
Zoe sorrise a sua volta lasciandosi trasportare dai due cugini che per un minuto si erano lasciati andare dimenticando tutto il resto, ma come immaginava non era destinato a durare.
Infatti dopo pochi secondi il sorriso morì sulle labbra di Pegasus e lo vide concentrarsi sui suoi occhi " Io...io... vi vorrei..." balbettava dalla rabbia e alzò le mani arrendendosi, visto che tutto quello che gli veniva in mente erano parole del quale si sarebbe pentito.
Scosse la testa, ma riuscì a resistere in silenzio solo pochi secondi.
" Voi due siete spariti e..." si fermò di nuovo, assalito dalla stessa sensazione precedente e guardò Zoe, come se tramite gli occhi potesse farle capire cosa pensava.
Zoe si voltò verso J.J., ma lui non la degnava di uno sguardo, come se volesse dirle che ormai che visto che si era incasinata da sola, da sola doveva uscirne.
Zoe sbuffò " non è colpa mia. Ha una sua testa e fa tutto da sola" rispose capendo il motivo di tutta la rabbia di Pegasus.
Lui sentì il viso accaldarsi per la collera che rischiava di salire come sempre negli ultimi tempi.
Alzò gli occhi e prese un respiro, poi si concentrò sugli occhi del cugino " ok, allora..." iniziò appellando con un solo movimento della mano i suoi vestiti " vorrei tanto sapere come avete fatto a tornare, ma siccome i miei genitori sono nella stanza accanto e..."
" Pegasus, a proposito di questo..." lo interruppe J.J.
Voleva dirgli di sua madre e di come fossero riusciti già a variare, in maniera importante, il futuro, ma fu interrotto a sua volta da Pegasus " non c' è davvero tempo, dobbiamo aiutare Cris e subito anche. E se quello che ho letto nel biglietto è vero..."
Strinse le mani attorno alla sponda del letto per non cedere alla rabbia " e sono sicuro che quella pazza lo ha fatto davvero" continuò e Zoe aprì le labbra vedendo i suoi occhi cominciare a cambiare colore.
" Stai calmo, amico" gli disse J.J., anche a lui non era sfuggito il cambiamento negli occhi di Pegasus.
Lui annuì riportando fiato nei suoi polmoni.
" Sono calmo" affermò e poi si guardò le mani " ma appena la libero giuro che...che..."
Gli altri due lo guardarono con un misto di divertimento e apprensione, sapevano che lui non avrebbe mai torto un capello a Cris.
" Sì, credo proprio che la ucciderò" concluse e Zoe rise " la liberi per ucciderla? " replicò beccandosi un' occhiataccia da Pegasus.
Si alzò e si chiuse in bagno un secondo per rivestirsi e darsi una sciacquata e riapparve dopo pochi minuti.
" Come mai sei qua, a proposito?" chiese J.J.
" Volevo fare una giro, te che pensi?" gli chiese sarcastico e Zoe lo guardò scuotendo la testa.
J.J. parve pensarci due secondi e poi spalancò gli occhi " ehy, chi è riuscito nella folle impresa di mandarti all' ospedale? È ancora vivo?".
Pegasus sospirò " ah-ah, divertente, certo che è ancora vivo e diciamo che ho fatto tutto da solo, con un aiutino da parte di mio padre" spiegò.
" Ah" J.J. non chiese più niente e spostò lo sguardo verso la porta " meglio andare" disse e Pegasus guardò Zoe " allora? Dove si trova?"
" Voi chi siete?"
Tutti e tre alzarono lo sguardo smarriti e si trovarono davanti a Draco Malfoy, i loro occhi si rilassarono immediatamente " Ehy, BigD" lo salutò J.J.
Draco aggrottò le sopracciglia " che hai detto?" gli chiese " e poi voi chi sareste?" chiese ancora.
J.J. guardò Pegasus " ma il nonno non ha ancora iniziato a prenderlo in giro con la storia del BigD?" chiese in un sussurro e Pegasus si limitò a scuotere la testa.
Non sapeva quando Harry avrebbe cominciato a chiamare Draco "BigD" dicendogli che gli ricordava suo cugino viziato.
Draco li guardò a fondo, da come erano vicini a suo nipote e parlavano amichevolmente, poteva dedurre che si conoscevano molto bene; quindi con ogni probabilità erano ragazzi del futuro anche loro.
Il ragazzo aveva i capelli nero corvino sparati in tutte le direzioni e gli occhi di un verde smeraldo molto particolare e Draco sbuffò, era fin troppo facile; la ragazza invece aveva dei morbidi capelli viola e gli occhi dello stesso colore, anche nel suo caso sembrava piuttosto semplice.
Sommando le due cose. Ottenne chi potevano essere.
" Albus Potter e Teddy Lupin, giusto?" domandò.
Pegasus piegò le labbra in una smorfia per il trattenersi dal sorridere al volto stupito dei suoi due amici.
" Noi..."
" E dai, J.J., abbiamo fretta e lui sa che io vengo dal futuro..."
" Alla faccia della segretezza" si oppose J.J.
" Disse quello che lo ha appena chiamato BigD" lo prese in giro " comunque se tu conosci tuo nonno, anche io voglio conoscere il mio" s' impuntò J.J. e a Pegasus ricordò molto le loro litigate di quando erano bambini.
" Sei davvero un moccioso viziato" lo prese in giro " ah- ah senti chi parla, ma se ti hanno dato tutto quello che volevi per ripagarti della tua povera infanzia infelice" ribatté J.J. e Pegasus nonostante il nervoso per la presa di giro, quasi sorrise.
Aveva sempre amato che J.J. fosse così con lui. Suo cugino non lo aveva mai compatito e aveva sempre scherzato su argomenti che tutti consideravano intoccabili come la sua prigionia.
" Ehy? Vi ricordate di mia sorella?" li interruppe Zoe e Pegasus trasalì.
Per un momento gli occhi di Cris e il suo sorriso gli apparvero davanti al viso facendogli stringere dolorosamente il cuore.
" Pegasus, i capelli" gridò Draco, ma sapeva che non lo stava più ascoltando perché non fece in tempo a finire la frase che suo nipote era già uscito e gli altri due ragazzi con lui.
" Allora, c' è qualcuna che gli ha fatto perdere la testa" sussurrò a se stesso con un sorriso in volto.
Pegasus corse, voleva solo uscire dall' ospedale e poi andare a liberare Cris.
Voleva vederla di nuovo, voleva parlare con lei, voleva toccare la sua pelle ed essere sicuro che stesse bene.
Si maledì, doveva sapere che lei non sarebbe stata ferma a guardare.
Come aveva potuto mancare per così tanto tempo? Come aveva potuto credere di proteggerli di più abbandonandoli?
Era stato stupido e presuntuoso da parte sua " Ehy, Axel, ti merita concentrarti e smettere o attirerai l' attenzione" gli disse J.J. che stava correndo accanto a lui, indicando le sue mani.
Pegasus abbassò gli occhi e le chiuse a pugno nascondendo la luce bianca che le stava illuminando, poi tornò a guardare il cugino, ma lo vide intento ad osservare Zoe che correva pochi passi dietro a loro.
" Sentiti libero di dirmi quello che vuoi" lo provocò " Smettila" ribatté J.J. e Pegasus ghignò prima di doversi arrestare perché qualcuno era andato a sbattere violentemente contro di lui.
La mano di Pegasus si allungò automaticamente e afferrò il braccio della ragazza- che poi riconobbe essere sua madre- per impedirle di cadere.
In un attimo la mente di Lily fu di nuovo invasa dalle immagini.
Scosse violentemente il braccio e alzò gli occhi su di lui.
Fu un secondo: i suoi occhi, i suoi capelli, le sue labbra. Tutto era uguale, anche quello sguardo ferito e pieno di dolore con il quale la stava guardando in quel momento. Lo stesso che aveva visto neanche un' ora prima.
Lo stesso sguardo di quel bambino maltrattato da quella donna che pretendeva di spacciarsi per lei.
Ne era sicura. Non stava sbagliando.
E in un attimo la sua mente comprese ciò che il suo cuore sapeva già.
" Pegasus" mormorò facendo spalancare gli occhi all' interpellato.
Poi un boato fece tremare il pavimento.

E se domani...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora