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Cara Sofia,

ti chiedo scusa in anticipo per il mio silenzio, ma ho pensato che per lo meno meriti una risposta da parte mia. Te la devo. Come avrai capito, non ho deciso di partecipare a questo progetto di mia spontanea volontà. Mi ero illuso che avrebbe potuto essere una distrazione dalla mia vita caotica. Purtroppo, mi sono reso conto che non vale la pena cominciare qualcosa che non potrà avere un seguito.

Nulla di personale, non sei tu il problema, ma al momento non sono in grado di avere una conversazione spensierata con qualcuno, né tantomeno di rispondere alle domande che ti fai su di me. Spero che un giorno potrò farmi perdonare, se avrai ancora voglia di parlarmi. Fino ad allora, continuiamo a vivere le nostre vite come se non ci fossimo mai scritti. Ti auguro di trovare un compagno di progetto che abbia meno problemi di me e che possa dedicarti il tempo che meriti.

Scusami ancora.

Will

Jamie si rigirò per la terza volta la lettera di risposta di Will tra le mani. Il suo sguardo era confuso tanto quanto quello di Sofia.

«Tutto qui?» ripeté. «Non ti ha più scritto da allora?»

Scosse la testa. «Niente di niente. Tutte le comunicazioni sono state interrotte.»

Si erano date appuntamento ai tavoli all'aperto dell'università per pranzare insieme. Dopo una lunga settimana dall'inaugurazione del locale, Sofia si era decisa a mostrare quella lettera alla sua amica. Non sapeva perché avesse aspettato così tanto, forse perché doveva prendersi del tempo per rielaborare quella risposta inaspettata. Si sentiva confusa, perché inizialmente l'idea di partecipare al progetto non la entusiasmava; poi, spinta del desiderio di confrontarsi con qualcuno che non sapesse nulla della sua vita, aveva deciso di fare il primo passo, e quello era stato il risultato.

«Sai una cosa?» disse Jamie, girando il riso che aveva nel portapranzo. «Non invidio la tua vita ultimamente. Sei parecchio sfortunata.»

«Wow, questo sì che mi fa sentire meglio.»

«Hai ragione, scusami, però... Cosa starà mai passando questo ragazzo di così trascendentale da non poterti dedicare dieci minuti alla settimana?»

Sofia scrollò le spalle. «Magari non aveva voglia di parlare con me e basta.»

«Ma allora perché partecipare al progetto? Non ha senso. Se fossi in te, contatterei gli organizzatori e mi farei assegnare un'altra persona.»

Jamie aveva ragione. Perché prendersela tanto? La vita di quel ragazzo non era affar suo, non poteva essere arrabbiata con uno sconosciuto. E per cosa poi? Will avrebbe potuto ignorarla e far finta di non aver ricevuto la sua lettera, e invece le aveva risposto in modo molto cordiale.

Sofia sussultò. Jamie le stava agitando la forchetta davanti agli occhi per attirare la sua attenzione. «Conosco quello sguardo perso nel vuoto. A cosa stai pensando?»

L'altra si rigirò la busta tra le dita. «Niente. Cioè, in realtà stavo pensando... Probabilmente è un'idea stupida...»

«Se tu, Sofia Reed, pensi che possa essere stupida, allora lo è di sicuro.»

Sofia strinse le palpebre. «Sulla busta c'è l'indirizzo.»

«Quindi? Cosa stai cercando di dirmi?»

«Insomma, lo so che è contro il regolamento del progetto, ma ormai è sfumato, giusto? È una settimana che penso che forse dovrei andare da questo Will e... parlargli di persona.»

Per poco Jamie non si strozzò con il pranzo. Abbozzò un finto sorriso. «Sto aspettando la parte in cui mi dici: "Tranquilla, stavo scherzando". Perché era una battuta, vero?»

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