8 CAPITOLO

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  Scorpius trovò Lily seduta sui gradini di casa sua.
L' aveva cercata dappertutto, inizialmente aveva creduto che fosse semplicemente andata in bagno, poi più tempo passava e più aveva capito che stava cercando di evitare tutti e, probabilmente anche lui.
Aveva sentito il cuore farsi più pesante, dopo quella sera, dopo quello che le aveva detto, aveva creduto davvero che lei si fosse arresa a quello che per lui era tanto evidente, aveva creduto che lei avesse capito che era davvero innamorato di lei e che l' avrebbe aiutata, ci sarebbe stato per superare tutto assieme a lei.
" Non mi sembra il posto adatto per lasciarsi andare alle riflessioni" la prese in giro sedendosi accanto a lei.
Lily si voltò verso di lui e le ciocche dei suoi capelli parvero prendere dei riflessi ancora più intensi e luminosi alla luce rossa dell' alba.
" Non sapevo che fossi un esperto sui posti dove pensare" ribatté prendendolo in giro a sua volta.
Scorpius sorrise " e a cosa pensi precisamente?" le chiese.
Lily lo guardò e per un attimo le sembrò di scorgere nei suoi occhi la preoccupazione, ma era così difficile decifrare gli occhi intensi e tempestosi di Scorpius.
" Ti pare che non abbia niente a cui pensare?" gli chiese mettendosi sulla difensiva e Scorpius sospirò " è proprio perché so che ne hai tante che te lo chiedo..." poi si fermò e prese un respiro " tipo, potrebbe essere che tu stia pensando a come è stato bello tra di noi tre giorni fa".
Lily inarcò le sopracciglia " vaneggi" gli disse, però non riuscì ad evitare che un sorriso facesse capolino sul suo volto.
Era strano come proprio Scorpius, tra tutti, riuscisse a farla sentire bene e rilassata.
Un anno prima, probabilmente, non lo avrebbe mai creduto. Aveva James e Albus, pensò con una fitta dolorosa al cuore; aveva Alice che non doveva sempre correre dietro a suo fratello per farlo star meglio; aveva suo padre e sua madre che erano sempre pronti per lei.
Fondamentalmente non era mai stata così sola.
" Un penny per i tuoi pensieri" la voce di Scorpius la fece tornare alla realtà e lo guardò di nuovo: era davvero sola?
Forse Scorpius voleva davvero starle vicino, ma lei poteva lasciarsi andare?
" Questo è un po' troppo simile ai film Babbani" protestò scherzosa e Scorpius arricciò un labbro " credevo ti piacessero i film Babbani" e Lily aprì la bocca sorpresa.
Era vero, adorava i film Babbani e sicuramente Scorpius, durante la sua amicizia più che decennale con Albus, aveva avuto modo di trovarla seduta sul divano con un bicchiere di tè freddo in mano e lo sguardo concentrato sul film di turno, ma non credeva che se lo ricordasse.
E men che mai che ne avesse guardato qualcuno.
" Sì, lo so che ami i film Babbani" rispose alla domanda implicita che le leggeva negli occhi.
" E vuoi sapere perché lo so?" le chiese prendendole il viso sotto il mento e sollevandolo verso di lui " perché quando venivo a casa tua e ti vedevo con quello sguardo perso e concentrato su quella scatoletta infernale, pensavo che non avrei mai visto qualcosa di così bello"
Lily sbatté gli occhi stupita e desiderò perdersi nei suoi occhi e lasciarsi andare con lui, invece si allontanò.
" E' l' alba che ti rende così sdolcinato o la voglia di portarmi di nuovo a letto?" gli chiese ironica.
Scorpius sospirò lasciando cadere la mano e rimettendosi dritto con lo sguardo perso verso il sole che stava nascendo.
" Perché ti sembra così impossibile che mi sia innamorato di te?"
Lily sentì il fiato smorzarglisi in gola. La voce di Scorpius sembrava davvero offesa e si chiese se le stesse davvero aprendo il suo cuore.
Avrebbe tanto voluto poterlo fare anche lei.
" Ci aspetta una giornata dura" affermò, puntando le mani sulle scalino per alzarsi in piedi, ma Scorpius la fermò per un polso e l' attirò verso di sé.
Non le diede neanche il tempo di protestare che posò le labbra sulle sue.
Inizialmente fu un bacio delicato, ma poi la passione prese il sopravvento e Lily si ritrovò a passare le braccia intorno al suo collo per sentirlo sempre più vicino.
Scorpius si fermò e i suoi occhi sembravano brillare di desiderio " te l' ho detto una volta" le sussurrò posando un bacio sul suo zigomo " puoi dire quello che vuoi" continuò scendendo sulla linea della mascella e facendola fremere "ma poi le tue azioni tradiscono" concluse tornando sulle sue labbra e facendo chiedere a Lily perché dovesse reprimere quello che provava.
Vuoi che muoia? Che impazzisca o che gli succeda qualsiasi cosa?
Quei pensieri furono come una doccia fredda per lei e si allontanò di scatto.
" Non posso" mormorò, ancora stordita per le sensazioni che stava provando.
Scorpius che le stava ancora stringendo il polso aprì la mano per liberarla e si passò una mano tra i capelli.
" Perché?" le chiese " è complicato" gli rispose e si alzò scuotendosi i pantaloni " davvero?" le chiese Scorpius guardandola dal basso.
" E scommetto che non vuoi neanche provare a spiegarmelo" le disse sentendo la rabbia montare dentro di lui.
" No" ammise Lily. Era sicura che non l' avrebbe capita, che non avrebbe compreso le sue paure e le sue insicurezze.
Nessuno poteva.
Scorpius si alzò tornando a guardarla dalla giusta prospettiva, anche se Lily avrebbe preferito che restasse seduto.
Così la stava facendo sentire così piccola che non avrebbe voluto altro che lanciarsi letteralmente tra le sue braccia.
Scorpius probabilmente intuì i suoi pensieri perché le passò una mano intorno alla vita e l' attirò di nuovo a sé " se non fosse mai successo niente tra di noi, potrei credere che non mi ami, ma ho ancora impresso tutte le tue reazioni, tutto quello che hai provato e che abbiamo provato assieme" le disse concentrandosi nei suoi occhi castani.
Lily sospirò " il fatto che tu sia stato un bravo amante non significa che ti ami" disse, nonostante anche alle sue orecchie quelle parole risultassero false.
Soltanto la mascella contratta di Scorpius le fece capire che aveva incassato il colpo, perché per il resto la sua espressione rimase invariata.
" So cosa stai facendo" le disse e Lily si liberò del suo abbraccio " non pretendere di sapere cosa mi passa per la testa" gli disse offesa e Scorpius strinse gli occhi " sei un libro aperto, Lily" le disse " so che stai cercando di allontanarmi" concluse.
Lei lo guardò ancora una volta e si morse l' interno della guancia per non permettere alle lacrime di scendere.
Era davvero un libro aperto per lui? E allora come avrebbe fatto ad avere la forza per tenerlo lontano?
Si sentiva così piena di rabbia e di frustrazione.
Avrebbe voluto solo una vita normale. La vita che aveva un anno e mezzo prima, la vita dove avrebbe potuto aprirsi a lui.
" Non è così" disse e rientrò dentro casa.
***
Alice allungò una mano, ma la parte del letto dove fino a pochi minuti prima dormiva Albus era vuota.
Era ancora calda e Alice alzò la testa per vedere dove fosse.
Lo vide davanti alla finestra e si alzò per raggiungerlo.
I suoi piedi nudi sul pavimento emisero il classico rumore leggero, ma lui non si voltò, sicuramente troppo perso nei suoi pensieri.
Gli mise una mano sul braccio e guardò a sua volta fuori dalla finestra.
Lily era tra le braccia di Scorpius, ma sembravano discutere in maniera piuttosto accesa.
" Fai il guardone?" le chiese scherzosa " o sei geloso della tua sorellina?" chiese ancora, quasi speranzosa che lui scegliesse la seconda opzione.
Invece Albus sospirò e si voltò verso di lei " le avevo detto di stargli lontana" confessò tornando verso il letto.
Alice lo guardò scuotendo la testa " davvero l' hai fatto?" gli chiese incredula e poi si dette della stupida da sola.
Certo che l' aveva fatto. Per quale motivo avrebbe dovuto farsi problemi, quando poche ore prima l' aveva definita un' assassina.
Si sedette sul letto davanti a lui e gli prese le mani " tu credi davvero che tua sorella abbia ucciso James?"
Erano stati tutto il pomeriggio e buona parte della notte rimanente a parlare, ma non avevano affrontato il discorso principale.
Ogni volta che Alice aveva provato ad affrontarlo o a vertere il discorso su Lily e James, Albus si era chiuso e la sua espressione piena di rabbia avevano fatto capire ad Alice che era meglio aspettare.
Invece adesso mentre era lì alla finestra e stava guardando sua sorella e Scorpius, ad Alice era quasi parso di vedere negli occhi di Albus il rimpianto.
Albus sospirò e alzò gli occhi su Alice " il problema non è se lo credo è che l' ho vista" disse e la sua voce era così carica di dolore che Alice sentì il suo cuore spezzarsi.
Risucchiò le sue labbra strusciandole l' una contro l' altra pensierosa.
" L' hai tenuto dentro per un anno e mezzo, ti sei limitato ad odiarla senza chiederle una spiegazione..."
" Una spiegazione?" la interruppe lui guardandola come se non credesse che la sua ragazza avesse appena pronunciato quelle parole.
" Credi che se vedessi Frank uccidere qualcuno a cui tieni vorresti una spiegazione?" le chiese alzando di un tono la voce.
Alice si allontanò leggermente abbassando il viso per pensare più lucidamente.
Pensare a suo fratello che uccideva qualcuno le risultava impossibile, ma le risultava impossibile anche pensare a Lily in quelle vesti.
" Credo di sì" disse infine " credo che mi arrabbierei, che strepiterei, che lo aggredirei e gli chiederei come ha potuto, ma non ci crederei, non riuscirei mai a credere mio fratello un assassino e proverei a cercare tutte le scappatoie e tutto quello che potrebbe essere successo...e soprattutto, non me lo terrei dentro per un anno e mezzo, non sapendo di rischiare la follia" rispose tutto un fiato.
Albus si alzò strusciando le mani l' una contro l' altra e poi guardò Alice " vorresti dirmi che sono stato egoista? Che non ho considerato i sentimenti di mia sorella? Che avrei dovuto parlarle e chiederle perché l' ha fatto?"
Ormai Albus era fuori di sé dalla rabbia e nonostante Alice sapesse che non avrebbe mai fatto qualcosa contro di lei, si rese conto che era meglio andare via e lasciarlo sbollire.
" Io vado" disse infilandosi le scarpe e alzandosi dal letto per prenderela sua bacchetta appoggiata sul comodino.
Albus parve rendersi conto di quello che aveva fatto e la raggiunse prendendola per un polso e voltandola verso di sé.
" Non dovevo urlare con te" le disse attirandola a sé e parlandole tra i suoi capelli. Alice si scostò e gli sorrise " non fa niente" gli disse, passando una mano sulla sua guancia.
" Tu e tua sorella ne avete passate tante...troppe" disse e Albus fece una smorfia nel sentire la sua situazione paragonata a quella di sua sorella.
Alice scosse la testa vedendo il suo volto " promettimi solo che ci penserai" gli chiese con un sospiro e Albus contrasse le sopracciglia non capendo a cosa si riferisse.
" Penserò a cosa?" le chiese " al fatto che potrebbero averti modificato i ricordi..."
" Non sono ricordi modificati" protestò Albus arrabbiato per il fatto che lei non avesse preso in considerazione che lui avesse già valutato questa ipotesi.
" Mi credi davvero così meschino da non aver provato a darmi una spiegazione?" le chiese.
" Ti credo confuso e arrabbiato per aver provato a darti una vera spiegazione" gli rispose e poi si alzò sulle punte per sfiorare le labbra con le sue.
" Conosco tua sorella, è la mia migliore amica e sono cresciuta con lei tanto quanto te e sono sicura che se metterai la rabbia da parte, capirai che ci deve essere qualche motivo" gli disse, prima di scostarsi da lui e smaterializzarsi davanti ai suoi occhi.
Alice gli aveva messo un sacco di dubbi. Era stato convinto per un anno e mezzo che sua sorella avesse ucciso suo fratello.
Nessun dubbio solo una certezza, convalidata dal fatto che sua madre fosse impazzita dal dolore e non ne aveva mai parlato con nessuno limitandosi a fomentare il suo odio per lei, a farlo crescere sempre di più, a staccarsi dall' immagine della sorellina adorata che aveva sempre avuto, senza parlarle, fregandosene dei suoi tentativi di avvicinarsi di nuovo a lui, dei suoi tentativi di condividere il loro dolore e l' esperienza che avevano passato.
Invece adesso seduto sul letto e ancora sconvolto dalla chiacchierata con Alice si chiedeva se lei non avesse avuto ragione. Se la rabbia non l' avesse guidato facendogli indossare il paraocchi e chiudendolo ad ogni altra possibilità e opzione.
Si alzò in piedi e s' infilò qualcosa che non fosse sgualcito e decise: sarebbe andato a parlare con sua cugina.
Rose l' avrebbe aiutato.
***
" Qua non siamo in un campo da Quiddicth, Harry, stiamo parlando della vita di persone...di ragazzi" .
Il viso di Cormac McLaggen era rosso e pieno di rabbia ed Harry sapeva che non sarebbe stato semplice vincere contro di lui.
" Credo che sappia benissimo che non siamo in un campo da Quidditch altrimenti qui gli ordini li darebbe lui" protestò Ron, guadagnandosi un' occhiataccia sia da sua moglie che dal suo migliore amico.
McLaggen era rimasto il solito borioso e stupido ragazzo che avevano conosciuto ad Hogwarts ed Harry si chiedeva ancora adesso come avesse potuto divenire Ministro della magia.
Probabilmente il suo fare affabile, anche se palesemente finto, unito alle sue conoscenze erano riusciti a piazzarlo lì, ma se Ron avesse detto un' altra sola frase contro di lui, probilmente si sarebbero giocati ogni possibilità.
Non che Ron avesse torto, ma doveva tenere a bada la sua impulsività per il bene di tutti.
" So la gravità della cosa, Cormac, ma credimi non farei questa cosa a cuor leggero" gli disse.
" Due dei ragazzi che voglio inserire nel gruppo sono i miei figli" aggiunse e Cormac si lasciò nuovamente cadere sulla sedia.
" In cosa consisterebbero questi Auror di ferro?" chiese congiungendo le mani e battendo gli indici l' uno contro l' altro.
Harry chiuse gli occhi e prese un respiro prima di iniziare a parlare.
Quando ebbe finito studiò il volto di McLaggen in attesa di una sua risposta: aveva gli occhi persi nel vuoto e sembrava decisamente alla ricerca di una scappatoia per potergli negare il consenso.
Hermione parve intuire i suoi pensieri " crede che gioverebbe alla tua immagine dire di no al trio d' oro?" gli chiese.
Aveva parlato lentamente e la sua voce era stata moderata e calma, ma McLaggen la guardò pieno di rabbia.
Harry e Ron si chiesero se, visto che con il cervello sembrava rimasto alla sua adolescenza, avesse mai davvero digerito quello che gli aveva fatto Hermione. Da come la guardava sembrava di no, ma contemporaneamente la sua domanda sembò metterlo ancora di più con le spalle al muro.
" Le azioni più pericolose devono essere vagliate da me" ordinò e Harry si morse il labbro superiore per trattenere una rispostaccia.
Parlarne con lui, come se lui avesse mai capito qualcosa di strategia o di azioni degli Auror " possiamo farlo" rispose Ron al suo posto e diede un sorriso verso Harry che lo stava guardando sorpreso.
" E al primo errore viene smantellato tutto" sentenziò alla fine.
Harry tornò a respirare. Ce l' avevano fatta.
Gli Auror di ferro sarebbero nati.
***
Pegasus si alzò dal letto.
Era prestissimo, ma non gli era mai piaciuto poltrire a letto.
Quando dormiva si sentiva più indifeso, un po' perché i sogni popolati dagli incubi di tutto quello che gli era successo tornavano a fargli visita, un po' perché doveva per forza abbassare le sue difese e la sua abitudine a stare sempre all' erta per i pericoli del suo presente lo svegliavano continuamente anche adesso che era, diciamo, al sicuro.
Passò davanti alla camera di suo padre e vide la porta aperta.
Si affacciò e vide il letto intatto. Non era tornato.
Il pensiero che fosse con sua madre lo infastidiva, ma sapeva che non poteva allonarli altrimenti non sarebbe mai nato e avrebbe compromesso il futuro.
Anche per quello non poteva aprirsi totalmente con suo nonno.
Se gli avesse detto chi sarebbe diventata sua madre, sicuramente lui avrebbe fatto di tutto per dividerli e, nonostante Pegasus ne sarebbe stato solo felice, non poteva permetterlo.
Lui doveva nascere.
Entrò dentro la stanza di suo padre dopo essersi guardato in giro, ma probabilmente i suoi nonni dormivano ancora, visto che nessun rumore giungeva alle sue orecchie.
La camera di suo padre era ordinata, ma contemporaneamente piena di cose.
Pensò che osservandola e curiosando un po' non avrebbe fatto niente di male, in fondo era solo un modo per conoscerlo un po' di più.
Quando aveva intrapreso questo viaggio nel passato era stato così contento del fatto che avrebbe visto suo padre e che sarebbe potuto stare un po' con lui.
Invece Scorpius non si fidava di lui e lo trattava con una freddezza tale che per Pegasus fronteggiarlo diventava sempre più difficile.
Avrebbe voluto dirgli tutto, dirgli chi era; abbracciarlo e avvertirlo del pericolo che correva.
Pegasus, ancora sovrappensiero, toccò uno strano tubo e lo riconobbe come uno degli scherzi comprati dai tiri vispi, sorrise guardando le foto incastrate nello specchio: suo padre e suo zio che ridevano e facevano gli scemi e suo padre con i suoi nonni .
Si sedette sul letto e prese il libro poggiato sul comodino " Guida ai duelli più famosi" .
Lo scorse tra le dita e vide che vi era la rappresentazione anche del duello di suo nonno contro Voldemort.
Inarcò le sopracciglia pensando a suo nonno Harry e che sicuramente le fonti citate dal libro erano menzogne.
Sorrise, quando gli venne in mente il quasi duello che aveva avuto con suo padre.
Sarebbe stato davvero curioso di vedere come sarebbe finito il duello tra di loro, anche se, sospettava già chi avrebbe avuto la meglio.
Quasi rise pensando a come Cris lo avrebbe preso in giro se lo avesse sentito e come gli avrebbe detto di contare troppo sulle sue capacità e che sarebbe arrivato il giorno nel quale si sarebbe reso conto che anche lui aveva dei limiti.
Sentì una fitta di nostalgia e la voglia di andare alla loro base prese il sopravvento.
Si alzò tenendo il libro tra le mani per riporlo, ma come lo mise dritto una foto uscì dalle pagine del libro.
La raccolse pensando ad un segnalibro e rimase stupito: era una foto di Lily Potter.
Sicuramente sua madre non si era neanche accorta della foto perché era di profilo e aveva lo sguardo perso nel vuoto, era un po' più giovane di adesso e le lunghe ciocche rosse dei suoi capelli continuavano ad essere smosse dal vento ed andarle davanti al viso.
Sembrava così bella, così spensierata, così piena di vita e i suoi occhi sembravano così sinceri e gentili.
Le sue mani si strinsero con rabbia attorno alla foto stropicciandola ai bordi e cominciarono ad illuminarsi.
Contemporaneamente il suo sguardo si fece pesante e la rabbia cominciò a ribollire nella sue vene.
Quello sguardo era quello che avrebbe voluto vedere in sua madre.
Quegli occhi e quel sorriso, tante volte quando gli occhi di sua madre si erano puntati su di lui, Pegasus aveva sperato di leggervi l' amore.
Era incredibile come ricordasse tutto, ogni momento, ogni sguardo, ogni dolore.
In fondo era stato liberato a sei anni ed era solo un bambino spaventato, ma certe cose non si dimenticano, certe cose ti segnano per sempre.
" Cosa stai facendo?"
Pegasus si calmò immediatamente al suono della voce di suo nonno e alzò gli occhi su di lui.
Lo vide sfocato e si rese conto di avere le lacrime agli occhi per la rabbia. Alzò gli occhi al soffitto prendendo tanti respiri profondi e sbattendo le lacrime più volte per calmarsi.
Poi posò di nuovo lo sguardo su di lui. Nel frattempo Draco si era avvicinato e gli aveva preso la foto dalle mani.
La guardò: era quasi liquefatta e il volto di Lily Potter era pieno di bruciature e macchie nere. Quello era odio puro.
Lo guardò " Avevi detto che riuscivi a controllarti" gli disse " questo sarà difficile da nascondere a Scorpius".
Pegasus guardò la foto e poi suo nonno.
Gliela prese dalle mani e vi passò una mano sopra facendola tornare come era prima della sua "sbandata".
Draco sospirò. Non sapeva se essere felice che suo nipote fosse così potente.
Quando l' aveva visto: seduto sul letto con le mani incandescenti e quelle linee sulle sue mani dvenute rosse come se stessero trattenendo tutto il fuoco che Pegasus aveva dentro, gli aveva fatto quasi paura.
Si era reso conto che suo nipote poteva essere molto pericoloso.
Pegasus lesse il disagio negli occhi di suo nonno e sospirò lo aveva spaventato e non era quello che gli ci voleva, aveva bisogno di un alleato in famiglia, aveva bisogno di un aiuto.
Sentì la rabbia prendere di nuovo il sopravvento e capì che doveva andarsene.
Dispose le sue mani per smaterializzarsi,ma Draco gli afferrò il polso " dove stai andando?" gli chiese.
" Ho bisogno di calmarmi" gli disse soltanto, aprendo la sua mano senza difficoltà e smaterializzandosi davanti a lui.  

E se domani...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora