4 CAPITOLO

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  Scorpius scese le scale di casa sua piuttosto velocemente.
Era in ritardo come sempre.
Albus lo prendeva sempre in giro, scherzando e dicendogli che non riusciva a capire come un principino, perfettino come lui, potesse essere sempre in ritardo.
" Buongiorno, tesoro" disse sua madre, mentre lui le baciava la guancia e correva ad aprire il frigo.
Prese un cartoncino di succo di zucca e cominciò a berlo velocemente.
" Non sarebbe meglio se ti sedessi a far colazione con tranquillità?" gli chiese Astoria, spostandosi un ciuffo da davanti agli occhi e accendendo con la bacchetta il fuoco per fare il caffè.
Aveva sempre amato preparare da sola la colazione per la sua famiglia.
Scorpius sorrise alla madre " sai che non ho tempo, dov' è papà?" chiese, facendo vagare lo sguardo per la cucina.
" Qua" rispose Draco, entrando dalla porta accompagnato da Pegasus.
Alla vista del fantomatico cugino, Scorpius storse le labbra " avevo dimenticato che avresti dormito da noi" disse soltanto, buttando il cartone dentro al cestino.
" Buongiorno anche a te, Scorpius" rispose Pegasus, facendo sorridere Draco.
Scorpius strinse gli occhi e guardò suo padre. Lo stava prendendo in giro?
" Devo andare" disse superandoli e camminando a passo spedito verso la porta.
" Scorpius" la voce di suo padre, però, lo costrinse a fermarsi e contemporaneamente ad irrigidirsi, perché sapeva che cosa stava per chiedergli.
Si voltò lentamente, cercando di non mostrare tutto il nervoso che stava accumulando in quel momento.
Draco sorrise in direzione del figlio e Scorpius alzò gli occhi al cielo " Oh, certo, Alexander, vieni pure con me" disse sarcastico.
Pegasus guardò suo nonno, sapeva già di non aver fatto esattamente colpo su suo padre, ma se lo costringeva a sopportare la sua presenza, sarebbe arrivato ad odiarlo e invece, a lui, sarebbe piaciuto potersi godere quei momenti con suo padre.
" Senti, Alex, perché non vai a prenderti qualcosa da mangiare?" gli chiese e Pegasus sbarrò gli occhi.
" Vai" ordinò Draco e Pegasus seppur a malincuore fu costretto a rientrare in cucina. Se non avesse fatto come gli aveva detto Draco, sarebbe sembrato sospetto.
Draco si avvicinò al figlio " sai che sembri un ragazzino viziato e geloso?" gli chiese, non capendo il suo comportamento.
Geloso? Geloso?
Era questo che credeva che lo disturbasse?
Pensava che fosse geloso del suo papà come un bambino? Sentì la rabbia montargli velocemente, ma che opinione aveva suo padre di lui?
" Io non sono geloso. Io non capisco come tu possa essere così cieco" si arrabbiò Scorpius " questo ragazzo arriva dal nulla, dice di essere un parente, un tuo cugino da parte di nonna Narcissa, peccato che le sue sorelle fossero la svitata di Bellatrix che non può essere sua madre, visto che è morta anni prima che lui nascesse e Andromeda, che non mi risulta avesse altri figli oltre alla madre di Teddy, ma anche sorvolando su questa cosa- che prima o poi vorrei tu mi spiegassi- me lo infili in casa, ti affezioni a lui in un modo in cui non ti ho mai visto affezionarti a nessuno e non gli chiedi prove, non gli chiedi cosa voglia. Sai che ieri sera ha fatto esplodere quasi tutte le attrezzature in palestra? Ed è successo mentre parlava con Lily. Lily Potter ti rendi conto che se lo sapesse Harry, io verrei buttato fuori dal programma e tu passeresti non so quanti gua? tutti ancora ricordano i rapporti che avevi con Harry Potter, tutti comincerebbero a pensare che ti sia unito agli Apocalittici. Quindi scusami tanto se non mi fido di lui e non capisco come tu invece possa farlo e mettere a repentaglio tutto. Vale davvero la pena per uno che non conosci neanche?"
Scorpius concluse il suo sfogo con il fiato corto e la rabbia iniettata nei suoi occhi grigi.
Draco sapeva benissimo che suo figlio era intelligente e scaltro e sapeva che la storia del cugino non reggeva più di tanto, non con qualcuno che conosceva la famiglia.
In fondo Scorpius aveva solo tirato le somme di tutto quello che era successo il giorno precedente.
" Non è come credi" gli sussurrò e desiderò tanto dirgli tutto quel poco che sapeva, ma davanti a sé rivide gli occhi di Phoenix e il suo sguardo ammonitore di pochi minuti prima.
Se lui avesse detto tutto a Scorpius, suo nipote non si sarebbe più fidato di lui e Draco sapeva che ci doveva essere molto di più dietro al viaggio nel tempo di Pegasus.
Mise le mani sulle braccia di Scorpius " sai che non ti ho mai mentito e non comincerò adesso, lui viene da lontano e noi siamo i parenti più stretti che gli restano..."
Scorpius emise una mezza risata " e tu gli credi?" chiese stupito, ma prima che Draco potesse rispondere Pegasus si schiarì la voce " non vorrei interrompere questo fantastico momento padre e figlio, ma se io non arrivo in accademia tra quindici minuti, Harry Potter non mi farà neanche provare" disse " che dispiacere" commentò Scorpius sottovoce.
Pegasus guardò suo nonno con un leggero sorriso e poi affiancò suo padre " ne terrò conto" rispose, facendogli capire che aveva sentito il suo commento.
Scorpius lo guardò " andiamo" ringhiò, prese una manciata di polvere volante e un po' di polvere scintillante fuoriuscì dalla sua mano chiusa a pugno, poi guardò Pegasus e disse chiaramente la destinazione, scomparendo tra le fiamme.
Draco guardò Pegasus seguire le orme del padre e prendere una manciata di polvere volante. Non sembrava turbato, ma Draco sospettava che fosse solo apparenza
" Buona fortuna" gli disse, osservandolo entrare nel camino.
Pegasus lo guardò alzando la mano che doveva lanciare la polvere " non ne ho bisogno" rispose strizzando l' occhio a suo nonno e pronunciando a chiare lettere la destinazione.
Quando arrivò nel camino di quello che aveva riconosciuto come il Ghirigoro si scosse leggermente i vestiti dalla polvere e si guardò intorno per vedere dove fosse suo padre.
Lo vide appoggiato ad uno scaffale e che lo osservava con le braccia conserte " sei pronto?" gli chiese con voce noncurante, come se non gli importasse davvero la risposta ed a dimostrazione di ciò cominciò a scendere la scale.
Pegasus alzò gli occhi al cielo e lo seguì.
Non dissero una parola fino all' entrata in Accademia e Pegasus fu quasi sollevato quando Harry Potter lo fermò appena varcata la soglia.
" Buongiorno" gli disse con un sorriso, anche se i suoi occhi sembravano ancora sospettosi.
Pegasus rispose al saluto e Harry cominciò a spiegargli in cosa sarebbe consistita la sua prova.
" Gli Auror devono dimostrare di sapere gestire una situazione di pericolo, di conoscere le pozioni e gli incantesimi...diciamo che la tua prova verterà su queste cose".
Pegasus annuì. Forse l' unica cosa che lo preoccupava erano gli incantesimi da pronunciare con la bacchetta, era talmente abituato a farlo utilizzando le sue mani che aveva paura di non riuscire a incanalare la sua energia in quel piccolo bastoncino di legno.
Fece per entrare negli spogliatoi maschili, ma vide sua madre venirgli incontro.
Subito il fiato gli si bloccò nei polmoni. Respira, si disse mentalmente.
Sapeva che se non avesse respirato, i suoi pensieri si sarebbero azzerati e in quel caso gli sarebbe stato più semplice perdere il controllo. E non doveva succedere.
" Spero che verrai preso" gli disse Lily con un sorriso.
Pegasus guardò il sorriso di sua madre. Quel sorriso uguale al suo e provò l' ennesima fitta dolorosa.
" Grazie" mormorò, prima d' infilarsi nello spogliatoio e lasciarla ferma e stupita dalla sua reazione.
Appena uscì dallo spogliatoio dove si era infilato la semplice divisa da recluta Auror: una maglia a mezza manica azzurra e un pantalone dello stesso colore, i suoi occhi trovarono di nuovo quelli della madre e si ritrovò a sorridere pensando all' ironia della cosa.
Sua madre indossava la sua stessa divisa; ma non era quello a stupirlo, quanto il fatto che gli Auror vestivano da sempre di azzurro: per loro era il simbolo della luce e del combattere contro l' oscurità.
E forse proprio per quello vedere quella divisa addosso a sua madre gli sembrava come una stonatura in un' esecuzione perfetta.
Lei gli sorrise, probabilmente per incoraggiarlo, ma Pegasus distolse velocemente lo sguardo e cercò suo padre.
Lo vide appoggiato al muro. Suo zio Albus accanto a lui, entrambi parlavano, ma non sembravano perdersi neanche un suo movimento.
Sospirò pensando che avrebbe dovuto risolvere quella situazione. Doveva conquistarsi la fiducia di suo padre, ma dal suo sguardo comprese che non sarebbe stato semplice.
Suo nonno si schiarì la voce per intimare il silenzio e Pegasus alzò gli occhi su di lui.
Harry Potter lo stava guardando da dietro un bancone: su di esso vi era poggiato un calderone, un mortaio e diversi ingredienti che Pegasus immaginava gli sarebbero serviti per una qualche pozione.
Sorrise dentro di sé, in pozioni non aveva mai avuto problemi. Gli era sempre venuto molto naturale.
Alzò gli occhi su suo nonno, pronto a ricevere l' ordine per la pozione, ma vide i suoi occhi verdi brillare.
Lo conosceva troppo bene e sapeva benissimo che quello era lo sguardo di quando qualcosa bolliva in pentola, ma non capiva cosa.
" Vorrei tu mi preparassi la pozione Occhiopallato" ordinò Harry e Pegasus tornò a posare lo sguardo sul tavolo di fronte a lui, sicuro che avrebbe trovato una falla.
Conteggiò mentalmente gli ingredienti: zanne di serpente, pungiglioni di Celestino, sembrava esserci tutto.
Tutto tranne...
Alzò gli occhi senza nascondere un sorriso di soddisfazione " potresti darmi anche l' Aconito?" gli chiese e Harry trattenne un sorriso, mentre posava l' ingrediente mancante sul tavolo.
Incurante del mormorio che si era sollevato, Pegasus iniziò a preparare la pozione e dopo poco più di un' ora la portò a termine.
Harry la mescolò e ne tirò su una paiolata. La vide nel suo tipico colore rosa e la consistenza era fluida come doveva essere.
" E' corretta" disse soltanto e Pegasus sollevò il labbro superiore in un mezzo sorriso.
Harry si lasciò contagiare dal suo sorriso, sembrava come quando Lily e James ridevano, era impossibile resistere; non potevi fare a meno di ridere con loro.
Per un attimo il suo cuore si fermò, come ogni volta che pensava a James, ma s' impose di tornare a pensare al lavoro.
" Ben fatto" gli disse prima di riuscire a fermarsi.
Forse lo fece solo perché quel ragazzo lo stava guardando come se anelasse la sua approvazione, o forse perché in un certo qual modo gli ricordava suo figlio, ma per la prima volta si sbilanciò con lui.
" Adesso vediamo come te la cavi in incantesimi" commentò, uscendo da dietro il bancone e conducendolo quasi in mezzo alla stanza.
Con grande sorpresa di Pegasus anche gli incantesimi andarono bene; un po' perché quelli che per loro erano incantesimi avanzati per lui erano incantesimi quasi basilari e un po' perché fare gli incantesimi con la bacchetta era davvero semplice: gli bastava incanalare la sua energia attraverso le sue mani, invece che nelle sue mani.
" Un ultimo incantesimo che immagino saprai è fondamentale per gli Auror. Devi creare un Patronus e farlo parlare"
Pegasus si morse un labbro. Lui con i Patronus aveva sempre avuto molti problemi, nessuno nel suo tempo se ne era mai stupito più di tanto, visto gli orrori del suo passato, ma qua nessuno lo sapeva e chiaramente il Patronus era uno degli incantesimi fondamentali.
Alzò la bacchetta e lo sguardo si posò per un attimo su sua madre, seduta a terra accanto a sua zia Alice che lo guardava come se riponesse fiducia in lui, come se volesse davvero che lui vincesse le prove e poi guardò suo padre che, per ironia, aveva lo sguardo esattamente opposto.
" Expecto Patronum" sillabò le parole con sicurezza e cercò il suo pensiero felice nei meandri della sua memoria, proprio come gli aveva sempre insegnato suo nonno Harry.
Uno sbuffo di vapore argenteo uscì dalla sua bacchetta e Pegasus chiuse gli occhi.
Credeva che il ricordo di quando era riuscito a riabbracciare suo padre fosse abbastanza forte, ma forse era troppo piccolo e racchiudeva comunque così tanta tristezza.
Ignorò i vari risolini che gli arrivarono alle orecchie e si concentrò. Guardò fisso gli occhi di suo nonno e ripensò a tutte le persone che amava.
Ad uno ad uno tutti i visi si fecero spazio nella sua mente: suo padre, i suoi nonni, J.J. ,Zoe, Cristel e i suoi occhi cielo e infine, per quanto cercasse d' impedirselo, gli occhi castani di sua madre.
Lo sguardo che aveva visto qualche secondo prima, la fiducia che aveva letto nei suoi occhi.
" Expecto Patronum" pronunciò e finalmente una tigre argentea uscì dalla sua bacchetta " che devo dirgli?" chiese a suo nonno, ma vide che lui stava guardando sua figlia, proprio come quasi tutti nella palestra.
Lily aprì le labbra sorpresa. Le sembrava impossibile. Una cosa del genere non capitava mai, o meglio quasi mai, a giudicare dai racconti di suo padre.
Sapeva che era successo ai suoi nonni, ma invece, ad esempio, non era successo ai suoi genitori.
Sentì su di sé lo sguardo di Scorpius, ma non lo guardò, in fondo anche se avesse potuto avanzare qualche protesta non ve ne era motivo.
Lei e Alexander si conoscevano a malapena.
" Sarà un caso" affermò Alice, guardando l' amica che era ancora stordita.
Pegasus spalancò gli occhi.
Non poteva aver capito bene. Non poteva avere lo stesso Patronus di sua madre, non era semplicemente possibile.
Lui e sua madre erano l' opposto, dovevano esserlo, perché lei era malvagia mentre lui...no, lui non lo era.
Harry annuì ancora senza guardarlo " sì, indagherò" disse, pensieroso e Pegasus imprecò mentalmente.
La bacchetta uguale a suo nonno e il Patronus di sua madre. Adesso era davvero fregato.
Con un colpo di bacchetta lasciò che la tigre si dissolvesse e si rivolse a suo nonno " che altro devo fare?" chiese, giudicando che l' indifferenza sarebbe stata la cosa migliore.
Harry – che aveva ancora lo sguardo sulla figlia- si voltò verso di lui " dimmi, Alexander" cominciò vago " cosa sai degli Apocalittici?"
Perfetto, lo stava considerando una spia. Si era fregato con le sue mani, adesso non avrebbe più avuto modo di restare vicino a sua madre e di controllarla.
Il suo sguardo corse a Lily senza neanche rendersene conto, ma lo distolse subito.
" Capisco" disse Harry, a cui non era sfuggita la direzione del suo sguardo " sai che la mia famiglia è stata attaccata, vero?" gli chiese, ma prima che Pegasus potesse ribattere, Harry riprese " ma sai qualcosa di diverso dai giornali?" gli chiese ancora.
Il silenzio era sceso nella stanza, talmente denso che sembrava si potesse quasi toccare.
" Papà" intervenne Lily, guardandolo con rimprovero, ma Pegasus non voleva aiuto da lei " non so niente di più" rispose, sperando che fosse la risposta che suo nonno desiderava.
Harry annuì continuando a guardarlo. Era strano essere guardato così da suo nonno, gli sembrava di essere soppesato, gli sembrava di essere valutato e per quanto sapesse che era effettivamente così, continuava a sembrargli tremendamente sbagliato.
" Bene. Direi che per ora possiamo interrompere" sentenziò Harry, senza mai smettere di osservarlo, come se cercasse un qualche indizio sul suo volto.
"Oggi pomeriggio assisterai alle lezioni e domani valuterò il tuo grado di difesa e di mimetizzazione. Se supererai anche queste resterai..."
Pegasus emise un lieve sorriso " in prova" concluse Harry e il nipote storse la bocca, anche se sapeva che dati tutti i sospetti che aveva su di lui, non poteva aspettarsi di più.
Harry interruppe finalmente il contatto visivo e si voltò verso tutti gli altri " oggi pomeriggio ci sarà Ron e poi Teddy e ora...a pranzo" disse con un sorriso.
Lily si avvicinò a Pegasus e non sapeva neanche precisamente cosa voleva dirgli: fargli i complimenti? Dirgli che il loro Patronus era uguale? Cercare di capire qualcosa di più su di lui?
Ma non riuscì a dire niente perché come la vide avvicinarsi, Pegasus s' irrigidì e con uno " scusa" farfugliato tra i denti le girò le spalle.
Lily rimase per la seconda volta impalata e stupita. Perché la odiava così? Eppure era convinta che avessero molte cose in comune, la sofferenza che aveva visto nei suoi occhi era la stessa che aveva sentito tante volte nel suo cuore.
" Non mi piace" affermò Scorpius affiancandola e Lily emise uno sbuffo quasi divertito " chissà come mai lo immaginavo" asserì.
Scorpius si voltò verso di lei " e come mai, di grazia?" le chiese puntando i suoi occhi nei propri e Lily sorrise " perché ami essere al centro dell' attenzione, perché sicuramente adesso in casa tua non sarai più l' unico principino e forse anche perché hai paura che abbia catturato la mia attenzione"
Catturato la sua attenzione? Lo poteva dire forte.
Aveva dovuto tenere decisamente la rabbia sotto controllo per tutta la mattina.
Aveva visto i suoi tentativi di avvicinarlo e gli occhi di Lily che non lo perdevano per un attimo e poi c' era anche la storia del Patronus.
Sapeva che non era comune trovare due maghi che non fossero connessi e avessero lo stesso Patronus.
Non piaceva neanche a lui provare tutte queste emozioni, non le aveva mai provate per nessuna.
Gelosia. Possessività. Non sembravano parole facenti parte del suo vocabolario, ma con Lily era diverso.
Il sapere cosa le era successo. Il sapere perché scappava da lui e perché continuava a negarsi la possibilità di amare lo rendevano ancora più deciso ad abbattere le sue barriere; ancora più deciso a dimostrarle che il suo cuore poteva battere ancora o forse era anche perché lui lo sperava.
Lo sperava per quello che il suo di cuore gli trasmetteva sempre, per quello che il suo cervello gli comunicava continuamente e per quello che il suo corpo continuava a cercare di fargli capire.
Forse, quello che provava per Lily, era più di un' attrazione. Più di una sfida.
Ma questo, lei, non doveva saperlo.
Le mise l' indice sotto il mento sollevandolo verso di lui, di modo da poterla guardare dritta nei suoi occhi castani " non ti starai sopravvalutando?" le chiese, ma Lily sorrise a sua volta " tu dici?" gli chiese, facendo scorrere l' indice sulla sua guancia.
La mascella di Scorpius si contrasse e con uno scatto chiuse la sua mano attorno al suo polso.
" Perché vuoi farmi impazzire?" le chiese, ma Lily non riuscì a rispondere perché la voce di Albus chiamò Scorpius, sicuramente per andare a pranzo.
Scorpius si voltò un secondo verso di lui senza lasciare il polso " ti raggiungo" gli disse annuendo velocemente per comunicargli che aveva capito, poi si voltò di nuovo verso Lily.
Il respiro di Lily che sembrava quasi echeggiare nella palestra vuota, i suoi occhi che non riuscivano a lasciare quelli di Scorpius e i suoi denti che mordicchiavano senza sosta le sue labbra, fino a quando Scorpius non s' impossessò di esse in un bacio pieno di amore e di passione.
Le sue mani che circondavano le gote rosse e accaldate di Lily, lasciando che le sue dita scivolassero e le accarezzassero , i loro respiri uniti che sembravano uscire dal loro controllo e i loro corpi talmente vicini che poteva sentire il seno di Lily schiacciato contro il suo petto.
Lily sapeva che sarebbe successo, ma in quel momento non riusciva a impedirselo.
Il suo stomaco era stretto in una morsa di eccitazione e le sue mani erano subito salite a circondare il collo di Scorpius.
Tutti i suoi propositi, tutte le sue idee e tutto quello che era successo in quel momento erano solo un angolino buio della sua mente e tutto in lei sembrava urlarle di continuare, di lasciare che qualcuno provasse ad amarla.
Quando Scorpius si staccò da lei appoggiò la fronte contro la sua " tu puoi continuare per tutta la vita a dire che questo non è nulla" le disse e Lily vide i suoi occhi che sembravano plumbei e pieni di eccitazione " ma io non smetterò mai, non rinuncerò mai a te, neanche se dovessi perdere del tutto la ragione, potrei rinunciare a te"
Lily si scansò di colpo con gli occhi sgranati.
Quella che Scorpius aveva appena fatto era una dichiarazione d' amore, o meglio, era ciò che per lui più si avvicinava ad una dichiarazione d' amore.
Adesso doveva essere lei ad essere forte e ad allontanarlo, ma come poteva fare se il cuore le batteva così veloce che sembrava esploderle nel petto e se in quel momento non avrebbe desiderato altro che buttarsi tra le sue braccia e lasciarsi andare.
Parlare con lui, dirgli tutto quello che aveva nel cuore: perché si sentiva oscura, perché era convinta di non riuscire più ad amare e perché non poteva fidarsi più di nessuno.
Invece scosse la testa, le lacrime che le pungevano gli occhi e che, caparbiamente, fermava al limitare delle sue ciglia, poi gli voltò le spalle e corse via, senza dire una parola.  

E se domani...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora