29 CAPITOLO

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" Si può sapere perché hai preso Lily Potter?"
Aaron alzò le spalle disinteressato continuando a mordersi un unghia.
" Dovevi prendere solo Alice Paciock" rincarò la donna davanti a lui.
Sembrava arrabbiata, ma a lui non importava. Lui lo era di più.
Non era lei che aveva passato due anni della sua vita dentro un buco puzzolente e privo di luce e tutto questo per cosa?
L' attacco a casa Potter? Lei doveva solo ringraziare la sua bravura negli incantesimi di memoria e quella della loro infiltrata nel nascondere tutto, altrimenti al suo posto ci sarebbe stata lei.
" Che cambia?" chiese Aaron guardandola arrabbiato " una o due o tre, basta che il lavoro sia fatto, uccideremo la Paciock e quello che ha dentro di sé. Che cambia se mi diverto un po' per farlo".
Gli era quasi dovuto.
La donna poggiò i palmi delle mani sulla scrivania e i suoi lunghi capelli neri le sfiorarono il viso.
" Non ti ho fatto uscire di prigione per bontà d' animo..."
" Mi hai fatto uscire perché sono tuo figlio".
Un sorriso increspò il volto della donna mentre lo rialzava su di lui " è qua che ti sbagli" affermò " ti ho fatto uscire perché sei il migliore, perché i tuoi lavori sono sempre ben fatti, ma non ho intenzione di fare altri errori. Tuo fratello..."
" Mio fratello verrà vendicato".
" Tuo fratello doveva portarmi Harry Potter" urlò di nuovo la donna.
Aaron la guardò con disprezzo " la tua ossessione per Harry Potter è disgustosa" la rimproverò con rabbia e la donna sorrise " proprio come il tuo volerlo far pagare alla figlia" disse con noncuranza e Aaron si voltò su se stesso.
" Aaron" lo fermò sua madre e il ragazzo seppur riluttante si voltò.
" Se per il tuo divertimento rovini tutto, io ti ammazzo" gli disse puntandogli il dito contro " ti ho creato e ti distruggo, chiaro stupido idiota?" lo minacciò.
Aaron si limitò a guardarla stringendo la mascella e poi uscì.
La donna restò sola.
Niente stava andando come doveva. Quell' incapace di Leary si era fatto uccidere e non le aveva portato Harry.
Si era fidato della persona sbagliata, ma se la sua piccola spia fosse riuscita nell' intento, potevano avere ancora qualche possibilità.
Ormai erano ramificati bene, non era solo questione delle spie, era anche questione delle persone infiltrate e delle persone conquistate.
Ce l' avrebbero fatta. Avrebbe ottenuto Harry e non solo, sarebbe riuscita nel suo intento: farla pagare ad un mondo magico che non protegge i Babbani come dovrebbe.
***
Lily aprì gli occhi di scatto. Il respiro ancora affannato per il sogno che aveva fatto.
Si prese un secondo per raccogliere i suoi pensieri ancora confusionari. Le sembrava così vero quello che aveva vissuto.
Pegasus che guardandola con quegli occhi pieni d' odio le aveva detto se si riconosceva.
Se si riconosceva?
No, non aveva neanche detto così, le aveva chiesto se si riconosceva come quella donna e l' aveva chiamata mamma, ma era impossibile.
Si poggiò una mano sugli occhi. Ma in fondo cosa le importava di un sogno?
Perché doveva esserne turbata in quel modo e soprattutto, perché in quel momento, quando l' unica cosa a cui doveva pensare era uscire da lì.
Si poggiò su un braccio per darsi la spinta necessaria ad alzarsi e quasi trasalì: davanti a sé si stagliava quel familiare divano verde che ormai aveva imparato a conoscere, i muri erano crepati e malandati e anche il resto della mobilia sembrava dover cadere a pezzi da un momento all' altro.
Non riusciva a collegarlo a nessun posto che avesse mai visto, ma contemporaneamente capì che quello era il posto dove avevano cresciuto e torturato Pegasus.
Questo rendeva quel sogno, molto più di un semplice sogno, come si era obbligata a pensare.
Lo rendeva reale. Quel divano era reale. Quei muri erano reali e allora anche quel piccolo bambino indifeso...
Automaticamente si portò una mano al ventre " non lo permetterò mai" sussurrò decisa, poi tolse la mano scuotendo la testa " stai decisamente impazzendo, Lily" si disse portandola ai capelli.
Anche se il sogno fosse stato vero, non poteva pensare davvero di essere la madre di Pegasus per due validi motivi: il primo era che lei non avrebbe mai torturato suo figlio, non gli avrebbe mai fatto del male, non lo avrebbe trattato come un animale; il secondo, e non meno importante, era che Pegasus aveva la sua età.
Qualcuno doveva aver condizionato la mente di Pegasus. Sì, doveva essere così, anche se quegli occhi che l' avevano guardata con tanto disprezzo, le erano sembrati così simili a quelli di Scorpius che l' avevano inquietata ancora di più.
Sospirò, non poteva risolvere niente in quel momento, quindi non aveva senso pensarci, anzi, adesso doveva solo concentrarsi sul fuggire da lì.
Si passò le mani sui pantaloni della divisa cercando di asciugare il sudore che le percorreva, come se con quel gesto avesse il potere di esorcizzare la paura.
Vide la porta della stanza e vi si avvicinò, sapeva che era stupido da parte sua, sapeva che Aaron non era un imbecille, ma decise lo stesso di provarci e mise la mano sulla maniglia abbassandola e provando ad aprirla, ma come si era aspettata, la porta era chiusa a chiave.
Quel maledetto. Quel maledetto bastardo.
Non sarebbe diventata di nuovo il suo giochino, non gli avrebbe permesso di divertirsi con lei.
Girò su se stessa nervosamente. Ricordava di aver visto una finestra nel ricordo di Pegasus, era sempre aperta e la tenda si muoveva lentamente.
Percorse con gli occhi tutta la parete fino a quando non riconobbe la tenda.
Corse verso di essa e la spostò con rabbia lasciando che la tenda si avvolgesse attorno al suo corpo e muovendo freneticamente le mani per liberarsene.
Mise la mano sulla maniglia, ma anche questa non si aprì. Provò a scorrere la mano su tutti i lati del vetro per vedere se poteva cedere in qualche modo, se vi fosse anche solo un cardine allentato, ma niente.
Sbatté una mano sul vetro. Si sentiva furiosa. Quel maledetto non aveva sbagliato niente.
I suoi battiti stavano aumentando e il suo respiro si stava facendo affannato.
Quel maledetto. La sua mano sbatté di nuovo sopra al vetro provocando, però, solo un rumore sordo.
Quel maledetto bastardo e sbatté la sua mano ancora più forte.
" Fammi uscire" bisbigliò appoggiando la fronte alla finestra. Le sembrava di ardere, ma forse era solo la paura, solo la rabbia.
Bastardo.
Prima che se ne potesse anche solo accorgere cominciò a prendere a calci e pugni la finestra ed il muro sottostante.
" VAFFANCULO!" urlò tirando un calcio piuttosto forte.
La sua rabbia era di nuovo al limite dell' ebollizione, si sentiva come se stesse per esplodere.
Quasi come se non fosse neanche lei a guidare le sue azioni, si voltò su se stessa e quasi si lanciò contro la porta ripetendo le stesse azioni che faceva contro la finestra.
" APRIMI, BASTARDO!" gridò tirando un calcio alla porta.
" APRI!" urlò e continuò ad urlare e picchiare la porta con i pugni.
Sembrava che il dolore alle mani, ai piedi, al suo corpo già piuttosto provato, non facesse altro che farla sentire meglio.
Le sembrava che concentrarsi su quello riuscisse ad offuscare parzialmente la paura di essere di nuovo in balìa di quel pazzo.
Le sembrava che il dolore fisico riuscisse a farle superare quello mentale.
Solo quando sentì la sua voce ridursi ad un sussurro roco smise di gridare.
