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L'aria cominciava a scaldarsi quel pomeriggio di giugno. Il giardino del Killian Court del M.I.T. era stracolmo di persone. Sofia si sistemò il vestito e si accomodò su una delle sedie allineate nel prato. Di lì a pochi minuti si sarebbe tenuta la cerimonia di laurea di Will; immaginava che fosse agitato, ma anche lei lo era. L'atmosfera che si respirava era surreale, tutto era stato organizzato nei minimi dettagli. Pensò a quando finalmente si sarebbe laureata anche lei e si domandò se Will sarebbe stato tra le file di spettatori esattamente come stava facendo lei in quel momento. Quel giorno sembrava più lontano che mai, eppure erano già trascorsi diversi mesi da quando si erano fidanzati, e ora eccoli lì, a condividere l'ennesima esperienza insieme. L'unico rimpianto era che Michael fosse ancora in ospedale, ma Sofia gli aveva promesso che si sarebbero collegati in videochiamata in modo da non perdere la cerimonia. 

Gli zii di Will, Sarah e Stephen, erano seduti accanto a lei. Sarah era raggiante, fasciata in un abito a fiori colorato. Insieme a loro c'era il figlio James. Alle sue spalle sedevano Aaron, Wynona, Jamie e Cameron. Stavano chiacchierando del più e del meno, in attesa che finalmente la cerimonia iniziasse. 

Quando il rettore salì sul palco che era stato allestito e si avvicinò al microfono per prendere la parola, Sofia afferrò subito il cellulare e chiamò Michael. Il ragazzo rispose dopo neanche uno squillo e il suo viso raggiante comparve sullo schermo. Lei ricambiò il suo saluto e puntò la videocamera sul palco, in modo che non si perdesse neanche una parola. Dopo il discorso di buon augurio e la musica dal vivo, i ragazzi vennero chiamati uno a uno per la consegna delle pergamene e le foto. Quando William Hart salì sul palco, immerso nella toga nera e con il cappello da laureato sulla testa, Sofia provò una stretta al cuore. La presenza di amici e familiari non avrebbe mai potuto riempire il vuoto lasciato dai genitori, ma loro erano lì con lui a condividere una giornata memorabile della sua vita e questo era il motivo per cui Will non riusciva a contenere il suo grande sorriso. Era la conclusione di un percorso fatto di molti alti e bassi e doveva essere fiero di se stesso per essere arrivato fino in fondo.

Sofia sbirciò l'immagine di Michael sul cellulare. Aveva lo stesso sorriso di Will e stava tifando e applaudendo per il fratello come se fosse fisicamente presente alla cerimonia.

Will lanciò uno sguardo fugace nella loro direzione, prima di sfilare al suo posto e sparire di nuovo tra la folla di studenti. La zia Sarah posò una mano sul braccio di Sofia e, senza rivolgersi a nessuno in particolare, si voltò e disse: «Grazie, ragazzi. Grazie a ognuno di voi. Se non fosse stato per il vostro supporto, questo giorno non sarebbe stato lo stesso.»

«Mamma!» esclamò James. «Non fare la sentimentale.»

La donna si asciugò una lacrima che le aveva rigato la guancia. «È più forte di me.»

Sofia posò una mano sulla sua per confortarla. Will e Michael erano i suoi figli acquisiti a tutti gli effetti. Vederli diventare uomini, dopo quello che avevano affrontato, era la prova che l'amore riesce a vincere su qualsiasi difficoltà. Sarah e Stephen stavano portando avanti una missione, ed era quella di crescere quei due ragazzi come avrebbero fatto i loro genitori.

«Will è sempre stato molto determinato» le disse Aaron. «Non avevo dubbi che ce l'avrebbe fatta.»

«Già» convenne Wynona. «Noi non c'entriamo nulla. È solo merito suo.»

Al termine della cerimonia Will poté finalmente raggiungerli. Li abbracciò uno ad uno e fu costretto a sistemarsi il cappello sulla testa diverse volte.

«Fratello, sei così...»

Will inarcò le sopracciglia, in attesa della battuta da parte di Aaron. «Secchione?»

«Stavo per dire "perfetto", ma anche secchione si addice molto.»

Will si rivolse a Michael, ancora in collegamento dal cellulare di Sofia. «La prossima laurea da festeggiare sarà la tua, ometto.»

Wynona prese una bottiglia da una borsa e distribuì alcuni bicchieri di plastica. «Qui ci vuole un bel brindisi. A Will e al tuo futuro. Credo di poter parlare a nome di tutti quando dico che sarai sempre un esempio da seguire per noi. Ogni giorno ci insegni che nulla è impossibile, se si vuole davvero ottenere qualcosa.»

«Oh, Wynnie, smettila... Mi farai commuovere.»

Mentre stavano vuotando i bicchieri, un uomo li raggiunse sul prato. Sofia era sicura di non averlo mai visto prima.

«Professor Hoffman» lo accolse Will non appena lo vide. «Cosa ci fa qui?»

«Non potevo perdermi la tua laurea, che dici? Dopotutto, rimani uno dei miei migliori studenti.» Gli strinse forte la mano. «Congratulazioni ragazzo.»

«Grazie, signore.»

«Gradisce un bicchiere?» domandò Sarah.

L'uomo scosse il capo. «Oh, no, vi ringrazio. Non volevo interrompere i festeggiamenti, ma avrei bisogno di parlarti un attimo in privato, William.»

«Certamente.» Will lo seguì per qualche metro finché non furono lontani dal resto del gruppo. 

«Come sta il piccolo Michael?» esordì il professore.

«Stiamo sperando in un miracolo di guarigione. Al momento il trapianto non ha dato alcun problema.»

«Mi fa piacere. Se mai un giorno ci sarà occasione, aspettiamo anche lui qui al M.I.T. So che può farcela.»

«Se ci sono riuscito io, non metto in dubbio che potrà farlo anche lui.»

«Will, vengo al sodo. Questa università offre numerosi sbocchi lavorativi e, se mi dovessero chiedere di fare un nome, non esiterei a fare il tuo. Uno di questi posti, come ben sai, era ricoperto dal ruolo di David Hart. Di tuo padre. Te la sentiresti? Posso contare su di te?»

Will non avrebbe potuto chiedere di meglio. Molte volte si era domandato come sarebbe stato il suo futuro, se avesse continuato a lavorare in officina e ad arrancare a fine mese per pagare le bollette, se avesse dovuto affrontare quella vita da solo. Ma lui non era solo. Alle spalle del professore c'era la sua famiglia e non vedeva motivo di lasciare Boston, il luogo in cui c'era tutto ciò che più amava. «Per me sarebbe un onore, professore.»

«Fantastico. Allora ci sentiamo non appena ho qualche novità.» L'uomo infilò le mani nelle tasche dei pantaloni, si congedò e fece per allontanarsi, poi parve ripensarci e disse: «Ah, Will. Ricordi il discorso che abbiamo fatto nel mio ufficio qualche mese fa?»

Quando voleva abbandonare gli studi. Come dimenticarsene. «Sì, certo.»

«Bé, sono contento che tu abbia cambiato idea.»

«Anche io, professor Hoffman. Anche io.»

Tutti i colori dell'UniversoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora