33 | 𝑰𝒏𝒆𝒗𝒊𝒕𝒂𝒃𝒊𝒍𝒆

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La villa era deserta in quella serata calma e serena. Il cielo era terso fuori dalle grosse mura che ci circondavano, tutte le squadre erano in missione e gli unici a girare per i corridoi erano gli inservienti, mentre Jiho se ne stava nel suo studio a rimuginare come al solito e Minso era chiusa nella sua stanza.

Tutto questo mentre io prendevo a botte un fantoccio nella sala degli allenamenti. Quella grande e poco illuminata stanza che circondava me e Yunho, appena fuori dalla pedana che mi guardava e mi dava indicazioni.

"Sei rigida" mi corresse lui scrutandomi attentamente. Io sbuffai alzando la spada di legno e cercando di rilassare le spalle.

"Prima mi hai detto che non mettevo abbastanza forza, ora che sono rigida" lo guardai brontolando.

Lui mi squadrò: "Da quando forte e rigida solo la stessa cosa?".

Io tornai a guardare il fantoccio davanti a me, mettendomi in posizione.

"Alza i gomiti" disse serio, salendo sulla pedana e girandomi attorno. Io gli diedi un'occhiata mentre passava dietro di me, poi sentii la sua mano alzarmi il gomito destro mentre la mia schiena si scontrò con il suo petto per un attimo. Emisi un sospiro tremolante.

"Concentrati" disse lui allontanandosi. Ero sicura lo stesse facendo apposta, lo potevo capire da quel sorrisetto che cercava in tutti i modi di nascondere.

Mi posizionai e colpii il fantoccio proprio in testa.

"Pessimo" commentò Yunho avvicinandosi di nuovo e tornando dietro di me. Con i suoi grossi anfibi mi diede dei calci alle scarpe costringendomi ad allargare leggermente le gambe "Cerca l'equilibrio e tieni più stretta l'impugnatura, ma senza irrigidire le spalle" aggiunse posandomi entrambe le mani ai lati del collo e spingendo leggermente verso il basso. Io cercai di rilassarmi, ma come potevo con lui che continuava a toccarmi dappertutto?

Ricordai chiaramente che i nostri primi allenamenti non erano mai stati così: evitava sempre il contatto fisico e la sua espressione era cupa e irritata. Adesso sembrava divertito dalla mia goffaggine e usava ogni scusa per avvicinarsi e posizionarmi con le sue mani, non a parole come faceva di solito.

"Non è il mio forte, ok?" abbassai la spada girandomi verso di lui, proprio dietro di me "Non posso prendere l'arco per qualche minuto?" chiesi indicando i bersagli dall'altra parte della sala.

"A che servirebbe?" aggrottò le sopracciglia "So benissimo che, se vuoi, riesci a colpire un ragno da duecento metri con quello...devi allenarti nelle cose in cui sei scarsa, e con quella fai pena!" disse divertito indicando la spada tra le mie mani. Io ridacchiai.

"Addirittura?" mi finsi offesa.

"Sì, addirittura" rispose lui "E se un demone ti verrà addosso come l'altra volta, tu devi saperlo fermare senza arco".

Io sospirai guardando in basso verso l'arma finta tra le mie mani "E quando mai ricapiterà? Non sono più un soldato. Tutto questo allenamento, dopotutto, non ha senso".

"Smettila di fare la drammatica" disse lui dandomi un calcetto sulla gamba per costringermi a rialzare lo sguardo su di lui "Non si sa mai, ok?".

Io sorrisi ed annuii: "Hai ragione" puntai l'arma di legno verso di lui "Posso sempre allenarmi per prendere a calci in culo te". 

Lui accennò un ghigno e fece un passo in avanti per far scontrare la punta arrotondata della spada con il suo petto, proprio sopra alla fasciatura. Io feci per ritrarla, per evitare di fargli male, ma lui la afferrò per tenerla ferma in quel punto, guardandomi.

"Io ti batterei con questa anche se tu ne avessi una vera" disse sorridendomi e guardandomi in profondità, con quell'occhio rosso che trovavo sempre più attraente.

𝐷𝐸𝑀𝑂𝑁𝑆 | AteezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora