12 | 𝑻𝒖𝒕𝒕𝒐 𝒔𝒃𝒂𝒈𝒍𝒊𝒂𝒕𝒐

136 17 4
                                    

La villa della squadra 1 di Busan era sfarzosa tanto da sembrare un castello. Appartenendo alla famiglia Park, negli anni si era elevata sempre di più con nuove tecnologie, sfarzo e lusso che solo Park Minso poteva permettersi. Eppure nulla sarebbe bastato per diventare più importante di quella di Seoul, tanto famosa e storica da essere quasi una meta turistica per i portatori del dono, se solo fosse stata aperta al pubblico. Minso voleva tutto quello che gli altri avevano e tutto quello che non possedeva, perchè crescendo non le era stato negato nulla, se non un'infanzia normale e ricca di affetto. Le era stato detto che avrebbe potuto avere tutto quello che desiderava e a lei non interessavano i mezzi, ma il fine. Bella, potente e non curante di nulla aveva cresciuto i suoi ragazzi con freddezza e rigidità. Non poteva tollerare qualcosa di inferiore alla perfezione.

"Signora" un minuto signore timidamente aprì la porta dell'ufficio della mentore della villa "Sono arrivate le sue-".

"Bussare è passato di moda?" chiese lei freddamente distogliendo lo sguardo dallo schermo del computer posto sulla sua grande e sfarzosa scrivania lucente.

"Le chiedo scusa" si inchinò l'uomo con voce incerta, tenendo dei fogli tra le mani. Lei lo squadrò dall'alto in basso, attraverso i suoi occhiali da lettura, senza dire nulla per poi guardare le scartoffie.

"Cos'é?" chiese sgarbatamente allungando la mano.

"Le notizie della consulta" rispose lui.

L'uomo chiamava quelle informazioni così come piaceva alla signora Kim, ma la verità era che erano essenzialmente documenti hackerati dai sistemi della consulta, nei quali Minso ficcanasava continuamente da quando suo padre vi era entrato a far parte. Come se il fatto di essere la figlia di uno dei membri le desse dei privilegi. Ma, per l'appunto, lei era abituata a fare e ad avere sempre quello che voleva.

L'uomo lasciò la stanza mortificato e Minso cominciò a sfogliare la decina di fogli che aveva tra le mani, fin quando non le saltò all'occhio un nome familiare.

Lee Jiho.

Lei sorrise divertita "Cosa combina quell'ubriacone?" bisbigliò tra se e se cominciando a leggere.

Nipote di Lee Jiho.

Addestramento.

Hailey Ronan.

Minso capì immediatamente tutto e non potè trattenersi dal fare un ghigno.

"Questo sarà divertente".

***

"Sei sicura di quello che mi stai dicendo?" Jiho guardava Hailey dall'alto mente lei sedeva sulla sedia davanti alla sua scrivania, con la mani in grembo mentre se le torturava.

"Sono sicura" rispose lei nuovamente, per la decima volta.

"E Yunho non ha sentito nulla?" provò ancora Jiho, cercando di capire qualcosa di tutta quell'assurda storia.

"No" scosse la testa lei "E' stato molto chiaro su questo punto" aggiunse ricordando la discussione di poche ore prima.

"Ricordo molto nitidamente il nome Jang-mi" aggiunse lei "di chiunque fosse la voce, continuava a ripeterlo...".

Jiho si chinò sulla scrivania prendendo un pezzo di carta e una penna, scrivendo poi il nome riferitogli dalla nipote e controllando sul computer le coordinate del punto in cui era avvenuto il fatto.

"Haiely..." mormorò lui con voce calma sedendosi "Probabilmente lo hai immaginato".

La rossa fece una piccola smorfia "E' la stessa cosa che ha detto Yunho".

𝐷𝐸𝑀𝑂𝑁𝑆 | AteezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora