Dal locale proveniva una musica ovattata, ma a giudicare dalla fila chilometrica che c'era all'ingresso, Sofia si trovava nel posto giusto. Si diede un'aggiustata al vestito rosa con le paillettes e provò a chiamare Jamie per la terza volta. Niente, partiva la segreteria telefonica. Sotto lo sguardo inviperito di chi era in attesa da un'ora, marciò a grandi falcate verso l'entrata e si avvicinò al buttafuori. Era un uomo alto e corpulento, vestito di tutto punto e con una lista degli invitati in mano.
«Lei è...?»
La ragazza mise in mostra il miglior sorriso del suo repertorio. «Sofia Reed. Sono un'amica del signor Stirling.»
«Sì, eccola qui.» Depennò il nome e le diede un badge. «Buona serata.»
«A lei.» Qualcuno gridò un insulto alle sue spalle, ma Sofia lo ignorò ed entrò.
Quello era un altro dei vantaggi dell'essere la migliore amica di Jamie Stirling. Se suo padre inaugurava un nuovo locale e organizzava una serata in discoteca, lei aveva il diritto di partecipare senza dover fare la fila.
La pista da ballo era già stracolma di persone che non aveva mai visto. I led e le luci stroboscopiche le impedivano di distinguere i volti e di quel passo non avrebbe mai trovato l'amica. Su invito dello staff, Sofia si sfilò il cappotto, prese un bicchiere di champagne e si addentrò nella folla. Faceva ancora più caldo tra tutti quei corpi in movimento. Diede un paio di spallate e dovette urlare a squarciagola per scusarsi, finché finalmente riuscì a riemergere dall'altra parte del locale, dove diversi barmen servivano da bere a un bancone.
Il padre di Jamie se ne stava lì in piedi con un altro paio di uomini, sorridente e tronfio, con le mani dietro la schiena. Sembrava compiaciuto dalla riuscita della serata.
«Ciao Sofia» la salutò. «È un piacere averti qui.»
«Piacere mio, signor Stirling. Grazie per l'invito.»
Con lui non aveva la stessa confidenza che la legava a Karen, ma Jim Stirling l'aveva subito presa in simpatia. Sospettava che fosse più per allargare il suo giro di clienti che per una questione di affetto, ma non le importava granché. Non capitava tutti i giorni, a Boston, di poter partecipare a eventi tanto esclusivi.
«Ha visto Jamie, per caso? Non riesco a contattarla.»
Jim le rivolse lo sguardo di uno che la sa lunga. «Sarà sicuramente da qualche parte a divertirsi. Salterà fuori molto presto. Posso offrirti qualcosa da bere?»
«No, la ringrazio.» Sollevò il calice di champagne. «Per ora sono a posto.»
«Ciao papii!» Jamie comparve da dietro la spalla del padre. Lui la strinse a sé con fare protettivo.
«Ecco il mio gioiello. Tesoro, sei splendida questa sera.»
«Oh, lo sai, so sfoggiare la migliore versione di me in pubblico.» Fece l'occhiolino a Sofia.
Un uomo si avvicinò a Jim e gli sussurrò qualcosa all'orecchio. «Ragazze, dovete scusarmi, ma gli affari mi chiamano. Divertitevi e godetevi la serata» disse prima di congedarsi.
«Sofi, sei uno schianto!» urlò Jamie per sovrastare il suono della musica.
Sofia rovesciò la testa all'indietro e bevve l'ultimo sorso di champagne. «Non so come tu abbia fatto a convincermi a mettere questo vestito. È troppo stretto e decisamente troppo corto.» E per sottolineare quella frase, tirò giù l'orlo per l'ennesima volta.
Jamie indossava un'elegantissima tuta nera e dei tacchi da capogiro. Era una visione e dimostrava il suo retaggio già dall'aspetto.
«Secondo me ti preoccupi troppo» biascicò. «Qui dentro è pieno di spocchiosi ricconi pronti a pagare oro per avere al loro fianco una ragazza con delle cosce come le tue.»
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Tutti i colori dell'Universo
RomanceWill si appoggiò con un braccio allo stipite. In quel modo Sofia era a pochi centimetri da lui, le punte delle scarpe che non osavano sorpassare il confine tra il pianerottolo e l'appartamento. Lei lo guardò intensamente con la testa reclinata all'...