19.

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Harry era pensieroso. Dopo l'annuncio di Niall e Jessica si era estraniato, uscendo in terrazzo, ed era appoggiato alla balaustra con lo sguardo perso nelle luci della città.
Pensava che, essendo minorenne, suo padre sarebbe stato legittimato ad obbligarlo a tornare a casa. Invece non l'aveva fatto, limitandosi a parlare, parlare, parlare. Posto che era ben felice che non l'avesse fatto, era comunque triste pensare che, in fondo, non ci teneva così tanto, a lui. Se fosse stato lui al suo posto ed avesse ritenuto che lì non era il posto adatto a lui, che stesse sprecando un'occasione, avrebbe smosso mari e monti per far ravvedere il figlio, arrivando ad obbligarlo a seguirlo.
Harry sospirò. Poi si sentì abbracciare, e il profumo del suo ragazzo, mescolato a quello delle sigarette, gli invase le narici. Sentì le farfalle allo stomaco e la bocca asciutta, e gli si appoggiò addosso, confortato.
-Cosa c'è, piccolo?-
Harry scosse la testa, e cercò un bacio, che Louis gli diede volentieri. Harry sapeva di torta, che aveva appena mangiato, e Louis non poté trattenersi di mormorargli: - Panna..questo sapore mi ispira pensieri poco casti..a te no?-
Godendosi il rossore sulle guance del ragazzo, Louis lo attirò di nuovo a sé e rientrarono in casa.

Un paio d'ore dopo, erano di ritorno.
-Harry, cosa ti turba?-
-Sono preoccupato per gli esami e per l'ammissione- disse Harry, il che in parte era vero.
-Vuoi venire a studiare in clinica, domani? Mi spiace saperti tutto solo a casa-
-Vengo volentieri- decise il ragazzo.
Il mattino dopo infatti fecero così. Harry però si dimenticò il telefono a casa; poco male per la tesina, perché utilizzò il portatile; non vide, però, le chiamate di sua madre.
Alle otto rientrarono a casa, l'uno stanco per la giornata piena di piccoli pazienti, l'altro col cervello che fumava a forza di lavorare per prepararsi.
Harry andò subito in camera per recuperare il cellulare, che era rimasto in carica, ed appena vide le chiamate ed i messaggi sbiancò.
-Harry, ti va se facciamo degli hamburger?...Harry, cosa c'è?-
Harry fece vedere il telefono a Louis, che non capiva:
-Tesoro, cosa vuoi dire? Chi ti ha cercato?-
-Mia mamma..-
-Oh- realizzò Louis, sedendosi sul letto matrimoniale.
-Dai, richiamala-
Harry fece un sospirone. Gli tremavano le mani.
-Pronto? Ciao, mamma...-
-Amore dov'eri?! Ti ho chiamato mille volte!-
-Ero in clinica..potevi chiamare lì-
-Non ci ho nemmeno pensato. Harry, sono arrivate le risposte di ammissione che aspettavamo-
-Dimmi- mormorò tra i denti il ragazzo, stringendo il lenzuolo con un pugno chiuso fino a sbiancare le nocche.
-Sei stato accettato in tutte, Harry-
Harry fece un enorme sorriso, e Louis tirò il fiato. Il ragazzo rimase ancora qualche minuto al telefono, annuendo ogni tanto, e poi terminò la chiamata, girandosi a guardare Louis.
-È andata. Ammesso- ribadì, come se non fosse stato ovvio. Louis gli saltò letteralmente addosso, sorprendendolo e facendolo ridere.
-E bravo il mio ragazzo! Sono fiero di te- disse alla fine il veterinario, e stavolta il rossore sulle guance di Harry non era di imbarazzo.
-Bene. Restano molte decisioni importanti da prendere. In primo luogo: dove andrai, alla fine?- Buttò lì in tono casuale Louis, che in realtà fremeva.
-Non è ovvio? Qui, naturalmente- rispose Harry, guardandolo come se gli mancasse qualche rotella.
-Senti, facciamo un discorso serio. Davvero. Se io non ci fossi, dove decideresti di andare?-
-È una domanda sciocca, Lou. Tu ci sei. Non posso fingere che tu non esista-
-Sto cercando di capire quanto siano profonde le tue motivazioni, Harry, perché questa decisione condizionerà il tuo futuro. Non voglio che tu scelga Oxford solo perché ci sono io-
Harry sbuffo', infastidito: -Ti rendi conto che andrò ad Oxford? Un istituto universitario di tutto rispetto? Uno dei più prestigiosi al mondo? Non sto dirottando le mie scelte in peggio, Louis. Direi che non è un ripiego.-
- Mi spaventa questa tua sicurezza- confessò Louis. Harry sbianco'.
- Intendi dire..che ti senti soffocare? Preferiresti avermi lontano da qui?-
-Ma cos' hai capito, amore- brontolo' Louis tirandoselo contro.
-Ovvio che adoro l'idea di averti qui. Però mi sento in colpa. Mi pare di averti influenzato pesantemente nelle tue scelte-
Harry parve visibilmente ricuorato.
-Louis, il mio posto è vicino a te. Semplice-
Louis sorrise. Cos'aveva fatto per meritarsi questo meraviglioso ragazzo?
Lo abbracciò più forte, stringendolo.
-Se sei sicuro, tesoro, allora appoggio la tua decisione. Potresti stabilirti qui- propose.
Harry arrossi': -I miei non so se sarebbero d'accordo. Pensavo ad una stanza al campus-
-Come vuoi, Harry. Sappi che io sarei ben felice se tu decidessi di vivere qui-
Harry lo gratificò con un sorriso che lo illuminò, scaldando il cuore del veterinario.
-Vedremo. Intanto andiamo a dormire- concluse il ragazzo.

Accadde una mattina...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora