Dopo essersi ripreso dall'anestesia, Will trascorse tutto il giorno e la notte seguente in ospedale, sotto osservazione. Tutto sommato si sentiva bene, a parte il fatto che non aveva chiuso occhio; i letti dell'ospedale erano rigidi e scomodi, e a quello si aggiungeva la preoccupazione per l'intervento di Michael. Era stato operato subito dopo la sua donazione. I dottori gli avevano garantito che non c'erano state complicazioni e che suo fratello si stava riprendendo, ma non sarebbe stato tranquillo finché non l'avesse visto di persona.
Martha entrò di nuovo in stanza, il segnale che Will stava attendendo speranzoso. «Allora, Will, come ti senti?»
«Bene. Come sta Michael? Posso uscire?» la incalzò.
«Uooh, calma. Una cosa per volta.» Gli porse dei fogli e una penna. «Ho bisogno di qualche firma e potremo dimetterti. Mi raccomando, dovresti rimanere a riposo per una settimana. Se avverti il minimo fastidio, contattami subito. Per quanto riguarda tuo fratello, è in una stanza al piano di sopra e sta bene. Dovrà assumere dei farmaci per evitare il rischio di rigetto e per un po' non potrà ricevere visite.»
Il tono di Will si fece apprensivo. Il pensiero di non poter vedere suo fratello lo mandava fuori di testa. «Quanto tempo dovrà rimanere in ospedale?»
«Abbiamo bisogno di almeno due mesi per monitorare le sue condizioni di salute e vedere come reagisce il suo corpo al trapianto. Mano a mano valuteremo ulteriori terapie e farmaci da somministrare, in base al decorso della sua malattia.»
«È tutto chiaro.» Le restituì i fogli firmati. «Puoi dirgli che sono ancora qui e che passerò più tardi per vederlo?»
«Mi raccomando, nessun contatto.»
«Lo prometto.»
Quando Will raggiunse l'ingresso dell'ospedale, trovò Sarah e Stephen ad aspettarlo; seduto su una poltroncina, in un angolo della sala, c'era anche Aaron. Mentre l'amico lo raggiungeva, i suoi zii lo abbracciarono forte.
«Come ti senti, fratello?» gli chiese Aaron, dandogli pacche affettuose sulla spalla.
«Ho solo un po' di indolenzimento alla schiena, ma sto bene. Hai visto Sofia?»
«Ieri è rimasta tutto il giorno, tesoro, e ha dormito qui anche stanotte» lo informò sua zia. «Ma stamattina aveva le lezioni all'università e l'ho convinta ad andare.»
«Hai fatto bene. Quando si mette in testa una cosa è difficile dissuaderla.»
«Penso che troverai tantissime chiamate sul tuo cellulare» aggiunse Aaron. Istintivamente Will tastò la tasca in cui l'aveva riposto. L'aveva spento durante la notte, nella vana speranza di riuscire a riposare, e aveva dimenticato di riaccenderlo. «Guarda.» L'amico gli mostrò la sua chat con Sofia. «Mi avrà inviato almeno venti messaggi da stamattina.»
«Puoi farmi un favore?»
«Sì, certo.»
«Dille che Michael e io stiamo bene e che la richiamerò più tardi. E, appena la vedi, dalle questa da parte mia.» Will estrasse una lettera dalla tasca del giubbotto e la porse ad Aaron; a quest'ultimo bastò uno sguardo per capire di cosa si trattasse. Will aveva impiegato ore a scriverla, scegliendo con cura le parole. Era consapevole che Sofia meritasse molto più delle parole, ma quello voleva essere solo l'inizio.
«Gliela consegnerò oggi stesso.»
«Grazie amico.»
«Tieni, Will» gli disse lo zio Stephen. «Ti abbiamo portato quello che avevi chiesto.»
Il ragazzo prese una busta dalle mani dello zio, sorridendo. Ci sbirciò dentro e il suo stomaco fece una capriola, al pensiero della felicità di Michael quando lo avrebbe visto. «Torno subito.»
Si avventurò nuovamente per i corridoi dell'ospedale, in cerca di Martha, finché non la vide uscire da una stanza. La donna puntò le mani sui fianchi. «Non sono passati neanche cinque minuti e sei già qui?»
«Devo vedere Michael. Ho bisogno che gli lasci questa.» Sollevò la busta perché potesse vederla.
«Vuoi dargliela tu?»
Will non capì se fosse una domanda o un'insinuazione. «Posso...?»
Martha si guardò alle spalle e sospirò. «Se indossi un camice sterile, i guanti e una mascherina, posso concederti cinque minuti. Cinque, intesi? Qui rischio il posto di lavoro.»
Non l'aveva mai fatto in tanti anni, ma in quel momento Will si sentì di prenderle il viso e lasciarle un bacio sulla guancia. Dopo aver seguito alla lettera le sue istruzioni, finalmente poté raggiungere la stanza in cui si trovava il fratello. Aprì la porta e se la chiuse cautamente alle spalle. Michael era in dormiveglia. Al suono dei suoi passi strizzò le palpebre, come se lo stesse mettendo a fuoco. Fece un mezzo sorriso. «Will...? Sei tu?»
«In persona, ometto.» Gli accarezzò la testa con la mano guantata. «Come stai?»
«Mi sento debole, ma sto bene. E tu?»
«Mai stato meglio. Sono tutti qui fuori a fare il tifo per te.»
«Sono diventato famoso.» Nonostante la voce impastata, era il sarcasmo di chi affronta le difficoltà con tutte le forze che gli sono rimaste.
«Michael, ascoltami. Hai appena subito l'intervento e non potrei essere qui, quindi ho poco tempo. Avevo bisogno di vederti e... di lasciarti questo.»
Il fratello scrutò la busta, sospettoso. «Che cos'è?»
Will non stava più nella pelle. «Aprila.»
Dalla busta Michael estrasse il suo album di figurine e le figurine mancanti per completarlo. Will aveva deciso di ordinarle appositamente da Internet ed erano arrivate pochi giorni prima. Michael rimase a fissare l'album, senza dire una parola.
«Non... Non sei contento?»
L'altro gli afferrò il braccio avvolto dal camice con la mano libera. Quando lo guardò in volto aveva gli occhi lucidi. «Sei il fratello migliore del mondo, Will. Ti voglio bene.»
«Ti voglio bene anch'io. Abbiamo pochi minuti per attaccarle. Diamoci da fare.»
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Tutti i colori dell'Universo
RomanceWill si appoggiò con un braccio allo stipite. In quel modo Sofia era a pochi centimetri da lui, le punte delle scarpe che non osavano sorpassare il confine tra il pianerottolo e l'appartamento. Lei lo guardò intensamente con la testa reclinata all'...