Solo quando la sua testa cominciò a riempirla di impulsi dolorosi di pari passo ad ogni calcio o pugno si decise a smettere.
Solo quando la nausea la invase di nuovo capì che non sarebbe servito a niente.
Si lasciò scivolare lungo la porta e piegò le ginocchia avvolgendosele con le braccia.
Era sicura che comunque Aaron non si sarebbe fatto aspettare molto.
Il suo sadismo non si sarebbe accontentato a lungo di vederla solo impaurita e imprigionata.
Lui aveva bisogno sempre di più, aveva bisogno dell' adrenalina che gli dava il torturare le persone, il far del male, uccidere.
Una luce si accese nello sguardo di Lily.
" Paura, stronzo?" chiese e la sua voce era bassa e, per quanto ormai Lily sentisse il proprio cuore battere all' impazzata, anche piena di calma.
Guardò verso il soffitto sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi, sapeva che lui la stava osservando.
Si passò una mano tra i capelli ravviandoseli con indifferenza, in realtà la sua mano tremava di rabbia e terrore, ma sperò di essere riuscita a nasconderlo.
" Che vuoi fare? Farmi morire di fame? Tenermi rinchiusa? Non è da te" lo provocò cercando di tenere la voce ferma " o ti sei rammollito?" chiese ancora.
Sapeva che era come giocare con il fuoco. Sapeva che la sua rabbia sarebbe stata maggiore se provocata, ma come aveva visto setacciando tutta la stanza non c' era modo di uscire di lì.
Nessun modo che non fosse premere sul suo enorme ego.
Aveva paura, certo. Ogni parola che pronunciava sembrava trasmetterle una scarica di terrore, ma quel bambino che cresceva dentro di lei era un miracolo e meritava di avere una mamma che non si arrendeva e che lottava per lui.
Chiuse le mani a pugno cercando di restare lucida.
Non sapeva se fosse la paura, il panico o la rabbia, ma si sentiva sempre più fuori da se stessa, come se la testa le girasse perennemente e l' adrenalina in circolo le impedisse di pensare nitidamente.
Non poteva permettere che quel maledetto la riducesse di nuovo in quel modo. Doveva farlo venire da lei.
Doveva provare a sopraffarlo, doveva lottare e fuggire.
" Paura? Paura? Paura?" continuò a ripeterlo ininterrottamente per almeno un' ora, ma nessuno entrò nella stanza.
Alla fine si alzò e andò di nuovo alla finestra. Forse poteva capire dove si trovasse, anche se non sapeva se sarebbe mai potuto servirle.
Stava per sedersi di nuovo quando la porta scattò e lei si precipitò verso di essa.
Aaron comparve davanti a lei con un sorriso dei suoi più belli.
Era assurdo. Era davvero la bellezza del mostro, nessuno avrebbe mai pensato male di lui e della sua faccina d' angelo.
Quei lineamenti così perfetti da sembrare innaturali, quei capelli neri e lisci, così lisci da sembrare setosi, quegli occhi di quel nero così profondo da sembrare effimero, così bello per poter nascondere la sua anima dello stesso colore.
" Ciao, Lily" la salutò e lei sentì il fiato bloccarsi nei polmoni appena vide chi teneva stretta a sé.
Il suo braccio era avvolto attorno alla vita di Alice e la sua bacchetta era puntata proprio contro la sua pancia.
Lo sguardo di Lily saettò dal suo volto a quello di Alice e infine alla porta dietro, forse poteva in qualche modo prendere Alice e scappare.
" Mi è sempre piaciuto il tuo ottimismo" commentò capendo le sue intenzioni e facendo un passo avanti mostrandole che dietro di lui c' erano due Apocalittici con le loro solite divise rosso sangue e quel cappuccio calato negli occhi che l' aveva sempre spaventata.
Si sentì perduta e le lacrime le invasero gli occhi. Il respiro le si fece sempre più affrettato, le sembrava quasi non voler uscire correttamente.
Sentiva il panico sempre più vivido, il cuore salirle in gola e battere furiosamente.
Fece automaticamente un passo indietro cercando di respirare regolarmente e ricordarsi quello che si era detta poco prima: doveva lottare.
" Lasciala andare" ordinò, ma ottenne solo che Aaron sorridesse più ampliamente. Notò anche che la stava guardando con gli occhi pieni di trionfo e dedusse che il panico che sentiva, doveva leggersi benissimo anche nei suoi occhi.
Li abbassò continuando a inspirare ed espirare per qualche secondo, poi li rialzò puntandoli diretti dentro ai suoi. Non gli avrebbe permesso di terrorizzarla.
" Sai, la tua proposta è interessante, ma credo di dover rifiutare" la prese in giro e la mascella di Lily si contrasse.
Riportò lo sguardo su Alice e vide che non la stava guardando e che il suo corpo era quasi arrendevole tra le braccia di Aaron, non scalpitava, non protestava e soprattutto non si muoveva.
Lily sentì la rabbia cominciare ad infuocarle le vene. Alice aveva qualcosa che non andava.
" Che le hai fatto?" chiese e pregò che Alice stesse bene. Doveva star bene, forse quello sguardo vacuo era solo uno stato confusionale dovuto dal combattimento.
Aaron scosse la testa facendo un altro passo in avanti.
" Che le hai fatto, bastardo?" chiese ancora Lily alzando la voce e riuscendo finalmente a coprire un po' il suo battito del cuore che le martellava nelle orecchie.
" Dovresti essere più gentile con me" le disse e Lily sentì la rabbia in ognuna delle sue parole " non ci guadagni a farmi arrabbiare" la provocò, ma Lily si limitò a guardarlo con disgusto.
Sentiva la collera rimbombarle nelle orecchie come se dentro di lei si stesse consumando una tempesta " Cosa le hai fatto?" chiese urlando e scandendo le parole una per una senza smettere di guardarlo negli occhi.
Il suo sguardo divenne di pietra e la rabbia sembrò quasi trasfigurargli il viso.
" Perché non controlli da sola?" le chiese prendendo Alice per il collo e spingendola verso di lei.
Lily corse verso l' amica, ma non fece in tempo e Alice cadde a terra, il viso contro il pavimento.
" Aly, Aly, Aly!" urlò Lily prendendola tra le braccia e voltandola verso di sé.
Le accarezzò il volto con una mano tremante cercando la vita in quegli occhi vitrei, ma lei sembrava essere completamente assente.
Le lacrime le percorsero il viso mentre sollevava una mano di Alice per portarsela al viso.
La sua amica. La sua migliore amica e l' avevano ridotta come sua madre.
L' avevano ridotta a niente.
Il respiro le si affannò di nuovo. Sarebbe mai finita questa storia? Sarebbero mai riusciti a prenderli tutti?
Le asciugò con un dito il sangue dal naso che stava perdendo dopo la caduta e rimase qualche secondo ad osservare il suo dito sorda ai mormorii dei tre ragazzi.
Quando alzò gli occhi su Aaron sembrava che i suoi occhi fossero due pozzi senza fine e pieni di odio.
Spostò la testa di Alice dal suo ventre e l' appoggiò delicatamente sul pavimento, poi si alzò lentamente.
Mosse un passo leggero verso di lui e Aaron la guardò come se non avesse aspettato altro dall' inizio, come se, come al suo solito, avesse già pianificato tutto.
Ma non le importava. Non riusciva ad importarle. Nei suoi occhi vi erano solo gli occhi di Alice, quel dolore nascosto e indescrivibile.
" Maledetto bastardo" urlò lanciandosi contro di lui e cercando di colpire ogni parte che riusciva a raggiungere.
Aaron incassò qualche calcio e pugno preso di sorpresa, prima di prenderle i polsi senza alcuna difficoltà e tenerli tra le sue mani.
Lily vide il Triskel che era sul dorso della sua mano rilucere leggermente e lo guardò sorpresa, ma spostò subito gli occhi vedendo che lui non l' aveva notato. Voleva mantenere quel vantaggio. Se era un vantaggio.
Aaron era rimasto nella stessa posizione, i suoi polsi stretti in una morsa ed i suoi occhi neri puntati sul suo viso, scrutandolo tutto con divertimento.
Il suo scatto lo aveva divertito, eccitato a tal punto che non l' avrebbe neanche punita.
Lily sentì la collera aumentare ancora ed usò questa energia per attaccarlo.
Si inarcò all' indietro e sfruttò la presa sui polsi per sbilanciarlo. Si chinò velocemente e gli tirò un calcio nello stinco facendogli perdere definitivamente l' equilibrio.
Lui cadde indietro portandosi anche Lily con sé, ma a quel punto non le ci volle molto per liberarsi, anche se non fece in tempo neanche a fare un passo che una luce la investì e la fece volare lunga distesa sul pavimento.
Lily guardò il ragazzo alla sinistra di Aaron e anche se poteva vedere solo la parte inferiore del suo viso, vide il suo sorriso traboccante di soddisfazione.
Si puntellò sulle braccia e si rialzò sfidando la nausea ed i capogiri, non poteva dargli quel vantaggio, non gli avrebbe mai dato quel vantaggio.
" Fai sul serio?" le chiese Aaron, vedendola stringere di nuovo i pugni e prepararsi a lanciarsi nuovamente verso di lui.
" Ti farai solo male" constatò e Lily quasi rabbrividì sentendo il tono della sua voce: sembrava preoccupato, come se lui non le avesse mai fatto del male.
" Dico sul serio. Il mio amico qua ti fermerà ogni volta" la informò indicando il ragazzo alla sua sinistra " e se non lo farà, sarà lui a farlo" continuò muovendo il pollice ad indicare il ragazzo alla sua destra.
Poi si avvicinò a lei " e io non voglio che tu ti faccia male " il trionfo si poteva percepire in ogni sua parola.
Lily si concentrò sul contare i passi per distrarsi dal suo cuore che sembrava esplodere e dirgli di indietreggiare.
Un passo. Non doveva indietreggiare.
Due passi. L' avrebbe raggiunta presto.
Tre passi. Le sembrava quasi di poter già sentire il suo odore.
Quattro passi. Tutto in lei urlava di fare un passo indietro. Di fuggire.
Ma una Potter non fugge. Una Grifondoro non fugge. Lei non fugge.
Cinque passi e Lily poté sentire il fiato sul suo viso e lo alzò, non voleva che la pensasse terrorizzata.
" Anche se, forse, sarà doloroso comunque" la schernì prima di afferrarla per la parte superiore del braccio e attirarla a sé " ma sarà una cosa tra me e te" concluse con voce divertita, come se stesse dicendo la cosa più normale del mondo.
Lily sentiva il suo corpo ribellarsi alla sua volontà.
Le dita di Aaron che sembravano perforarle la pelle e le ossa le stavano ghiacciando il corpo e rendendolo rigido e tremante.
Voleva solo che la lasciasse e che si allontanasse di modo da permettere al suo cervello di uscire dalla nebbia di panico che l' aveva avvolta.
Sapeva che non doveva lasciarsi trasportare dai ricordi e dalla paura, sapeva di dover restare lucida per Alice, ma non sapeva come fare.
Fece un passo indietro per liberarsi della sua presa, ma ottenne solo che lui la stringesse più forte.
Tremò quando lo vide avvicinarsi e curvarsi su di lei fino ad arrivare a pochi centimetri dal suo viso, fino ad arrivare ad odorarle rumorosamente i capelli.
" Certe cose non cambiano mai ed i tuoi capelli profumano ancora di frutta" le disse con voce suadente, ma Lily si limitò a spostare il viso più lontano che poteva.
" Cosa le hai fatto?" ripeté Lily per l' ennesima volta, come se tutto il resto che accadeva intorno a lei fosse ininfluente.
Il sorriso di Aaron si spense nel suo volto, la lasciò andare di colpo e Lily vacillò " non mi diverto quando sei di questo umore" le disse e si girò su se stesso.
Lily sgranò gli occhi. Che stava dicendo?
Sembrava che si stesse lamentando della fidanzata noiosa. Era pazzo? Il problema era che sapeva già la risposta: lo era, ma nonostante questo doveva provare a smuoverlo. Doveva farlo per Alice.
Non poteva pensare che la sua migliore amica stava morendo. Il cuore le mancò un battito al pensiero e si morse il labbro a sangue prima di fare l' ultima cosa che avrebbe voluto fare, soprattutto adesso che lui se ne stava andando.
Lo afferrò per un braccio prima che potesse allontanarsi più di qualche passo da lei.
Sentì il fruscio delle vesti dei due ragazzi che avevano sfoderato la bacchetta per puntargliela contro, ma lei non li guardò continuando a guardare Aaron.
" Non te ne frega niente di Alice, tu vuoi fare del male a me, è sempre stato quello il tuo obbiettivo..."
Si morse l' interno della guancia ancora più forte per non piangere.
Non voleva piangere. Non doveva piangere o la sua soddisfazione sarebbe stata tale da non lasciarla andare.
" Lasciala andare, sta male, lascia che la curino" lo supplicò.
Aaron sorrise di nuovo " non è in pericolo di vita, anche se altrettanto non si può dire del mostriciattolo dentro di lei".
Lily inspirò bruscamente e Aaron parve accorgersene " pensavi davvero che non sapessimo della vostra bellissima profezia?" le chiese, poi alzò la mano e gliela pose sulla guancia, Lily poteva ormai sentire la pelle della sua guancia sollevarsi per la forza con la quale si stava mordendo.
" Pensavi che ci saremmo lasciati distruggere da una stupida profezia?" le disse quasi dolcemente e Lily sentì il sapore ferroso del sangue mischiarsi alla saliva.
" Sai quando l' ho sentita, pensavo riguardasse te, la progenie del prescelto che mette al mondo un prescelto, aveva qualcosa di mistico, invece ho scoperto che quella incinta è la ragazza di tuo fratello...bè, tuo fratello non lo metterà al mondo, ma è sempre progenie del prescelto, ho ragione?" domandò ironico " strana cosa il destino" affermò prima di spostare la mano che aveva sulla sua guancia fino alla nuca e attirarla a sé.
Lily lasciò che la baciasse restando con la bocca serrata e gli occhi aperti e fissi sul corpo disteso di Alice.
Sarebbe rimasta come una statua, non avrebbe ottenuto soddisfazione da lei, anche se sapeva che questo non lo avrebbe fermato.
Non smise per un solo secondo di guardare Alice, era l' unica cosa che la teneva ancorata alla realtà.
Lei insieme al bambino che cresceva in lei, le stavano dando la forza per non arrendersi. Non sapeva che cosa le avevano fatto. Non sapeva se fosse vero che non rischiava la vita, ma sapeva che doveva portarla via da qua.
Sentì il suo corpo ormai completamente rigido informicolarsi e le sue mani cominciare a riscaldarsi di nuovo.
" Ti vorrei un po' più partecipe" la schernì Aaron senza lasciarla.
" Allora forse dovresti tirarmi una botta in testa" ribatté Lily con una calma fredda, ma pentendosi del suo carattere impulsivo.
Doveva riflettere, non doveva fare colpi di testa.
Era sola contro tre e oltretutto doveva anche salvare Alice, quindi non poteva permettersi di sbagliare niente.
Aaron la prese di nuovo per le braccia stringendole fino a farle male.
" Sai cosa facciamo?" le chiese e Lily riportò lo sguardo su di lui sentendo la paura crescere di nuovo.
Ogni volta che le parlava con questo tono era sempre qualcosa di sadico.
Uno dei suoi giochini come li chiamava lui, giochi che prevedevano coltelli Babbani – i suoi preferiti- incantesimi oscuri o semplicemente bacchette incandescenti.
" E' un giochino" propose divertito e Lily chiuse gli occhi per un secondo.
Aveva ragione.
Aaron appellò un coltello e Lily fece un passo indietro.
Il coltello. Il coltello.
Aaron scosse la testa e fece un cenno al ragazzo accanto a lui che prese Alice tra le braccia e tirò fuori una boccetta.
" Vedi, se stai calma e tranquilla, lui darà un antidoto alla tua amica e lei ricomincerà ad essere se stessa".
Lily scosse la testa. Come faceva? Come poteva stare ferma? Chi lo avrebbe fatto sapendo quello che lui poteva fare?
Ma Alice. Alice. Alice. Non riusciva che a pensare al suo nome, forse le avevano davvero fatto perdere il bambino, ma almeno lei sarebbe sopravvissuta.
Continuava a guardare i suoi occhi e la cattiveria che trasmettevano, non riusciva a decidere.
Non riusciva ad annuire, aveva troppa paura, non riusciva a pensare di dover sopportare di nuovo tutto quello, ma non riusciva a negare, sarebbe voluto dire voltare le spalle ad Alice.
Il suo animo Grifondoro le urlava di sacrificarsi. Persino il suo lato Potter sembrava farlo, ma il pensiero del suo piccolo miracolo sembrava impedirglielo.
Prese un respiro e finalmente annuì.
Aaron si mosse soddisfatto verso di lei, sapeva perché aveva atteso, sapeva che il suo consenso, il suo cedere al ricatto che le aveva appena fatto gli aveva appena dato una soddisfazione enorme.
Avrebbe potuto costringerla e sicuramente alla lunga lo avrebbe fatto, ma il pensiero del consenso lo stava inebriando.
" Sei davvero una brava amica" le disse e si avvicinò ancora di un passo.
Le fece scorrere il coltello davanti agli occhi e Lily pensò che forse avrebbe preferito un incantesimo.
Il suo sguardo era ormai concentrato sul suo viso e Lily avrebbe voluto urlare.
Gridargli di fermarsi, tirargli un calcio, stenderlo, picchiarlo, ucciderlo, invece si limitò a spostare lo sguardo su Alice.
Sentì di nuovo il suo fiato sul suo viso, ma non spostò gli occhi.
Era finita. Dopo, tutto sarebbe stato diverso per lei, non sapeva se avrebbe avuto ancora la forza per opporsi alla paura.
Sentì il coltello toccare la sua carne, ma prima che potesse anche solo inciderle la pelle, Lily sentì un' enorme energia fuoriuscire da dentro di sé e vide una luce bianca avvolgere Aaron e scaraventarlo lontano da lei.
Sbatté le palpebre più volte, ma non riuscì a realizzare visto che entrambi i due ragazzi alzarono la bacchetta su di lei, ma come pronunciarono il loro incantesimo, la stessa luce di prima alzò uno scudo e allo stesso momento li scaraventò contro il muro.
Lily respirò affannosamente. Le sembrava di impazzire. Non aveva fatto lei quelle magie.
Era stato il bambino. Lo aveva sentito nascere da dentro, dal suo cuore, dal suo ventre, dal suo sangue, ma perché allora non l' aveva protetta la prima volta?
Non lo sapeva, ma sapeva che il suo bambino l' aveva protetta dalla pancia. Non lo aveva mai sentito dire, non credeva neanche che una cosa del genere fosse mai successa.
Gli occhi di Pegasus le apparvero davanti. Lui faceva magie senza bacchetta, lui era potente.
Lui poteva essere davvero suo figlio?
***
Scorpius vide il suo migliore amico entrare dentro la stanza.
Sembrava fuori di sé e stringeva quel ragazzo uguale a lui per un braccio e quest' ultimo non ne sembrava proprio felice.
" Al, non è il momento" gli disse vedendo il suo volto arrabbiato e immaginando che volesse sapere perchè era stato lasciato fuori da tutto, ma Albus scosse la testa " non dirmi che non è il momento perché devo sapere che diavolo..."
" Per Silente!" lo interruppe J.J. e scosse il braccio di suo padre da sé per avvicinarsi a Pegasus.
" Draco, devi fare qualcosa" disse e la sua voce era piena di panico proprio come i suoi occhi mentre osservava il corpo di Pegasus completamente pieno di sangue.
Sangue che sgorgava dal suo Triskel.
J.J. si mise le mani tra i capelli. Non poteva essere, erano andati nel passato per salvare la situazione e non per morire tutti.
" Ho provato praticamente di tutto..."
" Può dipendere dalla sua perdita di controllo?" domandò Pegasus, forse, se si trattava di quella, bastava...non sapeva che cosa poteva bastare, ma magari Draco avrebbe potuto fare qualcosa.
" La chiami perdita di controllo?" chiese sarcastico con la scena ancora davanti agli occhi, ma poi si riprese " comunque non credo..." s' interruppe e guardò gli occhi verdi di J.J. " era mai successo?" ma il ragazzo scosse la testa.
" Devi esserne sicuro" rincarò Draco, ma J.J. si spazientì capendo cosa intendeva " mai, mai, né ora né..."
Guardò con la coda dell' occhio suo padre e suo zio " né nel futuro" affermò in un mormorio.
Scorpius e Albus guardarono Draco e J.J. come se fossero impazziti. Di quale futuro stavano parlando?
Draco prosciugò per l' ennesima volta il sangue, ma non fecero in tempo a vedere la pelle di Pegasus che il sangue cominciò di nuovo a fuoriuscire.
" Gli serve anche del sangue o morirà dissanguato" affermò.
J.J. scosse la testa " usa il mio, usa il mio, usa il mio" ripeté senza staccare gli occhi da suo cugino. Il suo migliore amico.
Draco guardò lui e poi guardò Scorpius che si accigliò. Cosa voleva dirgli suo padre?
" Dimmelo chiaramente, vuoi che glielo dia io?" gli chiese quasi arrabbiato.
" Sarebbe meglio, rinsalderebbe la sua magia".
Sapeva come funzionava la magia. Sapeva che la magia di sangue era la più potente di tutte.
Aveva studiato anche lui Storia della Magia e la storia di Harry Potter era negli annali.
" Non sono un parente diretto" affermò.
" Sei un suo parente" ribatté Draco.
" E tu no? E lui no?" chiese Scorpius. Anche ammettendo che fosse davvero suo parente, quel ragazzino che sembrava sul punto di crollare per la preoccupazione sembrava tenere molto a lui.
" Davvero maturo, Scorpius" lo rimproverò il padre.
Come avrebbe voluto dirgli chi era. Fargli capire che si stava comportando da stupido.
" Tu mi rimproveri per la mia maturità? Perdiamo tempo dietro a questo Apocalittico quando Lily..."
Due reazioni scoppiarono simultaneamente.
" Ti ho detto che non è un Apocalittico" si arrabbiò Draco.
" Lui non è un Apocalittico. E' tuo figlio, cieco e idiota che non sei altro e adesso dagli il tuo sangue che vorrei vedere di nuovo gli occhi di mio cugino" scoppiò J.J. pieno di astio.
Ok. L' aveva detto.
Aveva il fiatone per la rabbia, Pegasus sicuramente lo avrebbe odiato, ma si era tolto la soddisfazione di zittire suo zio che era in piena crisi isterica.
" Figlio?" la voce di suo padre lo riportò alla realtà e li guardò entrambi.
Scorpius stava guardando Pegasus come se avesse visto un fantasma, probabilmente stava ricollegando tutti i tasselli nella sua testa. Tutte le cose che anche Draco gli aveva detto.
Albus osservava lui e sembrava aver già tratto le sue conclusioni.
Sorrise leggermente a suo padre prima che il dolore lo facesse piegare su se stesso.
" Che succede?" chiese Albus vedendolo cadere a terra privo di conoscenza e chinandosi su di lui.
Draco corse verso il ragazzo e gli passò la bacchetta per visitarlo, poi alzò gli occhi su Albus " avvelenato" disse soltanto e si voltò verso il nipote.
Chi stava uccidendo questi ragazzi del futuro?

E se domani...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora