18.

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Harry si svegliò perché aveva caldo. La luce filtrava dalle fessure dei balconi, al che dedusse che fosse mattino inoltrato. Negli ultimi due giorni non aveva fatto altro che dormire, aveva una gran stanchezza addosso, come se fosse reduce da una brutta influenza. Louis non c'era, probabilmente era già in clinica.
Si alzò per fare una doccia fresca, pensando a cosa mangiare per colazione; stranamente non aveva nemmeno appetito.
Uscì dal bagno e spalancò tutte le finestre per far passare aria. Era decisamente ora che prendesse in mano i libri per ripassare, in vista degli esami finali che avrebbe dovuto sostenere di lì a poche settimane. Era abbastanza tranquillo in merito, avendo lavorato con grande impegno per tutto l'anno scolastico, ma doveva finire la tesina, e non aveva idea di come continuarla, avendo interrotto il tirocinio.
Si sistemò al tavolo della cucina con una tazza di caffè e i suoi appunti, ed aprì il portatile, collegandolo alla wi-fi di Louis.
Mandò una e-mail alle due insegnanti che l'avevano aiutato ad impostare la traccia, cercando direttive in merito. Per l'ennesima volta pensò a quale perdita di tempo fosse stata ascoltare il consiglio di suo padre, ma come sempre si ritrovò a pensare che grazie a quello sbaglio aveva conosciuto Louis, e non poteva esserne che felice.
La risposta dell'insegnante di letteratura non si fece attendere: era un numero di cellulare a cui contattarla.
Harry telefonò, e passò mezz'ora a spiegare cosa fosse successo, le motivazioni dell'interruzione del tirocinio e soprattutto quelle della rinuncia ad Harvard. La sua insegnante era scioccata, però Harry era sempre stato un eccellente studente, per cui non gli si poteva dire nulla, o quasi. Alla fine impostarono la tesina su argomenti più consoni, ed Harry promise di mandarle la bozza quanto prima.
Riattaccò leggermente in ansia, aveva un sacco di lavoro da svolgere.
Si immerse totalmente nel progetto, dimenticandosi di pranzare. Lo riscosse il cellulare che trillo', spaventandolo.
Controllò l'ora, stupendosi che fossero le due del pomeriggio, e lesse il messaggio di sua madre:
"Ti ho recuperato i testi scolastici che sono stati rovinati. Volevo inviarteli con un corriere, ma te li porta tuo padre di persona. Arriverà in giornata. Ci ho litigato, mi reputa una madre irresponsabile, e non ha tutti i i torti. Aspetto tue notizie. Ti voglio bene"
Harry sospirò. Avrebbe voluto starsene in pace a togliersi dai piedi la tesina, ed invece lo aspettava una serata di fuoco.

Louis stava finendo di lavarsi le mani, quando Carl lo avvisò: -C'è una persona che ti cerca-
Pensando fosse un cliente, si stupì nel vedere un uomo sulla cinquantina in giacca e cravatta con una sporta di libri, ma senza alcun animale appresso a sé. Pensando fosse un venditore, lo liquidò:-Mi scusi, ma non compriamo niente-
Carl sopraggiunse, per capire cosa volesse l'uomo dal suo collega.
L'uomo squadro' Louis da capo a piedi, e poi si presentò:
-Sono Edward Styles. Il padre di Harry-
Louis arrossi' per l'equivoco, mentre Carl cammuffava una risatina.
-Mi scusi. Non sono abituato a ricevere visite in orario di lavoro- tentò di rimediare il giovane medico. -Louis Tomlinson- si presentò, porgendo la mano al padre di Harry, che esitò prima di stringerla.
-Vorrei parlarle in privato, dottor Tomlinson- chiarì l'uomo, e Louis guardò il collega, chiedendogli di potersi assentare qualche minuto. In sala d'attesa c'erano due clienti. Louis precedette l'uomo in uno dei due ambulatori, in leggera apprensione. Immaginava già che avrebbe ricevuto una gran sfuriata.
-Harry sa della sua visita?- Chiese, chiudendo la porta.
-No. Gli ho portato i libri, ma prima volevo parlare con te-
Già che gli desse del tu infastidì Louis, che si sforzò di mostrarsi calmo e rispettoso.
-Prego. Mi dica- disse Louis facendogli cenno di sedersi, mentre prendeva posto a sua volta alla scrivania.
-Harry è un bravo ragazzo, studioso, diligente, con voti eccellenti. Non è portato per il settore scientifico o tecnologico, con mio grande rammarico, ma posso accettarlo. È il suo futuro. Ciò che non accetto è che un dottorino con un bel visetto gli stravolga la testa, facendogli buttare al vento l'occasione della sua vita-
Louis accusò il colpo. Ci era andato giù pesante.
-Mi dispiace che lei sia qui ad insaputa di Harry. Mi fa pensare che lei creda che io stia plagiando suo figlio- replicò Louis, per mettere le carte in tavola.
-Non esattamente: io penso che lei stia corrompendo la mente di Harry-
L'accusa era così grave che Louis sgrano'gli occhi, sentendo il peso dell'ingiustizia: -Io penso invece che lei debba chiarire con suo figlio. Non ho altro da dirle, non ho intenzione di perdere altro tempo con una persona che vuole solo intimidirmi. Sappia che non ci è riuscito. Ora se ne vada; ho dei clienti-
-Non finisce qui. Per colpa tua mio figlio ha perso il lume della ragione. Dovrai rendere conto di questo. Se non a me o a sua madre, almeno a lui, in futuro, quando si renderà conto di aver fatto una grande stupidaggine-
Louis si alzò e gli aprì la porta. L'uomo uscì.
Il giovane medico era furente. Borioso pezzo di merda.

Accadde una mattina...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora