Ibernata

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Al panico,
il mostro sulla spalla 

che sopraggiunge 
e mozza il respiro.

Ibernata in un istante che sembra non scorrere mai. 

Mani che stringono il collo, artigli che arpionano le spalle, un mostro invisibile che sopprime i polmoni, risucchia l'aria e raggela il sangue. 

Non puoi muoverti, non puoi parlare, non sai respirare. 

Annaspi, annaspi forte, barcolli dentro, la gola secca, gli arti che formicolano, brividi sulla schiena, un calore asfissiante che brucia gli organi e surriscalda la pelle, gli occhi troppo grandi in un'orbita troppo stretta, soffrono lacrime ardenti che non vogliono sorgere e nemmeno tornare indietro. 

Una coltre sfocata travolge i sensi, il mondo è una massa deforme che ti corre intorno, i piedi non toccano terra, il cuore ti batte anche nel cervello. 

E lo senti forte, come quando ti fai male, ricopre ogni rumore, ogni parola, ogni pensiero. 

Un deserto solitario, sabbia che stride accanto alle orecchie, grilli per la testa. 

È una macchia che si allarga nel tuo petto, si dirama nelle cellule impazzite del tuo corpo, vorresti strappare lembi di pelle solo per stringere tra le mani il pezzo di cuore che ti fa male, sradicare le radici insinuate tra i legamenti dell'anima e trovare il mostro insidioso e malato che ha stravolto ogni cosa. 

"Sei tu. 

Sei tu il problema. 

Sei tu il mostro. 

Sei tu la malattia". 

E s'incrina la tua essenza, i pensieri colpevoli s'ingigantiscono davanti ai tuoi occhi diventando mostri altissimi.

Ti schiacceranno, ti distruggeranno, ti divoreranno. 

Ti svegli all'improvviso e non riesci a muoverti, ibernata in un istante che sembra non scorrere mai. 

Una corda stringe intorno al collo e le tue mani stringono la corda. 

Stringe, stringe, stringe. 

Non ti lascia, non ti lascia mai. 

E sprofondi all'improvviso e non riesci a muoverti, ibernata in un istante che sembra non scorrere mai. 

L'acqua entra nella gola, attraversa il collo e il tuo corpo prova a risalire. 

Anneghi, anneghi, anneghi. 

Non respiri, non respiri mai. 

È un po' così che ti senti quando il mondo gira, la normalità ti circonda, sei in mezzo alle persone. 

Dovresti solo parlare, solo fare qualcosa, solo vivere. 

Non lo fai, non ci riesci. 

E la guerra che hai dentro, la sensazione di morire, l'allarme che risuona in ogni perimetro del tuo corpo è solo tuo, è solo un istante, "non è niente". 

La storia si ripete all'infinito e negli anni hai raccolto sulle spalle il peso gravoso di centinaia di rimpianti, tutte quelle piccole e grandi cose che potevi fare e non hai fatto. 

Non ti fanno tanto male le tue ossa? 

Non si sono ancora spezzate o sbriciolate o disintegrate? 

Percorri un corridoio illuminato e non lo sai, non sei mai sola. 

Sulle spalle è appollaiato il tuo mostro, ti accarezza i capelli e ti sussurra all'orecchio che non ti lascerà mai, che tornerà presto. 

Nessuno lo percepisce, nessuno lo comprende, nemmeno tu.

È così, il male peggiore è quello che non si vede.

Fragmenta - Oltre MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora