3.

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Harry si incamminò verso casa con sollievo. Finalmente c'era il sole, e picchiava forte, anche se il cielo non era del tutto privo di nuvole. In pochi minuti si ritrovò con la maglietta fradicia di sudore, ma quasi non se ne accorse, la mente in subbuglio per l'incontro della mattina. La fatica della camminata lo aiutava a scaricare la tensione.
Arrivò a casa in mezz'ora, camminando di buona lena. Aveva decisamente bisogno di acquistare una bicicletta. Il suo alloggio era a tutti gli effetti una stanza, con angolo cottura e bagno annesso, in un piccolo condominio in cui c'erano prevalentemente studenti. Abitare da solo era meraviglioso. Harry non aveva alcun problema ad utilizzare la lavanderia a gettoni, né a prepararsi pasti improvvisati con semplice pane e formaggio. L'assoluta libertà era parzialmente monitorata dalla proprietaria dello stabile, che lo aveva preso sotto alla sua ala protettrice essendo il più giovane tra i suoi affittuari. La signora si accertava che mangiasse offrendogli spesso biscotti fatti in casa o fette di torta, e si occupava gentilmente di stirargli gli indumenti. Harry apprezzava molto queste dimostrazioni di cortesia e la signora era conquistata dai modi affabili e rispettosi del ragazzo. Insomma, andavano d'accordo.
Lo stesso non si poteva dire del vicino di stanza più prossimo, ma questa era un'altra storia. Harry lo evitava, e per fortuna avevano orari del tutto differenti.
Entrato in camera sua, si precipitò sotto alla doccia, senza neanche aspettare che l'acqua si stemperasse. La doccia gelata gli schiarì la mente e lo rasserenò del tutto. Si preparò una tazza di latte e cereali, che consumò con piacere ascoltando musica con il suo I-pod. Evitò di pensare a Louis, o meglio, il pensiero rimase sempre in un angolino della sua mente, mai del tutto dimenticato, ma si sforzò di cacciarlo indietro ogni volta che riaffiorava.
Si preparò vestendosi comodo, dato che presupponeva che i due veterinari avrebbero davvero attuato la loro escursione. Alle due e venti uscì di nuovo, riuscendo ad arrivare alla fermata in tempo per prendere l'autobus.
Mentre Harry si rilassava a casa sua, i due medici si occuparono del gattino e soprattutto gestirono l'ansia della sua padrona. L'operazione era una semplice sterilizzazione, un intervento che eseguivano di routine, e filò liscia. Il micetto si risvegliò senza problemi dall'anestesia, e decisero di tenerlo in osservazione soltanto per qualche oretta, l'avrebbero dimesso in serata. La presenza del gattino in clinica, però, richiedeva che uno dei due rimanesse in ambulatorio. Quindi Carl si propose per rimanere, mentre Louis sarebbe uscito con Harry nella zona dell'incidente per cercare la povera bestia, sicuramente ferita.
Quando arrivò Harry, Louis non ci aveva mai pensato per tutto il pomeriggio, per cui quando se lo ritrovò davanti il cuore gli perse un colpo. All'improvviso non aveva più molta voglia di andare a fare l'eroe nei boschi, ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro, ed accolse Harry con freddezza.
Harry percepì il fastidio del dottore, sentendosi di colpo un peso. Ma ormai erano in ballo, e dovevano ballare.
Salirono sulla macchina di Carl in silenzio, mentre il povero Harry non sapeva cosa pensare del mutismo e dell'irritazione di Louis nei suoi confronti. Non tentò nemmeno di intavolare una conversazione, perché il veterinario lo intimidiva troppo. Si limitò a sbirciarlo di sottecchi, ammirandone i tratti.
Louis, intanto, combatteva il malumore che lo aveva colto. Percepiva le occhiate furtive di Harry su di sé, e avrebbe voluto girarsi per baciarlo. I suoi pensieri erano tutti incentrati sulla frustrazione che gli provocava questa situazione. Si stava comportando come un adolescente in preda agli ormoni. Cazzo, era un bambino, per la miseria.Che cavolo di problemi aveva?!
Arrivarono sul luogo dell'impatto in dieci minuti. Di nuovo il sole era coperto, ma l'afa la faceva da padrona. Mentre aspettavano la guardia forestale seduti in auto, Louis si decise a rivolgere finalmente la parola al suo povero tirocinante, che non capiva cosa avesse fatto di male.
-Seguiremo le tracce nel sottobosco, sperando di trovarlo prima che lo intercetti qualche bracconiere. Qui la caccia è vietata, ma un animale ferito fa gola, purtroppo.-
Harry annuì, inorridito al pensiero. Louis lo vide sbarrare gli occhi, e gli fece tenerezza. Quanto era ingenuo! Lui, purtroppo, aveva visto abbastanza per avere uno sguardo disincantato sui fatti della vita, mentre il giovane riccio aveva ancora l'innocenza dei bambini negli occhi. Louis sentì l'istinto di proteggerlo.
-Abiti con i tuoi? Vi siete trasferiti?- Domandò, per cambiare discorso.
-No, mia mamma vive ancora nella mia città natale. Io ho trovato alloggio da una affittacamere per essere vicino alla vostra clinica-
-Ma non ci sono studi veterinari più vicini a casa tua?- Si incuriosì Louis, perché in effetti la cosa non aveva molto senso.
-Sì, ma volevo allontanarmi- disse semplicemente Harry incupendosi, per cui Louis lasciò cadere l'argomento. In quel momento il pick-up verde della forestale fece la sua comparsa, e i due ragazzi scesero dall'auto.
La guardia era un giovane uomo che Louis conosceva di vista; dopo qualche convenevolo, il terzetto fece il sopralluogo e decisero la direzione da intraprendere nel sottobosco. Harry, sinceramente, non percepiva alcuna traccia del passaggio dell'animale, per cui si fidava dei due uomini. Louis ogni tanto indicava qualcosa, ma Harry era troppo preso dallo scacciare le zanzare e a sudare anche l'anima per farci troppo caso. Dopo un tempo che al giovane riccio parve infinito, delimitarono un'area di bosco entro la quale il cervo si era certamente rifugiato. Allora si divisero, la guardia a destra ed Harry e Louis a sinistra, avanzando cautamente ed il più silenziosamente possibile. Harry era di nuovo vigile ed attento, la stanchezza passata in secondo piano. Si tolse per l'ennesima volta i ricci sudati dalla fronte, maledicendosi per non aver portato una fascia per trattenerli. Improvvisamente finì addosso a Louis, che si era fermato tutto d'un tratto. Il veterinario lo sostenne per un braccio per evitargli la caduta, dato il terreno in pendenza, e rimproverandolo con un'occhiataccia per la sua goffaggine gli indicò una macchia di vegetazione. Sulle prime non vide nulla, poi distinse qualcosa fra i cespugli del sottobosco.
La guardia ruppe il silenzio, richiamandoli:- È qui! Non c'è nulla da fare-
Louis ed Harry corsero, senza più curarsi di far piano. Purtroppo la guardia aveva ragione, la povera bestia era scappata via sorretta dall'istinto di sopravvivenza, ma l'impatto con l'auto doveva averle provocato una seria lesione interna. Louis provò una pena infinita per l'animale agonizzante, per cui non notò l'espressione scioccata di Harry. Il veterinario, accertatosi che non ci fosse nulla da fare, purtroppo, praticò un' iniezione al cervo, ponendo finalmente fine alle sue sofferenze.
Solo dopo aver decretato che era morto, si girò verso Harry e lo trovò in lacrime.
Senza pensarci lo abbracciò per consolarlo. Lui stesso si sentiva triste ed incazzato col genere umano, che aveva provocato quella fine. Harry gli sighiozzava contro la spalla, leggermente ripiegato su se stesso, e Louis gli accarezzava la schiena e la testa, per confortarlo. Anche la guardia forestale era turbata, e si allontanò per ottenere una migliore ricezione con il trasmettitore walkie-talkie per fornire alla centrale la collocazione esatta del cervo.
-Harry, calmati. Purtroppo succede, nel nostro lavoro- gli mormorò Louis.
-Que..quel..povero...anim..animale...- singhiozzo' lui.
-Ssst, ora calmati. Su, torniamo alla macchina. Ora verranno a rimuovere il corpo. Ameno possiamo dire di avergli alleviato le sofferenze.-
Con quelle amare parole di congedo, Louis circondò le spalle di Harry, sospingendolo in direzione del ritorno.
Mano a mano che camminavano, Harry gradualmente si calmò. Si sentiva svuotato e senza consistenza, solo tremendamente triste per il cervo.
Raggiunsero l'auto di Carl e Louis offrì acqua fresca ad Harry, che accettò grato. Pochi minuti dopo uscì dal bosco la guardia.
-Grazie, dott.Tomlinson. Ora aspetto qui i miei colleghi, per accompagnarli. Lei è un medico dal cuore grande.-
Louis fece un gesto per schernirsi, ancora dispiaciuto per quello che era successo.
Harry era profondamente scosso. Non proferì parola durante il viaggio di ritorno, e Louis era preoccupato.
-Senti,ti riaccompagno a casa. Riposati, calmati e ci vediamo domattina- propose Louis, ma il ragazzo scosse la testa. Non voleva stare da solo.
-Va bene. Fammi solo fare una telefonata- decise Louis. Harry non sentì il seguito, perché si appisolo'.
Si svegliò quando il medico lo scosse gentilmente per un braccio.
-Svegliati, Harry. Su, scendi.-
Harry si stropiccio' gli occhi, ma non riconobbe il posto. Dove lo aveva portato?
Scese dall'auto ancora intorpidito dal sonno, con Louis che lo precedeva. Erano in un garage, ed Harry suppose di essere a casa di Louis.
Salirono le scale, entrando in casa.
Louis proveniva da una famiglia agiata, che lo aveva aiutato economicamente sia per aprire la clinica, sia per l'appartamento. Louis aveva comunque aperto un mutuo per sostenere parzialmente le spese, e si sentiva molto fiero di star pagando la propria parte con un lavoro onesto e che gli piaceva. Quindi Harry entrò in un ampio appartamento bicamere, con la zona giorno mansardata illuminata da una splendida vetrata. Il soggiorno open-space era arredato con gusto ed essenzialità, e vi erano libri ovunque. Ad Harry piacque moltissimo.
-Perché mi hai portato qui?- Chiese, rompendo finalmente il silenzio.
-Perché mi sembravi un cucciolo smarrito e non avevo cuore di lasciarti da solo- rivelò Louis.
-Grazie - si limitò a dire Harry. Lo apprezzava davvero.
-Come stai? Vuoi mangiare qualcosa? Senti, facciamo così: vai a farti una doccia,intanto preparo uno spuntino. Vieni, ti accompagno- propose Louis, ritrovando il suo temperamento. Era da sempre poco incline a stare fermo, sempre in movimento e con mille progetti da realizzare.
Harry, provato dall'infelice escursione, lo lasciò fare. Lo seguì, fece davvero la doccia sentendosi un pochino meglio, e quando tornò in cucina trovò frutta e panini al formaggio. Non aveva fame, ma si sforzò per non essere scortese. Louis era sinceramente preoccupato di vedere il ragazzo tanto afflitto, e si chiedeva come avrebbe potuto rasserenarlo.
-Ti va di uscire? Vuoi fare due passi? O vuoi rimanere qui? Vuoi che guardiamo un po' di TV?- Propose, ed Harry annuì.
Si sedettero sul divano, e sembrò ovvio che Louis circondasse le spalle di Harry per confortarlo.
-Grazie, Louis. Grazie davvero- gli disse ad un certo punto il ragazzo, guardandolo negli occhi. Louis annuì. Rimasero così abbracciati, fino a quando il campanello di casa suonò.

Accadde una mattina...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora