Ogni tanto ci penso, sai?
A quello che potevamo essere se non fossimo diventati quelli che ora siamo.
Eravamo due anime perse che pensavano di essersi ritrovate, quando si erano soltanto perse insieme.
Ma ora sai cosa siamo?
Siamo quello sguardo che dura un attimo, quello scambiato attraverso un finestrino del pullman, mentre tu sei lì, con quella sigaretta ardente tra le labbra, nascosto dietro quel cappuccio nero e quelle cuffiette bianche.
Siamo quel brivido che ci pervade, quando tra i corridoi affollati, per sbaglio la mia mano sfiora la tua, e all'improvviso sparisce tutto, spariscono tutti, e ci siamo solo io, te e il vuoto abissale che ora ci portiamo dentro.
Siamo quei pugni stretti troppo forte, quando l'altro sorride e fiorisce, come una rosa marcia nell'aridezza dei nostri cuori, la consapevolezza di non essere più l'origine di una cosa tanto meravigliosa.
Siamo quelle ultime parole che abbiamo sussurrato, ma che ci hanno ugualmente distrutto dentro, quelle parole che non volevano scartavetrare la gola, non volevano graffiare il petto, non volevano disintegrare l'illusione in cui stavamo precipitando.
Ma erano le parole a non volerlo, o eravamo noi?
Ogni tanto ci penso, sai?
E devo sapere e devi sapere che non sono arrivata da nessuna parte.
Che continuo a sorridere davanti alla finestra quando piove, perchè tra quelle gocce che indisturbate stramazzavano al suolo, c'erano le nostre labbra che si toccavano. Non mi accorgo di avere le guance bagnate, perchè lì, c'è ancora la tua immagine e tra la pioggia il tuo odore, ma tu non ci sei più.
Che continuo ad andare ogni giorno su quell'altalena arrugginita dal tempo, mi ci siedo e dondolo. Ma non ci sei te a spingermi più in alto, non ci sono le tue mani appoggiate sulla mia schiena, non ci sei tu sdraiato su quel prato, ad occhi chiusi, fingendo di riposare mentre ascoltavi il suono del mio respiro.
Che per strada continuo a voltarmi, a cercarti con lo sguardo, ad amarti con gli occhi, ma tu non ci sei.
E a me, di te, è rimasto solo l'alone grigiastro della tua sigaretta.
Ogni tanto ci penso, sai?
E solo ora ho capito che sei inafferrabile come quella nuvola tossica che giorno dopo giorno ti ammazza. E che giorno dopo giorno sta ammazzando anche me, perchè mi sento morire dentro senza te.
Spesso sei così vicino, dall'altra parte del marciapiede. Non riusciamo ad insegnare ai nostri occhi come smettere di rincorrersi.
Siamo troppo condizionati dal dolore per attraversare la strada che ci separa, per raggiungerci, per amarci.
Ci sentiamo troppo rotti, troppo
persi, troppo sbagliati.Eppure le mie gambe tremano dalla voglia di farlo, perchè mi ci butterei tra quelle auto se ci fossi tu dall'altra parte, se dopo avrei la possibilità di finire tra le tue braccia e non uscirne più.
È vero, non sono mai stata capace di mentire, tu sapevi leggermi dentro come se fossi un libro aperto.
Ma ho un po' imparato a colmare questa mia incapacità, sai?
Non è minimamente un "ogni tanto".
È un sempre.
Ci penso sempre.
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Fragmenta - Oltre Me
Short StoryPoesie, racconti, pensieri. Piccoli frammenti sparsi di esistenza. Quando scrivo mi ritrovo. Questa raccolta è il mio testamento poetico. Un giorno morirò, ma quello che scrivo resterà oltre me. È un lascito immateriale che accoglie i miei ricordi...