Le cose continuarono più o meno normalmente nei giorni seguenti, ma le missioni si facevano fitte ed intente. Se prima la media era di tre a settimana, adesso uscivamo in missione anche più volte al giorno. Gli allenamenti ci furono alleggeriti perchè già troppo carichi di fatica e i momenti di svago che ci concedevamo prima, erano ridotti all'osso.
I ragazzi di Busan, come noi, erano carichi di lavoro e nessuno aveva nemmeno il tempo di litigare o lanciarsi frecciatine durante la giornata. Ci ignoravamo, ci allenavamo separatamente, mangiavamo separatamente e ci riunivamo solo per le missioni. In così numerosi le missioni non erano sostenibili e gli abbattimenti erano veloci, ma la situazione che sarebbe dovuta essere momentanea, non sembrava voler cessare.
I soldati di Busan avevano, però, un fastidio in più e quel fastidio aveva una faccia e un nome. Minso.
Il loro mentore li faceva allenare come al solito, se non più del dovuto, nonostante le fatiche delle missioni e controllava le loro diete in maniera maniacale. Non eravamo molto spesso assieme e loro vivevano in un'ala diversa dalla nostra alla villa, ma tutte le volte che li avevo visti Minso gli stava alle costole e li controllava in ogni loro minimo spostamento. Era come se volesse costruire la sua personale squadra di soldatini, ossessionata dalla perfezione. La cosa che più mi faceva ridere di tutta quella situazione però, era che lei non assisteva agli allenamenti e non li guidava in nulla di quello che facevano in palestra e sul campo, per quello c'era un'altra persona. La cosa non mi sconvolgeva affatto, avevo già capito che tipo di soldato fosse Minso e sicuramente non aveva le capacità per fare il mentore. Sembrava quasi che a lei importasse più dell'apparenza e del potere invece di guardare a quello che era il fine principale del nostro lavoro.
Fortunatamente Minso lasciò la villa per qualche giorno per affari e questo permise ai ragazzi di Busan di rilassarsi un po'. La mancanza della donna ci permise anche di poter organizzare la consueta festa mensile senza preoccuparci di una sua apparizione.
Come ormai accadeva ogni giorno, uscimmo in missione verso un classe 9, come al solito in due furgoni distinti.
Più ci avvicinavamo al luogo dell'avvistamento, più le cose mi risultavano familiari. Come da un sogno, o da una vita passata. Ma non era nulla di tutto ciò. Era il luogo in cui ero stata attaccata per la prima volta, l'altura che dava sullo skyline di Seoul, sulla quale andavo sempre dopo le lunghe giornate di lavoro all'orfanotrofio. Erano passati solo pochi mesi eppure erano cambiate e successe talmente tante cose che mi erano sembrati anni.
"Questo posto..." mormorai scendendo dal furgone e guardando il piccolo sentiero che dalla strada sterrata portava in alto.
"Che effetto ti fa?" Hongjoong chiese alle mie spalle.
"E' strano" ammisi io mentre tutti scendevano dal veicolo e quelli di Busan ci precedevano sul campo, salendo il sentiero.
"Io ricordo il mio centro perfetto nella testa di quel demone" fece Wooyoung imbracciando il suo arco. Lo ricordavo anche io.
"Era la prima volta che ne vedevo uno" accennai un sorriso "eppure ricordo che mi era parso vagamente familiare...come se non fosse qualcosa di estraneo, come se fossi sempre appartenuta a questo mondo".
E ricordai anche il pensiero di dover morire e la mia accettazione della fine. La vita di prima l'avrei lasciata senza paura, adesso avevo uno scopo e qualcosa per cui vivere. Quella sensazione era la più bella al mondo.
Cominciammo a salire il sentiero con San davanti a tutti come al solito, impaziente e completamente nel suo mondo, non curante della nostra conversazione. Yunho chiudeva la fila guardandosi intorno serio come al solito, soprattutto durante le missioni.
STAI LEGGENDO
𝐷𝐸𝑀𝑂𝑁𝑆 | Ateez
ФанфикIN CORSO "Il nostro non è un dono, è una maledizione" L'umanità vive in uno stato di apparente equilibrio. In pochi sanno che, nascosti agli occhi della gente comune, brillanti e coraggiosi giovani in tutto il mondo combattono ogni giorno contro il...