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Seduta alla scrivania della sua camera, Sofia poteva vedere il giardino antistante la casa, con l'erba in cui si era seduta la notte che aveva chiamato Will. La notte in cui aveva creduto che sentire la sua voce così vicina fosse la sensazione più bella del mondo e che le bastasse. Poi erano seguiti gli sguardi, i baci, l'amore.

Accese lo schermo del cellulare, ma non c'erano notifiche di messaggi o chiamate perse. Erano trascorsi solo un paio di giorni da quando avevano dormito insieme, eppure la mancanza di Will si faceva sentire.

Si odiava per aver reagito male alle crude parole di Michael nella sua camera. Aveva promesso a Will che non sarebbe scappata di fronte alla sua difficile situazione, che sarebbe rimasta al suo fianco. Intendeva continuare a farlo, ma non riusciva a mascherare la paura e Will non aveva bisogno di un'altra persona a cui fare da supporto morale. Sperava che quello non fosse il motivo per cui non si era fatto vivo. Ha i suoi impegni, si disse. Come tu hai i tuoi. Concentrati sullo studio.

Qualche minuto dopo, sua madre bussò alla porta.

«Possiamo parlare?» disse, facendo capolino con la testa.

«Sto studiando.»

«Cinque minuti? Vieni in cucina, ho preparato i biscotti.»

«Quelli alla cannella?» domandò speranzosa, ma conosceva già la risposta. Erano i suoi preferiti. «Riuscite sempre a corrompermi con il cibo. Va bene, arrivo.»

Ciabattò fino al tavolo della cucina, seguendo la scia lasciata dai biscotti da poco sfornati.

La madre ne prese una manciata dalla teglia e li impilò su un piatto, poi si sedette accanto a lei. Era passato molto tempo dall'ultima volta che avevano fatto due chiacchiere da sole, senza altri impegni a distrarle.

«Dov'è Keisha?» le chiese, addentando un biscotto. L'aroma dolce si sprigionò in bocca, riportandole alla mente l'infanzia.

«È a lezione di danza.»

«Giusto. Di cosa volevi parlarmi?»

«Keisha mi ha raccontato di cosa è successo la scorsa domenica alla partita.»

Dal tono di voce Sofia non capì se fosse contrariata o solo sorpresa.

«Una piccola zuffa tra ragazzi. Mi dispiace che abbia dovuto vederla, ma sono cose che capitano.»

La madre rimase in silenzio, come se stesse attendendo che aggiungesse qualcosa. «Keisha mi ha detto che la "piccola zuffa" era per te.»

«Non le è sfuggito niente, eh?»

«Sofia, andiamo.» Emise un verso spazientito. «So benissimo che due giorni fa non sei rimasta a dormire da Jamie.»

Sofia la fissò sospettosa, il biscotto che aveva in mano sospeso a mezz'aria. «Cosa stai cercando di dirmi?»

«Che non hai bisogno di mentirmi. Sono tua madre, pensi che non sappia come funziona?»

Ciò che più lasciava Sofia sbalordita era che sua madre non sembrava arrabbiata o infastidita, come di solito succedeva. Stava cercando di instaurare un dialogo, tutto qui.

Fece un sorrisino. «Sto aspettando la parte in cui mi dici che sono in punizione e io ti rispondo che sono troppo grande per le punizioni.»

«Non c'è quella parte. Dimmi, chi è? È il ragazzo che ti è venuto a cercare al negozio tempo fa?»

«Se fosse lui?»

Sua madre ricambiò il sorriso. «Ne sarei contenta. Deve essere una brava persona. Sei diversa da quando vi frequentate.»

«Cosa vuol dire "diversa"?»

«Non l'ho detto in senso negativo. Sei più... socievole. Meno arrabbiata con il mondo. Il fatto che tu stia avendo questa conversazione con me ne è una conferma.»

Sofia si portò le gambe al petto, in difficoltà. «È vero, ma non ti ci abituare troppo. Comunque sì. Sì, è lui. Si chiama William. Will.»

«Lo dovresti invitare a cena, qualche volta. Mi farebbe piacere conoscerlo.»

Sofia immaginò la scena. Will seduto accanto a lei mentre sua madre gli faceva un innocente interrogatorio, Keisha che lo coinvolgeva nei giochi più assurdi e suo padre che cercava di salvarlo da quell'assalto di donne. Un tempo avrebbe rifuggito una situazione del genere. Ora l'idea che Will entrasse nel suo quotidiano era piacevole, se solo non fosse stato per...

«Non so nemmeno se stiamo insieme. È complicato, mamma.»

Lei fece lo sguardo di chi la sa lunga. «Tutte le vere relazioni sono un po' complicate.»

«Questa lo è davvero

«Oddio... Non mi dire che è agli arresti domiciliari, che è un ex alcolista o...»

«Mamma!»

«Scusa! Mi fai sempre pensare al peggio.»

Voleva la doccia ghiacciata? Bé, meglio la verità rispetto a quello che aveva appena elencato. Prese un respiro.

«I genitori di Will sono morti e ha un fratello di quattordici anni con la leucemia che non vuole fare il trapianto di midollo perché è troppo costoso.»

Silenzio. La madre le sfiorò la mano e, per la prima volta dopo molto tempo, Sofia se la lasciò stringere. Come solo una madre sa fare.

«Tesoro... Non avevo idea di quello che stai passando.»

Sofia si coprì il viso con l'altra mano. «Non so cosa fare, mamma. Lui fa finta che vada tutto bene e si mostra così forte, ma so che sta soffrendo. Ho chiesto a Jim di organizzare degli eventi per una raccolta fondi, ma...»

«Jim? Jim Stirling, il padre di Jamie?»

«Sì, ma non ho ancora ricevuto notizie e ho paura che non sia abbastanza o, peggio, che non ci sia tempo. Michael, il fratello di Will... Lui è intelligente, coraggioso e ha una vita davanti a sé, capisci? Mi sono affezionata a lui senza nemmeno conoscerlo davvero.»

Wow. Da dove erano uscite tutte quelle parole? Sofia non ne aveva idea, ma si sentiva meglio dopo averle dette.

«La vita non sempre è giusta, Sofia, ma forse le cose si sistemeranno. La cosa migliore che tu potessi fare era stare vicino a Will. Sono fiera di te.»

«Fiera? Mi sento inutile. Non sono riuscita ad aiutarli in alcun modo.»

Sua madre le lasciò la mano, ma solo per fare il giro del tavolo e sedersi accanto a lei. «A volte esserci è il gesto più importante che si possa fare per qualcuno. Dopo tutto quello che ha passato, Will lo sa meglio di chiunque altro.»

Sofia posò la testa sulla sua spalla. Il profumo di sua madre, la sua pelle morbida e il suo calore la riportarono ai giorni in cui si addormentava tra le sue braccia e litigava con Nicholas su chi dovesse ricevere per primo il bacio della buonanotte.

«Scusami, mamma.»

«Per cosa, tesoro?»

«Per tutto, suppongo.»

La donna la abbracciò. «Ti voglio bene, Sofi. Sappi che, quando vorrai, io sarò qui ad ascoltarti.»

Tutti i colori dell'UniversoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora