2.

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Harry guardava di sottecchi il dott.Tomlinson, seduto accanto a lui sul taxi. Finora aveva conosciuto soltanto il suo collaboratore più anziano, in attesa che l'altro tornasse dal congresso a cui aveva partecipato in concomitanza con l'inizio del suo tirocinio. Si era immaginato che fosse più giovane del collega, ma era rimasto decisamente spiazzato dall'aspetto giovanile ed aitante del medico. Harry era di indole tranquilla e riservata, e di solito non aveva grossi problemi a relazionarsi con le persone, che erano piacevolmente attirate dai suoi modi cortesi e dal suo sorriso. Ma si sentiva a disagio con i coetanei del suo stesso sesso, perché c'era sempre quel filo di imbarazzo che si creava per via del suo modo di essere. Si trovava decisamente meglio con le amiche del sesso opposto, meno inclini a giudicarlo e soprattutto non sottoposte alla pressione sociale che additava chi si rapportava con lui come di preferenze sessuali simili. I suoi coetanei erano nella spiacevole età che prevedeva di dover affermare la propria mascolinità, e accompagnarsi con Harry non li aiutava, a loro parere.
Harry non aveva mai fatto segreto di preferire i maschi, anche se non l'aveva mai sbandierato ai quattro venti. Era semplicemente intuibile, conoscendolo, anche se i suoi modi non erano assolutamente "effeminati". Quindi, nonostante non fosse mai stato vittima di bullismo, non aveva mai trovato finora un amico vero del suo stesso sesso. Gli altri si limitavano a rapportarsi con cortesia con lui, escludendolo però da veri legami di amicizia. Per Harry tutto ciò non rappresentava un vero problema, convinto della bontà dell'universo intero, ma lo diventava per la sua inesperienza ad approcciarsi con giovani amichevoli e attraenti come il dott.Tomlinson.
Quindi si trovava ad affrontare una situazione nuova. Ed Harry non aveva savoir-faire. Prevedeva goffaggine a piene mani, e segretamente si vergognava già in anticipo.
Louis, del tutto ignaro dei pensieri del giovane, scrutava le nuvole plumbee che contrastavano con gli sprazzi di cielo azzurro. La luce donava ai suoi occhi tonalità di ghiaccio, dando al suo viso un aspetto ancora più giovane e luminoso. Si girò verso il suo tirocinante, indicandogli i nuvoloni, e commentò:
-Non ha ancora finito, per oggi.Questa primavera è la più piovosa di sempre-
Harry, che aveva notato il colore degli occhi del giovane medico con una capriola del cuore, si girò a guardare dove l'altro indicava.
-Di dove sei?- Gli chiese Louis.
-Cheshire- rispose laconico.
-Non sei un tipo di molte parole, eh?- Sorrise Louis, facendo arrossire di nuovo il ragazzo, che aveva invece gli occhi verdissimi.
Scambiando il mutismo del giovane con timidezza, lo lasciò stare, immergendosi nei suoi pensieri fino alla fine del tragitto.
Insistendo per dividere a metà il costo della corsa, Louis si sorprese dell'ostinazione di Harry nel rifiutarsi.
-Mi hai già offerto il caffè. Avrei comunque preso il taxi, quindi non c'è problema-
-Va bene- cedette Louis. -Ti devo un favore, allora. Non credere però che questo influisca sulla tua valutazione finale- scherzò, trovando delizioso il rossore di Harry che di nuovo si impappino' :-Ma io non intendevo..non volevo che..insomma..-
Louis lo trasse d'impaccio scuotendo la testa e ridendo di lui, mentre con una mano chiudeva la portiera dell'auto e con l'altra afferrava Harry per un braccio, trascinandolo quasi verso l'ingresso dello studio.
La porta era chiusa a chiave, e all'esterno era in attesa una signora di mezza età con sottobraccio un minuscolo chiwawa chiassoso. La signora evidentemente riconobbe Louis, salutandolo con calore mentre il piccolo cane abbaiava incessantemente.
-Buongiorno, Mrs. Red- la salutò, aprendole la porta e lasciandola cortesemente entrare per prima.
-Mi dia solo cinque minuti e sarò da lei- le disse, mentre la donna si accomodava in sala d'attesa.
-Strano che Carl non sia ancora arrivato- disse rivolto ad Harry, che in effetti era stupito di non aver trovato lo studio già aperto.
Louis controllò il telefono, trovando due chiamate perse ed un messaggio del collega, che lo avvertiva dell'insolito ritardo.
-Ah, ecco. Arriverà tra mezz'ora. Allora, cambiamoci e iniziamo senza di lui. Hai già una casacca?-
Harry annuì, indicando l'indumento appeso dentro all'armadietto dove depositò lo zaino e la felpa. Si girò pudicamente per levarsi la maglia ed indossare la divisa bianca, ignaro che Louis lo stesse invece contemplando sfacciatamente. Quando si girò, Louis aveva già indossato una casacca di uguale fattura, ma verde.
-Andiamo ad occuparci del cagnolino, poi ti chiederò di farmi vedere la check-list degli obiettivi che devi raggiungere in questo stage, così pianifichiamo un po' di cose- affermò Louis, sentendosi un tutor modello.
Harry acconsentì, seguendolo.
Mrs. Red era venuta semplicemente per il richiamo di un vaccino e per chiedere lumi su un piccolo fastidio che aveva presentato il cagnolino. Dopo averla rassicurata ed averle pazientemente spiegato tutto, Louis visitò la bestiolina, che nonostante l'indole chiassosa si lasciò maneggiare senza mostrarsi particolamente impaurito. Poi prelevò dall'armadietto il vaccino e chiese ad Harry di avvicinarsi per aiutarlo a tenere fermo il cagnolino. Harry, impacciato, non sapeva dove mettere le mani. Louis glielo spiegò, ma Harry era talmente nuovo alla cosa, che Louis letteralmente gli guidò le mani nella posizione corretta, segretamente infastidito della goffaggine di Harry, pero' notando anche quanto fossero grandi le mani del ragazzo rispetto alle sue. La signora Red, dal canto suo, si godeva la scena del bel dottore che insegnava il mestiere al praticante.
Il cane si mosse, ed Harry lasciò involontariamente la presa. Louis lo sgridò:- No, non devi lasciarlo! Rischiamo che si faccia male con l'ago!-
Harry si ritrasse sotto lo sguardo severo del medico, scusandosi col viso in fiamme, e Louis si penti' immediatamente di averlo sgridato. La signora decise di intervenire: -Non lo sgridi, dott.Tomlinson, anche lei avrà imparato, no? La aiuto io. Tanto Charlie non farebbe male ad una mosca- ed afferrò saldamente ed amorevolmente la bestiola, mentre Louis gli praticava l'iniezione. In un attimo finirono, e Louis lanciò un'occhiata verso Harry, ancora mortificato e con gli occhi bassi. Si stupì ancora una volta di quanto fosse giovane, e si sentì in dovere di scusarsi.
-Perdonami, Harry, non mi ero ancora reso conto che questo fosse a tutti gli effetti il tuo primo approccio con l'ambiente veterinario, ora lo so, e sarò paziente. Promesso- declamò, con la mano sul cuore.
La signora sorrise ampiamente a Louis, pienamente conquistata dai suoi modi un po' teatrali, mentre Harry parve visibilmente sollevato ed accennò un sorriso, alla vista del quale Louis rimase scosso. Irritato oltremodo con se stesso, levò lo sguardo da Harry per congedarsi con Mrs. Red.
Doveva assolutamente riprendere il controllo dei suoi pensieri, dannazione. Se non per il fatto che aveva una decina d'anni più del giovane, anche soltanto per il ruolo che ricopriva: sarebbe stato poco professionale dedicargli pensieri tutt'altro che casti, come quelli che gli stavano venendo in mente ora.
Harry, quando Louis gli aveva guidato le mani per contenere correttamente il cagnolino senza rischiare di essere morso, era quasi andato in iperventilazione.
La vicinanza di Louis, il calore della sua spalla a contatto con la propria, le mani piccole e un po' ruvide che afferravano saldamente le sue gli erano sembrate troppo da sopportare. L'aveva assimilato come un'invasione del proprio spazio corporeo, ed i suoi sensi all'erta avevano reagito esageratamente allo scrollarsi del cagnolino, ritirando le mani come se si fosse scottato. Si era pentito immediatamente della reazione, tanto più che dette pienamente ragione a Louis mentre questi lo rimproverava. Ciononostante, la prima gaffe era avvenuta, e si era sentito sprofondare. Come l'inizio di profezia che si autoavvera, si figurava già nella mente tutta una serie di goffaggini che gli avrebbero causato la bocciatura.
Quindi, quando Louis si era scusato, l'aveva guardato incredulo e pieno di gratitudine.
-Bene. Ora fammi vedere la tua check-list. A proposito: a che anno sei?- Gli chiese Louis, dopo che ebbero congedato la prima cliente.
-A settembre iniziero' l'università-
-Quindi hai diciotto anni- asserì Louis, ma fu smentito dal ragazzo:- In realtà ne ho ancora diciassette, ho iniziato con un anno di anticipo perché sono nato il 2 gennaio -
Louis si sentì un pedofilo. Doveva assolutamente correggere la direzione dei suoi pensieri; era ancora un ragazzino. Aveva esattamente dodici anni di più.
Ciò spiegava, in parte, l'assoluta inesperienza del ragazzo, sia in campo lavorativo, sia negli approcci umani, e soprattutto giustificava il rossore che donava al suo incarnato le sembianze di tratti addirittura infantili.
-Bene, Harry. Quali sono i tuoi obiettivi?- Lo spronò Louis, sentendosi improvvisamente stanco.
Harry, solerte, corse a recuperare una cartellina che conservava nello zaino. Discussero per una decina di minuti indisturbati, quando arrivò il collega di Louis, il dottor Carl Jacobs.
-Scusami, Louis, ho avuto un contrattempo. Mi fermerò io a fine ambulatorio. Ciao Harry-
Il ragazzo, sollevato di non essere più da solo col bel veterinario, gli sorrise illuminandosi.
-Avete visto che tempo? Subito dopo la fine dell'acquazzone, un pick-up ha investito un cervo, proprio sotto ai miei occhi. È saltato fuori dal bosco e gli è finito direttamente sul cofano. Quella povera bestia deve essere ferita, ma è scappata via prima che potessi avvicinarmi. Il bozzo sul cofano è impressionante, e il proprietario del veicolo era furibondo. Solita storia: chiedera' i danni a chi di dovere, e verrà rimborsato. Invece della salute del cervo non importa a nessuno- commentò amaramente.
-Ma a noi sì. Cos'abbiamo in programma per il pomeriggio?-
Carl sorrise a Louis:-Sapevo che l'avresti detto. In pomeriggio abbiamo un intervento di sterilizzazione di un gatto. Per le tre avremmo finito-
Louis rimase a pensare, fissando senza vedere il ragazzo riccio, che si mosse a disagio.
-Ok. Sento la stazione di polizia; se il tizio ha sporto denuncia, uscirà la guardia forestale, e chiederemo di affiancarli- decise. Focalizzò finalmente Harry e gli rivolse un sorrisetto:- Prepara le scarpe da trekking. Si va per boschi-
Arrivarono altri clienti. Harry osservò, tenendosi in disparte, i due medici occuparsi di piccoli animali. Rimase quasi sempre con Louis, ma affiancò Carl mentre si occupava di alcune tartarughe acquatiche, trasportate dal padrone in una gigantesca tinozza di plastica blu.
Arrivò mezzogiorno, e quindi la pausa pranzo. I due veterinari gestivano l'ambulatorio dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 19, riservando le ore del primo pomeriggio per gli interventi programmati.
-Harry, tu che fai? Torni a casa o rimani?- Gli chiese Carl. Loro due sarebbero rimasti, perché di lì ad un'ora sarebbe arrivato il gattino da sterilizzare, ma Harry era tenuto a seguire soltanto la parte ambulatoriale.
Louis lo guardò, mentre il ragazzo rispondeva: -Mi riservo di assistere a qualche intervento più avanti. Ora come ora, non son certo di voler vedere anche il dentro del gatto- facendo sganasciare sonoramente Carl.
Harry fece un piccolo sorrisetto imbarazzato.
Louis osservò, affascinato, come Harry indossasse un berretto di cotone verde per tenere indietro i capelli, mentre si cambiava per andarsene.
-La tua auto? Ancora dal meccanico?- Ripeté per la seconda volta Carl, riscuotendo il collega dallo stato di trance.
-Scusami. Si, vado a recuperarla stasera, finalmente. Harry, dove abiti?- Interrogò il riccio.
Harry gli fornì l'indicazione e Louis realizzò che era a cinque minuti da casa sua.
-Se vuoi posso darti un passaggio, abito nei paraggi- propose, pentendosene subito dopo. Harry gli sorrise con gratitudine, e Louis si sentì fregato. Quel ragazzino riccio gli stava involontariamente scombussolando la pace interiore.

Accadde una mattina...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora