Sofia rifilò l'ennesima occhiata alla busta sigillata e si decise a prenderla dal banco. L'ultima lezione del giorno era terminata. Le era sembrata infinita, ma era riuscita a prendere la maggior parte degli appunti, quindi poteva ritenersi soddisfatta.
Non capiva perché la presenza di quella busta la turbasse così tanto. Le era stata consegnata all'inizio dell'ora, insieme a quelle di tutti coloro che avevano preso parte al progetto, ma non aveva avuto il coraggio di aprirla. Non che avesse importanza... Non conosceva l'identità del futuro destinatario delle sue lettere. Leggere o non leggere il nome dentro la busta non le avrebbe cambiato la giornata. Prima o poi, però, avrebbe dovuto farlo, perché doveva scrivere il nome che le era stato assegnato sulla bacheca in corridoio.
«Non l'hai ancora aperta, vero?» disse Jamie alle sue spalle.
«No. E tu?»
Scosse la testa. «No, ma tanto so già che sarò meno fortunata di te. Me lo sento.»
Sofia si decise a riporre i quaderni nella borsa e si alzò. Si diressero entrambe verso l'uscita. L'aula era già mezza vuota.
«Se ne sei convinta, per me possiamo scambiarle. Non mi cambierebbe nulla.»
«Buona idea. Sarebbe come... sfidare il destino. Mi piace.»
Sofia fissò Jamie interdetta. «Stavo scherzando, lo sai? Non credo nemmeno che si possa fare una cosa del genere. Non è contro il regolamento?»
«Le buste ci sono state consegnate in maniera casuale. Tutto è lecito finché non viene scritto il nome del destinatario assegnato sulla bacheca.»
«Non lo so. Mentre ci penso fammi prendere un caffè, altrimenti non riesco ad essere lucida.»
«Eh già...» biascicò Jamie. «Oscar Wilde ti ha proprio annebbiato il cervello.»
Intanto erano uscite dall'edificio. L'aria era fresca, ma era bello sentire il sole sul viso dopo tutte quelle ore trascorse in aula. Raggiunsero la caffetteria più vicina e ordinarono due caffè medi.
«A me sembra proprio che "Oscar Wilde" abbia attirato la tua attenzione.»
«Non è vero... A proposito, tua madre ha bisogno di un aiuto in negozio? Potrei sostituirti, quando vuoi prenderti una pausa.»
Sofia si morse le labbra per non scoppiare a ridere. «Ma se sai a malapena distinguere una rosa da un ciclamino!»
«Con la giusta motivazione, potrei imparare in fretta.»
«Non ne dubito. Su, andiamo alla bacheca e scriviamo questi nomi, prima che ci ripensi.»
La bacheca in questione, ovviamente, si trovava nell'edificio in cui si tenevano le lezioni di letteratura. Per arrivare ci voleva una breve passeggiata, ma a Sofia l'idea non dispiaceva. Con quella deviazione avrebbe potuto ammirare i numerosi murales che abbellivano l'università; anche lei aveva partecipato alla realizzazione di uno di quelli, insieme ad altri studenti. Rivederlo le dava un senso di soddisfazione e le faceva provare la felicità di quando ci aveva lavorato. Era bello sapere che la sua passione fosse utile a qualcosa.
«Insomma, hai deciso?» chiese Jamie.
«Deciso cosa?»
«Le buste, lo scambio! Lo facciamo o no?»
"Ma sì", si disse Sofia. "In fondo perché no?"
«Va bene, ma se facciamo questa cosa deve essere definitiva. Una volta scambiate non si torna più indietro.»
«Mi sembra giusto. Andata.» Si scambiarono le buste come se stessero rompendo un incantesimo e si strinsero la mano. Era andata.
Davanti alla bacheca c'era un capannello di ragazzi e ragazze intenti a commentare sugli abbinamenti.
«Mi ricordi come funziona questa cosa?»
Jamie mandò gli occhi al cielo. «Devi solo scrivere il nome che ti è stato assegnato accanto al tuo. Dal momento che è stata un'iniziativa della Northeastern, le nostre combinazioni verranno comunicate alle università che hanno aderito al progetto e si darà il via alle lettere.»
«Va bene, facciamo in fretta. Al tre apriamo le buste. Uno, due... tre.»
«Zara Sheppard» lesse Jamie ad alta voce. «C'è anche l'indirizzo. Non ci credo, è una ragazza! Avevi una ragazza! Farai meglio ad averne una anche tu, altrimenti...»
«William Hart.»
L'amica la fulminò con gli occhi. «Mi prendi in giro. È così, vero?»
Sofia fece spallucce e girò il biglietto verso Jamie. Lei aveva la faccia di chi vuole prendersi a schiaffi. «William. È anche un bel nome. Smetterai mai di essere così maledettamente fortunata?»
«Io aspetterei a dirlo. Forza, scriviamo questi nomi prima che si riempia di nuovo di gente.»
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Tutti i colori dell'Universo
RomanceWill si appoggiò con un braccio allo stipite. In quel modo Sofia era a pochi centimetri da lui, le punte delle scarpe che non osavano sorpassare il confine tra il pianerottolo e l'appartamento. Lei lo guardò intensamente con la testa reclinata all'...