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Harry ebbe uno spaventoso incubo, quella notte.

Stava sognando di essere a casa sua, nel Cheshire, con sua madre. La luce che entrava dalla finestra proiettava un fastidioso riflesso sullo schermo del televisore, peggiorando la qualità dell'immagine. Loro erano seduti sul divano, intenti a guardare un programma. Gradualmente la luce cambiò, diventando meno intensa, come se il sole fosse oscurato da una nuvola, ed un vento forte spazzò i fogli da sopra il tavolo del salotto, spargendoli ovunque. Harry si alzò per recuperarli e chiudere la finestra, ma all'improvviso iniziò una tremenda grandinata. Harry aveva la pelle d'oca per il vento freddo e faticava a stare in piedi per il pavimento reso scivoloso dalla pioggia; ad un tratto, nel frastuono della grandinata, percepì il grido di sua madre, che era stata colpita alla testa. Sanguinava copiosamente ed era avvolta nel plaid in cui al mattino era avvolto il pastore tedesco. Harry gridava, spaventato a morte per lei, e chiamava Louis perché la salvasse. Ma il frastuono era terribile e nessuno accorreva.

-Harry! Piccolo, svegliati! È solo un brutto sogno. Svegliati-

La voce di Louis poco a poco lo riportò alla realtà. Harry aveva il fiatone, gli occhi pieni di lacrime e poteva ancora sentire il freddo della tempesta sulla pelle, anche se iniziava a sentire caldo. Era in un bagno di sudore.

Louis gli accarezzava la schiena, ed Harry poco a poco riemerse del tutto dall'incubo.

-Mi hai spaventato a morte. Ci ho messo qualche secondo a realizzare che mi stessi chiamando nel sonno, e non per davvero- gli rivelò il veterinario, alzandosi per accendere una sigaretta.

-Cos'hai sognato, piccolo?-

-Mia madre. Stava per morire per una ferita alla testa.-

Louis sentì il cuore perdere un battito, realizzando che Harry nel sogno lo aveva chiamato per farsi aiutare. Il ragazzo si fidava di lui, al punto di ritenerlo inconsciamente un punto di riferimento. Quella consapevolezza un po' lo spaventò, ed un po' glielo rese più caro.

-Vuoi bere qualcosa?- Gli propose.

Harry annuì, e Louis gli portò un bicchiere di the freddo.

-Grazie, Lou- mormorò, raggomitolandosi di nuovo nel letto.

Louis spense la luce e gli si accoccolo' a fianco, cingendolo con un braccio, ed entrambi si riaddormentarono.

Al mattino Harry non ricordava quasi più i dettagli dell'incubo, ma era certo che ci fosse sua madre raggomitolata nel plaid insanguinato del cane, e lo fece presente a Louis.

-Sono convinto che non sia la mia strada. Non sarei mai in grado di avere il tuo sangue freddo, né la lucidità mentale per agire in una situazione simile- concluse.

-Datti un'altra possibilità, Harry. Non rinunciare subito, non c'è fretta- lo consigliò saggiamente Louis -prendila come un'esperienza di vita, ed una volta conclusa valuterai se intraprendere altre strade-

-Hai ragione. Farò cosi'. Grazie, Lou-

-Non c'è di che. Ora, veniamo a noi. Preferisci andare in caffetteria o fare colazione qui?-

Harry si illuminò, e Louis sorrise:

-Capito. Biscotti di Marie, arriviamo!-

In caffetteria trovarono Niall e Thor, più il solito cliente abituale in pensione che leggeva il giornale.

Thor fece un sacco di feste a Louis, e poi si dedicò ad Harry, cercando di elemosinare i biscotti.

-Non glieli dare, Harry. Il cioccolato fa male ai cani e lui è già un pochino fuori forma- lo avvisò Louis.

Accadde una mattina...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora