Sofia sapeva di dover stare dietro il bancone, ma non ci riusciva proprio. Chissà come faceva sua madre a fare ancora affidamento su di lei. Erano d'accordo che si sarebbe dovuta guadagnare da vivere e, dal momento che frequentava ancora l'università e sua madre aveva bisogno di una mano, si era offerta di gestire il suo negozio di fiori, di tanto in tanto. In fondo non le dispiaceva, era il suo piccolo angolo di paradiso nel cuore di una caotica città come Boston.
Quello che doveva mettersi in testa, però, era di lavorare, accogliere i clienti, rendersi utile! Invece stava ondeggiando sul dondolo sul retro del negozio, come quando era bambina. La riverniciatura bianca tradiva la sua vera età, ma il cigolio non migliorava nonostante le applicazioni d'olio. I cardini erano fissati al soffitto e le catene erano ricoperte da rampicanti di plastica che la mamma si ostinava a spruzzare d'acqua per farli sembrare veri.
Il profumo di rose e gerani la inebriava. L'aria era sottile, priva di gas di scarico... Sapeva di vita. La madre si era raccomandata più e più volte di non gingillarsi lì. Sofia l'aveva rassicurata, promettendole che non sarebbe accaduto. Non le avrebbe fatto perdere clienti, dopotutto se fossero entrati li avrebbe sentiti e sarebbe scattata sull'attenti. In caso contrario, c'era un enorme campanello sul bancone con su scritto: SUONARE.
Neanche a farlo a posta, in quel momento udì il rumore della porta.
«Sofiaaa! Su, lo so che sei lì dietro. Ho una notizia da darti!»
Sofia la riconobbe ancora prima di raggiungere il bancone. La voce era inconfondibile. Si trattava di Jamie, la sua compagna di studi e anche la sua migliore amica.
«Le posso suggerire un mazzo di rose, signorina?» scherzò Sofia.
«Lascia perdere le rose! Ti ricordi il progetto a cui abbiamo deciso di partecipare?»
La ragazza fece mente locale. Progetto? Ah, sì. L'unico a cui avesse mai partecipato e in cui Jamie l'aveva trascinata. Letteralmente. Il gruppo di dibattito di letteratura aveva proposto di far tornare di moda la "comunicazione per corrispondenza". Per rendere le cose più interessanti, aveva aperto le iscrizioni ai frequentanti di qualsiasi corso e lo scambio di lettere poteva avvenire solo con ragazzi appartenenti ad altri college o università aderenti al progetto. In questo modo sarebbe stato impossibile conoscere già il destinatario. Sofia aveva scritto il suo nome sulla lista di malavoglia, sotto lo sguardo di una Jamie supplicante. La sua amica non era il tipo da lanciarsi in certe "avventure" da sola.
Comunque, era trascorso più di un mese e credeva che ormai il progetto non fosse andato in porto.
«Sfortunatamente me ne ricordo. Bé, cosa è successo?»
Jamie si avvicinò a lei come se le stesse per riferire una notizia super confidenziale. «Sta circolando voce che domani verranno distribuite le buste con i nomi e gli indirizzi dei nostri futuri "amici di penna".»
«Fantastico. Ci mancava solo questa. Ho tante di quelle cose da fare... Il lavoro, le lezioni, gli esami. Non mi fraintendere, l'idea potrebbe essere divertente, ma le lettere hanno delle tempistiche così lunghe! Scriversi delle e-mail sarebbe stato molto più semplice.»
Jamie si mise a sedere sul bancone, accanto a un vaso. Nella testa di Sofia, quel vaso era già a terra in frantumi. «Ma è proprio quello il bello! Sei la solita guastafeste. Sempre a pensare alle mille cose da fare. Non devi vederlo come un impegno, al contrario. Potrebbe essere un'opportunità. Chi lo sa con chi potresti tenere la corrispondenza...»
«E tu sei troppo romantica» scherzò Sofia. «Pensi che accadrà come in quei film strappalacrime che guardi in continuazione? Il ragazzo bello e tenebroso, dal passato oscuro, si metterà in contatto con noi per una stupida iniziativa scolastica e avremo la storia d'amore che tutte invidieranno? Nei tuoi sogni.»
Jamie rimase in silenzio, poi sentenziò: «Non puoi saperlo.»
«Staremo a vedere. Secondo me ci capiterà una di quelle odiose cheerleader che si fanno la ceretta tutti i giorni e che credono di essere desiderate da tutti gli uomini del mondo.»
L'amica si mise a ridere. «Oh-oh, stiamo entrando in un territorio minato. Da quando quella ragazza... Non ricordo il nome, ma insomma, da quando si è fidanzata con il tipo che ti piaceva, Jason, hai stigmatizzato tutte le cheerleader.»
«Ci hai mai fatto caso che non riescono a parlare con un ragazzo senza flirtare? E che camminano arcuando la schiena per mettere in mostra il petto e il loro generoso lato b? Per me è sintomo di poca intelligenza. Non dovrebbero valorizzare esclusivamente il loro corpo.»
Jamie saltò giù dal bancone e si lanciò in un'imitazione della loro camminata. «Intendi forse così?»
Non riuscirono a trattenersi e scoppiarono a ridere, benché Jamie fosse ancora irritata al solo pensiero di quanto accaduto pochi mesi prima. Sapeva che Sofia stava molto male per la fine della sua relazione con Jason, ma non lo avrebbe mai ammesso apertamente. Era troppo orgogliosa.
La porta d'ingresso si aprì. Le ragazze si ricomposero in fretta e Jamie si avvicinò a dei girasoli, come se fosse intenta a scegliere dei fiori per il mazzo perfetto. Rivolse un'occhiata fugace a Sofia, ma l'altra era già concentrata sul cliente.
«Buongiorno» lo salutò.
Si trattava di un ragazzo. Lui rispose rapidamente al saluto e fece un giro per il negozio, come se stesse cercando qualcosa di specifico.
Jamie rivolse un cenno con il mento a Sofia. Lei capì al volo. Non si poteva negare il bell'aspetto del ragazzo. Era alto, capelli mori leggermente mossi e tagliati corti, occhi scuri e profondi. Eppure, il viso e le movenze suggerivano che fosse stanco. Non aveva il classico atteggiamento spavaldo dei ragazzi della sua età. A occhio e croce, poteva avere al massimo venticinque anni. Sofia non rimaneva spesso al negozio, ma quelle poche volte che l'aveva fatto non le era mai capitato di vederlo.
«Oscar Wilde.»
«Come, prego?»
Il ragazzo era ricomparso in un attimo davanti al bancone. O forse era stata lei a perdersi nei suoi pensieri senza rendersene conto.
Lui indicò il cartello affisso alle spalle di Sofia. «Dice: "Con la libertà, i libri, i fiori e la luna, chi non sarebbe felice?" È Oscar Wilde.»
La ragazza si voltò come se vedesse quella scritta per la prima volta. «Oh, sì. A mia madre piace questo genere di cose.»
«Bé, è poesia. A chi non piacerebbe?»
Fece spallucce. «Lo trovo un po' sdolcinato, ma sono gusti personali.»
Jamie la guardò dalla sua postazione come se avesse voluto tirarle un vaso in testa.
«Allora, cosa desidera acquistare?» Quel genere di clientela chiedeva fiori per la madre o per la fidanzata. "Fidanzata", ci avrebbe messo le mani sul fuoco. I ragazzi belli come lui non erano mai disponibili.
«Avrei bisogno di qualche tulipano, non importa il colore. Mi faccia un incarto semplice.»
«Mi dia un secondo.» Mise in pratica le poche regole che la madre le aveva insegnato e, dopo poco, riemerse dal retro con cinque tulipani freschi avvolti dalla carta. Li aveva scelti gialli e rosa. Le piaceva quell'abbinamento.
Lui lo guardò e sorrise. «È perfetto.»
Dopo aver pagato, le augurò una buona giornata e infilò la porta con una certa urgenza. E così, il ragazzo a cui piaceva Oscar Wilde uscì di scena.
STAI LEGGENDO
Tutti i colori dell'Universo
RomanceWill si appoggiò con un braccio allo stipite. In quel modo Sofia era a pochi centimetri da lui, le punte delle scarpe che non osavano sorpassare il confine tra il pianerottolo e l'appartamento. Lei lo guardò intensamente con la testa reclinata all'...