Cara Sofia,
la tua amica Jamie non deve essere molto fortunata. Lo devo ammettere, un po' mi ha fatto sorridere la storia dello scambio di buste. Probabilmente troverà l'amore quando smetterà di cercarlo, ma io sono l'ultima persona che può dare consigli su questo argomento.
Io studio al M.I.T., o per lo meno ci provo. Come ti ho spiegato, non è un buon periodo. Il M.I.T. è una delle pochissime università in cui il reddito non conta nulla e si viene ammessi esclusivamente per le proprie capacità. Ho provato ad entrare senza molte aspettative, ma sono riuscito a superare i test di ammissione e da un giorno all'altro mi sono ritrovato catapultato in una nuova realtà. A volte penso di non meritare nemmeno quel posto. Non sempre riesco a stare al passo con lo studio e penso che qualcun altro lo saprebbe sfruttare meglio di me. A proposito, adoro il modo in cui parli dell'arte. Riesco a percepire la passione che hai attraverso le tue parole. Mi piacerebbe vedere i tuoi disegni e un giorno mi piacerebbe vederti mentre disegni. Non so se sarà possibile.
Devo confessarti una cosa. Mi dispiace di averti evitata all'inizio, ma ho così poco tempo per me stesso che avevo paura di doverlo dedicare anche a qualcun altro. Sono stato uno stupido. Leggere le tue lettere e risponderti, in questo momento della mia vita, è ciò di cui ho bisogno per andare avanti.
Continua a parlarmi.
Will
Will adorava le domeniche come quella. Si sentiva grato alla vita quando poteva trascorrere dei momenti felici con Michael. Erano a bordo di una vecchia Ford che Will non usava quasi mai perché era impossibile destreggiarsi nel traffico di Boston e perché almeno risparmiava sulla benzina. In occasioni come quelle, però, non se ne poteva fare a meno. Crane Beach era già visibile in lontananza. Si infilò nel primo parcheggio disponibile, abbassò il volume della radio e spense il motore.
«Hai appena ucciso "The dark side of the moon"» protestò Michael.
«Lo so ometto, ma siamo arrivati.»
Ci voleva un'oretta di macchina per raggiungere quella spiaggia, ma nei periodi in cui Michael stava bene era una tappa fissa. Era lì che trascorrevano le domeniche con i loro genitori quando erano piccoli. Passeggiavano, si facevano il bagno, si rotolavano nella sabbia e giocavano a rincorrersi con il padre, mentre la madre scattava foto che erano ancora conservate nell'album di famiglia.
Il sole era alto nel cielo, non c'era nemmeno una nuvola all'orizzonte. I due fratelli si incamminarono verso la spiaggia; le onde si infrangevano dolcemente sulla costa, producendo un suono paradisiaco.
«Stamattina hai risposto alla lettera di Sofia» gli disse Michael. Non era una domanda.
«Non ti sfugge niente, eh? Sì, l'ho fatto.»
«Quando avrai intenzione di dirle che non ti chiami Luke?»
Will fece un'alzata di spalle. Avevano raggiunto la spiaggia. Si sfilò le scarpe e arrotolò l'orlo dei jeans. Michael lo imitò. «Quando finirà il progetto...?» Non ne era molto convinto. «Tanto, per allora, avremo smesso di vederci.»
«Non essere così drastico» lo rimproverò il fratello.
«È la verità, Michael. Lei merita molto di più di quello che posso offrirle.»
«Magari lascia che sia lei a deciderlo.»
Will fece scorrere il suo sguardo sull'orizzonte. Sofia ne avrebbe saputo ricavare un quadro da quel panorama. Avrebbe colto le sfumature di azzurro, blu, verde e dorato e le avrebbe impresse in un'opera per l'eternità. Come una fotografia, ma meno impersonale.
«Mi racconti di mamma e papà?» domandò Michael all'improvviso.
Era una domanda che faceva spesso a Will, soprattutto in quelle occasioni. Ricordava poco e niente di loro e gli piaceva che il fratello gliene parlasse.
Will si sedette accanto a lui sulla sabbia e cominciò a giocare con i granelli. «Mamma era... bella come il sole. Rideva sempre. Le piaceva così tanto il mare che papà le ha fatto la proposta di matrimonio sulla spiaggia. Lui l'ha sempre amata tanto. Quando venivamo qui tu eri molto piccolo e adoravi fare i castelli di sabbia. Nostro padre ti aiutava a costruire un forte, scavava un canale abbastanza profondo e poi andava a finire che ti ci infilava dentro. Ti piaceva da matti. Te lo ricordi?»
Michael scosse la testa.
«Poi, come tutti i bambini, ti mettevi a piangere perché facevi una scorpacciata di panini e loro ti vietavano di fare il bagno per le prossime due ore. Allora mamma ti prendeva tra le braccia, si metteva a cantare e ti addormentavi.»
«Mamma cantava? E cosa cantava?»
«Non lo so. Ma aveva una bella voce.»
«Quanto vorrei tornare indietro per poter vivere quei momenti» mormorò Michael.
Will annuì e lanciò un piccolo sasso per scacciare l'amarezza. Sapeva cosa intendesse il fratello con quella frase. Non si stava riferendo solo alle domeniche trascorse al mare; voleva tornare a quella felicità, alla leggerezza, a quell'universo parallelo che sembrava ormai distante anni luce.
«Michael» disse Will, con una fermezza che non provava realmente. «Io non posso riportare indietro i nostri genitori, ma so che verranno dei tempi migliori. Lo so. Le cose possono ancora sistemarsi.»
«Stiamo ancora parlando di loro, Will? O stiamo parlando di me?»
Il ragazzo chiuse gli occhi. Per un attimo ci furono solo lui, il respiro di suo fratello e le onde dell'oceano. «Dammi una possibilità. Datti una possibilità.»
«Ci penserò.»
«Me lo prometti?»
«Ci penserò» ripeté, lo sguardo fisso di fronte a sé.
Will avrebbe continuato il discorso per altre due ore filate, se fosse servito a fargli cambiare idea. Tuttavia, non voleva rovinare l'umore di quella bella giornata.
«Va bene.» Si batté le mani sulle cosce e si mise in piedi. «Che ne dici di provare a far volare questo aquilone? C'è abbastanza vento secondo te?»
Avevano portato con loro l'aquilone che Michael usava da quando era piccolo. Era colorato e aveva una coda piuttosto lunga.
Will si mise alle spalle del fratello e lo aiutò finché l'aquilone non cominciò a prendere quota. Al primo tentativo si schiantò, al secondo si destreggiò temerario nel cielo.
«Papà era decisamente più bravo di me in queste cose» commentò Will.
«Hai ancora tempo per fare pratica. A proposito.» Michael estrasse il cellulare dalla tasca del pantalone. «Lo sai che Aaron e Wynona sono tornati insieme?»
«Davvero? E tu come fai a saperlo?»
Il ragazzino fece scorrere il pollice sullo schermo e glielo mostrò. «Perché esiste una magica invenzione chiamata "social".»
Aaron aveva postato una foto della sua mano mentre stringeva quella della ragazza. Will era felicissimo per quello che considerava come un secondo fratello.
«Stanno organizzando un'amichevole di basket al campo di Langone Park per domenica prossima. Potremmo andarci.»
«Ti piacerebbe?» gli domandò Will.
«Bé, stiamo parlando di Aaron. È un professionista. Sarà divertente vederlo annientare gli avversari.»
«Va bene, ometto. Allora ci andremo.»
L'aquilone fece la sua ultima evoluzione nel cielo, prima di schiantarsi di nuovo.
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Tutti i colori dell'Universo
RomanceWill si appoggiò con un braccio allo stipite. In quel modo Sofia era a pochi centimetri da lui, le punte delle scarpe che non osavano sorpassare il confine tra il pianerottolo e l'appartamento. Lei lo guardò intensamente con la testa reclinata all'...