La sera in cui Jiho mi rivelò il segreto che lui e tutta la nostra squadra costudivano, venni pervasa da un senso di impotenza e tristezza che mi trascinarono fino al posto in cui tutti andavano se qualcosa li turbava. Il tetto.
Quando aprii la piccola porta cigolante in cima alle strette e ripide scale la brezza notturna estiva mi accarezzò la pelle, facendomi sentire immediatamente più leggera.
Ma mi accorsi presto di non essere sola: seduto ancora più in cima di dove mi trovavo io, sulle tegole scure di una porzione di tetto dove sbucavano alcuni caminetti spenti, c'era San. Non faceva nulla. Guardava avanti a sè con espressione neutra.
Avanzai fino ad arrivare ai piedi della piccola struttura sulla quale era seduto e finalmente si accorse di me, sorridendo come suo solito.
"Sali, rossa" fece cenno con la testa. Io presi una delle sedie e, mettendola ai piedi del piccolo tetto, mi arrampicai fino da lui, gattonando sulle tegole per non cadere.
Parlare con San era sempre complicato perchè sapevo che le sue risposte sarebbero sempre state ironiche, maliziose ed eccentriche come lui, e che non avrei avuto vere e sincere risposte. La sua testa era un tabù per chiunque.
Ma l'espressione sul suo viso mi fece pensare che invece quello fosse un buon momento per parlare di tutto quello che stava succedendo.
"Hai avuto una reazione molto forte prima..." iniziai io, tastando il terreno e cercando di capire se fosse un buon momento.
"Quel coglione vi ha insultati in casa nostra...cos'avrei dovuto fare?" la sua voce era calma e posata e quel tono così poco familiare mi sconvolse per un attimo. Per la prima volta sembrava aver fatto scivolare via quel velo di orgoglio e follia con il quale schivava sempre ogni situazione e la sua espressione era cruda, vera ed emotiva.
"Non sto dicendo che hai sbagliato, solo-" mi sistemai meglio accanto a lui continuando a guardare il suo profilo nella penombra "Non ti avevo mai visto così...".
Lui sorrise amaramente. Altra espressione completamente nuova sul suo viso.
Si schiarì la voce, chiaramente in difficoltà nella situazione vulnerabile in cui si trovava: "Da qualche tempo sento..." sospirò "Sento delle cose molto forti dentro di me...tanta rabbia, tristezza e...altre cose".
Io rimasi in silenzio a guardarlo mentre pronunciava quelle parole, completamente inaspettate.
"E' cominciato tutto la sera in cui io e Wooyoung abbiamo litigato...l'ho trattato in modo orribile...beh, forse l'ho sempre fatto" mormorò quasi tra sè e sè "Ma quella sera, dopo avergli detto delle cose incredibilmente cattive, di cui mi pento e mi maledico ogni giorno, ho cominciato a sentirmi strano".
Sospirò sistemandosi più vicino a me ed io assecondai i suoi movimenti appoggiandomi alla sua spalle, percependo che avesse bisogno di sostegno e che non sapesse bene come comportarsi in casi del genere.
"Da quella sera ho cominciato a sentire rabbia, delusione, vergogna, tristezza, sensi di colpa, disgusto nei miei confronti...ho cercato di reprimere tutte queste cose comportandomi come al solito, sperando che tutto tornasse come prima ma nulla. Wooyoung non mi vuole parlare e ad Ansan mi ha trattato come fossi stato un oggetto...come mi merito di essere trattato dopo tutto quello che gli ho fatto...me ne rendo conto solo adesso".
"Wow" mi uscì spontaneo dire "E' come se quella litigata ti abbia sbloccato le emozioni".
"Le odio, voglio che smettano di fare così male" mormorò lui trai denti stretti. Io mi lasciai andare ad una risatina.
"Non smetteranno, San-ie" risposi io "Devi imparare gestirle e, cosa più importante, devi parlarne con Wooyoung".
Lui scosse la testa: "Ci ho provato tante volte negli ultimi mesi ma poi mi sono reso conto che forse non dovrei farlo...".
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𝐷𝐸𝑀𝑂𝑁𝑆 | Ateez
FanficIN CORSO "Il nostro non è un dono, è una maledizione" L'umanità vive in uno stato di apparente equilibrio. In pochi sanno che, nascosti agli occhi della gente comune, brillanti e coraggiosi giovani in tutto il mondo combattono ogni giorno contro il...