Will spense il motore della macchina con un certo nervosismo. Sofia aveva un progetto ben preciso per quella giornata, uno di cui non lo aveva ancora messo al corrente. Gli aveva chiesto di poterlo vedere e lui si era offerto di passarla a prendere, anche se non si trattava di un vero appuntamento. Voleva fare le cose per bene.
Scese dalla vettura e aspettò, poggiato con la schiena allo sportello. Dopo poco Sofia uscì di casa; aveva tra le mani uno scatolone dall'aria pesante. Will la raggiunse, le lasciò un bacio sulla fronte e si offrì di portarlo fino alla macchina. Sbirciò al suo interno. C'erano alcuni barattoli di vernice, dei tubetti di tempera, pennelli di svariate dimensioni e teli di plastica.
«Vuoi dirmi cosa dobbiamo fare con questa roba?» le domandò perplesso.
«Te lo dirò quando arriveremo a casa.»
«Intendi a casa... mia?»
Sofia si mise a ridere. «Sì, certo.»
«Mh... A casa mia, noi due, da soli... Anche io avrei una proposta su cosa potremmo fare.»
«La prenderò in considerazione. Ma prima dobbiamo metterci al lavoro.»
Will aprì lo sportello dell'auto e prese una rosa bianca che aveva adagiato sul cruscotto. L'aveva comprata da un venditore ambulante lungo la strada. Non era uscito con l'intenzione di regalargliela, ma quando aveva visto quel fiore aveva inevitabilmente pensato a Sofia e che le avrebbe fatto piacere riceverlo. «È banale regalare una rosa a una ragazza che ha un negozio di fiori?»
Sofia schiuse le labbra. Era stupita e imbarazzata, aveva le guance tinte di rosso.
«No» sussurrò. «Non lo è per niente. È bellissima.» Intrecciò le braccia dietro al suo collo e salì sulle punte per baciarlo.
Will non poté fare a meno di ricordare quando Sofia aveva dichiarato di non essere il tipo da frasi sdolcinate, sorprese e romanticismo. Lui, invece, aveva capito benissimo che era proprio ciò di cui lei aveva più bisogno. «Sei troppo orgogliosa per ammettere che Oscar Wilde è riuscito a conquistarti con fiori e parole?»
Sofia si separò da lui con un sorrisetto stampato sul viso e, prima di chiudere la portiera, disse: «Esattamente.»
Tornare al suo appartamento con Sofia fu un sollievo. Erano trascorse già due settimane dal trapianto di Michael e la casa era terribilmente vuota senza di lui. Will aveva accusato un lieve fastidio alla parte bassa della schiena dopo l'intervento, ma nulla di più; anche lui, come suo fratello, veniva seguito e monitorato periodicamente dall'ospedale.
«Bene, e ora cosa facciamo? Vuoi dipingermi la casa?» chiese Will, posando lo scatolone a terra.
«No, non proprio. Avrei dovuto dirtelo prima, ma volevo che fosse una sorpresa. Potresti portarmi nella camera di Michael?»
Will non si aspettava una richiesta del genere, ma fece quanto gli aveva chiesto. Entrava in quella stanza solo quando era strettamente necessario, perché era difficile far fronte ai mille pensieri che gli scatenava quel gesto.
«Se sei d'accordo, mi piacerebbe dipingere un murales per Michael. Qui sarebbe perfetto, proprio di fronte al letto. Ci basterà spostare la scrivania.»
Will rimase ad ascoltarla in silenzio.
«Potrei creare qualcosa a tema "spazio". Ho già un'idea in mente, ci stavo pensando da un po'. Cosa ne dici?»
«Mi sembra...» Non riuscì a trovare le parole per esprimersi.
«Lo capirò se non vorrai» lo incalzò Sofia, interpretando male il suo silenzio. «Dopotutto conosci Michael meglio di me e questa è la sua camera.»
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Tutti i colori dell'Universo
RomanceWill si appoggiò con un braccio allo stipite. In quel modo Sofia era a pochi centimetri da lui, le punte delle scarpe che non osavano sorpassare il confine tra il pianerottolo e l'appartamento. Lei lo guardò intensamente con la testa reclinata all'...