18 | 𝑳𝒂 𝒄𝒉𝒊𝒂𝒗𝒆

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La squadra di Busan. Una squadra unita, capace, organizzata...ma contaminata da una mentore perfezionista, apatica ed egoista.

La fama di Park Minso la precedeva. La sua popolarità e ricchezza erano note a tutti ma non a tutti, invece, era chiara la sua persona. Se ne stava sempre nel suo ufficio ad escogitare nuovi modi per innalzare la notorietà della sua squadra e della sua villa; esibiva lussuosi vestiti firmati e tacchi alti alle cerimonie o agli eventi e sfilava da sotto il naso di suo padre informazioni e documenti della consulta.

E grazie proprio ad uno di questi documenti, metteva ora piede nel grande edificio di Seoul dove si tenevano le selezioni delle nuove reclute. Quello era un giorno speciale per qualcuno e Minso non se lo sarebbe perso. Non contenta, si era portata dietro l'intera squadra, ignara delle motivazioni della loro presenza lì quel giorno.

Mingi si trascinava svogliato lungo i corridoi, con la sua stazza intimidatoria, lineamenti marcati e voce profonda che usava per lamentarsi con Seonghwa, accanto a lui. Tutto il contrario del compagno, lui era snello ed elegante nei vestiti e nel portamento. Camminava come un modello su una passerella, a testa alta e riservando un sorriso ammaliante a chiunque incrociasse.

"Abbiamo attraversato il paese per guardare delle selezioni?" sbuffò Mingi con voce profonda appoggiandosi alla ringhiera che dava sull'arena in cui un gruppo di giovani si preparavano. Alcuni facevano stretching, altri maneggiavano bastoni di legno ed altre armi.

"Non ne ho idea" fece Seonghwa affiancandolo e appoggiandosi pigramente "Mia madre sembra stranamente emozionata oggi".

I due si guardarono attorno. Dall'altra parte degli spalti, tra la giuria e la consulta, c'era Minso.

"Eccola là!" fece Seonghwa con gesto della mano, per poi virare leggermente lo sguardo verso destra "Aspetta, perchè c'è tutta la consulta?".

"Siamo sicuri che siano delle semplici selezioni?" si tirò su Mingi guardandosi meglio attorno alla ricerca di qualcosa di insolito.

Da dietro di loro arrivarono i sempre silenziosi Yeosang e Jongho, insieme alla poco silenziosa Yeri, che subito si aggrappò al braccio di Seonghwa come una sanguisuga.

"Abbiamo visto lo stupido furgone della squadra  di Seoul parcheggiato fuori" canticchiò lei guardando in basso verso l'arena.

"Ma che-" disse Mingi, con un misto di confusione e malizia negli occhi.

"Avete visto qualcuno? Jiho magari..." chiese subito Seonghwa.

"No" ripose semplicemente Jongho, serio come sempre.

Yeosang si avvicinò agli altri, porgendogli il quaderno che usava per comunicare. Mingi lo prese tra le mani leggendo cosa il giovane dai tratti angelici avesse scritto pochi secondi prima:

<<Ho visto Yunho e Wooyoung nei corridoi di sotto>>

"Ma che diamine ci fanno qua quegli stronzi?" esclamò Seonghwa cominciando a scendere le scale, per arrivare alle prime file degli spalti.

In quel momento, da una delle porte, che dagli spogliatoi davano sull'arena, Yunho e Wooyoung fecero il loro ingresso, seguiti da Hailey, già vestita con la divisa nera e l'arco in mano.

"E quella chi cavolo è?" fece Jongho raggiungendo Seonghwa insieme a tutta la squadra, ora a livello del prato dell'arena, dall'altra parte della ringhiera.

"Non sarà mica la ragazza di cui ci ha parlato Minso? La nipote di Jiho?" esclamò con un ghigno Yeri.

"Carina però" fece Mingi.

Seonghwa lo ignorò concentrandosi sui due soldati della squadra di Seoul, per poi vedere anche Jiho dietro di loro.

"Ecco perchè mia madre era tanto emozionata per queste selezioni" fece il moro guardando il mentore della squadra di Seoul.

𝐷𝐸𝑀𝑂𝑁𝑆 | AteezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora