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Sofia scese dalla vettura di Cameron a fatica. Era l'una e mezza di notte e, tra il vino e i cocktail, doveva ringraziare di non essere andata all'evento con la sua macchina, altrimenti sarebbe dovuta tornare a casa a piedi.

«Sei sicura che non vuoi che ti accompagni dentro?» domandò Jamie dal sedile anteriore.

Lei le fece il pollice in su. «Sto alla grande, ho solo bisogno di un secondo.»

Finalmente le gambe si decisero a reggere il peso del suo corpo. Barcollando un po' sui tacchi, si mise in piedi e si sistemò il vestito per la centesima volta.

«Buonanotte, piccioncini» esclamò mentre Jamie le faceva la linguaccia e la macchina di Cameron si allontanava sul viale deserto.

Il prato di fronte la casa di Sofia era umido e l'aria era fresca; i genitori stavano dormendo da un pezzo e lo stesso valeva per Keisha. Rientrare cinque minuti prima o dopo non avrebbe fatto la differenza. Si sfilò le scarpe, con i piedi doloranti, e si accomodò tra i fili d'erba. Quando prese il cellulare per controllare l'orario, per poco non le venne un colpo. Si era dimenticata di aver veramente inviato un messaggio ad Aaron. La sua risposta campeggiava nero su bianco. Le aveva inviato il numero di telefono di Will!

Forse il giorno seguente se ne sarebbe pentita, ma aveva la scusa di essere un po' brilla, no? E poi Will non le avrebbe mai risposto a quell'ora della notte.

Prima di rifletterci su una seconda volta, Sofia digitò il numero e rimase ad ascoltare gli squilli nel silenzio più totale. Era stranamente calma. Stava quasi per addormentarsi al suono di quel "bip" ripetuto nel tempo, quando una voce disse: «Pronto?»

La ragazza si raddrizzò di colpo. «Non ci credo, hai risposto!»

«Chi parla?»

Già, non lo sapeva. «Sofia. Reed. Sofia Reed. La pittrice delle lettere. Cioè, la ragazza delle lettere. E la pittrice.»

Will si mise a ridere, ma dal suo tono di voce era piuttosto sorpreso di ricevere quella chiamata. «Ho capito chi sei, Sofia. Come hai avuto il mio numero?»

«L'ho chiesto ad Aaron. Ti dispiace?»

«No, affatto.» Sembrava sincero. «Ma non me lo aspettavo. Hai... hai bevuto, per caso? Hai una voce strana.»

«E tu perché sei sveglio a quest'ora?» le fece lei di rimando.

«Ti ho fatto la domanda per primo.»

Quel ragazzo... «Non sono ubriaca. Ho solo bevuto un pochino perché c'è stato un evento, e poi il padre della mia amica mi ha chiesto di fare un altro brindisi e... Insomma, non sono abituata a bere molto. Ma questo va a mio favore, perché altrimenti non ti avrei mai chiamato. Credo.»

«E perché non lo avresti fatto?»

Sofia sbuffò. «Quante domande. Perché sei Will, capisci che intendo? Sei troppo... Lasciamo stare, potrei dire cose di cui domani mi pentirei. Ora sei tu a dovermi una risposta.»

«Mi sembra giusto. Sono sveglio perché ho finito da poco di studiare. Michael è in camera sua e dorme.»

«Ti ricordi quando ho dormito a casa tua?» Okay, quello non avrebbe dovuto dirlo. Chissà dove sarebbe finita quella conversazione.

«Certo che me lo ricordo.»

«Era così comodo quel letto... Sicuramente di più del prato di casa mia.»

Will emise un verso soffocato. «Sei nel prato di casa tua?»

«Sì, infatti.» Per sottolineare quella frase Sofia si sdraiò, inumidendosi da capo a piedi. «Guarda quante stelle. Non ci avevo mai fatto caso.»

«Penso che faresti meglio a tornare dentro. Fa freddo fuori.»

«Penso che rimarrò qui un altro po'. È così tranquillo.»

«Ovviamente.» Seguì il silenzio, interrotto solo dai loro respiri. «Ho trovato il biglietto che mi hai lasciato.»

«Sono contenta. È la cosa più sincera che ti abbia mai scritto, William.»

«Vorrei davvero che fossi qui, in questo momento.»

Sofia chiuse gli occhi. Il suono della sua voce era calmo e profondo. Sarebbe potuta rimanere al telefono con lui finché non si fosse addormentata. «Sto facendo una cosa, Will. Ti piacerà. Spero che funzioni.»

«Un altro quadro?»

«No, meglio.»

«Non me lo vuoi proprio dire, eh?»

«Non posso. È una sorpresa.»

«Sofia, posso chiederti una cosa?»

Lei si mise di nuovo a sedere. Aveva le gambe bagnate e il vestito non era da meno. Sarebbe dovuta rientrare. «Oh, no. Hai assunto il tono delle comunicazioni serie. Dimmi.»

«Non capisco perché mi hai lasciato quel biglietto, tutto qui. Pensavo che fossi arrabbiata con me. Che non mi volessi più parlare. E invece mi hai addirittura telefonato.»

Sofia si accigliò. «Io non ti odio, Will. Cavolo, non te lo dovrei dire, ma ogni volta che faccio qualcosa penso a come sarebbe se potessi condividerla con te. Mi piaci, sei la migliore persona che abbia mai incontrato.»

«Mi dispiace di averti mentito, Sofia» mormorò.

«Lo so.» Aveva un gran mal di testa, ma più passava il tempo più riusciva a pensare lucidamente. «So perché lo hai fatto e ti perdono.»

«Tu pensi di sapere, ma...»

«Lo so» ripeté con fermezza. «Di Michael.»

«Aaron...» Lo disse senza aggiungere altro, come se avesse già intuito il quadro della situazione.

«Sì, anche se speravo che me lo dicessi tu. Almeno avrei potuto fare il possibile per starti vicino.»

«Sofia, probabilmente domani mattina non ricorderai molto di questa conversazione, ma... Io credo di amarti.»

La ragazza avvertì una nuova sensazione di vuoto allo stomaco. Amarti. Quella parola la spaventava, perché l'aveva sentita ripetere tante volte senza che le venisse attribuito il giusto peso. Eppure, Will non aveva mai fatto nulla che potesse far dubitare delle sue intenzioni. Certo, Sofia provava del rancore per quella singola, insignificante bugia che le aveva detto. Sarebbe stato più facile credergli, se fosse riuscita a dimenticarsene.

Si mise in piedi, con i fili d'erba che le solleticavano le caviglie, poi raccolse le scarpe abbandonate poco distante.

«Ora devo proprio rientrare.»

Seguì una pausa. Will le aveva appena fatto una "quasi-dichiarazione" d'amore e lei lo stava liquidando.

«Certo. Sofia... Mi darai la possibilità di rivederti?»

«Dammi del tempo. Ora sono molto stanca. Buonanotte, Will. Grazie per la compagnia.»

«Buonanotte, Sofia.»

La testa le diceva di andarci con i piedi di piombo. Il cuore le gridava che di quei "buonanotte" sussurrati non ne avrebbe avuto mai abbastanza.

Tutti i colori dell'UniversoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora