Tra la vita e la morte

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A quel ragazzo che si è lanciato nel vuoto e, sopravvissuto miracolosamente, dormiva in un letto d'ospedale. Non so se tu ti sia risvegliato oppure no, non so cosa desidereresti, ma spero che tu sia stato pronto alla morte, oppure pronto alla vita.
Ho pianto per te.

Mai sentito parlare della sconvolgente sensazione di essere rinchiusi in se stessi?

È proprio quello che sento quando alzo la testa dalle gambe e intorno a me è tutto così buio, così freddo, così spaventosamente gradevole.

Era questo che cercavo? Queste tenebre travolgenti che mi circondano, mi accolgono, quasi come se fossero le braccia calde di una madre?

Che incoerenza, ma fino a che punto ancora m'importa di tutto ciò che è umano?

No, non m'importa più nulla.

Non so dove sono, non so se è questo ciò che davvero mi aspettavo, ciò a cui ambivo. La mia esistenza era soltanto carta che brucia e che si inceneriva pezzo dopo pezzo. La mia vita non era neppure quella parte infinitesimale di quel granello di cenere, visto che esso veniva disintegrato dal vento impetuoso.

Non c'era scampo, non c'era speranza, non c'erano vie di uscita. E ora c'è solo nero, distese e distese di puro, angosciante, apatico nero appartenente a una dimensione parallela.

È qui che giungono quelli come me? Non mi pare sia un inferno, che forse debba aspettare?

Ma aspettare cosa? Prima non facevo altro che aspettare, non so cosa esattamente.

Che perdita di tempo.

Ero arrivato al punto di aspettare solo la morte che tutti temevano, senza capire che essa sarebbe stata l'unica a darmi ciò che la vita non era riuscita ad offrirmi. 

Poi mi sono rotto di aspettare che si decidesse a raggiungermi.

Volevo solo pace, e non so se l'ho raggiunta.

Che sia quella breve quiete prima della tempesta burrascosa? No, non m'importa ormai.

E mentre aspettavo, mi chiedevo cosa sarebbe successo, cosa ci sarebbe stato dopo.

Ma perché mai avrei dovuto pensarci, se quello che avrei fatto sarebbe stata la conferma ai loro occhi che non m'importava più nulla di me stesso.

Che sciocchi, che ingenui, troppo concentrati a essere dei mostri piuttosto che ad usare quel cervello minuscolo e capire, vedere, percepire.

Sono stato superficiale anch'io, dopotutto i miei demoni erano così grandi da non essere compresi neppure da me stesso. E adesso quel nero che opprimeva l'organo che gli umani si apprestano a definire "cuore", era ingestibile, imprevedibile, letale.

Che ironia, tutto quel nero ora non ha fatto altro che diramarsi intorno a me, mi sento libero da quel fardello e allo stesso tempo completamente immerso in esso.

Che sia una maledizione? Che qualcuno abbia voglia di punirmi per quello che sono stato?

Oppure...oppure non sono stato capace neppure di mettere fine a tutto quel dolore, quella follia che mi vorticava in testa, quelle voci che urlavano, quelle risate che umiliavano, lei che si allontanava, quel sangue che colava.

Avevo scelto, dannazione, avevo accettato il mio dopo, a prescindere dal fatto che esso ci sarebbe stato oppure no, ero pronto per fare quel passo, quel piccolissimo e innocuo passo che avrebbe messo fine a tutto.

Che ci avrebbe liberato: me da tutto quello che mi stava voracemente divorando, e loro dalla presenza che tanto li disgustava.

Che schifo il mondo, che luogo desolato, che posto sconsolato, che umanità crudele, deleteria e marcia.

Che tristezza le persone che ti distruggono di giorno e i mostri che ti divorano di notte, gli insulti che ti perseguitano alla luce del sole e i pensieri che ti tormentano quando esso cala.

Che follia questa mente pazza, dannosa, che ripete le stesse, identiche, lugubri parole. Era l'unico modo per fermarle, per fermare loro e per punire lei e me stesso.

Mi sono detto "basta pensarci" e l'ho fatto quel passo, ho fermato tutto, perché era l'unica cosa su cui avevo ancora un briciolo di controllo. Ma ora, cosa accadrà ora? Resterò qui "per sempre"? Quello a cui ho rinunciato nello stesso momento in cui ho aperto gli occhi e ho fatto a botte con la realtà?

Non esiste più alcuna realtà, ci sono solo io e quel che resta della mia anima martoriata, i pezzi andati persi di quel corpo che non ho mai sentito mio e questo nero che risucchia ogni cosa.

Improvvisamente brucia tutto. Cado in ginocchio sopra e dentro quell'oscurità e porto le mani sulla faccia.

Eccole, che scivolano copiosamente, coprono quel viso che non ha più nulla di umano, e coprono tutto il resto, o tutto quel che resta. Lacrime di rimpianto, di tutte le parole non dette, di tutto il dolore di cui si sono impossessate nella loro esistenza, racchiuse in questo corpo che tramava la morte, in questa mente che andava distruggendosi giorno dopo giorno e questo cuore trascurato che si consumava fino a disintegrarsi.

Eppure non sento niente, c'è solo vuoto dentro e fuori di me, vuoto che ricopre ogni cosa. Vuoto che abbraccia il nero e nero che abbraccia il vuoto, e io che ci sono dentro, parte inconfondibile di esso.

Infine, il silenzio viene interrotto, i miei pensieri si fermano per dare spazio a voci concitate, che si sovrappongono fino a non distinguersi. Vengo avvolto dalla strana e insolita sensazione provocata da quella singola goccia d'acqua che ha colpito una parte di me, e senza che alcuna cosa accada le mie lacrime scorrono in sincronia a quelle di qualcun altro.

Anime distrutte in corpi distanti, forte dolore in comune.

Qualcuno sta piangendo per me?

Qualcuno mi stringe la mano? 

Che bella sensazione.

In questo pianto c'è tutta la sincerità che manca al mondo e nel suo amore, la purezza. E mentre la luce va a colmare il vuoto che c'è in me, tutto si stravolge.

Essa si sovrappone al nero che mi circonda e mi compone, va ad insinuarsi in ogni più piccola insenatura e il mio corpo vibra e brilla di una luce mai contemplata, mai immaginata. 

E il calore abbraccia il gelo di quel posto. 

Gli artigli che mi soffocavano scivolano lungo le spalle, portandosi dietro il viscido nero.

Esso cola, si scioglie, indietreggia dinanzi a quella inconfondibile forza.

Una piccola mano sta stringendo quello che resta del mio cuore e della mia anima.

Lo avvolge, lo protegge, lo cura.

La riempie, l'accarezza, la fa rinascere.

Luce, inconfondibile luce.

Sono pronto a morire.

Sono pronto a vivere.

Fragmenta - Oltre MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora