13 CAPITOLO

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Pegasus si alzò di scatto a sedere nel letto. Il respiro concitato e la fronte sudata.
Guardò con occhi spiritati intorno a sé e quando razionalizzò si lasciò ricadere sui cuscini coprendosi gli occhi con l' avambraccio.
Perché doveva fare sogni tanto reali? Da quando era arrivato, aveva sognato ogni tipo di scenario: di trovarsi all' interno di una battaglia o di fronte a sua madre – e non nella versione di adesso – o di veder morire suo padre o ancora, come questa volta, di veder morire i suoi amici.
Gli occhi di J.J. che si chiudevano o quelli di Zoe e Cris che lo guardavano sorprese e spaventate mentre la vita abbandonava i loro corpi.
Lo guardavano in quel modo perché la colpa era sua. Era lui che troneggiava su loro tre e li uccideva con la bacchetta.
Se non fosse stato per il particolare della bacchetta avrebbe quasi pensato di aver visto il futuro, tanto era vivido e reale.
Per un attimo pensò di andare a trovare i suoi amici, ma poi scacciò il pensiero, non era ancora pronto. Dopo questo sogno meno che mai. Non poteva rischiare di far del male a qualcun altro.
Si alzò dal letto per andare a bere un bicchier d' acqua in cucina. Era davvero un sogno assurdo. Lui non avrebbe mai fatto del male ai suoi amici.
Forse – pensò mentre scendeva le scale- questo sogno era dovuto al contatto con sua madre e questa voglia, insita dentro di lui, di credere che non fosse la stessa persona del suo presente. Questo fatto che sua madre sembrava avere un cuore e sembrava tenere a lui, più adesso che non sapeva chi era, che non nel futuro quando era cosciente che fosse suo figlio.
Bevve l' acqua con mani ancora tremanti. Doveva smettere di pensare a sua madre così o quando fosse tornato nel suo presente avrebbe sofferto come se fosse morta.
L' avrebbe vissuta come una perdita.
" Se mi sciogli anche il lavabo potrei davvero arrabbiarmi"
Pegasus abbassò gli occhi e vide le sue mani illuminate e tremanti stringere il lavabo in maniera quasi spasmodica.
Si concentrò un attimo e le sue mani si spensero, poi si voltò verso suo nonno.
" Ma tu non dormi mai?" gli chiese con un mezzo sorriso. Era ancora turbato dal suo sogno.
" Potrei farti la stessa domanda" ribatté Draco sarcastico " e comunque quando ho sentito dei rumori ho creduto che fosse tuo padre...non è ancora tornato" affermò guardandosi intorno, quasi come se cercasse di cogliere un segno del suo passaggio.
Pegasus sorrise appoggiandosi al lavabo " la tua apprensione è quasi commovente" lo prese in giro e Draco lo guardò in tralice.
" Non sono per niente apprensivo" lo corresse e Pegasus rise " certo" assentì ironico.
" E comunque sta bene, l' ho lasciato in Accademia, cercava...cercava mia madre" lo informò e, come ogni volta che pensava a suo padre e sua madre insieme, fece una smorfia di sopportazione.
Draco non si lasciò sfuggire la sua reazione e pensò che fosse il momento giusto per vendicarsi della sua presa in giro.
Occhio per occhio...c' era un detto Babbano che non ricordava precisamente, ma che il sostanza diceva che era bene ripagare una persona con lo stesso Galeone e lui da bravo Serpeverde non poteva farselo sfuggire.
" Sbaglio o hai detto che nascerai ad Aprile" gli chiese con un ghigno dipinto sul suo volto, Pegasus annuì " Sì, il quattro..."
Si fermò. " Per Silente" disse spalancando gli occhi. " Che schifo...vuoi farmi vomitare, vero?" gli chiese e lo guardò con espressione irata.
Draco rise " bè, in quale modo pensavi che saresti nato?" lo prese in giro " forse nel futuro esiste un metodo alternativo, ma qua...bè qua ci piace il modo classico" continuò senza smettere di sorridere.
Pegasus fece una smorfia. Sapeva che era inevitabile, ma se sommava il fatto che odiava sua madre e che non riusciva a capire come suo padre avesse potuto amarla – anche se dopo averla conosciuta in quest' epoca gli era più chiaro- al fatto che stava parlando di quegli argomenti con suo nonno, non riuscì a fare a meno di arrossire con la stessa tonalità di un pomodoro maturo.
Gli occhi di Draco s' illuminarono di trionfo e si voltò per tornare verso la camera, poi si fermò sull' arco della porta e si voltò di nuovo verso di lui.
" Sai, quando torna potreste parlare come vecchi amici, credo che raccontarvi le vostre vicende amorose potrebbe unirvi molto"
Diede la stoccata finale e lasciò Pegasus schiumante di rabbia.
Non era stato abbastanza pronto a rispondere alle provocazioni di suo nonno, eppure lo conosceva, solo che nella sua epoca era davvero suo nonno e non gli avrebbe mai fatto un discorso simile.
Sospirò e si avviò per le scale. Non era abituato a perdere, ma era solo una battaglia, alla fine la guerra l' avrebbe vinta lui.
***
" Io non ho capito" disse Alice infilzando un oliva con la forchetta.
Albus si scambiò uno sguardo divertito con Scorpius, sapeva che non avrebbe dovuto prenderla in giro, sapeva che lei stava soffrendo davvero, ma era troppo buffa.
Alice d' altro canto non badò minimamente ai ragazzi e continuò ad osservare la sua amica che rideva e scherzava con Karl, Alexander, Emily e Joe.
" Come funziona che tutti e due avete fatto pace con lei prima di me" si scandalizzò.
" Tu" disse sollevando la forchetta e puntandola minacciosa contro di lui " tu non le hai parlato per un anno e mezzo, le hai dato di assassina..."
Si fermò vedendo negli occhi verdi di Albus il dolore. Nonostante si fossero chiariti, la colpa nel cuore di Albus era sempre pronta a riaffiorare.
Soprattutto perché le cose, per adesso, non erano tornate minimamente come prima.
" E tu" spostò la forchetta verso Scorpius, usandola come un indicatore " bè, tu sei tu, non ci sono altre giustificazioni..."
" Grazie" rispose Scorpius fingendosi offeso e trattenendo una risata.
" Prego" lo rimbrottò Alice.
" Comunque sia, anche se con noi ha chiarito, non mi pare che sia a mangiare qua...o sbaglio?" domandò Albus.
Il suo intento era quello di tranquillizzarla, ma Alice abbassò la testa e cominciò a infilzare nuovamente le olive davanti a lei.
" Forse se non fosse arrabbiata con me...se avessimo fatto pace..."
" Ti manca, vero?" chiese Albus.
Alice puntò i suoi occhi castani su di lui " no" rispose decisa e Scorpius simulò un colpo di tosse per mascherare una risata.
" Va bene " ammise " ma questo non cambia niente".
" Cambia tutto" si oppose Scorpius " a parte il fatto che non ho ancora capito perché non vi parlate da più di un mese..."
Alice spostò lo sguardo su Albus e lui scosse la testa " andiamo" disse con il tono di uno che non ci credeva neanche un po'.
" Non puoi dire che è dipeso da me, non avresti mai permesso ad un ragazzo di rovinare la vostra amicizia..." s' interruppe per ridere della faccia stupita di Alice " bè, credevi che non vi avessi mai spiato quando ero un bambino?" scherzò e Alice scosse la testa.
" Lei è troppo testona"
" Oh decisamente" assentì Scorpius ridendo " ma anche il tuo lato Grifondoro non scherza" la prese in giro.
Alice respirò a fondo.
Avevano ragione? Stavano entrambe rovinando la loro bella amicizia solo per una questione di orgoglio?
" Non ho mai visto un' amicizia come la vostra" disse Albus come se le avesse letto nel pensiero e il cuore di Alice sprofondò ancora di più.
" Va bene" disse alzandosi " E' arrivata l' ora di finirla".
I due ragazzi sorrisero e la guardarono dirigersi verso il suo tavolo.
" Devo parlarti" disse Alice senza aspettare neanche che lei alzasse gli occhi.
Se avesse incrociato il suo sguardo prima di parlare, forse il suo coraggio avrebbe vacillato.
Lily stava ridendo ad una battuta, ma come sentì la sua voce si fermò di colpo e alzò lo sguardo su di lei.
I loro occhi s' incrociarono e Alice temette che lei le avrebbe detto di no e se ne sarebbe andata, ma sperava che la loro amicizia contasse anche per lei e che questo l' avrebbe spinta ad ascoltarla.
" Torniamo in palestra" disse alzandosi " tanto stanno per ricominciare le lezioni".
Si avviò senza neanche aspettarla, ma almeno non le aveva detto di no.
Quando si fermarono in palestra, Lily si pose davanti a lei con le braccia conserte e la guardò pronta ad ascoltarla.
" Sai che quella è una posizione di difesa?" scherzò Alice.
Lily la guardò seria " sai quanto avrei avuto bisogno di te?" domandò Lily, restando seria.
Alice sospirò, sapeva che non le avrebbe reso le cose semplici.
La realtà però era che Alice si sentiva in colpa, o meglio, sapeva di avere le sue ragioni, ma sapeva anche quanto la sua amica avrebbe avuto bisogno di lei.
Gliel' aveva letto nel viso giorno dopo giorno per tutto il mese durante il quale non si erano parlate.
Nel suo sguardo, nel suo silenzio, tutto sembrava implorare l' aiuto del quale aveva bisogno.
Proprio come in quel momento sembrava implorare che tutto tornasse alla normalità.
Alice era sicura. Non avevano mai avuto bisogno di parole ed anche in quel momento, anche se Alice era arrabbiata con lei ed anche se lei non aveva compreso il perché, non era stato diverso da tanti altri momenti.
Quegli occhi castani le avevano chiesto aiuto più che se lo avesse urlato con tutta la sua voce.
Una fitta di dolore le aveva attraversato il cuore.
" Lily, ascolta..." iniziò incerta, quasi come se avesse paura che lei non l' avrebbe fatta parlare.
Invece Lily non era così. Lily non aveva mai amato litigare, soprattutto con lei.
Persino le loro discussione si contavano sulla punta delle dita e che, come era successo stavolta, non si fossero rivolte la parola, Alice credette di ricordarlo solo un' altra volta.
" Mi dispiace non esserti stata vicina, mi dispiace non aver scelto di restare dalla tua parte per la faccenda di Albus"
Gli occhi castani di Lily si spalancarono e Alice poté vedere, le lacrime che sembravano separare le sue ciglia una per una, ma allo stesso tempo vi lesse l' orgoglio che la sosteneva.
" Non voglio la tua compassione per quello che è successo" disse, ma la sua voce più che arrabbiata sembrava ferita.
" Oltretutto abbiamo chiarito, anche mio padre ci ha riammessi al corso"
" Possibile che tu non capisca perché mi sono arrabbiata con te?"
Lily sospirò " perché lo ami" affermò " e ti capisco, solo avrei voluto che restassi anche con me"
" Quello che dissi ad Albus riguardo a Scorpius è vero, lo pensavo per loro, ma anche per noi, l' amicizia con uno non esclude l' amore per l' altro..."
" Amore?" la interruppe Alice con sguardo divertito e Lily spostò lo sguardo " per modo di dire" si giustificò " e poi non stavamo parlando di questo" cercò di darsi un contegno.
Amore? Ma che le prendeva?
" Credevo avessimo la stessa idea di amicizia" riprese Alice dopo un po'.
" Sì, ma almeno per me non contempla abbandonarsi nel momento del bisogno" rispose Lily offesa e Alice pose la testa da un lato, come una mamma che è pronta al rimprovero.
" Non lo fare" l' ammonì Lily sorseggiando un po' della sua acqua che si era portata dal pranzo.
" Non fare cosa?"
" Non fare così. Ti sei messa nella posizione che assumi quando stai per farmi la ramanzina e soprattutto quando sai che alla fine dovrò darti ragione"
Alice rise " non sto per farti la ramanzina" la rassicurò " non sembrava" mormorò Lily e Alice scosse la testa esasperata.
" E' che sono rimasta delusa da te e..."
" Delusa da me?" chiese Lily, non riusciva a crederci.
Lei era delusa?
" Pensi di essere l' unica ad avere questo diritto?" le chiese e Lily scosse la testa " no..." disse in un sussurro.
Ancora non capiva perché Alice fosse delusa da lei.
" E' che credevo di conoscerti in tutto e per tutto..."
" Ed è così" la interruppe Lily, ma Alice fece cenno di diniego " sono stata un anno e mezzo a consolarti, a cercare di farti superare la cosa di Al, ho visto come sei stata, ho visto tutte le lacrime che hai pianto per il suo comportamento "
Lily avrebbe voluto dirle che lo sapeva, ma qualcosa le diceva che era meglio farla finire.
" Ma quando lui capisce di aver sbagliato e ti chiede scusa tu gli volti le spalle".
Lily non poté impedirsi di aprire le labbra sorpresa " vorresti dire che sei arrabbiata perché non ho accettato le scuse di Albus?" domandò ed era sicura che la sua incredulità trasparisse anche dalla sua voce.
" Proprio così" affermò.
" Stai scherzando, vero?" chiese ancora cominciando a sentire il nervoso invaderla " io e te siamo amiche da una vita, ci siamo giurate che mai nessuno ci avrebbe diviso e ora mi dici che proprio mio fratello ce l' ha fatta?"
" Oh, Lily, dovrai mettere da parte il tuo orgoglio un giorno e comprendere che non siamo tutti perfetti come tu credi"
" Io non vi credo perfetti" si oppose Lily e Alice mosse il capo velocemente da un lato all' altro come se non le credesse.
" Non dirlo, Lily. Non dirlo perché ti conosco troppo bene e tu sai che tuo fratello ha sbagliato, proprio come lo so io, ma non riesci a perdonarlo ed io credevo che lo avresti fatto, pensavo che dopo tutto quello che hai sofferto, dopo quanto lo hai voluto vicino a te..."
" Non potevi pensare che sarei passata sopra a tutto"
" No, ma pensavo che avresti provato a ricominciare, siete rimasti solo voi due per potervi aiutare l' un l' altro"
" E perché non l' hai detto a lui quando non mi ha parlato per un anno e mezzo credendomi un' assassina"
" L' ho fatto!" la voce di Alice era salita di diversi toni e le persone che stavano cominciando a tornare in palestra si voltarono incuriosite, quindi Alice abbassò la voce.
" E' questo che intendo" le disse " tu credi che tutti debbano essere forti e coraggiosi come te, tu pensi che tutti non debbano aver paura di niente, ma io ho paura, ho avuto paura di perdere te ed Albus, sia nell' immediato dopo l' attacco che successivamente; non potevo esagerare con nessuno dei due, con te perché eri così isolata dal resto del mondo che sembravi poter impazzire da un momento all' altro e con Albus perché sembrava potesse rompersi da un momento all' altro. Anche Albus è pieno di paure, sai che non voleva venire a scusarsi con te? Credeva di averla combinata troppo grossa ed era vero...è vero, ma tu non l' hai visto dopo la sua scoperta, se l' avessi visto probabilmente non l' avresti trattato in quel modo" concluse la sua spiegazione e Lily sentì il peso sul suo stomaco allentarsi.
Il modo con il quale le aveva parlato era lo stesso con il quale si era sempre rivolta a lei.
" Non puoi arrabbiarti con me solo per questo" affermò nonostante tutto " vorresti dirmi che se litigherò di nuovo con mio fratello tu prenderai le sue parti"
" Oh, Lily" Alice era esasperata " sei così cocciuta a volte" la rimproverò " e anche un po' ottusa..."
" No, ma fai pure" si lamentò Lily offesa.
" Certo che faccio pure, ma hai ascoltato una sola parola di quello che ti ho detto?" le chiese.
" Non mi sono arrabbiato per il fatto che tu non l' abbia perdonato, ma per quello che poteva conseguirne" le spiegò.
" Per fortuna tuo padre l' ha pensata come me e vi ha cacciato, facendovi reagire"
Lily aprì la bocca per protestare.
" Per il fatto che non ci saremmo guardati le spalle?" domandò.
" Perché non è così ?" chiese di rimando.
" Era così per me, lui aveva te e Scorpius dalla sua parte, voi lo avreste tenuto d' occhio" la sua voce era un misto tra orgoglio e rimpianto.
" Perché pensi che io non ti avrei guardato le spalle?" le chiese e Lily scosse la testa " forse in ricordo dei vecchi tempi" rispose ironica.
Vide l' espressione quasi offesa di Alice e si pentì, in fondo Alice c' era sempre stata per lei, forse avrebbe dovuto capire perché stavolta si era comportata così.
" Siamo state amiche per una vita...davvero mi conosci così poco da non sapere che ti avrei voluto bene nonostante tutto?"
Lily per rabbia avrebbe voluto confermare, ma sapeva che non era vero.
" So che mi avresti guardato le spalle e so di cosa avevi paura. Avevi paura che per colpa di un litigio avresti potuto perderci tutti e due e..."
Non concluse neanche e saltò al collo di Alice stringendola in un abbraccio e lasciandosi stringere.
" Tanto lo sapevo" disse con le lacrime agli occhi " lo avevo detto ad Albus che alla fine avresti avuto ragione te, hai sempre ragione te..."
" No, ho avuto paura, ma è che vi amo e...sì, lo so, sono una fifona" scherzò Alice allontanandosi e riprendendo un contegno, prima che tutta la palestra le prendesse in giro.
" Non lo sei, tutti abbiamo paura"
"Già, persino Scorpius ha paura..." disse Alice guardandola per studiare la sua reazione alla menzione di quel nome.
Lily che si stava torcendo le mani nervosamente alzò improvvisamente il viso " e di cosa avrebbe paura ?" chiese " di non trovare più le sue scarpe preferite?" ironizzò, ma Alice scosse la testa " credo tu sappia di cosa lui possa aver paura".
Lily rise " ti assicuro che per me non è così chiaro..." Alice la studiò.
Il suo viso si era leggermente imporporato e i suoi occhi si erano fatti sfuggenti.
Spalancò gli occhi " Lily Luna Potter che hai..."
Lily le tirò una pedata piuttosto forte. Doveva immaginare che avrebbe capito, non c' era nessuno che la conosceva come lei.
" Sei impazzita" sibillò abbassando la voce.
Alice rise " ok, sta entrando tuo padre, è meglio se ne parliamo dopo e altrove".
Lily scosse la testa " non c' è niente di cui parlare" affermò e Alice inarcò un sopracciglio.
" Credevo fossimo d' accordo che avresti gettato la maschera da superdonna ammettendo di aver bisogno di aiuto...di amicizia"
Lily si morse il labbro " ho bisogno della tua amicizia, ora più che mai" chiarì e Alice si sedette accanto a lei, rendendo Lily di nuovo serena.
***
" Perché ?" chiese Cris senza riuscire a staccare lo sguardo dall' interno del magazzino.
Leary sorrise e si avvicinò a lei talmente tanto che Cris sentì il profumo della sua pelle.
" Perché il cervello è la base di tutto" disse " perché con i pensieri puoi comandare il mondo, puoi costringere le persone a fare quello che non vogliono..."
" Ma l' Imperius..." si oppose Cris, prima di fermarsi sbattendo gli occhi.
Che cosa credeva di fare? Voleva suggerire agli Apocalittici come comportarsi? Non aveva già provato sulla sua pelle cosa erano in grado di fare?
" La maledizione Imperius è una cosa troppo rischiosa. Qualunque mago ne conosca bene un altro può capire che viene pilotato e metterlo alla prova o peggio ancora interrompere la maledizione"
Cris guardò di nuovo dentro la stanza, capendo finalmente il loro ragionamento.
Leary che non aveva smesso di osservarla per un solo secondo scese il gradino che si trovavano davanti ed entrò nella stanza.
Guardò Cris e le fece cenno di entrare.
Lei si strinse le braccia attorno al corpo, non tanto per il freddo, anche se la differenza di temperatura rispetto alle altre stanze era notevole, quanto perché continuava ad avere i brividi.
Non aveva mai visto una cosa del genere, ma sapeva grazie ad alcuni libri che una cosa simile veniva studiata all' interno del Ministero della Magia.
All' improvviso comprese. Gli Apocalittici nel suo tempo avevano conquistato il Ministero quasi subito, mettendo persone al comando, o lasciando le stesse che improvvisamente sembravano guidati da una voglia di rivincita e da uno strano appoggio verso quel gruppo, seppur neonato.
Cris si morse una guancia mentre passava accanto a tutte quelle vasche piene di cervelli e a tutte quelle persone vestite di bianco che si affannavano attorno ad esse.
" Dobbiamo sempre scegliere da che parte stare" disse Leary all' improvviso. Probabilmente tutto lo stupore e la paura che stava provando erano dipinte sul suo volto.
Prese un respiro cercando di calmare il suo cuore e si voltò per capire se lui avesse compreso il suo doppio gioco, ma in realtà sembrava solo soddisfatto di sentirsi parlare.
" Io ho scelto quella del vincente e..."
Cris alzò gli occhi su di lui sentendolo interrompersi e vide che la stava valutando, quindi aveva ragione non si fidavano ancora di lei, ma allora in quale guaio di stava cacciando?
" Anche tu, giusto?" le chiese e Cris ebbe la sensazione che da quella risposta sarebbe dipeso tutto.
Il suo sguardo percorse velocemente tutta la stanza: era grande come un magazzino, talmente tanto che non era sicura di vederne la fine, ma la cosa che la spaventava di più erano la quantità di persone che vi erano stipate dentro, uomini e donne e ognuno si occupava di una diversa vasca.
La luce verde che illuminava la stanza, probabilmente studiata apposta per non danneggiare i cervelli, la rendeva ancora più inquietante.
Cris ebbe l' impressione di trovarsi di nuovo in guerra.
Prese un respiro e si voltò di nuovo verso di lui " che dovrei fare?" gli chiese, cercando di apparire noncurante nonostante avesse ancora lo stomaco capovolto.
Leary sorrise " Se riuscirai a procurarmi Harry Potter, io ti mostrerò cosa siamo in grado di fare e tu potrai conoscere il vero quartier generale"
Cris si sentì quasi girare la testa.
Prendere Harry Potter, anche ammesso che lei avesse voluto farlo, non era esattamente la cosa più facile del mondo.
Aveva ragione non si fidavano di lei, o almeno non totalmente e adesso la stavano mettendo alla prova.
In fondo comunque fosse andata loro avrebbero vinto.
Se si fosse rivelata degna di fiducia avevano guadagnato un nuovo membro, altrimenti, se li avesse traditi e fosse corsa da Pegasus, con tutta probabilità, sarebbero riusciti ad ucciderla prima ancora che avesse avuto il tempo di vederlo.
Era stata una sciocca presuntuosa ad aver creduto di essere riuscita a convincere Aaron Corner. Per quello in un mese nessuno l' aveva disturbata, per quello l' avevano lasciata abbastanza libera.
Quel posto era solo una specie di laboratorio, il vero quartier generale era un altro e probabilmente anche ben protetto.
" Non posso farcela contro di lui. E' un mago potente, circondato da una squadra di maghi e streghe molto potenti"
Leary sorrise senza fermarsi " ma tu lo conosci, giusto?" le chiese senza guardarla e Cris deglutì sentendosi fregata.
" Non benissimo" affermò cercando di tener ferma la voce.
Leary si arrestò bruscamente e Cris vide che erano arrivati davanti alla porta.
Il suo cuore accelerò i battiti impaurita da quello che avrebbe potuto attenderla al di là della porta.
" Allora potresti ricattarlo" affermò togliendo il lucchetto e facendo scorrere il portone lungo i binari producendo un eco nel magazzino semivuoto.
Man a mano che la porta scorreva Cris ebbe il brutto presentimento di chi ci fosse dentro.
L' unica persona che sarebbe potuta interessare al nonno di Pegasus, ma si sbagliò.
Cris sentì il sangue defluirle dal volto e sbatté più volte le palpebre incredula.
I letti all' interno erano due ed erano entrambi occupati, senza contare che le persone che li occupavano sembravano incoscienti e non si muovevano minimamente.
Se non fosse stato per il respiro leggero ed i loro toraci che si alzavano e si abbassavano, Cris avrebbe dubitato che fossero stati vivi.
" Que..quello è..."
Leary sorrise del suo volto scioccato " James Sirius Potter" concluse per lei.

E se domani...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora