Piccola morte

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Ricordo che da bambina avevo paura anche del buio, ce n'era così tanto intorno a me che alla fine sono cresciuta insieme ad esso. 

Ho imparato a osservare col favore delle tenebre e a nascondermi dietro teli nerastri. 

Ho imparato a difendermi con la mia arma migliore da coloro che desideravano la mia scomparsa perché provavano ribrezzo nei miei confronti, da coloro che mi temevano profondamente o m'invocavano costantemente. 

Persino le mie lacrime sono diventate nere, quasi come del carbone che striscia sul mio volto pallido. 

Era un continuo osservare, il mio. 

Le persone, le loro parole, i loro legami, i loro respiri incessanti. 

Ed io ero lì, davanti a ognuno di loro, invisibile, astratta, ma incredibilmente letale. 

Agitavo la mia arma davanti al loro viso, accarezzavo cautamente le loro spalle, afferravo amorevolmente le loro mani, ed esse diventavano ghiaccio sotto il mio tocco infausto e i loro corpi cenere che sporcava i miei stracci. 

Tutto ciò che tocco, appassisce, e al mio passaggio la natura attecchisce. 

Abito sui margini delle strade, elemosino tremori e spasmi nei cuori dei predestinati, pace e serenità in quelli affaticati e ammalati. 

Cullo tra le mie braccia cuori infantili e vagiti strazianti che solo allora si alleviano fino a sparire.

Accompagnare è il mio lavoro, il luogo non è importante, il tempo è scandito dai ticchettii di quelle lancette scomposte e il perché è solo una banale conseguenza. 

Adesso ascolta la mia voce, il tuo tempo è scaduto, ma non temere. 

Nessuno può sfuggire alla Morte.

Fragmenta - Oltre MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora