25 Giugno 2010
Hanna e Sarah erano appena uscite dal suo studio e Gregory Sintort non smetteva di pensare a quello che era appena successo. "Era un interrogatorio quello? Che senso aveva aprire un indagine dopo tutto quel tempo?" Suo padre era un uomo infido e lui riteneva non fosse degno di tutta quell'attenzione mediatica e di quelle spasmodiche ricerche verso il suo aggressore. La polizia doveva aver ben altro a cui pensare che sprecare il suo tempo a tentare di trovare un ago in un pagliaio. Non erano affatto pochi quelli che odiavano suo padre e dopo tutti quegli anni chiunque avrebbe avuto il tempo di far sparire le prove, sempre ammesso che di prove ce ne fossero state.
Gregory girava per la stanza avanti e indietro con la testa abbassata e la mano destra sulla fronte. La sua mente aveva iniziato a lavorare come non mai, probabilmente neanche all'università quando dovette studiare quegli enormi libroni di diritto si era impegnato cosi tanto. In fondo la sua vita e la sua carriera lui l'aveva costruita con le sue sole forze, aveva sudato ogni traguardo con la volontà di chi neanche lontanamente osa arrendersi e di certo non lo avrebbe fatto adesso. Non avrebbe mai permesso al fantasma di suo padre di rovinargli la vita così come era già accaduto in passato.
Dopo alcuni secondi sbottonò la giacca nera e si sedette sulla sua sedia in pelle color avorio in tinta con il resto dell'arredamento del suo ufficio. Ogni dettaglio di quella stanza sembrava essere stato scelto e posizionato con un'ossessione quasi maniacale, ai limiti della follia. Tutto era stato studiato alla perfezione.
Sintort rimase qualche secondo ad accarezzare i braccioli della poltrona con lo sguardo perso nel vuoto. Quella mattina si era svegliato come sempre nella sua splendida villa in riva al lago dove viveva insieme a sua moglie e i suoi due figli. Quella che per molti era la famiglia perfetta, nascondeva in realtà scogli e macigni che diventavano sempre più grandi e difficili da nascondere. Sua moglie Samantha non gli rivolgeva più la parola ormai da un paio di anni mentre i suoi due figli erano ancora piuttosto piccoli per rendersi conto degli avvenimenti che da li a poco si sarebbero abbattuti come un uragano sulla loro immagine perfetta nell'alta società.
Gregory Sintort viveva in un castello di carta, fragile e delicato, lui ne aveva la piena consapevolezza anche se gli costava ammetterlo. Trascorse circa venti minuti a riflettere, non si era neanche reso conto che Melany, la sua segretaria ormai da circa cinque anni, era entrata più volte nell'ufficio depositando sulla sua scrivania nuovi fascicoli e faldoni da studiare. Più materiale da studiare, più ore di lavoro, un nuovo weekend chiuso in ufficio.
Fu solo il rumore della risata grossa e ingombrante del direttore a pochi passi da lì che lo riportò a terra. Si agitò per un secondo come se non sapesse cosa fare, poi agì d'istinto. Si chinò verso l'ultimo cassetto della sua scrivania, quello che teneva sempre chiuso a chiave. La mano gli tremava mentre cercava di infilare quell'arnese di metallo nella serratura. Scavò per qualche secondo tra un'infinità di documenti finché non tirò fuori un'agendina vecchia e malandata, poco dopo compose un numero di telefono che mai e poi mai avrebbe voluto ripescare. La conversazione che ne seguì segnò la riapertura dei giochi.
Gregory: La polizia oggi è venuta qui da me. Lo hanno trovato. Hanno trovato mio padre.
Interlocutore: Cosa hanno detto?
Gregory: Hanno aperto un'indagine. Molto dipenderà dall'autopsia. Lei deve essere protetta, non voglio che sia coinvolta.
Interlocutore: Faremo il possibile, come abbiamo sempre fatto. Come intendi risolverla?
Gregory: Prima o poi la polizia verrà ad interrogare anche te. Dobbiamo vederci.
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GIOCO DI UN INGANNO
Mystery / Thriller"Riesci a distinguere il confine sottile tra inganno e realtà?" Dopo circa 20 anni, la criminologa Anna torna nella sua città natale di Fort Mill per risolvere un caso che la tormenta da tempo. Quando era adolescente, Anna era stata testimone di un...