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Era ormai pomeriggio inoltrato e Jamie non la smetteva di tenere gli occhi puntati su Sofia. Mordicchiava il tappo della penna, si rotolava sul letto e le faceva tante domande. Di quel passo, non avrebbero studiato nemmeno mezzo capitolo. D'altro canto, Sofia lo sapeva bene: quando l'amica la invitava a casa sua per studiare, era un messaggio in codice che stava per "gossip". Inoltre, Jamie aveva sempre avuto un deficit dell'attenzione; sarebbe stata in grado di distrarsi con una formica che cammina sul pavimento e di intrattenere una conversazione con lei.

«Smettila di ignorarmi.»

«Sto provando a concentrarmi, Jamie» le rispose dalla scrivania. «Ma tra le tue domande e il profumo dei dolci di tua madre, non so cosa sia più fuorviante.»

«Sei tu che lanci l'amo. E io ti assecondo, come farebbe un pesce.»

Cosa? «Possiamo tralasciare la pesca e parlarne quando abbiamo finito?»

Jamie sbuffò e posò la testa sul palmo della mano, come se si fosse arresa. Purtroppo durò poco, perché dopo cinque minuti tornò alla carica.

«Non ci posso credere che tu l'abbia lasciato andare via così! Me lo ricordo bene quel tipo. Ogni parte del suo corpo gridava: "Sono sexy!".»

Sofia arricciò il naso. «È... carino. Sì, non posso negarlo. Ma poi mi ha chiesto cosa stessi dipingendo e la situazione è diventata imbarazzante.»

«Tu sei sempre imbarazzata quando si tratta della tua arte. Io sono riuscita a vedere solo due dei tuoi dipinti e sono la tua migliore amica! Questo la dice lunga.»

«Non lo so, Jamie.» Si allontanò dalla scrivania e cominciò a ruotare sulla sedia girevole. «Ho visto quel ragazzo solo due volte, ma continuo a pensarci.»

«Lo sapevo!» L'amica batté le mani sul letto e si mise a sedere. «Ti conosco fin troppo bene. È stata la prima cosa che mi hai raccontato stamattina. Non sarebbe successo se non ti fosse interessato almeno un pochino.»

«Sì, ma il punto è che non capisco perché lo faccio. Quando è entrato nel negozio ci siamo fissati, ed è stato come... Non so, come se lo stessi aspettando senza saperlo. Ti sembrerà assurdo, ma si esprime e si comporta in modo diverso dagli altri ragazzi.»

Jamie stava scuotendo la testa con disapprovazione. «Questo è un motivo in più per non lasciartelo scappare. Sei stata brava a fare la sostenuta, agli uomini piacciono le donne che lasciano un velo di mistero. Vedrai che si rifarà vivo.»

Sofia si lasciò andare contro lo schienale e sospirò. Ormai era fatta, non sarebbe più riuscita a riprendere lo studio. Aveva fatto di tutto in quei giorni per dimenticarlo, ma ogni volta che arrivava la sera e andava a dormire, i suoi pensieri ruotavano intorno a un'unica persona: Oscar Wilde, il nome in codice che usava per chiamare quel ragazzo di cui non conosceva nulla. Sua madre si era stupita della frequenza con cui si fosse offerta di dare una mano in negozio in quei giorni. Purtroppo, lui non si era ripresentato. Il suo orgoglio le urlava di non lasciarsi andare a una cotta così infantile. Ne aveva passate molte ed erano state tutte un buco nell'acqua. Doveva darsi un contegno e aggrapparsi all'idea che nessuno è indispensabile, altrimenti avrebbe avuto l'ennesima delusione.

«Questa volta sarà diverso.»

«Cosa?» Sofia riemerse bruscamente dai suoi pensieri.

«Lo so a cosa stai pensando. Sarà diverso. E poi non puoi continuare a diffidare dei ragazzi per il resto della tua vita.»

Ora era anche diventata una veggente. «A volte mi spaventi, giuro.»

Qualcuno bussò alla porta. Sulla soglia comparve Karen, la madre di Jamie. Aveva un grembiule legato in vita e i capelli biondi raccolti in uno chignon disordinato, eppure sembrava sempre elegante. Era una donna bellissima e la figlia aveva preso molto da lei.

Tutti i colori dell'UniversoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora