9.

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Harry decise di occuparsi di Louis meglio che poteva, per ringraziarlo di tutto quello che aveva fatto per lui e perché se lo meritava. Aveva salvato il cane di quell'uomo, che durante l'attesa gli aveva raccontato che il pastore tedesco era stato un dono per sua moglie quando avevano realizzato di non poter avere figli, divenendo a tutti gli effetti il figlio che non avevano mai avuto. La moglie era mancata due anni prima, ed il cane era tutto ciò che gli restava della famiglia.
Rimuginava su questo ed era estremamente orgoglioso di Louis, mentre girava tra gli scaffali del piccolo supermarket in cui si erano fermati per fare acquisti.

Entrarono a casa di Louis passando per le scale interne, dal garage. Appena dentro, Harry andò a lavarsi le mani e a riporre gli ingredienti in frigorifero. Aveva deciso di preparare insalata di pollo al curry e verdure saltate in padella, un piatto leggero e veloce.
Louis si sedette al bancone con un bicchiere di vino in mano, trovando rilassante guardare il riccioletto indaffarato.
Harry sentiva su di sé lo sguardo di Louis, ma era concentrato a preparare le verdure e a far saltare il pollo per preoccuparsene, quindi procedeva con gesti sicuri, e Louis ebbe modo di apprezzare.
-Mi piace come ti muovi. Sei aggraziato, anche se maschio- osservò, pentendosene subito dopo per paura di averlo offeso nell'orgoglio di maschio.
Ma Harry parve aver capito cosa intendesse, perché si limitò a guardarlo brevemente per ringraziarlo, tornando poi sulle pentole.
Mezz'ora dopo erano seduti a tavola, Louis aveva apparecchiato in terrazzo, ed era l'imbrunire.
-Mi fido?- Scherzò Louis, avvicinando la forchetta alla bocca.
Harry alzò le spalle, e Louis assaggio'.
-Però. Bravo. Buonissimo- si complimentò il veterinario.
Harry fece un sorrisino, ed iniziò a cenare a sua volta.
La cena fu silenziosa; erano entrambi stanchi. Sparecchiarono velocemente e si sedettero sul divano. Louis fece una smorfia: la tensione di tutte quelle ore al tavolo operatorio gli aveva fatto contrarre le spalle, ed ora provava dolore a collo e schiena.
Harry arrischiò: -Ti faccio un massaggio?-
-Sei capace?-
-Uh..sì. Ho imparato da una mia amica-
Louis provò una fitta di gelosia.
-E come mai te l'ha insegnato?-
Harry alzò le spalle.
-Sai quello che fai?-
Il riccioletto annuì, e Louis decise di fidarsi. Si levò la maglia dando le spalle ad Harry, che trasali' alla vista del torace snello ma muscoloso di Louis, mentre questi si stendeva a pancia sotto sul divano.
Esitando, gli appoggiò le mani sulle spalle. Iniziò a lavorare sui muscoli contratti, acquisendo via via sicurezza.
Louis era sorpreso dell'abilità del ragazzo. Sapeva davvero il fatto suo, e lentamente il dolore diminuì, fino a scomparire.
-Sei una persona piena di risorse. Sai cucinare, sai fare i massaggi..che altro sai fare che non so?- Mugugno' Louis, quasi in procinto di prendere sonno sotto alle grandi mani del ragazzo.
Harry esitò e Louis realizzò di poter essere frainteso, scoppiando a ridere.
-Mi meraviglio di te, Harry. Sei peggio di Niall. Il mio non voleva essere un doppio senso- lo canzono', girandosi per poter vedere le guance sicuramente color porpora. Harry lo spinse giù di nuovo, indispettito. Louis rise di nuovo. Poi con un colpo di reni improvviso si alzò, facendo cadere Harry sul pavimento, e prima che questi potesse realizzare, si sedette a cavalcioni sopra di lui.
-Ehi!- protestò il ragazzo.
Louis incrociò le braccia, guardandolo dall'alto con un sorrisetto strafottente.
-Non hai i riflessi pronti, piccolo- commentò, mentre Harry sospirava ed alzava gli occhi al cielo. Louis lo adorò.
Si rialzò e gli porse una mano per aiutarlo ad alzarsi. Harry la afferrò e si tirò su, trovandosi a pochi centimetri da Louis, ed all'improvviso l'atmosfera cambiò.
Louis guardò le labbra piene e ben delineate di Harry, sentendo l'impulso di morderle. Percepiva il respiro accelerato del ragazzo, vedeva la scintilla bramosa nei suoi occhi, che erano però anche spaventati. Allungò una mano per accarezzargli la guancia col dorso, ed al contatto Harry socchiuse gli occhi, puntandoli poi di nuovo, trasparenti e smeraldini, su di lui. Come aspettando la prossima mossa.
Louis si scostò, e vide chiaramente la delusione sul volto del ragazzo.
-Cosa vuoi, Harry?- Sospiro'.

Harry abbassò lo sguardo, confuso. Louis lo spiazzava. Un attimo prima sembrava in procinto di baciarlo, ed un attimo dopo lo metteva in confusione chiedendogli cosa volesse. Non era palese? Si irritò con sé stesso, cercando di girarsi e nascondere l'erezione che si stava svegliando suo malgrado.
Louis lo notò, e sorrise di nascosto, trovandolo tenero. Era proprio un ragazzino alle prime armi, che per qualche strana ragione lo trovava attraente nonostante avesse dodici anni più di lui. Il rossore sulle sue guance ora, però, aveva il sapore del rifiuto. Louis si avvicinò di nuovo e lo abbracciò per rassicurarlo.
-No, Harry. Non hai capito. Io ti trovo estremamente desiderabile. Sei sensuale e sei bellissimo. Solo, non voglio rifare l'errore della settimana scorsa. Mi capisci?-
Harry annuì sul suo collo, le mani aggrappate alla maglia di Louis.
-Quindi, ti rifaccio la stessa domanda. Cosa vuoi da me?-
Harry tacque per alcuni lunghi minuti, respirando il profumo della pelle di Louis.
-Mi piaci- riuscì infine a confessare, sentendosi messo a nudo ed estremamente fragile.
-Anche tu mi piaci molto, piccolo- lo rassicurò il veterinario, con una sensazione di struggimento in petto.
-Molto davvero- ripeté.
Harry sorrise sul collo di Louis, chiudendo gli occhi. Il giovane medico gli faceva provare sensazioni sconosciute e travolgenti; non si era mai sentito così prima d'ora. Lo faceva sentire bene in un modo nuovo, lo faceva sentire completo. Ecco, quello era il termine che cercava. Louis lo completava.
Il veterinario, ignaro di questi pensieri, sentiva tra le braccia e sotto alle dita la pelle calda e tonica del giovane, e ne sentiva l'odore nelle narici. Gli stava entrando sottopelle. In passato aveva avuto diverse storie, alcune anche abbastanza importanti, e riconosceva le avvisaglie, anche se i presupposti di questa storia erano tutti a sfavore. Era combattuto.
-A volte bisogna rischiare, Lou. A volte bisogna buttare le preoccupazioni alle ortiche e buttarsi.-
La frase di Harry lo fece irrigidire. Poi gli accarezzò la testa, sorridendo:- Carpe diem, eh?-
Anche ad Harry venne da ridere, e Louis scuotendo il capo lo riprese scherzosamente:- Sei meno ingenuo ed indifeso di quello che dai a vedere, piccolo. Sei un'acqua cheta.-
Andarono in camera per coricarsi e dormire, e tacitamente si diressero in quella di Louis. Era quella, la loro camera.

Accadde una mattina...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora