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Will trascinava i piedi nel vecchio cimitero del quartiere. Gli alberi tutto intorno erano avvizziti con l'inverno e il suolo era un unico, grande tappeto di foglie secche. Le prese a calci, tormentandole con la punta degli anfibi. Ricordò quando, da piccolo, il padre lo teneva stretto e poi lo lanciava in uno di quei morbidi mucchi. Ai tempi quello era l'innocente parco della sua infanzia, ora tramutato in un cimitero. E chi l'avrebbe mai detto che quella sarebbe stata l'ultima eterna spiaggia di molti, inclusi i suoi genitori?

Si lasciò cadere di fronte all'unica lapide i cui nomi erano associati a dei volti conosciuti. A volte si domandava come sarebbe stato se non li avesse ricordati. Meno doloroso, sicuramente. Come si può piangere uno sconosciuto? Ma quei momenti del passato erano nella sua testa, indelebili, e lo torturavano fino al limite della sopportazione.

Per fortuna c'era Michael. Suo fratello era la forza di cui aveva bisogno per non mollare.

Will si baciò i polpastrelli e accarezzò la pietra conficcata nel terreno, poi depose il mazzo di tulipani ai suoi piedi. Avrebbe tanto desiderato la spensieratezza della ragazza dei fiori e della sua amica. Le aveva viste attraverso la vetrina, un attimo prima di entrare nel negozio. Stavano ridendo di cuore e, al suo ingresso, si erano interrotte con un certo imbarazzo. Will provava quasi gelosia nei loro confronti. Per un solo secondo, anche lui avrebbe voluto godersi la vita senza l'assillo dei problemi e delle responsabilità.

«Ciao mamma. Ciao papà» sussurrò. «Come va? Noi ce la caviamo. Oggi pomeriggio andrò a prendere Michael all'ospedale. Non vi preoccupate, controlli di routine. Mi sto prendendo cura di lui.» Fece una pausa. Un dolore gli opprimeva il petto, impedendogli di respirare. Ma chi voleva prendere in giro? «Mi mancate. Ci... mancate. Michael non fa che chiedermi di voi e di cosa avreste fatto in questa o quella situazione. Non ricorda molto di voi, ma fare domande di questo tipo lo aiuta a sentirvi più vicino. Ricordi, mamma, quando Michael era nella culla e ha puntato quella stellina adesiva attaccata al soffitto? Ha una vera ossessione per lo spazio. È così in gamba. Quando starà meglio ve lo porterò qui. Se solo poteste vedere... Se solo...» La voce gli morì in gola. Se avesse proseguito oltre, sarebbe scoppiato a piangere. Di nuovo. E non poteva permetterselo. «Vi voglio bene.»

Chiuse gli occhi e rimase inginocchiato davanti alla lapide per un tempo a lui sconosciuto. Poi si alzò a fatica e si diresse a lavoro.

L'officina si trovava a poca distanza dal cimitero. Non era mai stato un grande appassionato di motori e di certo, con gli studi che stava provando a portare avanti, aspirava a tutt'altro nella vita. Purtroppo, però, quando si hanno un fratello a carico, le bollette da pagare e l'assicurazione che copre solo parte delle spese mediche, il lavoro diventa una necessità. Non si può essere schizzinosi o dire di no a chi si offre di dare una mano. Fortunatamente la zia Sarah, sorella della loro madre, si era offerta di contribuire al pagamento delle cure di Michael e della loro istruzione. Will non sapeva come sdebitarsi; se l'avesse ringraziata ogni ora, tutti i giorni della sua vita, non sarebbe stato sufficiente.

Avevano vissuto con gli zii per diversi anni ma, non appena raggiunta la maggiore età, Will aveva deciso di tornare all'appartamento dei genitori e di non gravare su di loro anche per il cibo e l'alloggio. Sarah aveva insistito fino allo sfinimento che la sua casa fosse anche quella di Will e Michael, ma al ragazzo era sembrata la cosa giusta da fare.

Suo padre era stato un cliente abituale dell'officina in cui si stava recando. Era di proprietà di un suo vecchio amico, Matt, il quale non aveva esitato ad offrire un posto di lavoro a Will quando ne aveva avuto bisogno. Inoltre gli garantiva una grande flessibilità con gli orari, in modo da poter continuare a frequentare le lezioni all'università. Lo studio arretrato era tanto, ma Will si assicurava di passare in officina almeno mezza giornata, dal lunedì al venerdì.

Anche quel giorno la sua routine era: imbrattarsi di olio fino ai gomiti, fare una doccia rapidissima e correre in facoltà a fine turno. Ma la sua più grande ansia restavano le condizioni di salute di Michael. Non avrebbe smesso di trattenere il respiro finché Martha non gli avesse comunicato il verdetto finale.

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