AVVERTIMENTO: IN QUESTO CAPITOLO CI SONO SCENE CHE POTREBBERO TURBARE IN QUANTO SI PARLA DI VIOLENZA SU UN BAMBINO.
Teddy non riusciva a credere a quello che aveva visto fino ad allora.
Pensava di averne viste tante nella sua vita e di averne sentite ancora di più crescendo con i racconti del suo padrino sui tempi della guerra.
Ma quando quella ragazza, Zoe, gli aveva confessato che lei e la sua gemella erano figlie sue e di Victoire, era rimasto imbambolato e senza parole per qualche minuto.
Razionalmente avrebbe voluto mettersi a ridere e scuotere la testa, comunicando a quella ragazza che era nel posto giusto per ricevere un qualche aiuto psicologico, ma poi aveva guardato i suoi occhi.
Erano di un colore spento in quel momento, la sua disperazione e preoccupazione si poteva evincere in ogni capello grigio, in ogni sfaccettatura dei suoi occhi o linea della sua pelle, ma nonostante quello, Teddy non riusciva a non crederle.
Gli sembrava che gli occhi di quella ragazza fossero esattamente identici a quelli di Victoire, e poi, era una Metamorfmaga; certo, questo non gli dava la certezza di niente, ma era un ulteriore punto a suo favore.
Vedendo il suo volto smarrito, lei aveva indicato sua sorella, ancora priva di sensi, e aveva cercato di spiegargli come fossero venute nel passato insieme al figlio di Albus e a quello di Lily per salvare il loro futuro compromesso.
Scosse la testa, anche mentre le formulava nella sua mente quelle parole gli sembravano così assurde, così impossibili, eppure, ancora una volta, la sua voce e i suoi occhi erano così certi che aveva potuto dire con certezza che quella ragazza non mentiva.
Questo, però, non gli aveva impedito di sentirsi sopraffatto e appena vide la ragazza avvicinarsi alla sorella che dava segni di risveglio, mormorò qualcosa a proposito di un antidoto e se ne andò dalla stanza: O forse avrebbe dovuto dire che era fuggito.
Per un attimo si sentì come suo padre che, come gli aveva raccontato sua nonna, non ebbe una reazione esattamente coraggiosa all' idea di aspettarlo.
Certo, era una cosa diversa, suo padre era fuggito per paura di avergli fatto del male prima ancora che lui vedesse la luce, aveva paura di avergli trasmesso il gene della Licantropia...come se potesse esistere, mentre lui era fuggito solo per riordinare le idee e poter aiutare l' altro ragazzo.
Sorrise inconsciamente mentre i suoi pensieri deviavano di nuovo, avrebbe voluto mettersi in contatto con Victoire e dirle che stavano per diventare di nuovo genitori, non era da tutti poter annunciare alla moglie che aspettavano un bambino...anzi due.
Sollevò il mestolo e versò l' antidoto dentro una fialetta, era ancora perso dietro a tutti i suoi ragionamenti quando vide le fiamme del camino accendersi di un verde acceso e il suo corpo si tese: stava arrivando qualcuno.
Istintivamente afferrò la bacchetta e si mise in tasca la fiala, sapeva che tutte le vie di comunicazione da e per il San Mungo erano state disattivate, ma avevano deciso di lasciare un camino per una qualsiasi emergenza con un paziente.
Si rilassò appena vide una figura venire fuori; riconobbe immediatamente Alice mentre veniva sputata fuori atterrando sulle mani e sulle ginocchia.
" Alice" la chiamò e poggiò la bacchetta sul ripiano per chinarsi su di lei.
Quando vide il suo sguardo sgranò gli occhi: le sue guance erano rigate di lacrime e il suo respiro sembrava incepparsi nel suo petto.
" Teddy" soffocò in un gemito, lui provò a sorriderle per farle capire che era davvero lui, ma non ci riuscì totalmente, sembrava davvero sconvolta e lui stesso l' aveva vista sparire davanti ai suoi occhi, senza contare che Lily non era con lei.
" Teddy...aiutala...Teddy, io...oddio"
Alice si sollevò in ginocchio e si strinse le mani sulla testa comprimendola come se tutto fosse troppo per lei.
Teddy le prese le mani staccandole dalla sua testa e lei lo fissò, ma lui non era affatto sicuro che lo stesse vedendo davvero.
" Alice, Alice, fermati, smettila e dimmi cos' è successo? Dov' è Lily? Dove vi hanno portate?"
Era importante che lei si calmasse, solo riacquistando la lucidità avrebbe potuto sapere qualcosa.
" Teddy" ripeté Alice e lui suo malgrado emise un sospiro frustrato, rischiava di non arrivare da nessuna parte in quel modo.
L' aiutò a sollevarsi e cominciò a condurla verso la stanza dov' erano tutti riuniti.
Albus l' avrebbe aiutata, era sicuro che lui sarebbe riuscito a sapere tutto quello che era successo.
Si fermò quando lei si piegò su se stessa colta da uno spasmo improvviso, vide le lacrime ricominciare ad uscire dai suoi occhi e sarebbe caduta sulle ginocchia se Teddy non l' avesse sostenuta.
" Il mio bambino" sussurrò " hanno ucciso il mio bambino" affermò con voce rotta dal pianto.
Teddy improvvisamente comprese e lo spavento gli fece accelerare il passo, il ragazzo stava morendo e lui aveva l' antidoto.
" Dobbiamo correre" affermò e la prese in braccio per trascinarla verso la stanza.
Lei urlò e si contorse tra le sue braccia e Teddy dovette farla scendere. Le poggiò con la schiena contro il muro e si chinò su di lei.
" Sta morendo, posso sentirlo" la sua voce era ormai un pianto angosciato. Tutto lo shock sembrava scomparso e sembrava aver lasciato nei suoi occhi solo un dolore immenso.
" Non morirà, Alice" le disse, poi le prese il viso tra le mani " non morirà, te lo prometto" si alzò e fece per correre verso la stanza pregando di arrivare in tempo, se Alice era in queste condizioni significava che al bambino restava poco tempo e quindi anche al ragazzo disteso in quel letto.
Alice emise l' ennesimo gemito e Teddy si fermò.
Cosa aveva appena pensato? Come aveva potuto essere così stupido.
Tornò indietro mettendosi una mano in tasca e tirando fuori la fiala dell' antidoto.
" Bevi" le ordinò calmo e Alice lo guardò, nei suoi occhi il dolore e lo smarrimento la fecero indugiare un attimo, ma poi parve comprendere i pensieri di Teddy e velocemente prese la fiala bevendone tutto il suo contenuto.
Rabbrividì un attimo per il sapore dell' antidoto, ma qualche secondo dopo il respiro le si fece regolare e Teddy poté vedere i suoi pugni rilasciare la morsa nella quale erano stati racchiusi fino a quel momento e il viso distendersi leggermente.
Alice sorrise prendendo respiri regolari e cercando di far smettere la sua testa di girare vorticosamente.
" Mi viene da vomitare" sussurrò e si alzò di scatto, ma appena fu in piedi, l' aria fresca la investì e le sembrò immediatamente di stare meglio.
Teddy la vide appoggiarsi al muro " vieni, andiamo" le disse con voce tranquilla e lei lo seguì.
Percorsero un paio di corridoi prima di arrivare alla stanza dove erano rinchiusi tutti.
" Lily" disse improvvisamente. Non poteva credere di averla accantonata.
Lei non ci aveva pensato più di un secondo a mandarla avanti e per colpa di questo era rimasta bloccata in quel posto maledetto e lei invece l' aveva messa da parte pensando solo a se stessa.
" Lily" ripeté guardando Teddy nervosamente " lei è..." si fermò. Dov' erano? Lei non lo sapeva.
Non sapeva dov' erano state portate, era stata inconscia per la maggior parte del tempo e anche quando si era ripresa stava talmente male che non ricordava alcun particolare, tranne uno: la persona che aveva stordito Lily.
" Va bene, Alice" la consolò Teddy " visioneremo i tuoi ricordi, la troveremo" le disse posandole una mano sopra al braccio e contemporaneamente aprendo la porta.
Appena entrarono nella stanza rimasero bloccati.
Pandemonio, non era una parola che avrebbe potuto soddisfare a pieno tutto quello che stava succedendo.
Tutti urlavano contro tutti.
Draco sembrava quello più nel panico di tutti.
Scorpius era come avvolto da una pallida luce che circondava lui e Pegasus rendendoli quasi legati.
Teddy seguì la luce e vide che scaturiva dalla mano di Pegasus e che le linee – che aveva notato precedentemente- erano illuminate.
Albus aveva le mani tra i capelli e continuava a passare lo sguardo dal suo migliore amico ad un ragazzo steso nel letto.
Infine vi erano due ragazze appoggiate ad un muro, avevano sul volto l' espressione di chi non riesce a comprendere cosa sta succedendo, ma che contemporaneamente non riescono a stare ferme a guardare.
Alice vide le loro mani allacciate e sorrise tristemente, fino a pochi minuti prima anche lei aveva tenuto la mano di sua sorella, della sua migliore amica.
Questo la riportò alla realtà " Albus" chiamò.
Non fu altro che un sussurro e si diede quasi della stupida da sola, come poteva sentirla visto tutto il caos che c' era nella stanza, ma lui invece la sentì.
Alzò gli occhi e Alice non aveva mai visto i suoi occhi brillare così tanto.
Tutto si fermò intorno a lei mentre guardava Albus correre verso di lei e prenderla tra le braccia.
Aveva avuto così tanta paura di non rivederlo che Alice passò le sue mani intorno al suo busto e lasciò che il profumo del suo corpo le invadesse le narici.
Lui le prese il viso tra le mani accarezzandolo e la baciò.
Proprio nel secondo in cui le loro labbra s' incontrarono, il rumore di un risucchio li riscosse e li fece dividere.
Albus guardò suo figlio sollevarsi a sedere di scatto e cominciare a respirare come per riportare aria dentro ai suoi polmoni.
Alice guardò il ragazzo, lei non lo aveva mai visto, ma quando il ragazzo aprì i suoi occhi e lei vide i suoi occhi verdi non poté fare a meno di fare un passo indietro.
Albus stava per andare verso suo figlio, ma sentì la mano di Alice scivolare dalla sua e si fermò.
Vide che le due ragazze avevano circondato suo figlio e decise che Alice aveva bisogno di qualche spiegazione.
" Alice, so che potrà sembrarti assurdo, ma lui è J.J. ..." si fermò per essere sicuro che lei lo stesse comprendendo, quando la vide riportare lo sguardo su di lui continuò: " lui è il nostro bambino" affermò e Alice aprì le labbra osservando il ragazzo che stava parlando con le due ragazze: i suoi capelli corvini sparati in tutte le direzioni, i suoi occhi verdi e pieni di luce e persino le labbra piene di Albus.
" Aly" la chiamò Albus vedendo il suo volto scioccato.
Lei riportò per la seconda volta lo sguardo su di lui, ma stavolta un sorriso orgoglioso comparve sulle sue labbra " è la tua copia sputata" commentò.
Albus sorrise alla sua reazione e guardò verso il figlio " sì, direi che mi sei rimasta fedele" scherzò prendendosi uno scappellotto da Alice.
Proprio in quel momento il ragazzo si voltò verso di loro e gli occhi di madre e figlio s' incrociarono per un attimo.
Alice sembrava volesse precipitarsi da lui, ma contemporaneamente capì dal suo sguardo che lui non la conosceva.
" Perché non vai da lei?" gli chiese Zoe e J.J. distolse lo sguardo puntandolo nel suo " potremmo andare insieme, là c' è tuo padre a parlare con Draco" le disse sarcastico.
Zoe sospirò " pensavo che il veleno ti avesse addolcito" scherzò guardando di soppiatto verso suo padre.
Lui sorrise " da quando in qua il veleno addolcisce?" chiese scherzoso " bè, più acido di come eri è impossibile" replicò stando allo scherzo.
" Ma...ma..." J.J. non riusciva a trovare parole per opporsi, poi capì che lo stava prendendo in giro e incrociò le braccia al petto.
Lei rise e gli circondò le gote con le mani " ho fatto bene a scommettere su di te, Potter" gli disse baciandolo dolcemente sulle labbra.
Lui mise le mani su quelle piccole di Zoe e sorrise " da quando in qua credi in me?" la stuzzicò, poi prima ancora di aspettare la sua risposta l' attirò a sé.
" Bè...questo sì che è imbarazzante" commentò Albus e Alice sorrise portandosi una mano al ventre visto che il piccolo J.J. le aveva appena tirato un calcio.
Alice spostò lo sguardo e osservò l' altro ragazzo e Scorpius entrambi incoscienti e circondati dai restanti occupanti della stanza.
" Cosa è successo a Scorpius?" chiese Alice " non lo sa neanche Draco" rispose Albus e Alice si avvicinò a loro.
" Quindi se lui è nostro figlio..." disse osservando di nuovo quel ragazzo che si stava spostando per scendere dal letto " provo ad indovinare...lui è figlio di Lily e Scorpius?" chiese guardando i suoi capelli biondi e il fisico simile a quello del padre.
Albus annuì " Pegasus " la informò e Alice annuì con le lacrime agli occhi.
Non riusciva a smettere di pensare a Lily. Pensare a lei nelle mani di Aaron, pensare a lei ferita da colei che avevano creduto amica.
Con la quale avevano diviso pasti, allenamenti e chiacchiere tra amiche.
Si appese al braccio di Albus attirando la sua attenzione. Doveva dirglielo subito " Lily..."
Si fermò notando il dolore negli occhi di Albus, sapeva che sua sorella era stata sicuramente il suo primo pensiero dopo averla vista entrare sola nella stanza e sapeva che non aveva chiesto niente per paura.
Il suo animo Serpeverde che aveva preferito non pensare per un attimo invece che soffrire.
" Lei non ce l' ha fatta a fuggire" lo informò e lui annuì senza riuscire a parlare " dobbiamo trovarla... lei è in mano..."
Albus alzò una mano e la interruppe, non voleva sentire il nome di Aaron. Non credeva di riuscire a gestirlo.
" Non è solo lui, Albus..." lo informò la voce che tremava " c' è una talpa in Accademia" affermò ottenendo totalmente la sua attenzione.
***
J.J. scese dal letto e si fermò appena i suoi occhi registrarono suo cugino steso sul letto.
" Non si è ancora ripreso?" chiese la paura nei suoi occhi. Zoe scosse la testa, senza riuscire a staccare gli occhi dalla figura immobile nel letto.
" Non è bastata neanche la collana...anzi...io credo che sia per questo che Scorpius..."
Si fermò e lasciò che J.J. osservasse la luce bianca che si sprigionava dalle mani di Pegasus e lo legava a suo padre, seduto e anche lui inconscio.
" Per Silente!" imprecò " questo è proprio un gran casino" affermò e nel silenzio che si era creato, tutti si voltarono verso di lui.
Non potevano essere più d' accordo.
***
Lily vide il divano verde che ormai aveva visto anche dal vivo e trattenne il fiato.
Quello che aveva visto succedere più volte in quella stanza l' aveva distrutta talmente tanto che si chiedeva se sarebbe mai più tornata la stessa persona che era.
Guardò il bambino seduto sul divano e sentì le lacrime salirle agli occhi, fino a quando aveva potuto credere di non essere lei, aveva provato solo odio verso quella figura che si presentava con il suo volto per fare del male ad un bambino così piccolo, da quando aveva capito che lei era la mamma di Pegasus, che lei era quella mamma che lui guardava con occhi pieni di supplica, che guardava implorante come se non capisse il motivo, da quell' esatto momento, poteva essere solo disgustata e piena di odio verso se stessa.
Come poteva essere diventata quel tipo di persona.
Razionalmente le pareva così impossibile, le sembrava che solo dopo averla sottoposta ad un trapianto di cervello avrebbe potuto comportarsi in quel modo, perché non era da lei; non era da Lily Potter.
Non avrebbe mai torturato suo figlio, anzi, dubitava che sarebbe mai riuscita a torturare nessuno. Non dopo quello che aveva passato.
Sentì la mano di Scorpius stringere la sua, ma Lily non ebbe il coraggio di alzare gli occhi, né per guardare lui, né per guardare l' espressione di Pegasus.
Quando vide il bambino sbarrare gli occhi e raccogliere le ginocchia al petto come per proteggersi capì che quella donna doveva essere in arrivo e soprattutto, capì che oramai, il piccolo, ne era completamente terrorizzato.
I suoi occhi erano così spenti, ancora meno vivaci dell' ultimo ricordo che Lily aveva visto, e probabilmente in questo era anche cresciuto, sembrava avere circa cinque o sei anni.
" Piccolo incapace, cosa stai facendo qua?".
Lily chiuse gli occhi quando la donna entrò anche nel loro campo visivo. Non riusciva a guardarsi.
Scorpius si voltò verso Lily; era sorpreso. Aveva creduto che Pegasus fosse in errore, eppure adesso Lily era davanti a lui e il modo in cui aveva appena parlato al bambino non faceva presagire niente di buono.
Guardò Lily, ma lei aveva ancora gli occhi fissi su quella donna, lo sguardo inorridito e sorpreso di chi non riesce a credere ai propri occhi. Spostò lo sguardo sulla Lily del ricordo e strinse i suoi occhi per osservarla meglio.
Aveva qualcosa che non andava.
Il colore degli occhi era quello di Lily, ma lo sguardo non gli sembrava il suo.
Conosceva ogni sfaccettatura dei suoi occhi, di quel castano così luminoso da sembrare del colore di una foglia autunnale. Conosceva l' amore che Lily riusciva a trasmettere, anche nei momenti di rabbia pura o di furia, e, quello sguardo, non assomigliava minimamente a quello di quella Lily.
" Tu stupido Magonò" disse la donna con una cattiveria tale che Lily trasalì.
Si avvicinò al bambino e Lly avrebbe voluto solo frapporsi tra i due e proteggere quel bambino, ma non poteva cambiare ciò che era già successo.
Lo vide prenderlo per il polso e sollevarlo dal divano " ti sei allenato?" gli chiese e il bambino la guardò terrorizzato. Le lacrime in quei piccoli occhi azzurri " m-mamma..." iniziò, ma lei non lo lasciò finire perché gli tirò uno schiaffo così forte che il bambino barcollò qualche secondo tenendosi la guancia.
" Non devi implorare!" gli urlò " sii uomo e uccidi" gli disse e senza degnarlo di uno sguardo, puntò la bacchetta verso il corridoio e dopo qualche secondo videro apparire un gattino.
" Stai scherzando" soffiò Lily vedendo che lo depositava sul divano e lo immobilizzava con la magia. Non poteva aver capito bene. Quella donna voleva davvero che Pegasus imparasse ad uccidere, facendogli maledire un gattino.
Lily capì che era la stessa scena che aveva visto la volta precedente.
" Per favore... Non farmelo rivedere..."
Lily s' interruppe appena il figlio che aveva ancora nel ventre alzò di nuovo lo scudo e lei guardò meglio gli occhi di Pegasus e vide che la stavano guardando con una furia tale che era diventati di nuovo rossi.
" Davvero mamma?" le chiese con la rabbia che trapelava dalle sue parole " non sei orgogliosa? mi hai costretto..." si fermò stringendo le mani a pugno, il respiro affaticato per fare uscire le sue ultime parole " non essere ipocrita... almeno...non essere ipocrita" le sibillò e Lily riportò lo sguardo sul bambino del ricordo e guardandolo attentamente vide i lividi e i graffi sul suo volto e capì che effettivamente doveva essere passato qualche giorno rispetto al ricordo precedente.
Sospirò distogliendo lo sguardo e lo scudo si abbassò di nuovo.
Si portò una mano alla tempia massaggiandosela. Il piccolo Pegasus stava cercando di maledire il gattino. Lily poteva vedere la sua espressione concentrata, lo sguardo che lanciava a quella donna e che cercava la sua pietà.
" Non ce la faccio, mamma... ti prego smettiamo".
La donna puntò la bacchetta su di lui " è una questione di sopravvivenza, Pegasus, la mamma lo fa per te" gli disse con una voce così calma che a Lily si arricciarono i capelli sulla nuca.
Scorpius chiuse gli occhi provando ad ascoltare la voce di questa Lily, l' aveva sentita così tante volte arrabbiata con lui e come se non bastasse l' aveva sentita infuriata e piena di disperazione anche nel primo ricordo del futuro che aveva osservato, ma mai, mai, aveva udito questo timbro.
Era cattivo, era sadico, era qualcosa che non gli sembrava appartenere a Lily. Lei che non era così neanche quando parlava degli Apocalittici, come poteva rivolgersi al proprio figlio in quel modo?
Riaprì gli occhi quando sentì un rumore di vetri infranti e il suo cuore mancò un battito quando vide che il suo bambino era riverso a terra in mezzo ai resti di un tavolino rotto.
Provò una grande rabbia nel vedere la donna avvicinarsi a lui e torreggiare su di lui guardandolo, quasi, come se fosse preoccupata.
La vide chinarsi mentre Pegasus cercava di rialzarsi finendo per tagliarsi di più, gemendo di dolore e mordendosi il labbro inferiore per imporsi di non piangere.
Lily azzardò un' occhiata a suo figlio, il ragazzo adulto che era al suo fianco e vide che non riusciva a staccare gli occhi dal bambino, la mascella contratta e le mani strette in un pugno così forte che le sue nocche erano sbiancate.
Si pose i palmi delle mani sugli occhi sentendo le lacrime salirle, cosa doveva aver passato in mano a quel mostro?
Un verso gutturale attrasse la sua attenzione sul piccolo Pegasus e lo vide muovere una mano per togliersi il vetro da un braccio e stringere i denti per non cedere alle lacrime. Sentì Scorpius accanto a lei inspirare bruscamente il respiro.
Vide il suo piccolo braccio cominciare a sanguinare sempre più copiosamente e si chinò sulle ginocchia "mi dispiace" mormorò " mi dispiace così tanto" bisbigliò con la voce rotta dalla lacrime.
Non sapeva neanche perché si stava scusando, era convinta di non essere lei quella donna, ma guardare il suo bambino e leggere la disperazione nei suoi occhi e la confusione nel suo volto, era una cosa che la stava distruggendo.
Stava distruggendo il suo cuore di mamma.
Si avvicinò lentamente ormai incurante di chi fosse con lei, ma solo con gli occhi fissi sul bambino tremante.
S' inginocchiò accanto a lui e vide una cameriera percorrere la stanza e portarsi le mani alle labbra dopo aver visto la scena.
" Non ora, Emily" le disse la donna con cattiveria e contemporaneamente con uno sguardo pieno di trionfo che Lily comprese essere per quello che aveva fatto " ma puoi restare qua, probabilmente dopo avrà bisogno di te".
Lo disse con una tranquillità tale che Lily quasi rabbrividì. Come poteva minacciare un bambino con quella tranquillità?
Vide la cameriera scuotere la testa e finalmente capì perché in tutti i ricordi che aveva visto non parlava mai.
L' aveva sempre vista lateralmente, appoggiata al muro o china sul bambino e non era mai riuscita a vederla totalmente in viso.
Il suo viso era completamente sfigurato da una parte. L' occhio era fisso e la palpebra assente mentre la bocca sembrava sempre aperta in un ghigno che mostrava i denti.
Lily si chiese come poteva Pegasus non esserne spaventato. Un bambino della sua età non poteva non esserne impaurito.
Ma capì che non era così quando vide come Pegasus adulto stava guardando la cameriera, con un amore così sconfinato che Lily avrebbe pagato Galeoni per vedere quello sguardo mentre osservava lei.
" Hai capito, stupido pezzo di carne inutile?" gli chiese prendendolo per i capelli e alzandolo di modo che lui non potesse che seguirla e mettersi in piedi.
Il bambino cercava di non piangere, ma Lily vide che il suo mento era talmente tanto contratto e i suoi occhi talmente pieni di lacrime che non sapeva se ci sarebbe riuscito ancora a lungo. E lei aveva visto cosa gli succedeva se cominciava a piangere.
" Non starai per piangere, vero?" gli chiese la donna e la sua voce era quasi un ringhio animalesco.
Il bambino guardò per un attimo davanti a sé e Lily si accorse che cercava conforto nella cameriera.
Lei scosse la testa impercettibilmente e il bimbo ripeté il gesto stringendo le labbra per ricacciare le lacrime indietro.
" Bene" disse la donna lasciandogli i capelli e Pegasus si portò una mano a massaggiarsi la testa dolente, ma ancora non disse una parola.
" Allora...stendi la mano e uccidi quel dannato gatto" gli ordinò.
Pegasus stese il braccio e lo puntò verso il gattino e pronunciò le parole.
Lily si portò le mani al viso quando sentì quelle due parole uscire dalle labbra innocenti del suo bambino " Avada Kedavra" disse e la sua voce era poco più di un sussurro.
Il ringhio rabbioso della donna fece capire a Scorpius che il gattino era ancora vivo, ma Scorpius non l' aveva neanche guardato, non era riuscito a spostare gli occhi dal viso del suo coraggioso bambino.
Non era riuscito a smettere di guardare tutta la determinazione che si era imposto per non piangere e per cercare di accontentare la madre e non soffrire più, ma quando la vide chinarsi sui vetri rabbrividì.
Lily si alzò in piedi come per frapporsi in mezzo, ma sapeva che non sarebbe servito.
" Tu...devi...volerlo...uccidere" disse scandendo le parole una per una e Lily scosse la testa vedendo Pegasus che la guardava senza riuscire a proferire parola o a chiedere spiegazioni, solo fermo nel suo terrore.
Lo vide iniziare a tremare quando lei si avvicinò a lui con un vetro in mano, ma ancora non la pregò.
Vide la cameriera scattare in avanti e lei sorridere e bloccarla con un semplice incantesimo.
Vide Pegasus guardare la cameriera e poi spostare lo sguardo su sua madre come a pregarla di non farlo.
" Devo, capisci?" gli chiese come se gli stesse impartendo una lezione.
" Devo mostrarti cosa significa sopravvivenza...ricordi che ti ho detto che era una questione di sopravvivenza?" gli chiese e la sua voce non era più piena di rabbia, anzi sembrava quasi felice e Lily sentì la bile salirle in gola quando capì che sicuramente stava pregustando quello che sarebbe successo.
" Sai, Pegasus, se dovessi scegliere tra la tua vita e quella di un altro che faresti?" gli chiese e il bambino scosse la testa, un vago sguardo di confusione nel suo volto.
Lily strinse le mani. Come poteva chiedere ad un bambino di cinque anni una cosa del genere?
Cosa ne sapeva lui della morte?
" Non uccidere nessuno" la voce bassa e terrorizzata con cui lo disse, fece capire a Lily che in realtà sapeva cos' era la morte e lo sapeva anche troppo bene.
Questo fece cadere Lily in un baratro ancora più profondo. Cos'altro aveva dovuto subire il suo povero bambino?
La donna si alzò in piedi con un'espressione soddisfatta sul suo viso " ti riferisci a Kathrine?" gli chiese " bè, dovevo mostrarti come si uccideva e mi serviva un volontario" rispose con una voce così scherzosa che Scorpius provò l' impulso di prenderla a schiaffi.
Oltre ad abusare di lui fisicamente, stava torturando anche la sua mente.
Guardò Emily e tornò a guardare il bambino " ma in fondo era lei quella a cui eri più affezionato, vero?" e il bambino abbassò gli occhi " se mi sono sbagliata posso benissimo..."
" NO" urlò lui, parlando per la prima volta e implorando la mamma di non fare del male alla cameriera cui aveva già puntato la bacchetta al petto.
" Allora, se dovessi scegliere tra te e lei...chi salveresti?" le chiese inginocchiandosi di nuovo davanti a lui.
Lily non riusciva a staccare gli occhi da suo figlio e da quello sguardo pieno di disperazione.
" Va bene" disse lei allungando la mano e toccandogli i capelli, lui si ritrasse e la donna rise " non preoccuparti" gli disse, non senza una certa soddisfazione " mi sono ripromessa di non colpirti più in testa, credo tu stia diventando scemo" lo informò, con la stessa intonazione di un dato di fatto e Lily non poté fare a meno di sgranare gli occhi.
Era una conferma. Lei non avrebbe mai detto una cosa del genere. Mai. Non esisteva. Mai.
" Ti faccio un esempio più semplice, vuoi?" domandò e Lily si alzò in piedi mettendosi di fronte a lei e studiando ogni centimetro di quella folle che adesso stava parlando al suo bambino come se avesse mai avuto una scelta.
" Tra te e il gatto chi salveresti?".
Vedendo che non riceveva risposta si chinò di nuovo e si appoggiò al braccio, già ferito del bambino, conficcando una delle sue dita nella carne viva.
Lily urlò contemporaneamente a Pegasus. Non se lo aspettava e non osava immaginare come un bambino così piccolo fosse riuscito a sopportare un dolore che, come lei purtroppo sapeva, era fortissimo.
" Fa male?" gli chiese e Lily vide con la coda dell'occhio che anche Scorpius era avanzato e che ora erano entrambi così vicini alla donna e al bambino che se solo avessero potuto glielo avrebbero strappato tra le braccia prima di maledirla una cinquantina di volte.
" Questo è il dolore" gli insegnò mentre il bambino era caduto a terra e si stava rotolando tenendosi il braccio ferito e respirando affannosamente.
" FERMATI!" urlò la donna e lo bloccò per le spalle " adesso?" gli chiese " adesso chi lasceresti morire?" domandò ancora.
Quando il bambino non rispose lei infilò di nuovo un dito dentro la carne aperta facendolo urlare e rendendolo quasi stordito per il dolore.
" Adesso?" ripeté e lui scosse la testa.
Lily avrebbe voluto che il ricordo si fermasse come sentì di nuovo le urla piene di dolore del suo bambino.
Il cuore le stava esplodendo nel petto e le lacrime le rigavano ormai le guance.
" Devi reagire" gli urlò schiaffeggiandolo di nuovo " dimmi chi vorresti che morisse" gli ordinò.
Lily vide il bambino finalmente fermarsi e prendere dei respiri.
Poteva vedere il suo petto muoversi a blocchi, la sofferenza talmente tanto forte da rendergli impossibile respirare correttamente.
Vide il suo sguardo pieno di rabbia e rancore e lei si ritrovò a pensare che in tutti i ricordi che aveva visto, non era mai riuscita a vedere uno sguardo felice o spensierato in quel bambino.
" Te" rispose in un fiato e il cuore di Lily si fermò.
Che cos' aveva detto?
" No, no, no" disse disperata alzandosi in piedi e mettendosi in mezzo tra la donna e il bambino " non lo ha fatto apposta...è piccolo..." lo giustificò presagendo già cosa stava per accadere " NON LO TOCCARE!" urlò cercando di abbassare la bacchetta, ma non aveva potere in un ricordo.
Si voltò verso il Pegasus adulto " ti prego fermalo" gli disse.
Non poteva vedere un' altra tortura. Lei non riusciva a convivere con questa colpa.
Non riusciva a pensare di essere davvero lei.
" Pensi di essere intelligente, vero?" gli chiese, la voce piena di rabbia e Lily suo malgrado si voltò di nuovo verso la scena.
Il bambino si muoveva tra le mani della donna, si agitava, ma la forza di lei era maggiore e lo schiacciò a terra.
Quando il corpo del bambino cozzò contro i vetri già infranti Lily si portò le mani sopra al viso e a quel punto non riuscì ad impedire a nuove lacrime di cadere dai suoi occhi.
" Vuoi che t' insegni nel peggiore dei modi, vero?" il bambino non rispose quasi soffocato dal braccio della donna e lei gli puntò il vetro contro la gola.
" Allora, salveresti te stesso o il gattino?" gli chiese e Lily vide il bambino stringere gli occhi pieni di rabbia con la quale la stava guardando.
Lei gli passò, lentamente e senza premere la parte tagliente del vetro sulla gola " sai cosa potrei farti? La tua vita è in mano mia..." sussurrò " quindi dimmi quello che voglio sentire" gli ordinò e con il vetro salì al suo viso.
" Per favore" sussurrò Lily avvicinandosi al Pegasus adulto.
Pegasus bambino scosse la testa " ucciderò il gatto" mormorò impaurito.
Il viso della donna si aprì in un sorriso pieno di perfidia e vittoria " sei deciso?" gli chiese e lui non rispose continuando a guardarla come se fosse l' ultima cosa che volesse fare.
La donna sorrise come se non avesse aspettato che questo e premette il vetro fino ad affondare nella sua carne, partì dal lato del labbro e percorse la strada fino all' occhio fermandosi poco prima.
Lily si premette le mani sulla bocca, forte, fino a riuscire a smorzare il suo grido, fino a farsi del male; vide Scorpius sorpassarla e fu sicura che stesse cercando d' impedirle di fargli del male, ma non ci riuscì.
Lily si distese accanto al bambino urlante e tremante e gli pose una mano sulla testa, come a volerlo cullare.
" Almeno adesso somiglierai a chi ami così tanto" gli disse con rabbia e liberò la cameriera che schizzò subito accanto al bambino.
" Curalo" le ordinò " ma non devi toccare quella" le disse indicando il viso di Pegasus che stava ormai diventando una maschera di sangue " se quando torno gli hai curato anche quella..." la guardò minacciosa " a quel punto ne avrà davvero una uguale alla tua" minacciò.
Lily vide lo sguardo della cameriera e provò pena per lei. Da come guardava suo figlio sembrava che questa Emily lo amasse davvero, forse era l' unica figura materna che conosceva.
" E tu..." disse guardandolo " quando torno dovrai uccidere quel gatto" gli ordinò.
Pegasus guardò quella donna che diceva di essere sua madre e che lo aveva ferito e strinse i pugni.
Gli oggetti cominciarono a vibrare sulle mensole, i vetri tremarono e persino il pavimento sembrò sussultare.
E poi accadde: In un secondo gli occhi di Pegasus divennero rossi.
La cameriera cadde seduta all' indietro e gli occhi della Lily del futuro si sgranarono come Pegasus spostò gli occhi verso il gatto e senza esitazione tese la mano pronunciando le fatidiche parole.
In un attimo il gatto cadde a terra. Gli occhi sgranati e le membra intirizzite. Era morto.
" NO!" urlò Lily " NO!NO! NO!" continuò ad urlare.
Scorpius si precipitò da lei e la prese tra le braccia. Si chiese come potesse amarla dopo aver visto quello che aveva fatto al suo bambino, ma si stava facendo forza pensando che quella non era lei.
Lily non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
" Ti prego..." lo supplicò tra le lacrime, passando lo sguardo dal bambino dei ricordi che in quel momento era cullato da una cameriera silenziosa, a il ragazzo che aveva accanto a sé. La versione adulta di suo figlio.
" Per favore..." lo pregò " devi credermi, io..." si fermò quando afferrò il polso di suo figlio.
Per un attimo fu come se ci fosse un terremoto, tutto intorno a loro cominciò a vibrare e istintivamente riportarono lo sguardo sui ricordi, forse era qualcosa che li riguardava.
Invece tutto era come un attimo prima, all' improvviso però una nebbia si diffuse intorno a loro e quando si schiarì la cameriera non era la solita cameriera.
Il suo viso era ancora sfigurato e la sua bocca ancora perennemente spalancata e senza labbra, ma i lineamenti erano decisamente quelli di Lily.
" Cosa hai fatto?" chiese Pegasus facendo un passo indietro.
Lily e Scorpius stavano guardando ancora scioccati la scena davanti a loro e non lo sentirono.
" COSA HAI FATTO?" urlò Pegasus e Lily comprese che i suoi occhi erano di nuovo diventati rossi e senza controllo, visto che il suo bambino alzò immediatamente il suo scudo.
" Non ho fatto niente..." mormorò Lily incerta.
" DEVI AVER FATTO QUALCOSA...RIDAMMI EMILY, RIDAMMI EMILY!" urlò Pegasus fuori controllo e Scorpius si alzò frapponendosi tra madre e figlio.
" SPOSTATI PAPA'" urlò sentendo le sue mani vibrare di potenza " Pegasus, calmati" gli impose Scorpius.
Alcune voci attirarono l' attenzione di Lily e lei non poté fare a meno di aprire le labbra nel vedere finalmente chi era la persona che interpretava il suo ruolo.
Un calore le si irradiò nel petto al sollievo di aver sempre avuto ragione.
Non era lei. Era Emily.
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E se domani...
FanfictionE se un giorno un giovane ragazzo di vent'anni arrivasse e preannunciasse una nuova guerra magica? e se nessuno conoscesse davvero quel ragazzo? e se le cose non fossero esattamente come appaiono? Ennesima Lily / Scorpius che mi è balzata in testa :...