9 CAPITOLO

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  Pegasus si materializzò al n. 4 di Privet Drive e sentì subito dei bisbigli sommessi arrivare dalla cucina.
Si guardò intorno e vide che non c' era nessuno, dovevano essere tutti e tre dentro la stanza.
Fece per entrare, ma non aveva messo ancora la mano sulla porta che sentì J.J. alzare il volume della voce in modo quasi incredibile per lui.
" Vi rendete conto di quello che avete fatto?"
Pegasus rimase bloccato nella propria posizione.
" Vi hanno anche visto e se qualcuno glielo dicesse? Lo sapete che l' unica bacchetta uguale a quella di mio nonno ce l' ha Pegasus? Avete pensato a questo prima di fare la vostra bravata? Avete pensato che Pegasus sarà il primo ad essere sospettato?"
Pegasus sentì la rabbia mal sopita minacciare di venire fuori nuovamente. J.J. stava sicuramente parlando con Cris e Zoe. Cosa avevano combinato quelle due?
Entrò deciso dentro la stanza e tutti gli sguardi si posarono su di lui.
J.J. guardò prima lui e poi le ragazze come se fosse indeciso se renderlo partecipe della conversazione, probabilmente leggeva nei suoi occhi tutta la sua rabbia.
" Che succede?" chiese guardando suo cugino.
J.J. sospirò e guardò Cris e Zoe " chi vuole raccontarlo?" chiese loro.
Entrambe le sorelle guardarono Pegasus continuando a pensare che non avevano fatto niente di male o di così stupido, ma fu Cris ad alzarsi " questa è tua" disse porgendogli la bacchetta senza smettere di guardarlo negli occhi.
Pegasus degnò la bacchetta di una sola occhiata prima di rialzare lo sguardo su Cris.
" Da quello che ho capito non posso più fidarmi di voi" disse freddo.
L' espressione di Cris fu quella di una persona che aveva appena ricevuto un pugno in pieno viso.
Non si rendeva neanche conto del perché, forse perché non le era mai successo di leggere la delusione nei suoi occhi quando la guardava, ma adesso vederlo la feriva molto, al contempo però non si sarebbe mai perdonata se avesse mostrato i suoi sentimenti.
" Ti metti ad origliare adesso?" gli chiese con rabbia.
" Non ho origliato".
Cris rise " come no? " rispose con ironia " allora stanotte i tuoi poteri sono aumentati ed adesso riesci a vedere cosa succede anche quando non ci sei?" chiese ironica, ma Pegasus non rise, anzi riabbassò lo sguardo sulla bacchetta come se guardarla lo innervosisse troppo.
" Che cosa avete fatto con la mia bacchetta?" chiese ancora e Cris sentì la rabbia aumentarle.
Cosa avevano fatto con la sua bacchetta? Ma come si permetteva e come si permetteva di trattarla come una scolaretta da punire?
" La tua maledetta bacchetta..."
" Cris" la riprese Zoe interrompendola e guardandola con rimprovero. Cris alzò gli occhi al cielo.
Sempre tutti a proteggere Pegasus, sempre tutti a coccolarlo perché non esploda, bè a lei non piaceva fare così.
" Tecnicamente, tu non hai la bacchetta visto che non ne hai bisogno" scherzò Zoe per stemperare un po' l' ambiente.
Pegasus però continuò a restare serio. Normalmente ci avrebbe scherzato, probabilmente anche riso per le loro espressioni e per la faccia tosta con la quale avevano organizzato tutto ed erano riuscite a non farsi beccare né da lui e J.J. e né dagli Auror, ma stavolta non ci riusciva. Troppe volte aveva perso il controllo quel giorno, troppe volte si era dovuto dominare, adesso sentiva la rabbia che gli percorreva le vene con la stessa velocità con la quale un fuoco si propaga in un posto cosparso di benzina.
Incrociò le braccia al petto cominciando a sentire le mani tremare.
" E comunque tu sei il primo che fa le cose impulsivamente e senza pensare" aggiunse Cris incrociando le braccia a sua volta, quasi come se stesse raccogliendo una sfida.
" I miei colpi di testa non mettono a repentaglio la mia copertura" ribatté e la sua voce venne fuori affilata e tagliente, talmente tanto che J.J. si alzò in piedi " adesso basta" disse frapponendosi tra i due, poi guardò Pegasus in maniera decisa " e tu calmati" gli ordinò.
Pegasus capì che se ne doveva andare.
Era tornato a casa per calmarsi, sperando di ricevere aiuto e conforto dai suoi amici e invece anche stavolta si era sbagliato.
Si sentiva travolto da tutte le emozioni di quel giorno: sua madre ricoperta di sangue, suo padre che l' aveva creduto un Apocalittico, la foto di sua madre ed i suoi occhi pieni di sentimento e di amore e infine gli occhi di suo nonno, quegli occhi quasi spaventati, come se si chiedessero chi era la persona che aveva davanti.
Sentiva la rabbia salire contemporaneamente al suo battito cardiaco.
Doveva andarsene e subito anche.
Adesso si era alzata anche Zoe ed erano tutti e tre intorno a lui e lo stavano guardando preoccupati.
Non era la prima volta che lo vedevano perdere il controllo, ma di solito, davanti a loro, era sempre riuscito a riprenderlo.
Non era così che doveva andare. Sapeva che erano preoccupati per lui e non per loro, ma leggeva la paura nei loro occhi e quello lo faceva arrabbiare di più.
Era furioso con se stesso e con quello che gli succedeva ed era furioso anche con sua madre per aver fatto di lui una cavia, per averlo reso un esperimento.
Probabilmente un esperimento andato male.
Chiuse gli occhi e prese un respiro cercando di concentrarsi su di sé, sulla sua mente, ma ormai i pensieri si erano azzerati e la sua parte razionale era sopita in qualche angolo del suo cervello.
" Devo andare via" riuscì a dire tra l' affanno.
Le sue mani s' illuminarono e sentì il suo potere affluirvi in una maniera devastante, proprio come un fiume che ha rotto gli argini.
" no...no" ansimò prendendosi la testa tra le mani
" Axus, concentrati" la voce di Cris non era più rabbiosa e sprezzante, ma dolce e preoccupata.
Pegasus alzò gli occhi su di lei e la vide spalancare gli occhi e la bocca " i tuoi occhi" disse con un filo di voce.
Pegasus abbassò gli occhi, sapeva che cosa aveva appena visto. I suoi occhi erano rossi.
Rossi come il fuoco, rossi come un semaforo, rossi come l' inferno nel quale viveva da quando era nato.
" Devo andare via" ripeté, ma non era sicuro di essere riuscito a dirlo davvero o se le parole erano rimaste chiuse dentro la sua testa.
Il sudore gli percorreva ormai il viso per la concentrazione e lo sforzo di mantenere il controllo.
Aprì le mani cercando di pensare alla smaterializzazione, cercando di concentrarsi sull' incantesimo e vuotare la testa da tutta la rabbia che aveva assorbito.
Gli altri parlavano, ma ormai non li sentiva più, le loro voci erano solo un brusio di sottofondo.
Poteva farcela. Doveva solo riprendere possesso di sé.
Uscire dal buio, da quel tunnell oscuro che lo risucchiava.
" Pegasus" .
Quando delle dita si chiusero attorno al suo polso, Pegasus perse del tutto il controllo.
Si ritrovò risucchiato totalmente.
Davanti a sé, all' improvviso era comparsa sua madre: i suoi capelli rossi raccolti in uno chignon severo ed i suoi occhi cattivi e pieni di rabbia.
" Pegasus, devi venire...subito"
Pegasus aveva quattro anni eppure riuscì a notare come le labbra della madre si arricciassero riuscendo a riempire di cattiveria quell' ultima parola.
" Ho detto subito!" urlò afferrandolo per il polso e trascinandolo verso di sé.
Lo strattonò cominciando a scrollarlo con rabbia " sei cattivo, io ti ho creato così cattivo e io pago ogni giorno per la tua esistenza. Non dovevi nascere...non dovevi nascere...non dovevi nascere"
Pegasus cercava di non piangere. Alla sua mamma non piaceva che piangesse e diventava sempre più cattiva dopo, ma era tanto difficile, lui voleva essere amato.
" Smettila di piagnucolare, vuoi essere punito?" lo sguardo di Lily era un misto tra cattiveria e compiacimento nel vederlo così terrorizzato.
" No... no... Per favore, per favore" supplicò portandosi la mano libera agli occhi " per favore" continuò a pregarla fino a quando lei non lo lasciò e poi corse via.
Corse verso la sua camera. Corse dall' unica persona che sembrava volergli bene. Corse dalla sua cameriera Emily.
" Pegasus" la voce di Cris lo riportò alla realtà e com' era venuta sentì la sua rabbia defluire leggermente e tornare sotto il suo controllo. Era lei che lo stava scrollando e non aveva neanche lontanamente l' espressione rabbiosa che aveva visto nella madre, anche se sembrava guardarlo con rimprovero.
" Ti ha dato di balta il cervello?" gli chiese e Pegasus non capì fino a quando lei non spostò lo sguardo verso il muro.
J.J. era accasciato a terra e sembrava perdere sangue dalla testa.
" Per Silente" esclamò correndo da lui " non sono stato io, vero?" chiese, guardando Cris e pregandola con lo sguardo.
Lei sospirò. Come poteva arrabbiarsi quando era una cosa della quale neanche lui aveva il controllo.
Pegasus le lesse la risposta negli occhi e non disse più niente.
Chiuse gli occhi e cercò di fare appello a tutta la sua magia benigna, ma in quel momento non ne aveva molta, probabilmente il suo lato di luce stava ancora combattendo con il lato oscuro per predominare sull' altro.
Suo nonno Harry gli aveva sempre detto che in ogni persona c' è luce e oscurità e tutto dipende dalle proprie azioni che determinano quale lato vuoi far vincere.
Il problema è che per lui non era così. In lui erano le emozioni a decidere, la rabbia o la felicità, l' angoscia o la soddisfazione.
Passò una mano sopra alla testa di J.J. e la ferità gli si asciugò sulla fronte mentre contemporaneamente i suoi occhi si aprivano concentrandosi in quelli di Pegasus.
Quelle iridi verdi lo studiarono per qualche secondo e poi sorrisero insieme alle sue labbra " bentornato, cugino" disse alzandosi a sedere e toccandosi la testa nel punto dove avrebbe dovuto esserci la sua ferita.
" J.J., io..."
Pegasus non sapeva neanche come continuare.
Non volevo? Scontato. Non sapevo quello che facevo? Evidente. Non sono riuscito a controllarmi? Molto, molto evidente.
Fortunatamente per lui, J.J. non sembrava voler le sue scuse " Ehy, non sono mica fatto di burro" gli disse alzandosi in piedi e Pegasus sorrise " ma se te le ho suonate?" si oppose cercando di scherzare.
Zoe tornò a respirare normalmente e guardò Cris " scherzano" disse quasi incredula " lui ha fatto un volo di cinque metri e loro scherzano" continuò.
Cris rise e guardò Pegasus " devi trovare il modo per controllarti" gli disse " pensare a qualcosa che ti faccia restare aggrappato alla realtà" e Pegasus annuì.
Sapeva che lei aveva ragione e sapeva anche che questa volta era seria.
Nessuna ironia, nessuno scherzo, solo semplice preoccupazione.
" Vado via" disse " e non tornerò fino a quando non avrò trovato un modo..."
" Pegasus, davvero non devi..." lo interruppe J.J., ma Pegasus lo interruppe a sua volta " sì che devo, mia madre mi ha già rovinato abbastanza la vita, non voglio che mi renda anche un assassino"
" Non ti sembra di essere un po' troppo drammatico?" gli chiese Zoe " J.J. sta bene" aggiunse, ma Pegasus scosse la testa " posso sentire ogni vena, ogni muscolo, ogni particella di sangue che cerca di opporsi al male che vuol prendere il sopravvento..."
" Devi combatterlo, come dice il nonno" si oppose J.J.
" Devo combatterlo lontano da qua"ribatté.
" Non te ne andare" la voce di Cris era un sussurro tale che non era neanche sicura di averlo detto davvero, ma da come la guardò Pegasus presuppose di sì.
Non aveva mai provato niente per Pegasus. Lo conosceva da sempre, o meglio, dai suoi sei anni quando lui fu liberato ed erano stati solo buoni amici, ma allora perché al pensiero di non vederlo per tanto tempo il suo cuore sembrava spezzarsi?
" Non ero mai andato così tanto in là con voi. E se la prossima volta andasse peggio? Se non riuscissi a controllare la mia forza, il mio potere e vi uccidessi?" le chiese guardandola come se sperasse di trovare una soluzione nei suoi occhi cielo.
" Non lo farai" ribatté Cris.
" Non puoi saperlo"
" Sì, invece, io mi fido...mi fido di te" concluse stupendosi delle sue stesse parole.
Sapeva che adesso lui l' avrebbe presa in giro fino allo sfinimento, sapeva che non le avrebbe fatto passar liscia le sue parole da femminuccia, ma al diavolo. Se questo fosse servito a non farlo andare via, allora, ne sarebbe valsa la pena.
Già era dura vederlo solo una volta al giorno, nel loro presente stavano sempre insieme, combattevano assieme. Sapere di non vederlo per settimane era davvero troppo.
Invece Pegasus non la prese in giro, ma le mise una mano sulla guancia " non posso correre il rischio" disse senza smettere di guardarla negli occhi e Cris per la prima volta abbassò gli occhi sentendoli riempire di lacrime.
La mano di Pegasus lasciò la sua guancia, ma le parve quasi che il calore fosse impresso come fuoco.
" Non scappo" disse, voltandosi verso J.J e Zoe " sarò a casa di mio nonno, cercherò di farmi aiutare a superare la cosa..."
" Ma vedrai sempre tua madre" si oppose Zoe , la voce rotta dalle lacrime e Pegasus sorrise " sì, ma solo perché devo ancora nascere..."
" Probabilmente devi ancora essere concepito" scherzò J.J. e Pegasus non riuscì a trattenersi dall' emettere una smorfia di disgusto, " come ti contattiamo?" gli chiese J.J. tornando serio.
Pegasus ci pensò un secondo e poi guardò il block notes appoggiato sul divano " con quelli" disse e tutti lo guardarono allibiti " vuoi far volare un biglietto per tutta la città?" gli chiese Zoe, ma Pegasus scosse la testa " no, voglio che lo smaterializzate..."
" Impossibile" lo interruppe J.J. " sai che non lo è" si oppose Pegasus " devi solo utilizzare lo stesso incantesimo con il quale siamo tornati indietro, solo che devi spostarlo di luogo e non di tempo, dovrebbe essere più semplice"
J.J. annuì anche se ancora non era del tutto convinto. Quando erano tornati indietro avevano la Mangiatempo e tutta la forza magica di Pegasus sulla quale contare, adesso sarebbero stati solo loro tre. Però al contempo doveva solo smaterializzare delle lettere e non delle persone.
" Scrivetemi solo Axus ed io saprò che state bene" disse guardando Cris, prima di riportare lo sguardo sugli altri " se non riceverò vostre notizie per più di due giorni, verrò a cercarvi" li avvertì, poi prima che qualcuno potesse protestare ancora, raccolse la bacchetta da terra e aprendo le sue mani si smaterializzò.
Cris si lasciò cadere su una sedia continuando a guardare incredula il punto dove era sparito, poi guardò Zoe che aveva smesso di fare la crocerossina a J.J. e la stava guardando preoccupata.
" Va tutto bene" la tranquillizzò, pur leggendo nei suoi occhi che non le credeva neanche un po'.
***
Pegasus non si smaterializzò da suo nonno, ormai non mancava molto all' inizio delle lezioni.
Nonostante quel giorno si svolgessero solo il pomeriggio, ormai non mancavano che poche decine di minuti.
Si cambiò velocemente nello spogliatoio, indossando la casacca celeste ed i pantaloni dello stesso colore, poi si infilò le scarpe e si prese un paio di minuti per allacciarle con cura, intanto che la sua testa vagava.
Aveva il cuore stretto in una morsa, non avrebbe mai voluto abbandonare i ragazzi, ma quando aveva visto che cos' aveva fatto era stato preso dal panico.
Non aveva mai fatto del male a nessuno e invece questa volta aveva attaccato suo cugino.
Sospirò uscendo dagli spogliatoi.
J.J. era una delle persone a cui teneva di più al mondo e non poteva credere di averlo attaccato che poi ne fosse stato o no consapevole non importava.
Importava solo che avrebbe potuto ucciderlo.
Mosse la mano con rabbia e scardinò una scala di legno dal muro.
Se fosse morto avrebbe avuto davvero importanza se l' avesse fatto di proposito o no?
Mosse l' altra mano e cominciò a scagliare i pesi dall' altro lato della stanza.
Era solo colpa di sua madre.
La rabbia ricominciò a salire, ma stavolta aveva una palestra intera per sfogarsi e forse, stavolta, era la decisione giusta.
Lily entrò nella palestra e si dovette piegare sulle ginocchia per evitare un legno piuttosto appuntito che le stava volando intorno.
Quando riuscì a rialzarsi vide che la causa di tutto quello era Alexander.
Era al centro della palestra e stava scagliando ogni cosa gli capitasse a tiro e la cosa sorprendente era che la bacchetta sembrava quasi ciondolare nella sua mano.
I suoi incantesimi non avevano niente di simile ai movimenti di bacchetta che aveva imparato a scuola.
" Ehy" urlò, ma lui non si voltò, in effetti le attrezzature che volavano stavano facendo un fracasso infernale.
" Alexander" lo chiamò, prima di gettarsi a terra per evitare che una palla pesante quasi quanto lei le si schiantasse addosso.
Si rialzò cominciando a chiedersi chi glielo facesse fare, ma ancora ricordava gli occhi di quel ragazzo quando, precedentemente, gli era successo la stessa cosa.
" Alexander!" riuscì a toccargli un braccio e lui spostò lo sguardo su di lei.
Fu solo un secondo, un battito di ciglia, ma Lily ebbe finalmente la conferma: non si era sbagliata, i suoi occhi erano rossi.
Ma fu solo un attimo perché come il suo sguardo si concentrò sul proprio, quegli occhi tornarono grigi come prima e le attrezzature caddero a terra come marionette private di sostegno.
Pegasus scansò la mano della madre da dosso e la guardò con una rabbia infinita, poteva sentire ancora il dolore del ricordo che aveva avuto precedentemente.
Adesso sarebbe tornata la rabbia, adesso non sarebbe riuscito a tenere il controllo, sarebbe esploso come prima.
Si concentrò attendendo che i battiti aumentassero e il respiro cominciasse a farsi pesante, ma non accadde.
Il suo cuore batteva normalmente e il respiro era regolare.
Guardò sua madre sbattendo nervosamente più volte le palpebre.
Con tutte le persone che gli volevano bene, proprio lei, proprio la persona che lui odiava di più aveva il potere di abbattere tutta la sua rabbia?
Poteva davvero essere così?
" Voglio che tu mi stia lontano" l' ammonì con voce rabbiosa, ma Lily a dispetto di tutto sorrise.
" Forse siamo partiti con il piede sbagliato, Alexander" disse " Perché non ricominciamo da capo?" gli chiese senza smettere di sorridere.
Il primo vero sorriso da parte di sua madre. Era ironico che l' unico sorriso ricevuto da sua madre, lo avesse avuto in quel momento, mentre lei non aveva la più pallida idea di chi lui fosse.
Sentì la rabbia ricominciare a scorrergli nelle vene " non scherzo" le sussurrò, poi si chinò vicino al suo viso vedendo da vicino tutte le sue lentiggini che aveva in parte ereditato " stai lontana da me" fece attenzione a scandire bene le parole una per una.
La vide osservarlo, ma non sembrava aver paura, anche questa volta sembrava dispiaciuta.
" Sai, non riuscirai a spaventarmi od allontanarmi perché io uso lo stesso metodo con le persone" gli spiegò e Pegasus trattenne un commento acido. Lui non era come lei, ma non disse niente limitandosi ad allontanarsi da lei.
" E tu hai la mia stessa espressione, ce l' hai sempre avuta, dal primo giorno e mi ha colpito, mi ha fatto capire che hai bisogno di un amico qua dentro..."
" Io non ho bisogno di nessuno" la interruppe Pegasus. Se avesse voluto scegliere un amico tra gli Auror, avrebbe scelto chiunque. Chiunque tranne lei.
Lily sospirò " ho visto come ti trattano. Nessuno si fida di te, eppure io sento che c' è qualcosa in te. C' è qualcosa che mi fa sentire che posso fidarmi di te "
Pegasus avrebbe voluto urlare.
Si dice che una madre percepisce sempre suo figlio. Si dice che l' istinto di una madre è la cosa più grande e forte al mondo, ma sua madre non sapeva neanche cosa fosse l' istinto materno.
O forse non lo sapeva la madre del suo tempo, invece questa Lily sembrava guardarlo come se credesse in tutto quello che gli aveva appena detto.
Perché? Perché doveva essere così gentile con lui? Perché doveva sembrare così buona e indifesa?
Perché? Come avrebbe potuto guardare quegli occhi, quello sguardo così desideroso di aiutarlo e lanciarle la maledizione che uccide?
***
Scorpius guardò i due continuare a guardarsi negli occhi e parlare.
Quando era andato a casa sua a fare la doccia e non l' aveva trovato, si era immaginato che fosse in palestra ed aveva fatto tutto velocemente e con la paura che potesse di nuovo eccedere in presenza di Lily che potesse farle del male.
Invece quando era arrivato li aveva trovati parlare e addirittura lei gli aveva proposto di diventare amici.
Lei. Nonostante lui avesse provato in ogni modo ad avvicinarsi, lei lo aveva ugualmente allontanato.
Non riusciva a credere di averle aperto il suo cuore. Non riusciva a credere di essere stato così stupido e ingenuo e di aver pensato che tutte le sue reazioni fossero dovuto allo shock e alla paura.
Probabilmente la realtà era che l' unico che provava qualcosa era lui.
Doveva essere così, visto che non si faceva problemi ad avvicinarsi ad Alexander, a pregarlo di essere amici.
Pregarlo. Uno che non conosceva neanche. Un ragazzo del quale non ci si poteva fidare.
Guardò Alexander e sentì la rabbia quasi accecarlo. Lui non era quello che voleva mostrare.
Scorpius poteva sentirlo e poteva vedere anche quello che a lei pareva celato: lui mentiva.
E adesso avrebbe fatto di tutto, avrebbe smosso mari e monti, ma gliel' avrebbe dimostrato, avrebbe portato a Lily tutte le prove della sua ingenuità e gliel' avrebbe mostrate con rabbia e soddisfazione.  

E se domani...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora