15 CAPITOLO

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Lily era seduta sul divano che guardava uno dei suoi telefilm preferiti, quando qualcuno le arruffò i capelli portandoglieli davanti agli occhi.
Staccò gli occhi solo quei due secondi che bastarono per fulminare suo fratello con gli occhi " se gli sguardi potessero uccidere" scherzò lui sedendosi accanto a lei.
Lily sbuffò " ho capito è finita la pace" affermò Lily stando allo scherzo e James l' attirò a sé circondandola con un abbraccio " tanto lo so che ti piace essere stuzzicata" le disse scherzoso e Lily rise " solo da chi voglio io" lo provocò.
James annuì quasi in maniera solenne " non vorrai mica dire che preferisci quel bacucco di Corner al tuo fratellone preferito, vero?" le chiese.
" Chi è il fratellone preferito di chi?" domandò Albus lasciandosi scivolare sul divano all' altro lato di Lily, le prese un braccio e la tirò verso di sé facendo ridere Lily.
" Tu non puoi essere il suo fratello preferito. Lily, lui è un vile Serpeverde" lo provocò James e Lily fece finta di riflettere " in effetti..." disse puntandosi un dito alla tempia, ma Albus non si arrese " pensi davvero che James, il fratello che ti rompe le scatole con tutti i ragazzi che vedi, possa essere il tuo fratello preferito"
Lily spostò il peso del corpo verso Albus " in effetti..." ripeté come se stesse considerando l' idea.
James aprì la bocca per rispondere, ma colse un movimento con la coda dell' occhio e i suoi occhi si spalancarono impauriti.
Automaticamente la sua mano corse alla tasca dove aveva la bacchetta, ma il ragazzo alle sue spalle scosse la testa " no, no, no" disse la sua voce piena di rabbia " non lo farei, caro il mio cognatino".
Lily spostò lo sguardo terrorizzata da Aaron a sua madre che era tra le sue braccia con la bacchetta puntata alla gola " Aaron... che... che stai fa... "
" Zitta!" l' ammonì lui e fece un cenno con la testa ad un ragazzo vicino a lui.
Lily vide con terrore altri due ragazzi prendere i suoi fratelli, erano così giovani, avevano dei visi così indifesi.
Lei non avrebbe mai pensato, lei non avrebbe mai voluto.
Quando vide il primo incantesimo abbattersi su James urlò e Aaron rise stringendo più forte il collo di Ginny con l' avambraccio.
Lily si agitò tra le mani del ragazzo che la teneva ferma.
Lei e sua madre erano di fronte, spettatrici involontarie di quello che stava succedendo.
" Stai buona" l' ammonì il ragazzo che la tratteneva "Arriverà anche il tuo turno" .
Lily vide le lacrime sul volto di sua madre e quello la fece andar fuori di testa, più delle urla, più della paura perché sua madre non piangeva mai.
Ginny aveva sopportato troppe prove e invece Lily vide nel suo volto che si stava sgretolando, che ogni grido era un sussulto, ogni immagine era qualcosa che la stava sciogliendo lentamente.
Con uno strattone più forte si liberò del ragazzo che la tratteneva e prima che lui potesse riafferrarla sollevò un ginocchio e lo colpì all' inguine.
Si gettò con tutta la forza della disperazione contro il tavolino e sbatté contro l' angolo del divano per prendere la bacchetta.
Si voltò verso Aaron il desiderio di fargli del male che ribolliva nelle sue vene.
Il desiderio di uccidere lui e tutti quelli che erano con lui, ma quando si voltò lo vide a pochi centimetri dal suo volto.
Terrorizzata cercò sua madre con gli occhi, ma non la vide e Aaron approfittò di quel momento di distrazione per colpirla e farla cadere a terra.
Non aveva neanche usato la bacchetta, era bastato un ceffone ben assestato e Lily era caduta come una mela da un ramo.
Lui si chinò su di lei " volevi il tuo momento di gloria, vero?" le chiese senza smettere di sorridere.
Lily alzò lo sguardo per non guardarlo negli occhi e vide suo fratello disteso, le loro teste quasi si toccavano e lui la stava guardando a sua volta.
'Posso lasciarmi andare alle lacrime?' Pensava incessantemente, ma non voleva, la sua dignità non glielo permetteva.
Loro sarebbero usciti di lì e quei maledetti avrebbero pagato. Suo padre sarebbe arrivato.
Harry stava per arrivare.
Lily guardò ancora James cercando di trasmettergli con gli occhi quello che stava pensando.
Poi il dolore le fece spezzare il fiato nei polmoni e vide la punta incandescente della bacchetta di Aaron, la stessa punta che era appena stata premuta sulla sua pelle.
' Posso piangere adesso? Mi è concesso piangere?'
Non riusciva. Non voleva. La sua testa glielo impediva.
Non era disperazione, era paura, angoscia, dolore. Terrore puro.
" Perché lo fai? Non ti abbiamo fatto niente" supplicò " lasciali stare. Lascia stare la mia famiglia" la sua voce era una preghiera, ma il sorriso non abbandonò il viso di Aaron.
" Non è così semplice, sangue chiama sangue, Lily" le disse e a Lily sembrarono tanto i vaneggiamenti di un folle.
Alzò di nuovo lo sguardo per cercare quello del fratello, ma il sangue era aumentato e le urla si erano sopite.
I suoi occhi non la guardavano più, il suo sguardo sembrava vitreo.
' Posso piangere adesso?'
E le lacrime si formarono nei suoi occhi contemporaneamente all' urlo nella sua gola.
Un urlo che non poté emettere, un urlo tappato da una mano grande, violenta, piena di rabbia.
Un grido che le rimase in gola, che sembrava soffocarla, che sembrava opprimerla e farle scoppiare il cuore.
" Vediamo di divertirci..."
Lily si alzò di scatto a sedere: gli occhi spiritati, i capelli attaccati a ciocche al suo viso, il sudore che le percorreva ogni centimetro di pelle ed i brividi che la scuotevano come se niente potesse scaldarla.
Qualcuno la prese per le spalle, qualcuno che gridava.
" Lily, Lily, sei qua...Lily, sei qua con me"
Lei si portò le mani sulle orecchie e si accorse che le grida erano le sue e che non provenivano solo dalla sua testa.
" Lily" era più di una voce, ma i suoi occhi non riuscivano a vedere niente che non fosse il sangue, niente che non fosse lo sguardo di Aaron o quello di suo fratello James.
" LILY! ".
Gli occhi grigi di Scorpius le entrarono nel campo visivo e Lily finalmente spostò lo sguardo.
Guardò con gli occhi spalancati tutte le persone che erano accanto a lei " non...non riesco...a respirare" disse tra i singulti e Rose afferrò la bacchetta.
" No" disse Albus " non la incantare..." Rose scosse la testa " non può farcela, deve riprendersi" disse cercando di sovrastare la confusione.
Scorpius le prese la mano e Lily sentì il calore a contrasto con la sua pelle gelata.
Le sue mani erano delicate e il suo sguardo era fisso nel suo, quegli occhi ghiaccio che a dispetto di tutto erano puro calore per lei.
Quegli occhi che la stavano aiutando ad uscire dal ricordo.
Piano piano il respiro cominciò a rifluire nei suoi polmoni e i singhiozzi a calmarsi " che...cosa...io...cosa ci...cosa ci fai qua?" chiese e si accorse di quanto le fosse ancora difficile scindere i ricordi dalla realtà e che l' unica cosa che le impediva di affondare era proprio la mano di Scorpius che racchiudeva la sua, le sue dita calde sul suo viso ed i suoi occhi.
" Dove credi di essere?" le domandò e Lily si guardò intorno. Era nell' infermeria dell' Accademia.
I ricordi cominciarono ad affluire proprio come il sangue cominciò di nuovo a scorrerle nelle vene.
Gli allenamenti sospesi per l' attacco di quelli che presumevano essere degli Apocalittici.
Suo padre e Ron che con una squadra cominciavano le indagini.
Alice che portava Jennifer a casa sua e la lasciava in custodia dei suoi genitori.
L' arrivo di Rose e la richiesta di vedere i suoi ricordi.
Lei che avrebbe solo voluto dirle di Alice e la sua profezia.
Alice che le diceva di farsi prima visionare i ricordi che sarebbe stata una cosa veloce e che lei doveva ancora parlare con Albus.
Lei sola con Rose che si sedeva sul lettino dell' infermeria e poi...
Un brivido la scosse di nuovo e la sua mano si strinse più forte a quella di Scorpius.
" Potete lasciarci?" chiese Rose e Lily vide tutti quelli che erano accorsi.
Praticamente erano tutti i suoi compagni di corso. Passò uno sguardo sui loro visi, maledicendosi per essere apparsa debole e patetica. Vide Alice in un angolo che piangeva sconvolta e suo fratello con la consapevolezza negli occhi che cingeva le spalle di Alice senza staccare lo sguardo da Lily, ma quello che la colpì più di tutto furono gli occhi di Alexander oscurati e la sua mano che giocherellava nervosamente con il suo bracciale di cotone nero, il quale rimbalzava piuttosto violentemente sulla sua pelle.
Lily avrebbe voluto toccargli le braccia o stringergli la mano, si era accorta che – pur non capendone il motivo - quando lei lo toccava la sua agitazione, quella rabbia che sembrava scuoterlo dall' interno si placava, ma in quel momento non aveva forza.
La forza la stava traendo da Scorpius e non era neanche sicura che le bastasse, non era certa di riuscire, ad esempio, a reggersi sulle gambe se si fosse alzata; quindi, in quel momento, non poteva decisamente aiutarlo.
Li vide uscire tutti e ricadde indietro sul lettino come se i fili che l' avessero trattenuta fossero stati tagliati.
" Lily" la chiamò Scorpius e lei lo guardò.
Posso piangere adesso?
I suoi occhi si riempirono di lacrime " c' era qualcosa?" chiese cercando di prendere più fiato possibile e guardando la cugina.
Rose espirò, anche per lei era stata una dura prova vedere quei ricordi, forse più di quelli di Albus, poi scosse la testa.
" I tuoi ricordi erano reali".
Fu come uno schiaffo. Era tutto vero. Non poteva appigliarsi neanche a questo.
Posso piangere adesso? Posso sgretolarmi com' è successo a mia madre?
La mano di Scorpius strinse la sua con più forza.
" Ma sono bloccati...ne ho visto solo una piccola parte e tu lo sai".
Gli occhi di Albus si spostarono da Lily a Rose " una piccola parte?" chiese incredulo.
Rose annuì " sì, non so se li blocchi tu o se ti sono stati bloccati, ti sei fermata prima...noi... noi dovremmo rifarlo"
" Non se ne parla" si oppose immediatamente Albus.
Rifarlo?
Posso piangere adesso?
" Certo, Lily" lei non ricordava che Scorpius le avesse mai parlato così dolcemente " certo che puoi piangere, ma dopo devi combattere, devi risollevarti, devi aiutarci a trovare quei maledetti che ti hanno fatto questo".
Lily si morse il labbro inferiore e cercò di fermare il suo corpo che ancora tremava " io sono con te" le disse " io non ti lascerò mai" ribadì.
Lily guardò i suoi occhi e non riuscì a capire se fosse per colpa della sua testa o se effettivamente lo sguardo di Scorpius fosse più offuscato. Quasi provato.
Lily appoggiò la testa contro il suo petto lasciando che i capelli le ricadessero sul volto e lo nascondessero.
" Non lo rifarà" la voce di Albus era tanto decisa quanto angosciata.
Lily sapeva che se stava dicendo in quel modo era solo per paura verso di lei, sapeva quanto gli costava dover rinunciare a qualcosa che poteva portarli alla soluzione di quello che era effettivamente successo quel giorno.
" E' quasi morta... lei non può, non ce la fa" rincarò Albus e Lily alzò la testa " sto bene, Al, erano solo ricordi, non possono farmi più del male. Devo imparare a gestirli"
Albus scosse la testa " non sono solo ricordi" disse soltanto e Lily lo guardò tristemente.
Lei sapeva che anche se lui non aveva visto i suoi ricordi la capiva.
Loro avevano condiviso quel giorno. Loro erano sopravvissuti, ma allo stesso tempo una grossa parte di loro era morta.
Si alzò in piedi e le sue gambe traballarono. Era ancora impaurita e il suo corpo non voleva saperne di risponderle correttamente.
Scorpius si mosse per aiutarla, ma lei tese un braccio " ce la faccio, sto bene" lo rimproverò e sentì le sue gambe più forti ad ogni passo.
Si avvicinò ad Albus e gli sorrise " Non sono morta la prima volta, non morirò la seconda" gli disse e Albus chiuse gli occhi.
Sapeva che l' animo Grifondoro di Lily non avrebbe accettato di restare in disparte e che se poteva aiutare a trovarli lo avrebbe fatto anche se le fosse costata tutta la sua sanità mentale.
" E' solo il tuo coraggio che parla" si oppose anche se sapeva che era tutto inutile, se lei voleva farlo, lo avrebbe fatto.
" Proprio come te" gli disse " è il tuo amore per me che parla" continuò e il cuore di Albus accelerò capendo che forse, adesso, era davvero pronta a perdonarlo.
E lui non voleva altro.
" Non posso impedirtelo" si rassegnò e nel momento in cui lo disse si rese conto che l' aveva sempre saputo.
Sapeva che Lily non si sarebbe mai tirata indietro, come non l' avrebbe fatto mai fatto neanche James e come sempre si ritrovò a chiedersi che vigliacco fosse.
" Non lo sei" gli disse capendo i suoi pensieri dai suoi occhi e Albus contrasse le sopracciglia " non lo sei, perché lo farai anche te, affronteremo questa cosa insieme...come due fratelli" concluse la frase con un sorriso stentato e Albus ebbe la definitiva conferma che lei era pronta a tornare ad essere la sua sorellina.
La prese immediatamente tra le braccia stringendola a sé così forte da toglierle il respiro.
Poter abbracciare di nuovo sua sorella, poter sentire di nuovo la fiducia nelle sue parole, l' amore nei suoi occhi. Il cuore di Albus riprese a battere regolarmente.
" Grazie" le disse staccandosi e Lily lo guardò con affetto prima di spostare gli occhi su Alice.
Albus vide il volto di sua sorella tornare serio e spostò lo sguardo su Alice che non aveva ancora smesso di piangere.
" Al, devo dirti una cosa" mormorò Alice e Albus aggrottò la fronte. Non sembravano buone notizie.
***
Pegasus uscì dalla stanza ancora ansante.
Sentiva tutto il corpo tremare, sentiva le sue mani infuocate.
Abbassò lo sguardo e vide le sue mani illuminarsi.
Doveva andarsene e doveva farlo subito.
Prima quello che era successo con Zoe e J.J. poi sua madre.
Non credeva che avrebbe sofferto così, invece vedere sua madre in quelle condizioni.
Vederla arrancare per uscire dai ricordi, vederla tremare in preda al terrore, vedere i suoi occhi disperati di chi aveva visto la morte in faccia, gli aveva fatto male.
Ogni volta che il suo sguardo si era posato sul suo viso trasfigurato dalla paura si era sentito come se qualcuno avesse afferrato il suo cuore e lo avesse strizzato. A più riprese, incessantemente, fino a fargli male.
Davvero male.
Sarebbe dovuto essere felice, godere della sua sofferenza.
Era quello che meritava. Quello che avrebbe meritato una qualsiasi madre che avesse fatto quello che lei aveva fatto a lui, ma non era così.
Lui non era felice, anzi.
Le mani gli tremarono e Pegasus vide che erano talmente luminose che difficilmente avrebbe potuto nasconderle.
Le aprì e prima ancora che il suo cervello pensasse alla destinazione si smaterializzò.
Si ritrovò nel salotto di Privet Drive e si guardò intorno con movimenti febbrili.
Sentiva il suo controllo allontanarsi sempre di più da lui.
Sapeva che non avrebbe trovato Zoe e J.J. , sapeva che cosa avevano ottenuto con la passaporta e la cosa non gli piaceva affatto, ma quello che gli piaceva ancora meno era che in casa non ci fosse neanche Cris.
Entrò in cucina e anche quella era vuota.
Salì al piano di sopra con il corpo che ormai tremava totalmente.
La ragione si stava allontanando da lui, lasciando spazio alla furia, alla rabbia per tutto quello che aveva visto e fatto quel giorno.
Entrò nella seconda camera da letto e frugò nel comò.
I suoi movimenti erano discontinui e si dovette fermare più volte per riordinare le idee, per non permettere alla rabbia di guidarlo.
Le mensole cominciarono a ballare nei cardini per l' energia che cercava di reprimere.
Alzò il viso e si guardò allo specchio, i suoi occhi erano ancora grigi, seppur più plumbei e fino a quando fossero rimasti così voleva dire che si controllava.
Guardò l' ennesimo foglio e vide la scrittura di Cris: " Scusa sorellina, dovevo farlo, ho avuto la possibilità e l' ho colta, per favore, promettimi che non dirai niente a Pegasus e J.J., io ti scriverò ogni giorno. Appena gli Apocalittici si fideranno di me t' informerò..."
Pegasus non riuscì neanche a finire di leggere, sentì un' energia che non aveva mai sentito prima.
Molto più del solito. Più destabilizzante e molto meno controllabile.
Nell' ultimo barlume di ragione si rese conto che sicuramente i suoi occhi si stavano infuocando come il suo corpo.
Il Triskel gli parve bruciare sulla sua schiena e aprì le braccia per dare sfogo a tutta l' energia che sembrava liquefargli le mani.
La casa sembrò vibrare come in preda ad un terremoto mentre lui librava a qualche centimetro da terra.
Ormai la sua testa era completamente assorbita nella sua rabbia e nella sua potenza.
Le assi del pavimento s' inarcarono e i mobili caddero.
Il rumore fortissimo dell' armadio che cadeva andando a sbattere contro il letto rimbombò nella casa vuota.
Anche i mobili nelle altre stanze cominciarono a cadere.
Le posate si riversarono a terra insieme a piatti e bicchieri.
La sua furia non riuscì a placarsi fino a quando cadde con un tonfo sordo sul pavimento. Atterrando violentemente su quelle assi vecchie e malandate.
La sua stessa energia lo aveva spossato.
Il pavimento, già provato da quello che era successo, cedette e lui cadde di sotto senza neanche riprendere i sensi. Pochi secondi dopo uno sfrigolio sempre più forte preannunciò il cadere anche del letto.
***
Zoe e J.J. ruzzolarono a terra violentemente.
Nessuno dei due riuscì a scendere piano e delicatamente, come una passaporta consentiva.
Sicuramente era per la potenza dell' incantesimo contenuto nella passaporta.
Tutti e quattro avevano contribuito a quell' incantesimo e tutti e quattro ne avevano una personale.
Una passaporta dalla forma di una piccola tabacchiera argentata, di modo che potesse passare inosservata a qualsiasi perquisizione, ma che avesse il potere di riportarli indietro.
Indietro nel futuro.
J.J. gemette e si sollevò a sedere scuotendosi i vestiti " non posso crederci" disse allarmato " non posso credere di aver colpito mia madre"
" Che ne dici di liberarmi?" gli chiese Zoe di rimando.
Prima di rispondere qualsiasi cosa voleva essere libera, soprattutto per usare le mani.
Lui la liberò con un colpo di bacchetta e Zoe si passò le mani sopra le braccia. Le sembrava di aver perso un po' della sensibilità.
" Stai bene?" domandò J.J. guardandola, ma Zoe lo fulminò con gli occhi " lo sai cos'hai combinato?" gli chiese alzandosi in piedi per non restargli troppo vicina.
" Ci hai rispedito nel futuro" esclamò arrabbiata.
J.J. si alzò a sua volta " cosa dovevo fare secondo te?" le chiese " già ho attaccato mia madre e sono quasi sicuro che mio padre mi abbia visto e lui è troppo intelligente per non capire che c' è qualcosa che non torna. Noi dovevamo andare via e l' unico modo che mi è venuto in mente..."
" E smaterializzarci?" propose lei " non ti è venuto in mente di smaterializzarci?"
" Eri legata come un salame lo hai dimenticato?" domandò a sua volta, la collera che rischiava di venirgli fuori.
Cosa pensava che non avesse riflettuto su quello che faceva?
" Tu non ti rendi conto" insistette Zoe mettendosi le mani nei capelli " tu non ti rendi conto" ripeté.
Più ci pensava e più tutto le sembrava un' insana follia.
" Illuminami" le disse lui, incrociando le braccia sul petto e aspettando una sua risposta.
" Non capisci che tutto sarebbe stato meglio rispetto a quello che hai fatto?"
J.J. aprì la bocca per protestare, ma lei ricominciò subito a dar sfogo alla sua rabbia.
" Cris è sola, Santo Silente!" esplose " e Pegasus non ha la più pallida idea che lei sia in pericolo e anche se andasse a casa nostra – e sono sicura che lo farà- e capisse che c' è qualcosa che non va, lui, non ha la più pallida idea di dove cercarla".
I suoi occhi erano lucidi di rabbia e preoccupazione e J.J. abbassò lo sguardo.
In effetti a quello non aveva pensato e non era un particolare di poco conto, ma quando erano stati attaccati da metà della squadra Auror, tra cui Lily Potter in persona e i suoi genitori, l' unica cosa a cui era riuscito a pensare era mettere in salvo se stesso e Zoe.
" Forse dovevamo farci arrestare, forse Pegasus ci avrebbe tirato fuori dai guai" ipotizzò J.J.
" Già, come sempre" .
J.J. sentì il suo cuore come un macigno. Forse era stupido, soprattutto in quel momento, ma sentire che lei aveva perso tutta la fiducia in lui, bruciava come un fuoco sulla pelle.
S' impose di riprendersi e guardò i suoi occhi azzurri " allora?" le chiese " come torniamo indietro?"
Zoe lo guardò e si lasciò scivolare lungo un muro prendendosi i capelli tra le mani " non lo so" rispose sconfortata.
" Ci sono voluti tanti di quegli incantesimi per permetterci di andare nel passato e anche il doppio per creare queste ancore di salvataggio che ci riportassero nel futuro e...non dimentichiamo che avevamo Pegasus"
J.J. si morse un labbro innervosito. Ancora Pegasus?
Lui non era mai stato geloso della forza magica di suo cugino, ma il pensiero di non essere il più forte e la persona su cui contare per lei era così dolorosa da renderlo, per la prima volta, geloso.
Abbassò gli occhi su di lei per risponderle in maniera acida e offesa, quando vide le lacrime sulle sue gote e aprì la bocca, ma si accorse di essere incapace di dire qualsiasi cosa.
Aveva fatto un casino e lo aveva fatto lui. Lei si era fidata di lui e l' unica cosa che era riuscito a fare era stata riportarla nel futuro lontana da sua sorella e dalla possibilità di aiutarla.
Si chinò sui talloni e le alzò il viso " io..." ma lei scosse la testa " tu pensavi di fare la cosa giusta" gli disse cercando di tenere la voce giusta.
J.J. sorrise della sua dolcezza " va bene" le disse, mettendole i pollici sotto gli occhi e strusciandoli dolcemente verso l' esterno del viso per asciugarle le lacrime " io ho fatto casino ed io rimedio...andremo da mio nonno" sentenziò.
Gli occhi di Zoe s' illuminarono. Harry Potter, certo, ecco la soluzione.

E se domani...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora