16 CAPITOLO

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" Hanno risistemato la strada" affermò Zoe, notando che dove metteva i piedi vi erano molte meno buche rispetto a quando se ne erano andati.
" Siano lodati gli Apocalittici" disse J.J. sarcastico.
Era chiaro che se era stato fatto qualche lavoro era solo perché interessava a loro.
Zoe sospirò " davvero divertente, Potter" lo rimproverò e J.J. sollevò il labbro superiore in un mezzo sorriso " siamo tornati nella nostra epoca e siamo tornati ai cognomi, Lupin?" la stuzzicò " può darsi" rispose Zoe, scavalcando un muretto per continuare il percorso attraverso la boscaglia.
Conoscevano benissimo il percorso che li avrebbe condotti al quartier generale della resistenza e anche se mancavano ormai da più di tre mesi, erano sicuri che non si sarebbero mai spostati.
" Strano che non sia passato neanche un Apocalittico" affermò Zoe e J.J. si guardò intorno " vuoi smetterla di portar male?".
Lei roteò gli occhi " vuoi smetterla di essere così superstizioso?" gli chiese.
J.J. si fermò " superstizione o no prima ho avuto ragione". Zoe si fermò a sua volta girandosi verso di lui " potresti evitare di ricordarmi ogni cinque minuti che per colpa tua...lasciamo stare" .
Si voltò, ma J.J. la prese per un polso costringendola a girarsi di nuovo " lo risolveremo. Te l' ho promesso" la rassicurò e Zoe scosse la testa " non fare promesse che non sei sicuro di mantenere" lo rimproverò e lui strinse le labbra " mio nonno..."
" Tuo nonno non è onnipotente..."
" Neanche Pegasus!" esclamò J.J. e si accorse di aver quasi gridato.
Zoe spalancò gli occhi stupita da tanta rabbia, lui e Pegasus erano così uniti, per quale motivo adesso si comportava così?
Lo studiò ancora un secondo, ma sembrava davvero arrabbiato, poi scosse la testa e tornò a guardare davanti a sé " andiamo" disse soltanto passando sotto ad una staccionata che conduceva alla parte più fitta del bosco.
" Ci siamo quasi" affermò J.J. guardandola di soppiatto, si sentiva in colpa per il suo scatto di rabbia.
Forse era stato immotivato, in fondo era vero che si erano sempre appoggiati a Pegasus, ma Zoe non lo guardava continuando a camminare avanti a sé.
Sospirò abbassando leggermente lo sguardo. Non era esattamente il suo giorno fortunato.
Dopo pochi passi sentì Zoe fermarsi di colpo, le scarpe che emisero un rumore di foglie smosse nel silenzio del bosco.
Alzò la testa e vide un gruppo di maghi con un cappuccio semi calato sul volto che erano letteralmente apparsi loro davanti con le bacchette sguainate.
Anche loro tirarono fuori le proprie, ma con un Expelliarmus le bacchette volarono in mano al più alto di loro.
Zoe guardò J.J. spaventata: non era la divisa degli Apocalittici, ma loro non erano neanche il solo pericolo in un periodo oscuro come quello che stavano vivendo.
" Guarda guarda due innamorati litigiosi" disse una voce di donna che a J.J. sembrava di aver già sentito.
" Non siamo innamorati" lo interruppe Zoe e poi si diede della stupida da sola, in quel momento la cosa meno importante era puntualizzare.
L' uomo con le bacchette in mano rise sommessamente e J.J. guardò Zoe, sembrava la risata di Pegasus, quella risata leggera, ma piena di scherno, ma com' era possibile.
Lo avevano lasciato nel passato.
" Sapete che questo bosco è privato?" chiese ancora la donna.
" E di chi è?" chiese J.J. rabbioso attirando l' attenzione su di sé.
Per un attimo ci fu un silenzio generale, poi una delle figure incappucciate si avvicinò superando gli altri più vicini.
J.J. indietreggiò di un passo. Forse li aveva fatti arrabbiare e fare innervosire persone armate mentre sei disarmato non era un' idea fantastica.
Quel giorno doveva proprio essere la festa delle idee sbagliate.
" Lasciateci andare e cambieremo strada" tentò Zoe, sentendo il cuore accelerare dalla paura per J.J., ma la figura non si voltò verso di lei e si avvicinò ancora di un passo a J.J., poi si tolse il cappuccio " hai gli occhi di mio padre" affermò.
J.J. spalancò le labbra sorpreso. Quello davanti a loro era James Sirius Potter.
" Ma non eri morto?" non riuscì a trattenersi dal chiedere e James aggrottò le sopracciglia " morto?" domandò quasi divertito, poi parve pensare a qualcosa e il suo sguardo tornò a concentrarsi su di lui " mi conosci?" chiese e J.J. deglutì.
" Io...io sono il figlio di Albus P..."
Non riuscì neanche a finire le parola che si trovò la bacchetta puntata alla gola.
" Non mentire" intimò e J.J. fece scorrere lo sguardo sul suo volto. Era davvero impressionante vedere come suo padre e suo zio si assomigliavano.
La donna che teneva le loro bacchette si avvicinò mentre l' altro teneva Zoe sotto tiro.
" Gli somiglia davvero tanto, Jamie" affermò, ma James scosse la testa " è morto quando avevamo vent' anni".
Le gambe di J.J. parvero cedere. Che aveva detto?
" Alice però era incinta" disse una voce dal fondo e J.J. poté sentire la donna sospirare " lo sai che è morta prima di partorire...inutile aggrapparsi a scuse effimere" affermò stancamente e J.J. cominciò a respirare pesantemente.
Non è possibile. L' unico pensiero che gli veniva in mente, mentre il respiro si faceva sempre più grosso e la vista più sfocata.
" J.J." la voce di Zoe era spaventata e lui non riusciva a capire perché.
Si sentiva sudare e le voci si fecero più ovattate. Suo padre morto. Lui non era nato?
Forse il casino era più grande di quello che pensavano.
" James!" la voce di Zoe era imperativa e suo malgrado si voltò verso di lei " Zoe...io...io non esisto" disse mentre le gambe gli cedevano definitivamente facendolo cadere in ginocchio. Zoe si lanciò verso di lui.
" Ferma" le intimarono, ma lei li ignorò raggiungendolo e gli prese il viso " Devi stare calmo. Devi stare calmo" gli intimò.
" Respira, risolveremo tutto, parleremo con tuo nonno come avevamo deciso" parlava come se gli altri non ci fossero.
J.J. scosse la testa " mio nonno non mi riconoscerà. Mio nonno non sa...non sa neanche che esisto" sentiva la sua voce rompersi per le lacrime che volevano uscire.
" Tuo nonno è Harry Potter, lui capirà"
La donna rise e si tolse il cappuccio mostrando i suoi capelli rossi " che cosa?" chiese e J.J. e Zoe spalancarono gli occhi senza riuscire a staccare lo sguardo da lei.
" Siamo in mano agli Apocalittici" sussurrò Zoe terrorizzata, senza lasciare la mano di J.J.
L' uomo che le puntava la bacchetta contro prima che si spostasse si tolse il cappuccio a sua volta, mostrando i suoi capelli biondi e gli occhi grigi.
" Non credo proprio, ragazzini, siete in mano alla resistenza e adesso credo che dovreste spiegarci un paio di cosette" affermò e J.J. capì perché la sua risata gli era sembrata quella di Pegasus, quello davanti a lui era suo padre. Scorpius Malfoy.
Lui e Zoe si guardarono e J.J. lesse negli occhi di lei la stessa identica sorpresa; anche lui doveva essere morto da ormai tanti anni, senza contare che se era vero quello che stavano dicendo, Lily Potter era buona e suo padre era morto.
Che casino avevano combinato?
***
Albus spalancò le labbra senza riuscire a staccare lo sguardo da Alice " so che non era esattamente programmato..."
Albus interruppe il tentativo di giustificarsi di Alice e la prese tra le braccia sollevandola leggermente e affondando la testa nel suo collo " è bellissimo" le sussurrò sulla pelle e Alice si rilassò e sorrise.
Lily, Scorpius e Rose guardavano la scena, sentendosi quasi di troppo in una cosa tanto privata e Lily aveva le lacrime agli occhi alla vista della felicità che vedeva sui volti di entrambi.
" E bravo Al" sussurrò Scorpius e Lily sorrise tirandogli una lieve gomitata, voleva colpire le costole come era abituata a fare con Alice, ma data la differenza di altezza lo prese al livello della cintura e Scorpius si scansò facendo un viso scandalizzato " vuoi toglierti ogni possibilità di vivere la stessa gioia?" le chiese malizioso e Lily arrossì incrociando le braccia " non voglio un bambino" mormorò imbronciata facendolo ridere.
Sapeva che lei non voleva un bambino, sapeva che aveva già troppi problemi, che tutto quello che in quel momento aveva nella testa erano il ritrovamento di sua madre e il rimettere in ordine le sue emozioni dopo tutto quello che le era successo.
Ma guardando Albus e Alice, guardando la loro felicità impresso in ogni angolo del loro viso, osservando i loro occhi luminosi che non riuscivano a lasciarsi, non riusciva a pensare che al fatto che avrebbe tanto voluto un giorno vivere la stessa cosa e, che avrebbe voluto viverla con Lily.
" Non avrei mai pensato che il primo sarebbe stato il responsabile e tranquillo Albus" sussurrò Rose al fianco di Lily.
Lei si voltò verso la cugina " è vero, anche io credevo che sarebbe stato James" affermò tristemente e Rose le mise un braccio intorno alle spalle " io invece credevo che saresti stata tu...sai l' ultima Potter, quella più impulsiva, quella più ribelle" la prese in giro e Lily si staccò dalla cugina per darle uno sguardo scandalizzato " che stai dicendo?" le chiese stizzita " io non sono impulsiva".
Vide Rose inarcare un sopracciglio e Scorpius al suo fianco ridere di nuovo, facendole capire che aveva ascoltato la conversazione e facendola arrossire di nuovo.
" Va bene, credo che andrò a fare un giro" affermò, cercando di dissimulare l' imbarazzo.
Si allontanò approfittando del fatto che gli altri due non potevano chiamarla per non disturbare l' atmosfera dei due piccioncini, ma quando passò a fianco di Alice, lei la fermò per un polso " resta" la supplicò e Lily vide dai suoi occhi che stava per dirgli della profezia.
Albus le guardò smarrito " che succede?" chiese guardando proprio Lily e lei vide lo spavento nei suoi occhi verdi.
Si chiese come avesse fatto a capire che c' era qualcosa che non andava, ma in fondo non poteva stupirsi, suo fratello era sempre stato un buon osservatore.
Lily sentì anche gli occhi di Rose e Scorpius concentrati su di lei e ebbe la sensazione e la voglia di scappare di lì, ma non poteva abbandonare Alice così.
Le strinse la mano e la guardò negli occhi così scuri che più che castani sembravano neri.
" Lily..."
Albus s' interruppe, non sapeva neanche se rivolgersi alla sorella o alla fidanzata.
Alice prese un respiro e cercò di calmare il suo cuore stringendo la mano di Lily, appigliandosi a lei proprio alla stessa maniera in cui Lily si era appoggiata a Scorpius.
Ce la puoi fare. Lily cercava di trasmettere ad Alice questo messaggio e la sua amica annuì impercettibilmente.
Ingoiò le lacrime. Era una Grifondoro e non voleva affrontare tutto quello che l' avrebbe aspettata piangendo e disperandosi.
Quel bambino aveva bisogno di una madre ed un padre che lottassero per lui.
Lily si concentrò sugli occhi del fratello isolando le parole di Alice.
Non voleva sentire di nuovo quelle parole, le aveva stampate bene in testa e credeva che non se le sarebbe mai potute dimenticare.
Vide suo fratello spalancare gli occhi e la scena le ricordò molto il momento in cui Alice gli aveva confessato di essere incinta, solo che in quel momento i suoi occhi erano spalancati dal terrore.
Quando lo vide mettersi le mani tra i capelli dovette distogliere lo sguardo sentendo la rabbia salire contemporaneamente alle sue lacrime.
Prese un respiro e vide Scorpius che la osservava, anche i suoi erano pieni di rabbia e sembrava si stesse trattenendo a stento dall' uscire dalla stanza.
Lesse nei suoi occhi tutta l' ira che lo invadeva, ma contemporaneamente lesse la comprensione che non poteva abbandonare Albus.
" Io...io credo...sì, devo uscire di qua" affermò Albus confuso e Alice si voltò verso Lily impaurita.
Lily fermò il fratello poco prima che arrivasse alla porta e lo prese per le braccia cercando di guardarlo negli occhi e maledicendo anche questa volta la differenza di altezza che permetteva a lui di poter tranquillamente evitare il suo sguardo.
" Sai che le profezie non sono certe, vero?" gli chiese e Albus abbassò lo sguardo e Lily vide che erano pieni di lacrime " neanche il tempo di saperlo" disse mordendosi il labbro per trattenersi dal piangere come un bambino.
" Le profezie...".
" Le profezie non cambiano, papà ne è un esempio" la interruppe Albus.
Lily sospirò, sapeva che aveva ragione. Loro padre aveva avuto la vita rovinata da una profezia.
" Le profezie si possono cambiare. Ne sono convinta. Noi possiamo farle cambiare e poi dobbiamo analizzarla con papà, con Rose, magari zia Hermione e zio Ron, in fondo noi abbiamo dato per scontato che parli di lui o lei, ma Alice non sarà l' unica donna del mondo magico ad essere incinta" lo rassicurò e Albus annuì speranzoso.
***
Harry arrivò nelle vicinanze del Ministero e si guardò intorno.
" Non ti sembra una calma strana?" chiese a Ron e lui annuì girando su se stesso.
" Non vedo niente di anomalo, però" ribatté e Harry prese un respiro. Quella situazione gli ricordava molto la sua adolescenza.
Si sentiva paranoico proprio allo stesso modo, ma contemporaneamente gli sembrava di avere la soluzione sotto gli occhi.
Quei due ragazzi, Harry non li aveva neanche visti, ma aveva analizzato la memoria di Albus e quello nascosto dal mantello dell' invisibilità era uguale a suo figlio.
Inizialmente aveva pensato alla polisucco, ma guardando i ricordi di Albus si era sentito un po' come quando guardò i ricordi di Piton e vi vide suo padre.
Quel ragazzo era molto somigliante ad Albus, ma non era proprio uguale: i suoi capelli avevano la stessa forma disordinata, ma erano di un colore un po' più chiaro, i suoi occhi erano sì verdi, ma il taglio non era lo stesso, senza contare che sembrava più alto di suo figlio; quindi era sicuro che non fosse un estraneo sotto l' effetto della Polisucco, altrimenti sarebbe stato esattamente uguale ad Albus.
Continuava ad avere una sensazione. La sensazione che ci fosse più di quel che si vedeva o meglio, che quello che riusciva a vedere non fosse il quadro completo della situazione.
" Harry" la voce spaventata di Ron lo colse nello stesso istante in cui si sentì stringere il cuore in una morsa gelata.
I suoi occhi verdi si spalancarono mentre sentiva le sue gambe cedere e la sua testa riempirsi di urla.
Non si sentiva così da anni e l' unica cosa capace di farlo sentire così erano...
" Dissennatori" disse cadendo a terra sulle ginocchia e cercando di isolare il suo cervello dalle grida.
Ormai non erano più solo quelle di sua madre. Il suo passato era davvero pieno di cose orribili, tutte quelle morti ingiuste, tutta la guerra e per finire tutto quello che aveva vissuto dall' avvento degli Apocalittici.
Si voltò verso Ron e lo vide con la bacchetta rilasciata lungo il suo corpo e una mano alla testa come se potesse fermarla dall' afflusso dei ricordi che lo stavano invadendo.
Si sollevò piano sulle gambe. Non era più un ragazzino spaurito e sapeva benissimo come combatterli. Lo avevano preso alla sprovvista e si era sentito sopraffare, ma adesso stava cercando di concentrare la testa nei suoi ricordi felici.
L' unica cosa che non riusciva a capire, era come, dopo tutti questi anni, i Dissennatori fossero tornati ad infestare la loro città.
Emise una piccola nuvoletta di vapore dalle labbra aperte mentre si avvicinava a Ron " Patronus" gli disse e vide i suoi occhi azzurri concentrarsi su di lui per cercare di uscire dal vortice dei ricordi.
Cercò di combattere il gelo che gli si stava infiltrando nelle vene e puntò la bacchetta verso i Dissennatori cercando di non pensare a quanti erano.
Era incredibile, sapeva che i Dissennatori si autoriproducevano e che sguazzavano nella paura e nell' angoscia.
Sicuramente era per quello che erano tornati, ma non avrebbe mai creduto che ne sarebbero tornati una tale quantità.
Pensò al suo matrimonio con Ginny, alla prima volta che aveva tenuto in braccio Albus, alla prima magia involontaria di Lily e alla prima marachella di James.
Vide anche Ron puntare la bacchetta verso l' alto e si guardarono un solo secondo prima di pronunciare la formula " Expecto Patronum" dissero contemporaneamente e il cervo uscì insieme al Jack Russel Terrier.
Pochi secondi dopo i Dissennatori si ritirarono soccombendo alla potenza dei loro Patronus e lasciando Ron ed Harry affaticati e provati da quella sensazione che riuscivano a trasmettere quegli esseri.
" Miseriaccia" Ron si voltò verso Harry " avevo ben sperato di non vederli mai più" affermò respirando pesantemente.
Harry annuì " già, preferivo continuare a ricordare l' effetto del loro gelo che ti entra nel cervello fino a paralizzartelo ed impedirti di pensare".
Ron sospirò e ricominciò a camminare " dove stai andando?" gli chiese Harry e Ron sorrise " a prendere un pezzo di cioccolata grande come un campo da Quidditch" affermò facendo sorridere Harry " e poi ad informare Hermione" aggiunse ed Harry assentì con il capo.
Se c' era qualcuno che poteva confermare con chiarezza il motivo del loro ritorno quella era Hermione.
" Dovrei anche dire un paio di paroline al nostro Ministro" affermò Harry salendo le scale per il Ministero.
Ron si portò una mano al petto, ancora il suo cuore non si era calmato del tutto " ok, ti aspetto da Hermione" gli disse ed Harry annuì dirigendosi verso l' ufficio del Ministro.
" Ciao, Cho" salutò la sua vecchia compagna di scuola e segretaria di Cormac " Ciao. Vuoi vedere il Ministro?" domandò e Harry annuì.
Cho gli sorrise lasciva ed Harry inarcò le sopracciglia in maniera tanto palese che la sua cicatrice venne scoperta dai suoi capelli.
Sapeva che Cho era separata dal suo matrimonio con un Babbano, ma sapeva anche che si era già trovata un nuovo compagno, e stavolta un mago, per cui si chiese se non fosse una sua impressione il fatto che lei sembrava sempre seguirlo con lo sguardo.
" Come va Emily?" gli chiese, riferendosi alla figlia che frequentava il suo corso Auror " molto bene" rispose Harry e Cho sembrò voler aggiungere qualcosa, ma non fece in tempo perché il globo che aveva sulla scrivania si illuminò di giallo, facendo capire ad Harry che poteva passare.
Lui rivolse un leggero sorriso a Cho a mo' di saluto e poi entrò dentro l' ufficio.
" Cormac" lo salutò e l' uomo davanti a lui gli diede un cenno del capo in risposta " cosa vuoi, Harry?" gli chiese.
" Avvertirti" rispose Harry. Quell' uomo gli piaceva sempre meno e gli faceva rimpiangere sempre di più il ritiro di Kingsley.
" E di cosa?" gli chiese senza alzare la testa e continuando a scrivere sul foglio davanti a lui.
" Dissennatori" sputò e Cormac alzò il capo di scatto.
Adesso aveva la sua più completa attenzione.
" Che hai detto?" domandò ed Harry sorrise incrociando le braccia al petto " ho detto Dissennatori ed in grande quantità".
Gli occhi di Cormac si spalancarono e la penna gli cadde di mano.
" Com' è possibile?" chiese ancora sconvolto " Vo...Vo..." prese un respiro non riuscendo ancora a pronunciare il nome di Voldemort " Tu sai chi è morto" sussurrò, come se avesse paura di vederselo spuntare da dietro la tenda.
Harry scosse la testa. Aveva sempre pensato che Cormac fosse un Grifondoro un po' anomalo " puoi star tranquillo, Voldemort è morto" lo rassicurò.
" E allora cos' è?" chiese ancora senza staccare il volto da Harry.
" E' la guerra. E' la paura. E' l' angoscia. E' la disperazione. E' tutto ciò che li nutre e li fa autoprodurre".
Cormac sospirò, sapeva che il capo degli Auror non avrebbe mai mentito su una cosa del genere.
" Va bene" disse congiungendo le mani davanti a sé " come li ributtiamo indietro?" chiese ed Harry si concentrò sulla domanda.
Era davvero possibile eliminare per sempre i Dissennatori? L' unico modo era la pace, ma non sembravano molto vicini ad essa.
***
" Credo tu ti sia presa già abbastanza tempo" affermò Leary assottigliando gli occhi " ti avevo detto che volevo Harry Potter e tu mi hai detto che avevi bisogno di tempo..." la guardò " bè, il tempo l' hai avuto, è passato un mese. E' il momento di agire o..."
Cris si morse il labbro inferiore a disagio. Le sembrava tanto una minaccia. Forse, perché era una minaccia.
" Lo farò oggi" affermò e lui sorrise avvicinandosi a lei " sapevo che non mi avresti deluso" disse poggiando le labbra sulla sua testa.
Cris chiuse gli occhi cercando di restare ferma e di reprimere il movimento che le avrebbe permesso di sfuggire al suo bacio, ma che probabilmente, l' avrebbe anche fatta scoprire.
Leary la guardò soddisfatto e se ne andò.
Cris mise le mani sulle ginocchia e respirò cercando di calmarsi.
Ormai erano mesi che viveva così. Sempre sul filo del rasoio, mentendo continuamente e chiedendosi se prima o poi l' avrebbero scoperta.
Fingendo di essere felice delle semplici avances che Leary le faceva, ma svicolando ogni volta che diventavano troppo esplicite.
Dentro se stessa ringraziò il fatto che, a quanto sembrava, quel ragazzo nonostante fosse un feroce assassino, non era un maniaco e rispettava i suoi spazi ed anzi le dava, quasi, ogni cosa che chiedeva.
Prese la bacchetta e cominciò a scendere le scale, si trovò davanti alla stanza che le aveva mostrato Leary quasi un mese prima e aprì la porta scorrevole che produsse il solito clangore fastidioso.
" Ciao, Cris" la salutò una ragazza bionda con una cartellina in mano.
Lei sorrise cercando di non abbassare lo sguardo sui cervelli che galleggiavano dentro la vasca.
" Fanno sempre un po' schifo all' inizio" le disse lei solidale avvicinandosi " oh, Cindy, mi chiedo ogni giorno come fai" ribatté arricciando il naso per resistere all' odore acre e pungente.
Cindy alzò le spalle " ti ci abitui" le disse semplicemente, poi le si avvicinò ancora fino ad arrivare ad unire le loro spalle " sai che il mio verrà usato domani?" le chiese e Cris spalancò gli occhi.
" Usato? In che senso?" domandò spaventata e Cindy fece un passo indietro " io credevo...pensavo che Leary ti avesse informata..."
Si guardò intorno come se fosse spaventata da quello che si era lasciata sfuggire, ma gli altri sembravano concentrati sulle loro vasche.
Cris la guardò negli occhi e la prese per le spalle " Cindy. Usato in che senso?" le chiese scandendo bene le parole.
La ragazza scosse la testa " mi uccideranno e metteranno il mio di cervello in queste vasche" mormorò impaurita.
Cris le lasciò le spalle, se c' era una cosa che aveva imparato era che far sentire una persona con le spalle al muro, era il modo peggiore per avere la sua collaborazione.
" Scusa" le disse cercando di calmare il suo cuore. Sentiva che stava per scoprire qualcosa d' importante.
" Non volevo essere aggressiva, è che sono nuova e vorrei tanto piacere e far capire che sono davvero dalla vostra parte..."
Si fermò, non era sicura di averla convinta, ma Cindy le sorrise " non ci sono problemi, so quanto è difficile capire il sistema all' inizio" la giustificò e Cris le sorrise di rimando.
" Ma questi sono davvero importanti, con questi noi riusciremo a dominare il mondo magico, a piegare le persone al nostro volere".
Cris ebbe paura che Cindy potesse sentire la potenza con la quale il suo cuore stava battendo " sì?" chiese fingendosi ammirata " sembra così impossibile" esclamò continuando a tenere la voce un misto tra incredulità e ammirazione.
Cindy rise definitivamente più rilassata " niente è impossibile quando si tratta del cervello" le disse divertita " e la nostra prigioniera sarà la prima cavia".
Cris inspirò bruscamente e dissimulò il rumore con un colpo di tosse " però" disse ammirata " immagino che in questo modo potreste far fare quello che volete ai Potter".
Cindy sorrise " tra lei e James Potter, credo che non avremo problemi ad arrivare al resto della famiglia".
La sua voce era scherzosa, ma Cris sapeva che diceva davvero, il problema era: Perché?
Chiuse gli occhi un secondo sentiva di aver bisogno di tempo per riordinare tutte le informazioni e capire qual era lo scopo.
" Penso che adesso andrò a dar loro la pozione altrimenti potreste non avere le cavie disponibili" scherzò, ma sentiva il suo stomaco sottosopra.
Aprì la porta e come sempre se la richiuse alle spalle.
Prese le due pozioni e, come sempre, le vuotò dentro al lavandino e poi prese due spugne ed un catino.
Si maledì perché le prime due settimane aveva fatto queste cose sotto supervisione ed era stata costretta a continuare a dar loro la pozione per sedare ed il fatto che l' avessero presa così a lungo aveva fatto in modo che nelle restanti due settimane non aveva avuto grandi miglioramenti.
Prese la spugna e la bagnò nell' acqua calda passandola piano sulla pelle di Ginny " devi reagire" sussurrò guardando quegli occhi vuoti.
" So che quello che ti è successo è tremendo, o meglio, non lo so, ma so quello che mi ha raccontato J.J. che glielo ha..."
Sospirò " sono una chiacchierona, vero?" scherzò passandole la spugna sulle pieghe del collo " ma sai, Albus, tuo figlio, mi ha sempre detto che sei così forte...io credo che tu possa reagire" affermò fermandosi con la spugna e puntando gli occhi su di lei.
" I tuoi figli sono in pericolo, Albus, Lily, James...da qualche parte ti devi ricordare di loro, Harry è in pericolo...per favore, ricordati di lui, di loro...non c' è tempo, devi farlo...domani...domani ti renderanno una marionetta" la prese per le spalle sollevandola leggermente " per favore, per favore, ricordati di loro...di Harry, dei tuoi figli..." la pregò.
Cris chiuse gli occhi. Era un peso morto tra le sue braccia e non vi era nessuna reazione.
L' adagiò lentamente sul letto e guardò James.
Si avvicinò a lui con l' altra spugna e cominciò a lavarlo, ma questo le impedì di vedere Ginny spostare gli occhi verso la porta.
***
Pegasus riaprì piano gli occhi sentendosi soffocare.
Sentiva tutto il suo corpo dolergli e protestare per la caduta.
Vide il letto che gli comprimeva il torace e capì come mai sentiva il fiato non entrargli correttamente nei polmoni.
Si contorse, anche se ogni movimento era come ricevere una coltellata, ma doveva tirare fuori le mani.
Doveva uscire da quel pasticcio.
Si maledì, quella doveva essere stata la sua peggiore perdita di controllo.
Non riusciva a ricordare proprio niente, come se quello non fosse stato lui, come se qualcuno avesse preso possesso del suo corpo.
Urlò quando riuscì a sfilare le mani e guardò il sangue che le striava.
Le aprì e si preparò a sollevare il letto con la magia, ma le sue mani non si illuminarono neanche.
Il cuore cominciò a battergli rumorosamente nel petto.
Perché non funzionava? Che cos' era successo?
Guardò in alto e vide che era caduto da due piani, ma non era la prima volta che era ferito in quel modo e la sua magia non l' aveva mai abbandonato.
Aprì di nuovo le mani osservando le sue linee, ma queste rimasero chiare come delle semplici cicatrici.
La rabbia stava prendendo possesso di lui e per la prima volta ne fu felice, forse la collera lo avrebbe reso più potente facendolo uscire da quella situazione, ma anche stavolta non successe niente.
Doveva uscire di lì e doveva farlo subito. Con o senza magia.
Non gli era sfuggito lo scricchiolio prodotto dall' armadio che premeva sulle assi e non sapeva quanto ancora avrebbero retto.
E non ci teneva affatto a provare a vedere se riusciva a sopravvivere anche a quello.
" Maledizione. Maledizione" imprecò e con un urlo provò a spostare il letto.
Ma un letto matrimoniale in legno e ferro battuto sarebbe stato difficile da sollevare anche nel pieno delle sue forze, figurarsi da disteso e ferito.
Urlò quando le sue mani ferite si agganciarono ai bordi, ma riuscì a sollevarlo di un centimetro prima che gli ricadesse addosso nuovamente.
Respirava sempre peggio, era sicuro che qualche costola fosse rotta e anche le sue gambe non dovevano stare troppo meglio.
Odiava chiedere aiuto, ma se non voleva morire doveva farlo.
Sollevò di nuovo il letto di qualche centimetro e lasciò il peso sul letto su una sola mano: sentì il suo viso diventare rosso per lo sforzo e le vene del suo collo ingrossarsi e pulsargli dolorosamente " un solo secondo" la sua voce era un ansimo, mentre pregava di reggere ancora un secondo e permettergli di prendere la piuma dalla tasca.
Strinse le labbra serrando i denti e la sfilò, ma mentre faceva scorrere la mano per farla uscire da sotto il letto, questo ricadde giù con un forte schiocco e Pegasus urlò accecato dal dolore.
Il polso aveva ceduto. L' osso si era rotto.
Ancora stordito dalla sofferenza si mosse lentamente e portò la piuma vicino al suo viso prima di premervi un dito.
Chiuse gli occhi cercando d' inalare più fiato, il respiro gli mancava sempre di più e i classici pallini neri davanti ai suoi occhi gli stavano facendo capire che aveva, per l' ennesima volta, preteso troppo dal suo corpo.
L' ultima cosa che vide prima di perdere i sensi fu il viso di Cris che gli diceva che sarebbe arrivato il giorno che anche lui avrebbe compreso i suoi limiti.
Quanto odiava quando aveva ragione.

E se domani...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora